La Storia delle Nostre Città

Dove viviamo

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  1. pirata57
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    CITAZIONE (Fr@gol@ @ 28/4/2009, 22:03)
    bellissimo... adoro il Piemonte :)

    vieni in piemonte ci sono molte cose da vedere specialmente qui a torino -_-
    e poi una cosa da prendere in considerazione
    :P c'è il pirata :P

    Edited by pirata57 - 26/6/2009, 09:15
     
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  2. tigrotta10
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    Cupra Marittima è un comune italiano di 5.252 abitanti[1] della provincia di Ascoli Piceno nelle Marche.
    Cupra Marittima appartiene al comprensorio della Riviera delle Palme del basso litorale marchigiano. Principalmente nota come località turistica balneare in continuo sviluppo, ha ricevuto a partire dal 1997 numerosi riconoscimenti (Bandiera Blu Europea) per la pulizia del suo mare (l'ultimo riconoscimento è per l'anno 2008). Forma parte del comune il borgo medievale di Marano, posto su una collina sovrastante. Con tale denominazione era conosciuto il comune fino al 1863, anno in cui, tramite regio decreto, assunse il nome di Cupra Marittima.

    Alle spalle della marina (il paese propriamente detto) si trovano tre colline: Sant'Andrea con l'omonima rocca (recentemente ristrutturata), Marano con l'incasato medievale e Boccabianca.

    Cupra Marittima era una colonia romana ed il suo nome era derivato da "cuprum" cioè rame, in tempi remoti sul territorio Cuprense vi erano miniere di rame.
    La Collegiata di San Basso ospita un trittico di Vittore Crivelli.

    Il Castello di Sant'Andrea (XIII secolo), presso l'omonima contrada, è stato ristrutturato nel 2003 ed adibito a teatro all'aperto, per ospitare eventi e manifestazioni.

    Presso la Contrada Santi, resti di vestigia romane di età augustea, appartenenti al Foro; nella bella stagione vi si svolgono spettacoli teatrali e concerti.

    A nord del paese si trova il Museo Malacologico, unico nel suo genere in Europa, che ospita innumerevoli conchiglie e altri oggetti d'interesse marittimo.

    Una lunga pista ciclabile panoramica attraversa tutto il paese sul lungomare, e continua ininterrotta fino all'estremità sud di San Benedetto del Tronto.

    Duna Marittima Il tratto di spiaggia a nord di Cupra Marittima presenta alcuni aspetti interessanti sulla flora e la vegetazione delle spiagge, per questo motivo viene chiamato Duna Marittima. Tra le specie floristiche più interessanti possono essere citate:Polygonum maritimum, Glaucium flavum, Calystegia soldanella, Euphorbia paralias, Otaanthus maritimus, Inula crithmoides, Medicago marina.

    Pineta Si tratta di un’area protetta dalla Regione Marche (L.R. n. 52 del 30\12 1974) costituita da sabbie marine miste a ghiaia e ciottoli, prospicienti al mare. La vegetazione è costituita da una fitta macchia mediterranea a da Pinus halepensis. I prati aridi sono ricchi di orchidee tra cui alcune specie non comuni come la Ophrys holoserica e la Ophrys fusca.

    La Lecceta Sulle colline ad ovest del territorio cuprense e a ridosso del confine con Ripatransone sono presenti alcune formazioni residue a leccio (Quercus ilex) di notevole interesse floristico e fitogeografico. Si tratta di leccete che si collegano a macchie e garighe costituite da Mirto (Myrtus communis) e dall’Erica multiflora che nella regione marchigiana si rinvengono unicamente in questo comprensorio.

    A poca distanza da Cupra Marittima si trovano i comuni di Grottammare e San Benedetto del Tronto, centri di attrazione per tutta la riviera marchigiana che formano la Riviera delle Palme.

    Lungo tutto il corso dell'anno è attivo il Cinema Margherita (via Cavour 23), la sala, che è stata selezionata tra gli Schermi di qualità dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, pone particolare attenzione alla qualità delle pellicole proposte, con particolare attenzione al cinema d'Essai. Il cinema Margherita ha iniziato la sua attività nel 1959, ed è un punto di riferimento per le attività culturali della comunità cuprense, e non solo.

    Ogni estate a Cupra Marittima si svolge la manifestazione "BarbeCupra", entrata in passato nel guinness dei primati per il barbecue più lungo del mondo.

    Nel castello di Marano è visitabile il presepio poliscenico di arte spagnola Paolo Fontana con 19 scene della vita di Gesù.

    Dal 1988 è attiva la compagnia teatrale "Liberi Teatranti" di Severino Trionfante.


    Per anni l'economia cuprense si è basata sull'agricoltura e sulla pesca, in particolare di vongole. Negli ultimi decenni queste attività hanno lasciato posto al settore turistico che insieme al settore edilizio hanno conosciuto un grande sviluppo,questi settori con qualche piccola-media industria prevalgono nell'immagine economica di Cupra Marittima.

    In contrada Sant'Egidio 50 viene prodotto il vino IGT Kurni con uve Montepulciano.

    L'ASDC Cuprense 1933 [1]al termine della stagione 2007/08 ha raggiunto un importante promozione, battendo ai play-off la blasonata Fermana nelle semifinali, e nelle due finali sconfiggendo prima il Corridonia e in seguito l'Urbania nella finale disputatasi a Osimo. Il 1° giugno 2008 è una data memorabile, non solo per i colori gialloblù, ma per un intero paese che riacquisisce dopo 46 lunghissimi anni il lustro di giocare in un campionato prestigioso come l'Eccellenza Marche. La formazione Juniores si è imposta nel campionato provinciale di categoria per la stagione 2007/2008 piazzandosi al primo posto.







     
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  3. pirata57
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    ecco torino,capoluogo del piemonte confinante con la città dove vivo :lol:

    Torino (Turin in piemontese) è una città italiana di 909.193 abitanti, capoluogo della Provincia di Torino e della Regione Piemonte.

    Quarto comune italiano per popolazione dopo Roma, Milano e Napoli, è il terzo polo economico del Paese dopo Roma e Milano seguito da Napoli e Bologna.
    Prima capitale d'Italia dal 1861 al 1865, è uno dei maggiori centri universitari, culturali, turistici e scientifici del Paese. Il suo agglomerato urbano conta 1.745.221 abitanti, mentre l'area metropolitana diffusa arriva a circa 2.000.000 (il 3,4% della popolazione italiana).

    Torino, città romana e barocca, ospita uno dei più grandi patrimoni artistici di tutta Italia ed è stata, ai primi del '900, la culla del Futurismo. È stata sede, nel 2006, della ventesima edizione dei Giochi olimpici invernali.

    Torino sorge nella pianura approssimativamente delimitata dai fiumi Stura di Lanzo, Sangone e Po (che attraversa la città da sud verso nord). La città è anche bagnata dalla Dora Riparia, che scorre vicinissima al suo centro storico. Il Po accentua la divisione tra la parte collinare della città e la parte di Torino collocata in pianura compresa tra i 280 e i 220 metri s.l.m. che scende andando da ovest verso est. Nelle giornate invernali particolarmente limpide suggestiva è la cinta creata dalle Alpi che, vicinissime, contornano tutta la parte Nord-Ovest della città con le loro cime innevate.

    I più antichi insediamenti dell'area dell'attuale di Torino risalgono al III secolo a.C., e si rifanno a piccoli villaggi di tribù celto-ligure appartenenti al gruppo dei Salassi. Secondo alcune fonti uno di questi insediamenti avrebbe ostacolato la marcia di Annibale nel suo attacco a Roma attraverso le Alpi, resistendogli per ben tre giorni.
    L'origine vera e propria della città può essere comunque fatta risalire al castrum costruito durante le guerre galliche di Giulio Cesare. Nel 29 fu eretta a colonia con il nome di Augusta Julia Taurinorum, da cui deriverà poi il nome moderno.
    Dopo la caduta dell'Impero Romano Torino passò sotto il controllo degli Ostrogoti, dei Longobardi, e dei Franchi di Carlo Magno (773).
    Nel 940 fu fondata la Marca di Torino, controllata dalla cosiddetta dinastia arduinica che, attraverso il matrimonio tra la sua ultima discendente, Adelaide di Susa, con il figlio di Umberto Biancamano (fondatore della casa Savoia) portò la città sotto l'influenza della dinastia savoiarda.

    Dopo alterne vicende che videro, nei secoli seguenti, anche l'elezione della città a libero comune, Torino venne inglobata definitivamente nei possedimenti dei Savoia che nel frattempo avevano ottenuto l'elevazione al rango di duchi.
    Nel XVI secolo, dopo una prima fase di occupazione da parte dell'esercito francese la città divenne capitale del ducato di Savoia, che precedentemente aveva gravitato su Chambéry e venne dotata di mura moderne e di una cittadella pentagonale.
    Il XVII secolo vide la città, e il ducato, ingrandirsi con l'acquisizione, da parte di quest'ultimo di Asti, del Monferrato e di uno sbocco sul mare, mentre la città usciva dal perimetro delle mura romane.

    Nel 1713 i duchi di Savoia ottennero il titolo di re, prima di Sicilia e poi di Sardegna e Torino divenne la capitale del regno.
    Il Congresso di Vienna e la Restaurazione diedero al Piemonte Genova e tutta la Liguria, gettando, anche se involontariamente, le basi del processo che porterà, in poco più di cinquant'anni, all'unità d'Italia.

    Dal 1861 al 1865 Torino fu la prima capitale del nuovo Stato unitario, per passare poi questo titolo a Firenze e, dal 1870, a Roma. Nel 1943, durante la seconda guerra mondiale, da Torino ebbe inizio una ondata di scioperi nella grande industria che coinvolse quasi tutto il nord Italia e segnò la ripresa del movimento antifascista. Torino fu ripetutamente bombardata dagli Alleati:il primo attacco ebbe luogo l'11 giugno 1940, gli ultimi nel 1945 (la massima intensità fu raggiunta nel 1943).
    Dopo il secondo dopoguerra Torino fu il simbolo della crescita economica dell'Italia, tanto che riuscì ad attirare migliaia di emigranti dal Sud dell'Italia per via delle richieste di manodopera negli stabilimenti automobilistici. Nel 1974 la città raggiunse gli 1,2 milioni di abitanti. Il numero di immigrati fu tanto consistente che l'allora sindaco Diego Novelli definì Torino "la terza città meridionale d'Italia per popolazione dopo Napoli e Palermo".

    Tra i monumenti di Torino più noti anche all'estero sono da citare l'ottocentesca Mole Antonelliana, simbolo incontrastato della città ospitante il Museo Nazionale del Cinema (il principale d'Europa), il Palazzo Reale (antica dimora dei duchi e in seguito dei re che governarono la città), la rinascimentale Cattedrale di San Giovanni Battista del XV secolo (celebre in quanto custode della Sacra Sindone), il Museo Egizio (il secondo più importante al mondo dopo quello del Cairo[senza fonte]), la Galleria Sabauda (significativa raccolta di dipinti), Palazzo Carignano (progettato da Guarini, sede del primo Parlamento italiano) e l'imponente Palazzo Madama. Quest'ultimo in particolare merita attenzione in quanto situato nel vero centro metaforico e geografico della città; le sue porzioni più antiche risalgono addirittura all'epoca romana (si tratta di due delle sue 4 torri, ora inglobate nella facciata). Fu trasformato in castello nel medioevo con l'aggiunta di due ulteriori torri e rimaneggiato più volte: in particolare all'inizio del Settecento quando venne dotato di una nuova splendida facciata ad opera di Filippo Juvarra.
    La città di Torino e i suoi dintorni inoltre sono abbellite dalle numerose residenze sabaude, Patrimonio dell'umanità dell'UNESCO, come la Palazzina di caccia di Stupinigi, i castelli del Valentino, di Aglié, di Racconigi, di Rivoli e di Moncalieri, la Villa della Regina e la Reggia di Venaria.

    Un importante discorso merita il quartiere di Cit Turin per i numerosi edifici costruiti in stile Liberty, che fanno di Torino, insieme a Milano, la capitale italiana di questo stile.

    I portici monumentali
    Una caratteristica di Torino è costituita dai portici che si sviluppano per oltre 18 km dei quali circa 12 sono interconnessi. I primi portici risalgono già al Medioevo ma è partire dal XVII secolo che si cominciano a costruire i portici monumentali tuttora presenti. La prima testimonianza è l'ordinanza di Carlo Emanuele I del 16 giugno 1606 in merito alla costruzione di piazza Castello secondo il progetto di Ascanio Vitozzi che comprendeva portici attorno a tutta la piazza. Anche nel progetto di piazza San Carlo di Amedeo di Castellamonte di qualche anno successivo erano previsti portici tutt'attorno. Negli stessi anni Filippo Juvarra costruì i portici di porta Palazzo. Nel 1765 Benedetto Alfieri ebbe l'incarico di rifare i portici di piazza Palazzo di Città mentre nel corso del XIX secolo si aggiunsero quelli dell'attuale piazza Vittorio Veneto, piazza Carlo Felice e piazza Statuto. Ancora vennero congiunte le due stazioni ferroviari di Porta Nuova e Porta Susa con un percorso porticato attraverso Corso Vittorio Emanuele II, corso Vinzaglio, vie Sacchi, Nizza, Pietro Micca e Cernaia.
    Il portico che unisce piazza Castello con piazza Vittorio Veneto attraverso via Po sul lato sinistro prosegue anche nell'attraversamento delle vie per permettere al re di giungere fino al Po senza bagnarsi anche in caso di pioggia.

    Ambiente, verde urbano e parchi cittadini
    A scapito dei molti pregiudizi sulla città grigia e industriale, basti considerare che Torino è la città italiana con più verde pubblico per abitante. Su una superficie cittadina di 130 km², vi sono infatti ben 18,2 km² di aree verdi: il che vuol dire che ogni abitante del Comune di Torino dispone di circa 18,5 mq di verde. In città sono presenti 60.000 alberi lungo le strade e 100.000 alberi nei parchi .
    È inoltre la prima città italiana con più di 500.000 abitanti per quanto riguarda la quota di raccolta differenziata dei rifiuti, giunta nel 2007 al 40,7%.

    I parchi più grandi e frequentati della città sono: il Parco del Valentino, il Parco della Pellerina, il Parco della Colletta, il Parco Rignon e il più recente Parco Colonnetti. Attorno alla città, ad anello, vi sono il Parco della Mandria e il Parco della Reggia di Stupinigi, antiche riserve di caccia dei Savoia, e quelli situati sulla collina torinese. Molti parchi, più piccoli, sono presenti nei vari quartieri: in essi sono presenti 240 aree gioco. Il sindaco Amedeo Peyron realizzò, agli inizi degli anni sessanta, il primo giardino in Italia dotato di giochi per bambini. Secondo un rapporto di Legambiente del 2007, Torino è la prima città italiana per strutture e politiche dedicate all'infanzia

    I viali alberati
    I viali alberati sono una caratteristica di Torino: essi rappresentano un prototipo che precede persino i grandi boulevards parigini. Se questi ultimi risalgono alla sistemazione urbanistica degli anni sessanta del XIX secolo, ad opera di Haussmann, l'ideazione di quelli torinesi risale al 1808, secondo un piano generale che riprende i viali seicenteschi che collegavano tra loro le residenze sabaude . I viali alberati a Torino hanno complessivamente una lunghezza di 320 km

    Torino, dal 2009 inclusa nella prestigiosa MICHELIN Guide Main Cities of Europe, è sicuramente la città italiana con il maggior numero di musei artistici, storici e scientifici. Vi sono quattro musei nazionali: (Museo del cinema, Museo dell'Automobile, Museo della Montagna, il Museo del Risorgimento) e numerosi altri musei di rilevanza nazionale e internazionale, come il Museo Egizio, la Fondazione Italiana per la Fotografia, l'Armeria Reale.Un discorso a parte merita il Museo Egizio, il più importante d'Europa, in quanto custode della seconda collezione di arte egizia del mondo per vastità e importanza dopo quella del museo del Cairo


    piazza san carlo con il "caval d'bruns"(cavallo di bronzo)famoso monumento
    panorama di torino
    :bananina.gif: ciao

    Edited by pirata57 - 26/6/2009, 09:24
     
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    BELLA TORINO FRANCO DEVO VENIRLA A VISITARE
     
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  5. pirata57
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    CITAZIONE (becky127 @ 28/6/2009, 18:54)
    BELLA TORINO FRANCO DEVO VENIRLA A VISITARE

    vieni vieni :B):
     
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  7. Heidi40
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    Il mio lago ha una grande storia anche se lui è piccolo, ma è dolce

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    Edited by Heidi40 - 24/2/2010, 01:14
     
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    La storia
    NOTIZIE STORICHE

    La storia di Anguillara Sabazia e del suo comprensorio è strettamente legata a quella delle antiche popolazioni che hanno frequentato questo territorio. La zona infatti, possiede rilevanti testimonianze, già a partire dall'epoca neolitica, come testimoniato dal ritrovamento in località La Marmotta di numerosi reperti e manufatti datati al 5500 a.C. appartenenti ad un villaggio neolitico di sponda, il più antico dell'Europa occidentale.
    Le notevoli tracce di epoca romana sono ben visibili in tre zone del territorio di Anguillara ed appartenenti al complesso dell'Acqua Claudia, alle Mura di S. Stefano e alla via Clodia.
    Il complesso dell'Acqua Claudia è formato da un grandioso emiciclo ad arco di cerchio avente una corda di 87 metri circa, di cui è visibile soltanto la metà sinistra, arricchito da una serie di nicchie semicircolari e collegate tra loro da semicolonne.
    La parte retrostante dell'esedra presenta un corridoio originariamente coperto da un piano calpestabile in legno, il quale prendeva luce dalla serie di finestre che si aprivano sull'esedra.
    Le estremità del corridoio erano chiuse da due ninfei, costruiti per creare giochi d'acqua, a sua volta alimentati dall'acqua contenuta in cisterne poste a monte del complesso.
    Tutta la costruzione, tranne la cisterna circolare, è rivestita in opus quasi reticolatum in selce, formato da blocchetti quadrangolari irregolari a forma di cuneo, e per questo databile alla metà del I sec. a.C.
    Il complesso romano denominato Mura di S. Stefano è uno dei monumenti meglio conservati di tutto il comprensorio sabatino, la cui datazione più probabile è quella della seconda metà del II sec. d.C. Costruito in opera cementizia rivestita da una cortina di laterizi gialli e rossi, era in origine arricchita dal rivestimento di migliaia di frammenti marmorei policromi, facendogli assumere un aspetto maestoso. L'area è composta da una struttura principale, da una cisterna a pianta quadrangolare e dai resti di un abside, originariamente appartenente ad una chiesa costruita intorno all'IX sec. d.C. e rimasta in uso almeno fino all'XI. Il suo abbandono risale probabilmente ai primi anni del XII sec. Il complesso venne definitivamente abbandonato e lo rimase fino alla metà del XIX secolo, quando le epidemie di colera del 1856 e del 1867, costrinsero gli abitanti del paese ad adibire l'area all'interno della struttura principale come cimitero.
    L'antico tracciato della via Clodia venne realizzato tra la fine del III e l'inizio del II sec. a.C., allo scopo di mettere in comunicazione Roma con l'Etruria nord-occidentale, in relazione alla conquista romana del territorio nel 280 a.C. e costruita probabilmente sopra un antico tracciato etrusco. Il tratto che attraversa il comprensorio del Comune di Anguillara è ancora ottimamente conservato, misurando 4,5 m di larghezza e mantenendo in alcuni tratti le banchine laterali delimitanti il manto stradale. Provenendo da nord, la strada è stata individuata in località Riserva di Valle Facciano, fino a giungere in località Cancelli dove è ancora visibile un tratto lungo 250 metri circa.
    L'antico Centro Storico di Anguillara nacque sulle strutture di antiche abitazioni di epoca romana, sorte sul promontorio dove attualmente si estende il paese. I primi documenti d'archivio che ne attestano la nascita sono datati all'XI secolo. In un documento conservato presso l'archivio di S. Maria in Trastevere infatti, che riporta la data del 2 luglio 1020, viene rivelata l'esistenza già a quel tempo del castrum Angularia, riportando anche nomi di alcuni abitanti affittuari della pesca nel lago.
    Il territorio, intorno all'anno mille, doveva essere pressoché disabitato, di appartenenza a S. Pietro e gestito dalla Camera Apostolica. Quest'ultima era un organismo amministrativo e finanziario che si occupava dei beni economici della Chiesa ed assegnava inoltre le terre a famiglie che ne potevano rappresentare gli interessi e riscuotevano i tributi.
    L'origine della famiglia degli Anguillara, avvenuta intorno al 950 con Raimone, è avvolta nel mistero. Si narra infatti che intorno al X sec. esisteva un drago che popolava la zona di Malagrotta che terrorizzava i suoi abitanti. Raimone riuscì a sconfiggerlo in riva al lago, nel territorio che successivamente sarebbe rientrato nei possedimenti di Anguillara e il papa, grato per questo servigio, gli donò il territorio. In realtà è ipotizzabile che il drago-serpente fosse semplicemente una banda di predoni che terrorizzavano gli abitanti locali, fino al giorno in cui non venne sconfitta da forze guerriere. Non a caso infatti, lo stemma della famiglia degli Anguillara rappresenta due serpenti incrociati.
    Gli edifici ed i monumenti di un certo pregio di carattere civile e religioso presenti nel Centro Storico e nelle aree vicine risalgono perlopiù al periodo tardo-medievale e rinascimentale. Gli unici edifici certamente più antichi sono le chiese di S. Salvatore e S. Andrea, ormai inghiottite dal Centro Storico e adibite a case private. Le uniche due chiese ancora attive nel Centro Storico sono le chiese di S. Biagio, inaugurata nel 1756 e la chiesa di S. Maria Assunta, le cui prime notizie risalgono ai primi decenni del ‘500, come attestano le relazioni delle Visite Pastorali compiute a scadenza periodica dal Vescovo della Diocesi di Sutri e Nepi.
    L'edificio venne radicalmente restaurato nel 1700, a causa dello stato di precarietà degli affreschi e delle strutture portanti. Inoltre il paese doveva anche far fronte alle maggiori esigenze da parte delle allora illustri famiglie anguillarine, che pretendevano una propria cappella privata all'interno della chiesa e delle Confraternite laiche, bisognose di ambienti più spaziosi per le loro riunioni. I lavori iniziarono nel 1765 e durarono per circa trent'anni a causa di costanti problemi finanziari e buracratici che misero più volte in dubbio il completamento dei lavori.
    La nuova chiesa manteneva sostanzialmente gli elementi principali di quella del cinquecento, come l'impostazione e l'orientamento, ma ne differiva per la creazione di due navate laterali.

    L'altro importante edificio è il Palazzo Orsini, oggi sede comunale, inserito in un complesso fortificato, formato da un torrione di pianta circolare, bastioni angolari collegati da un muro di cinta e da un bastione circolare. Il palazzo presenta un impianto planimetrico piuttosto irregolare, chiaro sintomo di una progettazione architettonica non unitaria. Esso è formato da una serie di corpi di fabbrica di differenti altezze, riferibili a varie fasi costruttive, che si sono stanziate su altri edifici preesistenti.
    L'importanza dell'edificio deriva dalla presenza di una serie di affreschi situati nella stanza della loggia, in una sala attigua e nella sala maggiore, quest'ultima caratterizzata dalla presenza di tre vedute cittadine.
    L'intero ciclo di affreschi può essere datato tra il 1535 e il 1539 e realizzato dalla scuola di Raffaello.
    Fuori le mura del paese, oltre alle chiese della Madonna delle Grazie e della Trinità, quest'ultima recentemente restaurata, esiste il complesso di S. Francesco, formato da una chiesa e da un convento francescano abbattuto negli anni '50, per far posto ad un'ala (poi mai costruita) della vicina scuola.
    L'impostazione della chiesa è a navata unica, con un presbiterio a pianta quadrata con volta a crociera, impostazione tipica della chiese francescane a partire dal XIII sec. Una serie di affreschi ne adornano le pareti e il presbiterio, queste ultime realizzate dal pittore Domenico Velandi, seguace di Lorenzo da Viterbo, in cui sono rappresentate le immagini della Madonna al centro tra i SS. Apollonia, Lorenzo, Giovanni Battista, Francesco, Leonardo e Silvestro papa. Nel registro superiore vi è rappresentata la Crocifissione, oggi sparita a causa della sciagurata distruzione dovuta all'apertura della finestra in tempi moderni. La scena era rappresentata tra S. Giovanni, la Vergine e i SS. Bernardino e Antonio da Padova.
    Il convento si incentrava su un cortile con al centro un pozzo e un portico ad archi e pilastri in muratura. Le volte del chiostro erano originariamente affrescate con vari episodi della vita di San Francesco, oggi completamente scomparsi




    STORIA DI ANGUILLARA DAL TARDO IMPERO AI GIORNI NOSTRI


    Alla fine dell'età imperiale e con l'arrivo dei barbari, le imponenti ville romane e gli insediamenti agricoli del comprensorio furono rapidamente abbandonati a vantaggio di costruzioni su alture e promontori, ove era possibile difendersi creando insediamenti più sicuri e fornirli di barricate e muri di difesa. I complessi saccheggiati dai barbari hanno spesso lasciato segni tangibili del loro passaggio, la cui lettura è spesso possibile attraverso gli spessi strati archeologici carbonizzati, chiaro segno di distruzione e saccheggio. Le zone riutilizzate nell'alto medioevo sono pochissime a parte il promontorio su cui sorge l'attuale centro storico. Ricordiamo infatti la chiesa di S. Stefano, sorta probabilmente nel IX sec. accanto a quella che doveva essere una delle più imponenti ville romane del comprensorio, da cui in seguito avrebbe ereditato il toponimo.
    Questa risulta essere una testimonianza estremamente preziosa soprattutto alla luce del fatto che il territorio, intorno all'anno mille, doveva essere pressochè disabitato di appartenenza di S. Pietro e gestito dalla Camera Apostolica. Quest'ultima era un organismo amministrativo e finanziario che si occupava dei beni economici della Chiesa ed assegnava inoltre, terre a famiglie che ne potevano rappresentare gli interessi e riscuotevano i tributi.
    L'origine della famiglia degli Anguillara, avvenuta intorno al 950 con Raimone, è avvolta nel mistero. Si narra infatti che intorno al X sec. esisteva un drago che popolava la zona di Malagrotta e terrorizzava i suoi abitanti. Raimone riuscì a sconfiggerlo in riva a l lago, nel territorio che successivamente sarebbe rientrato nei possedimenti di Anguillara e il papa, grato per questo servigio, gli donò il territorio. In realtà è ipotizzabile che i fatti non si siano proprio svolti così come ci tramanda la leggenda anche se come tutte le leggende un fondo di verità potrebbe anche averlo. Secondo studi, il drago-serpente potrebbe esser stato accostato ad una banda di predoni che terrorizzavano gli abitanti locali, fino a quando non vennero sconfitti da forze guerriere. Non a caso infatti, lo stemma della famiglia degli Anguillara rappresenta due serpenti incrociati (procurare immagine di stemma).
    I successori di Raimone, E Bellizone, non sono ricordati per particolari iniziative, al contrario di Guido insediatosi nel 1019 e che ci fece giungere sue notizie attraverso un documento, datato all'anno seguente (Archivio di S. Maria in Trastevere), nel quale lo si nomina come figlio di Bellizone e signore di Anguillara.

    Il testo dice: ..........dominum Guido illustrissimum atqu

    appellatur de Anguillaria.

    Il doumento tra l'altro, è importante perché autorizza lo sfruttamento peschiero delle acquee del lago ad alcuni personaggi locali e ai loro eredi.
    Alla morte di Guido le proprietà di Anguillara passarono nelle mani di suo figlio Gherardo, impegnato, intorno al 1090, a combattere contro il popolo romano e alleato con i Prefetti di Vico.
    Successori di Gherardo furono Giovanni, ricordato soprattutto per essersi impadronito nel 1140 di S. Severa e e Nicolò che sei anni dopo, si impadronì di Tolfa.
    Nel 1191 Anguillara salì alla ribalta della storia avendo accolto Enrico VI, figlio di Federico Barbarossa e i principi dell'impero da lui radunati in occasione della sua incoronazione a Roma. La sua scelta ricadde su Anguillara probabilmente per la sua vicinanza con Roma e forse anche per premiare la famiglia degli Anguillara, che si era sempre dimostrata fedele, la cui prova ultima era stato il viaggio di Pandolfo I fino ad Orvieto per riceverlo nel 1186.
    Pandolfo I lo ritroviamo schierato ancora al fianco dell'imperatore, questa volta di Federico II nel 1234, durante l'assedio di Viterbo, ma venne catturato dai papalini e rinchiuso in carcere a Ronciglione. A causa di quest'avvenimento, Anguillara cadde nelle mani di Pietro di Vico che detennero il feudo fino al 1246, anno in cui Pandolfo I se ne riappropriò.
    Alla metà del XIII sec. Il territorio sabatino risulta così diviso: da una parte gli Anguillara occupano il territorio omonimo a sud e monterano ad ovest, mentre i Prefetti di Vico dominavano la parte nord, con i territori di Bracciano e Trevignano. Nel 1320, a causa della trascuratezza del territorio, il giudice palatino, attribuì a Pietro de Pinea, probabilmente un collaterale della famiglia degli Anguillara, la proprietà del lago allora chiamato ‘Sabbatinus et Trevingianus', anche se forse si trattava di un diritto di sfruttamento delle acquee più che ad un vero e proprio dominio.
    All'inizio del XIV sec. La partenza dei papi da Roma e il loro trasferimento ad Avignone, determinando il caos totale della capitale ed un quadro di profonda incertezza nei territori provinciali, costringendo così gli Anguillara a spostare il centro del potere nella capitale e a Capranica. Le fonti ci dicono che proprio a Capranica, Orso di Anguillara, figlio di Francesco e Costanza Orsini, ospitò Petrarca nel 1336 e nel 1341 lo premiò a Roma per la sua opera chiamata "De Africa". Con Orso si realizza l'ingresso ufficiale degli Anguillara nel panorama delle famiglie nobili romane, visto che era figlio di una Orsini e marito di una Colonna, reggendo sempre più le sorti di Roma in assenza del papa e trascurando sempre più il territorio di Anguillara.
    Successori di Orso furono Pietro, Dolce ed Everso II, marito di Francesca Orsini. Quest'ultimo nel 1433 allargò i territori in suo possesso acquistando S. Severa e successivamente anche Vetralla Caprarola e S. Pupa. Nonostante le conquiste, la fama di Everso II era pessima a causa della sua tirannia e disonestà, atteggiamento che venne ereditato da uno dei suoi due figli, Francesco, proseguendo le sue battaglie con i di Vico. Questo suo atteggiamento gli costò la scomunica da parte del papa e il confino presso Castel S. Angelo, nonché privato della contea che ritornò sotto il diretto controllo della Camera Apostolica. Deiofobo, altro figlio di Everso II e fratello di Francesco, riuscì a tornare in possesso di Anguillara fino alla sua morte quando, nel 1490, venne tolta definitivamente alla famiglia degli Anguillara, facendola scomparire dalla zona.
    Alla fine del XV sec. La situazione volgeva verso il peggio. Morto papa Innocenzo VIII, l'eredità passò ad Alessandro VI, passato alla storia come il papa più corrotto e che creerà parecchi problemi soprattutto al feudo di Bracciano. Anguillara, che ormai stava perdendo il suo ruolo guida nel comprensorio, venne acquistata nel 1493 da Gentil Virginio Orsini, signore di Bracciano.
    Nel 1496 Bracciano venne assediata da Giovanni Borgia, figlio di Alessandro VI, mentre Anguillara, insieme a Trevignano, venne conquistata e tolta a Carlo Orsini, la quale riuscì a recuperarla per un breve periodo ma la riperdette nel 1503, al momento della confisca di Bracciano.
    Comunque con la morte di Alessandro VI e l'arrivo di Giulio II, i territori tornarono sotto il controllo degli Orsini fino al 1539, quando papa Paolo III, tolse la contea di Anguillara, che comprendeva anche Monterano e Cerveteri, a Gentil Virginio II, figlio di Carlo. Gentil Virginio morì nel 1548 e il potere passò a suo zio, Francesco Orsini, il quale cedette la contea a Paolo Giordanosotto il quale, nel 1551 e per opera del cardinale Sforza suo tutore, venne emanato lo Statuto di Anguillara, in cui si prevedeva la riunificazione del territorio sotto un unico signore. Nel 1560 il feudo di Bracciano venne elevato a Ducato, comprendente anche Anguillara, per opera di papa Pio IV. Da qui in poi gli avvenimenti di Anguillara sono direttamente condizionati da Bracciano e dalla famiglia Orsini, fino al 1693, quando difficoltà economiche della famiglia, Anguillara fu venduta al marchese Francesco Grillo. Bracciano fu l'ultima a cedere, nel 1696, acquistata dalla famiglia degli Odescalchi. Anguillara cambiò nuovamente proprietari circa un secolo e mezzo dopo, acquistata dai duchi Doria Eboli D'Angri e nel 1872 venne aggiunto al suo nome originale, l'appellativo di Sabazia, per distinguerla con altre città omonime.
     
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    La città di Palermo, adagiata fra il mare, il promontorio di Monte Pellegrino e gli agrumeti della Conca d’Oro, oltre che capoluogo della Regione Autonoma istituita nel 1947, può essere considerata oggi, a ragione, l’unica vera metropoli della Sicilia, il polo intorno a cui ruota tutta l’attività economica, politica e culturale dell’isola. Un ruolo privilegiato, dunque, che le deriva da una storia secolare, da sempre segnata dalla felice posizione geografica. Se, infatti, sulle pendici di Monte Pellegrino l’uomo comparve fin dal Paleolitico, furono i Fenici, nell’VIII secolo a.C., ad apprezzare per primi i pregi di quell’insenatura naturale che è oggi la Cala e che a quell’epoca, più profonda di quasi 500m, non tardò ad imporsi come scalo fondamentale per i traffici dell’intero Mediterraneo. Da allora il porto non avrebbe mai più abdicato alla sua funzione trainante non per l’economia, ma anche per la stessa storia palermitana: fu da esso che la città prese il nome; fu il porto che le consentì di stabilire contatti, di volta in volta, con tutte le maggiori e più evolute civiltà, acquisendo una fisionomia tipicamente cosmopolita; e fu ancora la sua importanza commerciale e strategica a donare alla città una ininterrotta fortuna, tutelata e incentivata nei secoli da soggetti egemoni diversi. Ai Fenici, infatti, succedettero nel V secolo a.C. i Cartaginesi, cui nel 254 a.C. subentrarono i Romani, che fecero della città, stretta costantemente intorno al suo porto e fortificata, un fiorente municipio. Dopo una parentesi di quattro secoli in cui si registrò il repentino avvicendarsi di Vandali, Ostrogoti, Longobardi e Bizantini, la conquista araba dell’831 riservò a Palermo un nuovo periodo di sfolgorante splendore. L’antico abitato si arricchì di nuovi quartieri, tutti arroccati intorno al porto, e il loro tessuto viario, con l’intrecciato susseguirsi di vicoli che si conserva ancora oggi, rimane ai nostri giorni una delle poche testimonianze di quello che dovette essere uno dei più ricchi empori del Mediterraneo, contraddistinto ben presto da caratteristiche prettamente orientali, con moschee, splendidi palazzi, popolosi mercati, e che dal 948, eretto a capitale di uno Stato autonomo, fu anche sede di un emiro. I confini della sua estensione erano ancora quelli della “Paleapoli”, la città fortificata che oggi costituisce il cuore antico di Palermo, pur presentando monumentali punti di riferimento ormai riconducibili palesemente alla dinastia che agli Arabi sarebbe succeduta. Nel 1072, infatti, Roberto il Guiscardo guadagnava l’isola dei Normanni, nel 1130 Ruggero II veniva incoronato re di Sicilia, e con lui i suoi successori, fino al munifico Guglielmo II, tutta la città conobbe un fervore di opere che le garantì un nuovo rigoglio architettonico. Con Enrico VI ai Normanni succedettero gli Svevi, che ebbero in Federico II, figlio di Enrico e di Costanza, ultima erede della dinastia normanna, un sovrano colto e magnifico, capace di creare a Palermo una corte splendida, vero faro illuminante per le lettere, le scienze, la cultura di un’epoca. Nel 1266 sull’isola giunsero gli Angiò, che con il loro prepotente malgoverno, sfociato nel 1282 nella cruenta rivolta del Vespro, agevolarono presto l’ascesa al potere degli Aragonesi. Fu allora che un ruolo predominante cominciò ad essere giocato dalle potenti famiglie feudatarie, capaci di innalzare splendidi palazzi (ad es. Palazzo Chiaramonte) destinati a divenire i fulcri intorno a cui andò delineandosi il nuovo assetto urbanistico della città. Ma la vera trasformazione si sarebbe registrata solo a partire dal Cinquecento, con l’insediarsi dei viceré spagnoli e un riassetto architettonico e urbanistico che coinvolse anche centri di potere e spazi pubblici e che portò in breve alla divisione nei quattro quartieri canonici e ad un fiorire di chiese, monasteri, palazzi, nonché di fontane e monumenti che abbellirono le piazze e strade nuovamente concepite. E se questa tendenza non si interruppe neppure con l’avvento dei Borboni, nel 1734, solo nell’Ottocento Palermo riuscì a valicare i confini della città fortificata per espandersi radicalmente al seguito dell’ampliarsi del porto. Col XX secolo l’espansione procedette verso nord, fino a raggiungere quella Mondello che ormai costituisce il lido prediletto dei Palermitani. Eppure, nonostante oggi Palermo si presenti con un aspetto moderno e operoso, guadagnato anche a prezzo di un aggressivo spopolamento del centro antico, gravemente danneggiato dal terremoto del 1968, la sua anima conserva ancora molto del complesso retroterra storico, che affiora prepotente nel vivace folclore cittadino: lo dimostrano non solo le processioni, i carri trionfali e le animate feste popolari ma anche e soprattutto le peculiari figure dei cantastorie, con le loro tavole illustrate dall’incredibile fascino naif; il cromatismo acceso dei tipici carretti che continuano a vivacizzare, con la propria presenza, strade e piazze; il celeberrimo Teatro dei Pupi, che con autentica suggestione fa rivivere le gesta di Cavalieri e Paladini, celebrando inconsapevolmente, nel loro trionfo sugli Arabi infedeli, un pezzo di storia che sembra sopravvivere nascosto nella memoria più recondita della città.

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    Lucca



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    Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

    Stato: bandiera Italia
    Regione: Stemma Toscana
    Provincia: stemma Lucca
    Coordinate: 43°51′0″N 10°31′0″E / 43.85°N 10.51667°E / 43.85; 10.51667
    Altitudine: 19 m s.l.m.
    Superficie: 185,53 km²
    Abitanti:
    84.928 30-11-2010
    Densità: 457,76 ab./km²
    Frazioni: nessuna
    comuni limitrofi: Borgo a Mozzano, Camaiore, Capannori, Massarosa, Pescaglia, San Giuliano Terme (PI), Vecchiano (PI)
    CAP: 55100
    Pref. telefonico: 0583
    Codice ISTAT: 046017
    Codice catasto: E715
    Nome abitanti: lucchesi
    Santo patrono: san Paolino di Lucca
    Giorno festivo: 12 luglio

    Lucca è un comune italiano di 84.928 abitanti, capoluogo dell'omonima provincia in Toscana.

    Territorio

    La città di Lucca è posta nella Toscana nord-occidentale, situata nella pianura del Valdarno inferiore, presso la sponda sinistra del fiume Serchio, a 19 m s.m. in una vasta pianura all'imbocco della Garfagnana, 15 km a nord-est di Pisa, dalla quale è separata dal monte Pisano.

    * Classificazione sismica: zona 3 (sismicità bassa), Ordinanza PCM 3274 del 20/03/2003

    Clima

    * Classificazione climatica: zona D, 1715 GR/G
    * Diffusività atmosferica: bassa, Ibimet CNR 2002

    Storia

    Nata come insediamento ligure secondo alcuni storici, mentre altri ritengono che sia di origine etrusca, e sviluppatasi come città romana a partire dal 180 a.C., nel VI secolo Lucca diviene la capitale del ducato longobardo della Tuscia per poi svilupparsi nel XII secolo come Comune e poi Repubblica.
    Colonia latina dal 180 a.C., Lucca contiene ancora intatte tante delle caratteristiche tipiche dei tempi lontani. L'anfiteatro, che conserva ancora la sua caratteristica forma di piazza ellittica chiusa; il foro, situato nell'attuale piazza S. Michele dominato dall'omonima chiesa romanica che evoca forti richiami al mondo classico in molti componenti architettonici. Ma la traccia romana più evidente è nelle vie del centro storico, che riflettono l'ortogonalità dell'insediamento romano impostato dal cardo e dal decumano, corrispondenti alle attuali via Fillungo-Cenami e via S. Paolino-Roma-Santa Croce. All'epoca romana risale anche la prima cinta muraria, che delimitava un'area quadrata nella quale, durante il corso dei secoli, si sono costituiti il centro del potere politico (attuale Palazzo Ducale) e il centro religioso. Nel 55 a.C. Lucca fu teatro di un incontro del primo triumvirato tra Caio Giulio Cesare Gneo Pompeo Magno e Marco Licinio Crasso dove Cesare si vide prorogare per un ulteriore quinquennio il proconsolato nelle Gallie.
    Occupata dai goti nel 400 e dai bizantini il secolo successivo, la storia di Lucca fu caratterizzata dal fatto di essere tra le più importanti capitali del regno longobardo. Grazie alla presenza del Volto Santo nella chiesa di S. Martino, divenne una tappa principale nel pellegrinaggio da Roma a Canterbury sulla Via Francigena, una delle vie di comunicazione più importanti del Medioevo. Nonostante ciò, sono rimaste ben poche tracce di questo periodo storico. Nel 773 cadde il dominio longobardo su Lucca, ed ebbe inizio il dominio carolingio, grazie alla sconfitta dei duchi di Lucca per mano di Carlo Magno. Durante questo periodo la città consolidò la posizione di rilievo conquistata nell'epoca longobarda sviluppandosi grazie alle attività commerciali e alla produzione tessile, per la quale diventò una città celebre in tutta Europa. La produzione tessile fu l'inizio della crescita economica lucchese e, grazie all'avvio della manifattura della seta, Lucca si impose ancora di più sui mercati europei. L'altissima qualità del prodotto era dovuta alla finezza del materiale e alla bellezza dei decori. Nel Medioevo in particolare la città crebbe notevolmente in relazione anche all'antica Via Francigena di cui Lucca costituiva una tappa importante a livello religioso per la presenza del Volto Santo, una veneratissima reliquia che rappresenta il Cristo crocifisso e che si trova nel Duomo di Lucca. Nell'itinerario di Sigerico, Arcivescovo di Canterbury, la città rappresentava la XXVI tappa (Mansio).
    Nonostante le continue vicissitudini legate alle lotte tra Guelfi e Ghibellini Lucca nel XIV secolo diviene una delle città più importanti del Medioevo italiano. Il suo Signore Castruccio Castracani degli Antelminelli, nobile ghibellino di grande capacità politica e militare, riesce a farla diventare antagonista unica all'espansione di Firenze portandola alla vittoria (1325) nella battaglia di Altopascio dove sconfigge il più forte esercito fiorentino inseguendolo sino sotto le mura di Firenze. Alla morte di Castruccio la città cade in un periodo di anarchia che la vede soggiacere al dominio dei Visconti e successivamente alla dittatura di Giovanni Dell'Agnello Doge della Repubblica di Pisa. Riottenuta la libertà nel 1370 per intervento dell'imperatore Carlo IV, Lucca si dette un governo repubblicano e con un'accorta politica estera tornò a conoscere una notevole fama in Europa grazie ai suoi banchieri e al commercio della seta. L'imperatore Carlo IV concesse alla città anche la possibilità di dotarsi di uno studium generale', ma una vera e propria università lucchese non entrerà in funzione prima del 1787.
    A parte un breve periodo di Signoria come quella di Paolo Guinigi, Lucca rimase una repubblica indipendente fino al 1799 anno della sua definitiva caduta a opera degli Austriaci. Il 23 giugno 1805 su richiesta del senato di Lucca, viene costituito il Principato di Lucca e Piombino, assegnato alla sorella di Napoleone Bonaparte, Elisa Bonaparte, e al marito Felice Baciocchi.
    Nel Congresso di Vienna venne deciso di creare il ducato di Lucca. Il 10 maggio 1815 subentra, come reggente, Maria Luisa di Borbone-Spagna, alla quale succedette Carlo Ludovico di Borbone 1824-1847. Nel 1847 divenne parte del granducato di Toscana. Nel 1860 fu infine annessa al regno di Sardegna.
    Dante Alighieri incluse molti riferimenti alle grandi famiglie feudali che ebbero una grande giurisdizione con poteri amministrativi e giudiziali; Dante stesso spese molti dei suoi anni in esilio a Lucca.
    Il 24 novembre 2006 ha ospitato il vertice bilaterale Italia-Francia alla presenza del Presidente del Consiglio Prodi e del Presidente della Repubblica Francese Chirac.

    Toponimo

    Lucca era conosciuta come Luca dai Romani. L'origine del nome secondo Silvio Pieri è incerta. È stata fatta l'ipotesi di una radice celto-ligure luk, "luogo paludoso". Il deflusso irregolare del fiume Auser, infatti, causava molti problemi alla città, soggetta a continue alluvioni.
    Il nome della città di Lucca lo troviamo citato per la prima volta in una lettera che Cicerone scrive nel 46 a.C. a Bruto, all'epoca governatore della Gallia: Lucius Castronius Paetus longe princeps municipii Lucensis (Cicerone, Epistulae Ad Familiares, 13-13). Il testo di Cicerone, indicante probabilmente uno dei primi cittadini lucchesi nella storia, riporta l'etnico Lucensis ("lucchese"). Il nome di Lucca si trova attestato anche in Tito Livio e, per quanto riguarda le fonti greche, in Strabone (Λοῦκα, Lôuka).

    Onorificenze

    Titolo di Città - nastrino per uniforme ordinaria Titolo di Città
    — antico diritto

    Evoluzione demografica

    La popolazione della città è composta da 40.991 maschi e 44.993 femmine al 12/3/2004.

    Monumenti e luoghi d'interesse

    Lucca è una delle principali città d'arte d'Italia, celebre anche al di fuori dei confini nazionali soprattutto per la sua intatta cinta muraria del XV-XVII secolo, che descrive un perimetro di 4.223 m circa intorno al nucleo storico della città e ne fa uno dei 4 capoluoghi di provincia Italiani ad avere una cerchia muraria intatta, assieme a Ferrara, Grosseto, Bergamo; la stessa cerchia, trasformata già a partire dalla seconda metà dell'Ottocento in piacevole passeggiata pedonale, risulta a tutt'oggi come una delle meglio conservate in Europa, in quanto mai utilizzata nei secoli passati a scopo difensivo (Da notare il fatto che fino ai primi anni '90 dello scorso secolo, Le Mura Urbane erano utilizzate - grazie alle dimensioni notevoli della carreggiata - come un vero e proprio viale di circonvallazione per il traffico, anche pesante, intorno alla città, unico esempio al mondo di cinta muraria di queste dimensioni e con questa utilizzazione).
    Di conseguenza anche il centro storico monumentale della città è rimasto pressoché intatto nel suo aspetto originario, potendo dunque annoverare svariate architetture di pregio, come le numerosissime chiese medievali di notevole ricchezza architettonica (Lucca è stata addirittura soprannominata la "città dalle 100 chiese", proprio per la presenza di numerose chiese nel suo nucleo storico, consacrate e non, presenti in passato ed ora in città), torri e campanili, e monumentali palazzi rinascimentali di pregevole linearità stilistica.
    La città vanta anche suggestivi spazi urbani: il più celebre è sicuramente quello di piazza dell'Anfiteatro, nato sulle rovine dell'antico anfiteatro romano ad opera dell'architetto Lorenzo Nottolini ed unico nel suo genere architettonico.
    Arteria principale della città storica è la stretta e medievale via Fillungo, che riunisce i maggiori esercizi commerciali della città.
    Altre piazze suggestive sono poi piazza San Michele, fulcro storico della città e piazza San Martino, fulcro religioso dove sorge il celebre Duomo di San Martino.
    Piazza Napoleone fu voluta da Elisa Baciocchi durante il suo Principato, demolendo antichi edifici medioevali tra cui una chiesa, ed è stata recentemente restaurata. Con la sua struttura, le sue alberature, le strade circostanti, che la cingono, il monumento centrale, tutto in simmetria al Palazzo Ducale,( oggi sede della Amministrazione Provinciale), è un esempio dell'Urbanistica Neoclassica di primo ottocento. Adiacente è collocata piazza del Giglio dove affaccia l'omonimo Teatro, (Teatro del Giglio), che è da annoverarsi come teatro di tradizione.
    Proprio per questa sua immensa ricchezza storico-monumentale è stata avanzata di recente la proposta di includere il centro storico di Lucca - , nella lista del patrimonio dell'umanità dell'UNESCO.

    Chiese

    * Duomo
    * Chiesa di Sant'Alessandro Maggiore
    * Chiesa di San Michele in Foro
    * Basilica di San Frediano
    * Chiesa dei Santi Giovanni e Reparata
    * Chiesa di Santa Maria Forisportam
    * Chiesa di San Pietro Somaldi
    * Chiesa di San Francesco

    Piazze

    * Piazza dell'Anfiteatro (ex-anfiteatro romano)
    * Piazza dell'Arancio
    * Piazza del Giglio
    * Piazza San Frediano
    * Piazza Santa Maria
    * Piazza San Martino
    * Piazza San Michele
    * Piazza San Salvatore o "Piazza della Misericordia" o "Piazza della Pupporona"
    * Piazza Napoleone o "Piazza Grande"

    Palazzi e torri

    * Palazzo Ducale; il progetto originale fu iniziato da Bartolomeo Ammannati nel 1577-1582 e continuato da Filippo Juvarra nel Settecento.
    * Torre dell'Orologio
    * Torre Guinigi
    * Palazzo Pfanner
    * Palazzo Massoni
    * Palazzo Orsetti, sede amministrativa comunale
    * Palazzo Bartolomei
    * Palazzo Fontana-Busdraghi
    * Palazzo Brancoli Pantera
    * Palazzo della Magione del Tempio
    * Palazzo Ottolini
    * Palazzo Tucci

    Giardini

    * Giardino Elisa
    * Giardino Romagnoli

    Le Mura della città

    Le attuali Mura di Lucca sono un brillante esempio di fortificazione urbana di epoca rinascimentale.

    Porte delle Mura
    È consentito l'accesso all'interno della città passando le Mura attraverso sei porte, che a partire da nord e in senso orario sono:

    * Porta Santa Maria (1592),
    * Porta San Jacopo o Porta San Jacopo alla Tomba (1930),
    * Porta Elisa (1811), dedicata a Elisa Baciocchi
    * Porta San Pietro (1565)
    * Porta Sant'Anna o Porta Vittorio Emanuele o Buco di Sant'Anna (1910),
    * Porta San Donato (1629),

    È possibile inoltre entrare in città dalle posterle dei bastioni e da un varco aperto nel XIX secolo per far passare una ferrovia a scartamento ridotto, ormai soppressa.
    Altre porte, risalenti a tracciati murari anteriori sono tuttora visibili all'interno della cinta attuale,

    * Antica Porta San Donato (1590), all'interno di Piazza San Donato è sede dell'Opera delle Mura
    * Porta San Gervasio (1198), lungo Via del Fosso all'incrocio con Via Elisa è di epoca medioevale
    * Porta dei Borghi ad un capo di Via Fillungo in direzione di Piazza Santa Maria

    Ville
    Ville dentro le Mura

    * Villa Bottini o Buonvisi al Giardino
    * Villa Guinigi

    Ville a San Pancrazio

    * Villa Buonvisi Oliva
    * Villa Grabau

    Ville a Capannori

    * Villa Butori, detta "La Badiola"
    * Villa Brugier
    * Villa Guinigi
    * Villa Iolanda
    * Villa Mansi
    * Villa Orlando
    * Villa Reale di Marlia e villa del Vescovo
    o Specola di Lucca, che in realtà è un osservatorio astronomico
    * Villa Torrigiani (Capannori)
    * Villa Balbani dell'Orologio

    Ville a Vicopelago

    * Villa Bernardini

    Ville a Monte San Quirico

    * Villa Paolina

    Ville a Massa Pisana

    * Villa Rinaldi Nardi

    Musei

    * Museo nazionale di Villa Guinigi
    * Pinacoteca nazionale di palazzo Mansi
    * Museo della cattedrale
    * Orto botanico comunale di Lucca (1820)
    * Lu.C.C.A. - Lucca Center of Contemporary Art (2009)

    Biblioteche

    * Biblioteca del Seminario Arcivescovile di Lucca

    Teatri

    * Teatro del Giglio
    * Teatro di San Girolamo
    * Auditorium del Suffragio

    Architetture del XX secolo

    * Casa del Mutilato
    * Palazzina U.S.L.
    * Palazzo Bertolli
    * Porta Elisa (stadio comunale)
    * Profumeria Venus
    * Palazzo Uffici INPDAP
    * Villa Del Magro
    * Villa Ducloz-Dianola
    * Villa Gioiosa
    * Villa Giomi
    * Villa Menichetti
    * Villa Nannini
    * Villa Simonetti o Simonini

    Aree naturali

    * Alpi Apuane
    * Serchio
    * Parco fluviale del Serchio
    * Quercia delle streghe

    Cultura

    * Gabriele D'Annunzio compose una poesia su Lucca pubblicata all'interno della sezione "Le città del silenzio" nella raccolta Elettra nel 1903. Nella poesia, D'Annunzio descrive Lucca come la città "dall'arborato cerchio" (con riferimento alle Mura di Lucca) dove "dorme la donna del Guinigi" (con riferimento a Ilaria del Carretto, moglie del signore di Lucca Paolo Guinigi, che sposò nel1403).

    « Tu vedi lunge gli uliveti grigi
    che vaporano il viso ai poggi, o Serchio,
    e la città dall'arborato cerchio,
    ove dorme la donna del Guinigi [...] »

    (Gabriele D'Annunzio, Elettra)
    [modifica] Enogastronomia tipica
    Focaccia all'olio di Lucca

    * buccellato, pane dolce con uvetta sultanina e anice
    * minestra di farro
    * tortelli con ripieno di carne
    * biroldo e mallegato, salume a base di sangue e frattaglie di suino
    * castagnaccio dolce a base di farina di castagne
    * pasimata, dolce pasquale simile ad un pane dolce
    * torta co' becchi, dolce di pasta frolla (in genere al gusto di cioccolato, di crema o di erbe) dotato di una corona esterna di pasta frolla ripiegata in modo da assumere la forma di "corna" o becchi
    * biadina, liquore a base di erbe
    * china Massagli, liquore a base di erbe
    * Colline lucchesi, vino DOC
    * Montecarlo (vino), vino DOC

    Personalità legate a Lucca

    * Alessandro II, vescovo di Lucca e papa
    * Giuliano Amato, uomo politico
    * Enrico Ameri, giornalista e radiocronista
    * Pompeo Batoni, pittore
    * Arrigo Benedetti, giornalista
    * Berlinghiero Berlinghieri, pittore del XIII secolo
    * Bonaventura Berlinghieri, pittore, figlio di Berlinghiero
    * Giorgio Bigongiari, presbitero fucilato dai nazisti
    * Elisa Bonaparte Baciocchi, sorella di Napoleone, duchessa di Lucca, poi granduchessa di Toscana.
    * Luigi Boccherini, compositore e violoncellista
    * Giorgio Bresciani, ex calciatore
    * Maria Domenica Brun Barbantini, fondatrice delle Suore Ministre degli Infermi, beata
    * Giorgio Bigongiari, prete e martire della Resistenza
    * Francesco Burlamacchi, gonfaloniere e uomo politico
    * Vincenzo Busdraghi, stampatore, editore del XV secolo
    * Cesare Busdrago, arcivescovo in Chieti
    * Giosuè Carducci, poeta, docente universitario, premio Nobel
    * Giovanni Carignani, uomo politico italiano
    * Francesco Carrara, giurista
    * Enrico Castellacci, medico della nazionale italiana campione del mondo di calcio nel 2006
    * Castruccio Castracani degli Antelminelli, condottiero, signore di Lucca
    * Alfredo Catalani, compositore
    * Arturo Chelini, pittore
    * Mario Cipollini, ciclista
    * Matteo Civitali, scultore
    * Gino Custer De Nobili, poeta vernacolare
    * Carlo Del Prete, trasvolatore
    * Stefano Della Santa, ciclista
    * Raffaello Di Vecchio pittore
    * Francesca Duranti, scrittrice
    * Michela Fanini, ciclista
    * Eugenio Fascetti, ex calciatore, allenatore
    * Pietro dei Fatinelli, poeta
    * Frediano di Lucca, vescovo della città, santo
    * Luigi Fornaciari , scrittore e giureconsulto
    * Gemma Galgani, santa
    * Eufemia Gemma Giannini, venerabile
    * Francesco Geminiani, compositore e violinista
    * Stefano Giuntini, giornalista
    * Elena Guerra, fondatrice Suore di S. Zita, beata
    * Paolo Guinigi, signore di Lucca del XV secolo
    * Georg Klusemann, pittore
    * Giovanni Leonardi, fondatore dei Chierici regolari della Madre di Dio, santo
    * Guglielmo Lera, storico e letterato
    * Lucio III, papa
    * Vincenzo Lunardi, pioniere dell'aeronautica
    * Oristodemo Lupoli, uomo politico
    * Gaetano Luporini, compositore
    * Gustavo Giovannetti, compositore
    * Augusto Mancini, letterato, docente universitario, uomo politico
    * Maria Eletta Martini, donna politica italiana
    * Chiara Matraini, poetessa (1514-1604)
    * Felice Matteucci, inventore del motore a scoppio con Padre Eugenio Barsanti.
    * Antonio Mazzarosa, scrittore
    * Don Aldo Mei, sacerdote, fucilato dai tedeschi il 4 agosto 1944
    * Riccardo Moretti, musicista, compositore, direttore d'orchestra ed attore cinematografico
    * Lorenzo Nottolini, architetto
    * Arturo Pacini, uomo politico
    * Arturo Paoli, prete, scrittore, teologo
    * Enrico Pea, scrittore
    * Marcello Pera, politico
    * Francesco Petroni, scultore
    * Giovanni Andrea Pieri, patriota
    * Antonio Possenti, pittore
    * Giacomo Puccini, compositore
    * Carlo Ludovico Ragghianti, storico dell'arte, uomo politico
    * Gabriele Ragghianti, contrabbassista
    * Nicola Savino, conduttore radiofonico e televisivo
    * Sergio Scatizzi, pittore
    * Azzolino Simonetti, mercante e banchiere in Inghilterra (secolo XIV)
    * Giuseppe Ungaretti, poeta e scrittore
    * Antonio Vallisneri, naturalista
    * Maria Stuarda Varetti, pittrice
    * Alfredo Volpi, pittore
    * Zita da Lucca, santa
    * Dino Terra, Fondatore dell'omonima associazione
    * Marco Landucci, ex calciatore, attuale allenatore dei portieri del Milan
    * Carlo Lombardi (1900-1984), attore

    Santi e reliquie lucchesi

    * San Frediano
    * Santa Gemma Galgani
    * Santa Zita
    * Volto Santo di Lucca
    * San Paolino
    * S.Giovanni Leonardi
    * Elena Guerra, beata

    Antiche famiglie lucchesi

    * Antelminelli
    * Busdraghi
    * Diodati
    * Guinigi
    * Mansi
    * Tori
    * santa Vasilica

    Leggende

    * Leggenda del patto con il Diavolo di Lucida Mansi, nobildonna lucchese
    * Leggenda della costruzione del Ponte della Maddalena, comunemente identificato come "Ponte del Diavolo", si trova nel comune di Borgo a Mozzano

    Manifestazioni

    * Ogni anno, in occasione della Festa della Esaltazione della Santa Croce (Lucca), la sera antecedente al 14 settembre, si snoda per la città la lunga processione religiosa cittadina. Lo scopo della processione è quello di radunarsi nella chiesa di S. Martino, il Duomo di Lucca, attorno al Volto Santo di Lucca, il Crocifisso ligneo che reca le vere sembianze del volto di Cristo. Nella stupenda cornice della città illuminata da migliaia di lumi di cera, sfilano tutte le parrocchie della lucchesia, cariche politiche, cariche religiose, bande musicali, la folkloristica Associazione dei lucchesi nel mondo, balestrieri e figuranti in abiti medioevali.

    * Ogni anno, la sera del 12 luglio in occasione della Festa di San Paolino, Patrono di Lucca, si disputa il tradizionale palio della Balestra di Lucca fra i tiratori appartenenti ai terzieri cittadini. La gara si svolge secondo il regolamento del 1443 che risulta essere il regolamento di tiro più antico d'Europa.

    * Ogni anno nel mese di settembre, nei sotterranei del baluardo di San Pietro sotto le Mura di Lucca si svolge la Fiera Medievale della Santa Croce manifestazione storica volta a far rivivere un'antica Fiera Mercato in cui si possono ammirare banchi di artigiani, mercanti, musici, giocolieri ed artisti di strada.

    * Ogni anno tra fine ottobre e i primi di novembre si svolge Lucca comics, considerata la più importante fiera del fumetto italiana.

    * Dal 1995, nel mese di ottobre, si svolge tutti gli anni LuccAutori, rassegna letteraria di spessore (Dacia Maraini, Piero Badaloni, Lidia Ravera, Alda Merini, Sergio Zavoli, Francesco Alberoni, Bruno Lauzi, Arrigo Petacco, Amedeo Minghi, Maurizio Maggiani, Vittorino Andreoli, Barbara Alberti, Antonio Caprarica, Enrico Vaime tra i nomi celebri ospitati). L'evento è legato ai Premi di narrativa Racconti nella Rete (dal 2002) e Racconti per Corti (dal 2010).

    * Nel mese di ottobre si svolge il Lucca Film Festival, un evento cinematografico e performativo che nel 2009 vedrà la sua quinta edizione. Il festival è una celebrazione annuale del cinema nel senso più ampio, da quello ‘mainstream’ a quello sperimentale e indipendente. Si svolge nell’arco di 9 giorni e alterna continuamente proiezioni, esposizioni, conferenze, lezioni e performances. Nel 2010 è stato proiettato il film più lungo della storia, Cinématon.

    * Lucca Digital Photo Fest ogni anno, dal 2005, anno della prima edizione, tra fine novembre e metà dicembre. Una grande mostra di fotogiornalismo, un grande fotografo internazionale, photocafe, workshops e letture di portfolio.

    * Ogni anno nel mese di settembre, a partire dal 2001, sulle Mura di Lucca si svolge la Mostra mercato del giardinaggio amatoriale denominata Murabilia-Mura in fiore.

    * Nel mese di luglio si svolge a Lucca il Summer Festival, un evento musicale in Piazza Napoleone ospita artisti di fama internazionale e attira persone da tutta Italia.

    * Durante tutto l'anno, nella Basilica di San Giovanni, con interpreti e programmi diversi ogni sera, per dare al pubblico l'idea più vasta del grande Genio di Puccini: Puccinielasualucca

    * La principale squadra di calcio della città è la Lucchese (Associazione Sportiva Lucchese Libertas 1905) (colori rosso-nero) che nella sua storia ha giocato 9 stagioni in serie A e 25 in serie B.

    Geografia antropica

    Lucca è suddivisa in 9 circoscrizioni:

    1. Lucca - Centro Storico
    2. Arancio - San Filippo - San Marco - San Vito
    3. Cerasomma - Fagnano - Gattaiola - Meati Montuolo - Nave - San Donato - Sant'Angelo in Campo - Sant'Anna
    4. Antraccoli - Picciorana - SS.Annunziata - San Cassiano a Vico - San Pietro a Vico - Tempagnano
    5. Arliano - Balbano - Carignano (zona ovest di Rio del Canalaccio) - Castiglioncello - Chiatri - Farneta - Formentale - Maggiano - Nozzano Castello - Nozzano San Pietro - Piazzano - Ponte San Pietro - San Macario in Monte - San Macario in Piano - Santa Maria a Colle - Stabbiano - Vecoli
    6. Arsina - Cappella - Carignano (zona est di Rio del Canalaccio) - Castagnori - Monte San Quirico - Mutigliano - Pieve Santo Stefano - San Martino in Vignale - San Concordio di Moriano - Sant'Alessio - Torre - Vallebuia
    7. Mugnano - Pontetetto - San Concordio Contrada Sorbano del Giudice - Sorbano del Vescovo
    8. Aquilea - Deccio di Brancoli - Ciciana - Gignano di Brancoli - Gugliano - Mammoli - Mastiano - Ombreglio di Brancoli - Palmata - Piaggione - Piazza - di Brancoli - Peve di Brancoli - Saltocchio - San Cassiano M.no - San Gemignano M.no - San Giusto Brancoli - San Lorenzo Brancoli - San Lorenzo M.no - San Michele M.no - San Pancrazio - San Quirico M.no - Sant'Ilario Brancoli - Santo Stefano M.no - Sesto M.no - Tramonte Brancoli
    9. Massa Pisana - Pozzuolo - San Lorenzo a Vaccoli - San Michele in Escheto - Santa Maria del Giudice - Vicopelago

    Infrastrutture e trasporti
    Strade

    La principale arteria stradale al servizio della città è l'Autostrada A11 Firenze-Mare, alla quale è collegata da due caselli, situati ad est e ad ovest del nucleo urbano. Dal secondo ha origine anche una diramazione che collega velocemente Lucca a Viareggio e unisce l'Autostrada A11 con la Autostrada A12 Genova-Roma. Altra strada importante che tocca Lucca è la Strada Statale 12 dell'Abetone e del Brennero che proviene da Pisa e prosegue fino al confine con l'Austria passando per Modena, Verona, Trento e Bolzano.
    [modifica] Distanza dalle principali città italiane
    Bari 775 km
    Bologna 155 km
    Firenze 75 km
    Genova 165 km
    Milano 280 km
    Napoli 545 km
    Palermo 1250 km
    Roma 350 km
    Torino 330 km
    Venezia 310 km

    Il porto di Lucca, il "Fiumicello"

    Lucca aveva fino all'800 un porto fluviale detto "Fiumicello" che si trovava nel quartiere di San Concordio a sud della città. Esso consentiva ai lucchesi di entrare in comunicazione diretta con il Mar Tirreno. Dalla zona del Fiumicello, detta tutt'oggi "Al porto", si poteva accedere al canale "della Formica", o "Formicola", (larghezza tipica 7 metri) che portava al canale Ozzeri. L'Ozzeri infatti a ponente è affluente del Serchio e a levante un tempo raggiungeva l'Arno; mediante questi due fiumi in passato era possibile raggiungere il mare.
    Il canale Ozzeri, scavato in epoca romana, venne ristrutturato dal vescovo di Lucca San Frediano nell'ambito dei lavori di bonifica nel VI secolo. L'alveo del canale assunse una doppia pendenza in modo che dal porto un tratto potesse proseguire verso Montuolo per confluire con il Serchio a Cerasomma ed un tratto si allontanasse da Lucca verso Bientina. Il porto di Lucca fu particolarmente importante per il commercio lucchese della seta e per gli approvvigionamenti alimentari, in particolare il sale. Anche le pietre per la costruzione della cerchia muraria del 1500 furono trasportate nel canale dalle cave di pietra di Guamo.
    L'attività del porto Fiumicello si interruppe intorno al 1860 con l'arrivo a Lucca della ferrovia, più veloce e più sicura nei trasporti. Così il porto fu interrato e vi furono piantati alberi di pino rendendolo oggi non più visibile.

    Ferrovie

    La stazione di Lucca è attraversata dalla Ferrovia Firenze-Prato-Pistoia-Lucca-Viareggio ed è anche il capolinea di due linee secondarie: la Ferrovia Lucca-Aulla e la Ferrovia Lucca-Pisa. La stazione è interessata solo da traffico regionale ma è comunque di una discreta importanza ed ha buoni livelli di frequentazione di passeggeri. La principale stazione ferroviaria della Provincia è ubicata a Viareggio.

    Aeroporti

    L' aeroporto di Lucca-Tassignano, posto nel comune di Capannori è aperto al traffico turistico e commerciale nazionale e comunitario ma non ospita al momento alcun volo di linea. I principali impianti aeroportuali internazionali o intercontinentali più vicini alla città restano dunque Firenze (circa 65 km), Pisa (circa 30 km), Milano Malpensa (circa 330 km) e Roma-Fiumicino (circa 375 km).
     
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    TAORMINA
    Taormina è un centro balneare sul Mar Ionio in provincia di Messina con 11.053 abitanti.
    Panoramica della cittadina, cenni storici e risorse locali, atti pubblici e la storia della Cittadina.
    Taormina-piazza


    taormina
    Statobandiera Italia
    RegioneSicilia – stemma Sicilia
    ProvinciaMessina – stemma Messina


    taormina
    Sull'origine di Taormina (Tauromenion, Tauromenium) molte sono le notizie, ma incerte per documentazione e attendibilità.

    Diodoro Siculo, nel 14° libro della sua Bibliotheca historica, attesta che i Siculi abitavano la rocca di Taormina, vivendo di agricoltura e di allevamento di bestiame, già prima dello sbarco dei Greci di Calcide Eubea nella baia di Taormina (753 a.C.), dove alle foci del fiume Alcantara, fondarono Naxos (odierna Giardini Naxos), la prima colonia greca di Sicilia. Dionisio di Siracusa, di origine dorica, ed alleato di Sparta nella guerra contro Atene, tollerò per poco tempo la presenza degli Jonici di Calcide Eubea a Naxos, alleati di Atene, ma successivamente mosse contro di essi che andarono ad occupare la parte a valle del Monte Tauro (Sicilia)|Monte Tauro, in cui vivevano i Siculi insieme ad altri jonici che si erano precedentemente insediati da Naxos.

    Ma negli anni della XCVI Olimpiade (396 a.C.) i nassioti in massa, minacciati da Dionisio, tiranno di Siracusa, si trasferirono a Tauromenion, spinti da Imilcone, condottiero dei Cartaginesi, alleato degli Jonici contro i Dorici, perché il colle era da considerarsi fortificato per natura. Poiché il tiranno di Siracusa voleva riprendersi con violenza il territorio dei Tauromenitani, essi risposero che apparteneva loro di diritto, poiché i propri antenati Greci ne avevano già preso possesso prima di loro stessi, scacciando gli abitanti locali.

    Afferma Vito Amico che la suddetta versione sulle origini di Taormina fornita da Diodoro è contraddetta nel 16° libro, quando sostiene che Andromaco, dopo l'eccidio di Naxos del 403 a.C., radunati i superstiti li convince ad attestarsi nel 358 a.C. sulle pendici del vicino colle "dalla forma di toro", e di conseguenza il nascente abitato prese il nome di Tauromenion, toponimo composto da Toro e dalla forma greca menein, che significa rimanere[3].

    Mentre le notizie fornite da Cluverio concordano con la seconda versione di Diodoro, Strabone narra che Taormina abbia avuto origine dagli Zanclei e dai Nassi. Ciò chiarirebbe in qualche modo, l'affermazione di Plinio, il quale afferma che Taormina in origine si chiamava Naxos.

    Secondo la testimonianza di Diodoro Siculo, Taormina, governata saggiamente da Andromaco, progredisce, risplendendo in opulenza e in potenza. Nel 345 a.C. Timoleone da Corinto, sbarca e raggiunge Tauromenium, per chiedere l'appoggio militare al fine di sostenere la libertà dei Siracusani.

    Taormina
    Dominio dei Tiranni di Siracusa
    Più tardi troviamo Taormina sotto il dominio del tiranno siracusano Agatocle, che ordina l'eccidio di molti uomini illustri della città e manda in esilio lo stesso Timeo, figlio di Andromaco. Anni dopo soggiace a Tindarione e quindi a Gerone, anch'essi tiranni Siracusani.

    Epoca romana
    Taormina rimane sotto Siracusa fino a quando Roma, nel 212 a.C., non dichiara tutta la Sicilia provincia romana. I suoi abitanti sono considerati alleati dei Romani e Cicerone, nella seconda orazione contro Verre, accenna che la città è una delle tre Civitates foederatae e la nomina "Civis Notabilis" (erroneamente tramandato, poi, come "Urbs notabilis"). In conseguenza di ciò non tocca ai suoi abitanti pagare decime o armare navi e marinai in caso di necessità.

    Nel corso della guerra servile (134 – 132 a.C.) Tauromenium è occupata dagli schiavi insorti, che la scelgono come caposaldo sicuro. Stretti d'assedio da Pompilio, resistono a lungo sopportando anche la fame e cedendo soltanto quando uno dei loro capi, Serapione, tradendo i compagni, lascia prendere la roccaforte.

    Nel 36 a.C. nel corso della guerra fra Sesto Pompeo ed Ottaviano, le truppe di quest'ultimo sbarcano a Naxos per riprendere la città a Sesto Pompeo che l'ha in precedenza occupata. Per ripopolare Tauromenium, dopo i danni della guerra subita, ma anche per presidiarla Ottaviano, divenuto Augusto, nel 21 a.C. invia una colonia di Romani, a lui fedeli, e nel contempo ne espelle gli abitanti a lui contrari.

    Strabone parla di Tauromenion come di una piccola città, inferiore a Messina e a Catania. Plinio e Tolomeo ne ricordano le condizioni di colonia romana.

    Tardo impero e caduta dell'impero
    Secondo una leggenda, con l'avvento del Cristianesimo, Pietro apostolo destina a Taormina il vescovo Pancrazio, che già prestava la sua opera di conversione nella regione, che costruisce la prima chiesetta sulle pendici di Taormina dedicata a san Pietro stabilendo la sede del primo vescovato in Sicilia.[senza fonte] Peraltro, l'effettiva esistenza storica di questo personaggio non risulta da alcun documento storico, a parte le leggende: le prime menzioni risalgono a dopo la fine del dominio mussulmano.

    Vescovi "prestantissimi per santità di costumi, zelo e dottrina", scrive Vito Amico, si succedono fino all'età araba. Poche sono le notizie in questo lasso di tempo, che annovera la caduta dell'Impero romano d'Occidente nel 447, l'invasione dei Goti, la presenza dei Bizantini, la conquista araba.

    Certo è che Taormina, occupa una posizione strategica importante per la tenuta militare del territorio circostante, per 62 anni è l'ultimo lembo di terra dell'Impero romano d'Oriente insieme a Rometta e più volte resiste agli assalti dei saraceni (grazie alle sorgenti d'acqua potabile, alle cisterne ed agli acquedotti sotterranei), fino al 906.


    taormina
    Assedio del 904-906 e dominio arabo
    Nel 906, dopo un lungo assedio durato due anni, la notte del Natale del 906, a causa del tradimento di un mercenario messinese, tale Tommaso Balsamo, Taormina fu presa e distrutta totalmente. I suoi abitanti maschi furono tutti decapitati come il vescovo di Taormina, San Procopio, la cui testa fu portata su un piatto d'argento al capo delle truppe saracene Ibrahim II degli Aghlabidi (al quale è intestata una via di Taormina). Le ragazze più belle furono portate al califfo di Karaujan Al Moezzin e le altre furono rese schiave. I pochi superstiti fuggirono nelle montagne circostanti. La città fu ricostruita nella parte sud, laddove finiva quella greca-romana rasa al suolo dai saraceni e per quasi due secoli visse nella concordia e nella tolleranza fra arabi e cristiani. Gli arabi l'abbellirono adornandola di bei giardini e fontane e la ribattezzarono con il nome di Almoezia, dal nome del califfo Al Moezzin.

    Assedio del 1078 e dominio svevo
    Della città si impossessa il Gran Conte Ruggero, il quale espugnato Castronovo volge alla conquista del Val Demone, cingendo d'assedio la città, attraverso la costruzione di ben ventidue fortezze in legname: tronchi e rami formano un muro insuperabile; nondimeno i saraceni resistono per molto tempo prima di capitolare nel 1078.

    Taormina diviene Città Demaniale, compresa prima nella Diocesi di Troina e poi in quella di Messina, quando la sede vescovile viene qui trasferita.

    Seguono le vicende della Sicilia, sotto gli Svevi e poi sotto gli Aragonesi. Nel 1410 il Parlamento Siciliano, uno dei più antichi d'Europa, svolge a Taormina la sua storica seduta, al Palazzo Corvaja alla presenza della regina Bianca di Navarra, per l'elezione del re di Sicilia, dopo la morte di Martino I detto il giovane. Nel secolo XVI Filippo IV di Spagna concede il privilegio che la città appartenga stabilmente alla Corona.

    Assedio del 1675 e dominio francese
    Nel 1675, in occasione della Rivolta antispagnola di Messina, Taormina rimane fedele alla Corona di Spagna. Per tale motivo è assediata dai francesi, alleati di Messina che la espugnano nel settembre del 1676. I francesi di Casa D'Orleans non la ritengono città importante, tanto che per un certo periodo è posta sotto la giurisdizione militare della vicina Savoca che poco prima si era arresa ai francesi concludendo con questi una vantaggiosa capitolazione.

    Ritorno dei Borbone
    Sconfitti in Sicilia gli Angioini con la guerra del Vespro, Taormina ritorna sotto gli spagnoli ed i viceré con gli antichi privilegi. In seguito, con l'occupazione delle truppe napoleoniche di Napoli e del Sud e con il trasferimento della Reggia Borbonica a Palermo, Re Ferdinando I di Sicilia volle ringraziare Taormina per la sua antica fedeltà ai Borbone contro i francesi e Re Ferdinando I in visita ufficiale nella fedele Taormina, in segno di riconoscimento donò al sindaco dell'epoca Pancrazio Ciprioti l'Isola Bella.

    I Borbone, resero più facile l'accesso alla città, che sin dai tempi dei romani avveniva dall'angusta Consolare Valeria che si inerpicava fra le colline, tagliando il promontorio del Catrabico realizzando così una strada litoranea che congiungeva facilmente Messina a Catania.

    Da parte di molte nazioni europee e di famosi scrittori ed artisti (Goethe, Maupassant, Houel ed altri) si manifestò un interesse verso l'amenità del luogo e verso le sue bellezze archeologiche. Taormina da adesso in poi si svilupperà, divenendo luogo di residenza del turismo elitario, inizialmente proveniente soprattutto dall'Inghilterra come Lady Florence Trevelyan, figlia del Barone Spencer Trevelyan e la cui nonna paterna era Lady Maria Wilson una prima cugina della Regina Vittoria, alla cui Corte Florence era cresciuta attorniata dai cani che adorava come la "zia Vittoria" che, però, lei puritana, per impedire uno scandalo a Corte, la obbligò all'esilio con un ricco vitalizio, per una sua relazione con suo figlio, il Re Edoardo VII che era sposato con l'austera Alessandra di Danimarca e che decise di vivere a Taormina dove sposò Salvatore Cacciola, professore di chirurgia all'università di Bologna, sindaco di Taormina ed amico del Duca di Kent.

    taormina
    Dal XIX secolo ai giorni nostri
    Lady Florence Trevelyan acquistò l'Isola Bella e comprò 82 vecchie casupole di pescatori e lotti di terreno che abbatté per realizzare lo splendido giardino che, dopo la sua morte, divenne il giardino pubblico di Taormina con le caratteristiche costruzioni ispirate ai suoi viaggi in estremo oriente, aiutò i La Floresta ad ampliare il primo albergo di Taormina, l'Hotel Timeo; dall'Inghilterra arrivò anche il Re Edoardo VII (dopo due anni, però, dalla morte della madre la Regina Vittoria nel 1903, 1904, 1907, 1908) e dalla Germania personaggi come Johann Wolfgang von Goethe, che citò Taormina nel suo Viaggio in Italia (Italienische Reise), il fotografo barone Wilhelm von Gloeden, il pittore Otto Geleng, Friedrich Nietzsche (dal 1882) che qui scrisse Così parlò Zarathustra, Richard Wagner,lo Zar Nicola I, il Kaiser Guglielmo II di Germania (1896-1897-1901-1904,1908) col cugino lo Zar Nicola II,la Zarina Aleksandra Fëdorovna Romanova nipote della Regina Vittoria in quanto figlia di Alice d'Inghilterra con gli amici, Ignazio Florio e Franca Florio, "la stella d'Italia" come la chiamava il Kaiser ed amica della Trevelyan, Gabriele D'Annunzio, Gustav Klimt, Sigmund Freud, Edmondo De Amicis, il Granduca Paolo di Russia, il Principe Jusupov Feliks con la Principessa Irina, l'Arciduca Mihail Pavlopic fratello dello Zar Nicola II e banchieri, magnati, aristocratici di tutto il mondo.[4]

    Ben presto Taormina divenne famosa in tutto il mondo sia per le sue bellezze paesaggistiche, per i suoi panorami variopinti, per i quadri dell'Etna innevato e fumante che declina sino al mare turchese e che fecero il giro del mondo, ma anche per la sua permissività, per la sua "trasgressione", per i suoi "dotti cenacoli", per il "mito d'Arcadia", per la sua sfrenata "dolce vita".

    "I pazzi a Taormina" dello scrittore catanese Massimo Simili[5] descrive un periodo in cui non passava giorno che a Taormina, non accadesse qualcosa di "folle" grazie ai suoi estrosi e famosi frequentatori. Ciò che era permesso a Taormina creava scandalo persino nella "internazionale" Capri dove, per esempio, l'armiere tedesco Krupp aveva cercato, senza riuscirvi di ricreare i "cenacoli taorminesi" in cui efebi locali ed ancelle erano al centro delle "scene". Krupp a Capri fu travolto dallo scandalo e pochi giorni dopo si tolse la vita per la vergogna a Brema.

    Sorsero tanti alberghi tutti gestiti da famiglie taorminesi. Il paese di pescatori e contadini e di benestanti borghesi si trasformò in un paese di commercianti, albergatori, costruttori. Durante la seconda guerra mondiale fu sede del Comando tedesco della Wehrmacht per cui il 9 luglio del 1943, giorno del patrono San Pancrazio, Taormina subì due devastanti bombardamenti aerei alleati che distrussero parte della zona sud e persino un'ala del famoso albergo San Domenico in cui era in corso una riunione dell'alto comando tedesco.

    taormina
    Essendo una città turistica internazionale molte spie inglesi durante il fascismo si erano ben camuffate e uscirono allo scoperto appena entrarono le truppe alleate. Nel dopoguerra Taormina si ingrandì senza alterare le proprie bellezze naturali e sino al 1968 era una città turistica prettamente invernale per un turismo ricco ed individuale, tant'è che i migliori alberghi aprivano ad ottobre e chiudevano a giugno ed era frequentata da scrittori di fama come Roger Peyrefitte, Truman Capote, André Gide, D. H. Lawrence, Salvatore Quasimodo (al quale venne assegnato anche il Premio Letterario Etna-Taormina, di gran prestigio a quel tempo), da nobili (Giuliana d'Olanda), dai reali di Svezia e di Danimarca, dal Presidente della Finlandia Urho Kekkonen, da personaggi illustri e famosi come Soraya, Ava Gardner, Romy Schneider, che fecero amicizia anche con alcuni affascinanti play boys del luogo, nonché Liz Taylor, Richard Burton, Dino Grandi, Willy Brandt, Greta Garbo, che svernavano per mesi negli alberghi taorminesi trascorrendo le giornate, ma soprattutto le notti nei tipici locali notturni dell'epoca e continuando, così, quella dolce vita iniziata con la Belle Époque.

    Centro d'incontro per tutti (artisti, nobili, playboy, scrittori, personaggi curiosi) era il Caffè Concerto "Mocambo" dell'estroso play boy Robertino Fichera. Robertino, con i suoi mitici amici Chico Scimone e Dino Papale, quest'ultimo fondatore della Women's Tennis Association, volle rappresentare in un murale, che fece dipingere nel salone del suo famoso Caffè affinché rimanessero "immortali" seduti accanto a Sigmund Freud e Albert Einstein, quelli che erano i veri protagonisti del grande teatrino taorminese cioè quella umanità "viva", composta da playboy, artisti e "pazzi", che "creava" ogni giorno la dolce vita taorminese. "Che la festa inizi" è il titolo del murale. Ma la festa stava per finire, ed anche la vita terrena di Robertino.

    Nel 1968, accadde il terremoto del Belice che fece paura per le ripercussioni che avrebbe potuto avere sul turismo ad alcuni operatori turistici taorminesi che frettolosamente si indirizzarono verso il turismo di massa facendo contratti con i maggiori tour operator europei. Taormina, così, rapidamente si trasformò. Gli alberghi "vendevano" le camere a contratto annuale ai grandi tour operator del turismo di massa rinunciando al turismo classico individuale che sino allora aveva reso ricca e famosa Taormina con un taglio decisamente di alta classe e di prestigio.

    Col turismo di massa la cittadina si espanse nelle adiacenti zone verdi, fu rapidamente e disordinatamente cementificata, nacquero nuovi alberghi e tante nuove attività commerciali e siccome i taorminesi non si volevano dedicare ai lavori umili, vi fu una invasione dall'arretrato entroterra siciliano di gente povera di diversa cultura in cerca di fortuna, che in poco tempo, richiamò a Taormina amici e parenti che si improvvisarono albergatori, ristoratori, commercianti.

    Taormina divenne, in breve tempo, una cittadina balneare per un turismo di massa, una nobile decaduta.

    Gli alberghi ora chiudevano a novembre per riaprire a Pasqua. Fu il crollo per quasi tutte le famiglie di antichi albergatori taorminesi che non riuscirono ad adeguarsi ai nuovi tempi ed in pochi anni persero i propri alberghi che furono acquistati da società venute da fuori che miravano più ai bilanci che alla qualità dei servizi.

    Gli alberghi non erano più le seconde case di lusso dei viaggiatori che venivano accolti con grande cortesia dai proprietari e con i quali si familiarizzava, si conversava e si prendeva il thè ... ma erano degli anonimi alberghi con degli anonimi clienti come tanti di tutto il mondo. Fu una rivoluzione anche nel tessuto economico sociale tradizionale di Taormina a causa dei tanti immigrati arrivati a Taormina in cerca di fortuna, che non solo dettero vita alla speculazione edilizia, avendo necessità di costruire abitazioni per essi, per gli amici e per i parenti, ma si insediarono anche nelle strutture di potere della città.

    taormina
    Fu la fine anche della dolce vita taorminese, i cui protagonisti erano stati tanti estroversi personaggi della aristocrazia siciliana e alcuni affascinanti play boy locali che, fra le dolcezze della natura taorminese, intrattenevano turiste famose e non, inducendole a ritornare annualmente più volte a Taormina, proprio come avveniva agli albori del secolo con Geleng e Von Gloeden.

    Taormina veniva, quindi, "spersonalizzata", perdeva la propria "identità" di città di artisti e di "pazzi" in cui ognuno poteva vivere come non poteva nella propria città e Taormina rischiava di morire a causa del "provincialismo" dei tanti immigrati che erano venuti a Taormina per cercar fortuna e che, avendola trovata ed essendosi anche arricchiti avevano ben presto occupato i posti di potere snaturando, così la città che perdeva la sua identità e veniva invasa dal cemento, come tante altre famose città turistiche e ciò anche a causa del turismo "mordi e fuggi" prediletto da una categoria di audaci mercanti.

    Si perdeva soprattutto l'identità del taorminese ospitale e colto anche perché il centro storico veniva svuotato in quanto molti taorminesi svendevano le loro vecchie case ed al loro posto sorgevano tante seconde e terze case per villeggianti della provincia, sin quando, all'inizio del III millennio, alcuni imprenditori non hanno iniziato a creare nuovamente alberghi di gran lusso, maisons de charme, che, aperti tutto l'anno, hanno in poco tempo, fatto sì che Taormina sia nuovamente una città turistica di fama internazionale, elegante, con un salotto buono (il Corso Umberto I) in cui sono presenti splendidi negozi con le maggiori griffe mondiali ed in cui, grazie anche ai tanti prestigiosi eventi culturali, una per tutte Taormina Arte, vi è una stagione turistica che dura tutto l'anno con delle punte massime in agosto e minime a gennaio-febbraio e che accoglie sia clientela di lusso, sia un turismo di massa (d'estate) medio-alto. Attualmente Taormina è considerata una delle città più belle, più accoglienti e più affascinanti di tutta l'intera Sicilia; questo suo nobile aspetto è dovuto essenzialmente alla caratteristica del paesaggio circostante: da un lato vi è il mare con la sua attraente spiaggia, tipico aspetto della zona costiera della Sicilia, mentre dall'altro è circondata interamente da montagne e colline varie, caratteristico di tutta la parte centrale della regione; è proprio questa la principale particolarità che spinge ogni anno milioni di turisti a visitare questa perla sperduta tra il Mar Mediterraneo.

    Luoghi di culto

    - Duomo di Taormina, XII secolo d.C.
    - Chiesa Anglicana di San Giorgio (Taormina)
    - Chiesa del Varò, sec. XVIII-XIX
    - Chiesa di San Giuseppe
    - Chiesa di Santa Caterina, sec. XVII
    - Chiesa di Santa Domenica, sec. XVII
    - Chiesa di San Pancrazio, sec. VI-IX ?
    - Chiesa di San Pietro e Paolo, sec. XVIII
    - Chiesa Madonna della Rocca, 1640 ca.
    - Cappella della Madonna delle Grazie, 1850
    - Chiesa del Convento di Sant'Antonio da Padova (originariamente Santa Caterina d'Alessandria), sec. XVI
    - Chiesa di Sant'Antonio Abate, 1330

    Siti archeologici

    - Teatro antico di Taormina
    - Le Naumachie, I secolo a.C.
    - Odeon (Taormina)|Odeon, I secolo a.C.
    - Castello di Monte Tauro, X secolo d.C.

    Altri monumenti e luoghi di interesse

    - Mappa dei monumenti di Taormina
    - Palazzo Corvaja
    - Palazzo Duchi di Santo Stefano
    - La Villa Comunale
    - Isola Bella
    - Parco Letterario Salvatore Quasimodo (a Roccalumera, distanza 8 km)
    - Stazione ferroviaria Taormina-Giardini
    - Badia vecchia
    - Chiesa di Sant'Agostino sede della biblioteca comunale

    Geografia fisica
    È situata su una collina a 206 m di altezza sul livello del mare, sospesa tra rocce e mare su un terrazzo del monte Tauro, in uno scenario di bellezze naturali unico per varietà e contrasti di motivi.

    Il clima è dolcemente mite.

    In base alla media trentennale di riferimento 1961-1990, la temperatura media del mese più freddo, gennaio, si attesta a +11,0 °C; quella del mese più caldo, agosto, è di +26,6 °C

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