LUIGI PIRANDELLO

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    Ho visto entrambi gli spettacoli!



    Il piacere dell'onestà


    di Luigi Pirandello




    Angelo Baldovino, uomo di poco conto, dalla moralità accomodante, un fallito, accetta per denaro di sposare Agata, l'amante incinta del marchese Fabio Colli che non può sposarla perché già ammogliato. Naturalmente si tratterà di un matrimonio di facciata: ognuno continuerà tranquillamente a farsi i fatti propri.

    Ma le cose non vanno come previsto. Angelo che per la prima volta si sente investito da una grave responsabilità prende tutto molto sul serio. Aiuterà la ragazza lasciata sola, darà il suo nome al nascituro e sarà utile anche allo stesso marchese Fabio, vittima di una moglie che lo tradisce. Angelo si sente investito di una missione che lo riabiliterà di fronte agli altri e ai suoi stessi occhi:
    « Ecco qua: uno ha preso alla vita quel che non doveva e ora pago io per lui, perché se io non pagassi, qua un'onestà fallirebbe, qua l'onore di una famiglia farebbe bancarotta: signor marchese, è per me una bella soddisfazione: una rivincita! »


    Egli si batterà per l'onestà rigorosamente per riscattare la sua vita finalmente con un ideale da seguire che, dice, gli procura «il piacere dei Santi negli affreschi delle chiese» Ma così manderà all'aria i progetti di Fabio che ormai non troverà più accoglienza da parte di Agata che ora pensa soltanto ad essere una buona madre per il figlio ormai nato.

    Il marchese disperato vuole sbarazzarsi del "traditore" ed organizza una società nella quale fa entrare Angelo, sperando che questi si comporti disonestamente, venga cacciato e perda la sua fama di uomo onesto. Angelo invece non solo dà prova di rettitudine ma smaschera di fronte ad Agata la trappola che il marchese gli ha teso e nonostante tutto per il bene del bambino si dice disposto a farsi accusare di furto purché a rubare realmente sia Fabio.

    Sarà la stessa Agata a pregare Angelo di restare accanto a lei ormai conquistata dalla sua onestà.



    Non si sa come
    di Luigi Pirandello




    Quello del Conte Daddi è un delitto che tutti noi, in forma più o meno grave abbiamo compiuto. Quante volte ci si è rimproverati di un atto irriflesso, di cui percepivamo le conseguenze e che pure abbiamo compiuto? E da quell'atto, sul momento senza un preciso senso, ne sono venuti esiti che segnano la vita per sempre. Perché l'abbiamo fatto? Chi o cosa ci ha spinto a farlo? Non sono stato io a decidere con piena volontà eppure io ne pago le conseguenze. Ci sono dunque due io dentro di noi ed uno é nemico dell'altro.

    Il conte Romeo Daddi, personaggio serio e rispettabile, è molto innamorato della moglie ed è buon amico di Giorgio Vanzi, eppure gli accade di tradire l'amicizia e la moglie con Ginevra, amica di famiglia e moglie di Vanzi.

    Non è stato, il suo, un innamoramento, di cui potrebbe anche giustificarsi, ma un atto istintivo che, non si sa come, l'ha portato a fare quello che ha fatto.

    Avviene un doloroso chiarimento tra i protagonisti del dramma durante il quale Romeo Daddi ricorda un altro delitto, questo sì delitto, compiuto da ragazzo. Da una sciocca lite con un ragazzo, come tante ne avvengono per "futili motivi", come specifica quella legge che poi severamente ti condanna, lo aveva colpito con una pietra uccidendolo.

    Il racconto di Romeo é allucinante: il ragazzo giaceva morto con la testa fracassata ai suoi piedi, eppure lui non si sentiva colpevole; tutto era avvenuto come in un incubo, in una specie di delirio dove il protagonista del fatto non era lui, che se ne era tornato tranquillamente a casa.

    Adesso, ripensandoci, anche quello che è avvenuto con Ginevra è stato come un sogno di cui si percepisce la realtà solo quando si torna in se stessi.

    Ed ora quella situazione si è ripetuta: questo, come il primo, è un delitto innocente, compiuto per istinto eppure, se si vuole ricostruire qualcosa dalle macerie che si sono provocate, bisogna tuttavia assumersene la responsabilità: si deve essere chiamati a rispondere anche delle azioni di quell'io che talora ci sovrasta e ci trascina.

    Bisogna cercare la punizione anche se non ci si sente colpevoli: il conte farà in modo che il suo amico Giorgio lo uccida, anche lui senza volerlo, non si sa come.

     
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