VITE STRAORDINARIE: Indimenticabili

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  1. la sirenetta
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    Corrado Mantoni

    Corrado Mantoni, in arte semplicemente Corrado (Roma, 2 agosto 1924 – Roma, 8 giugno 1999), è stato un conduttore televisivo, conduttore radiofonico e doppiatore italiano.

    È stato, con Mike Bongiorno , il più noto presentatore della radio e della televisione italiana fin dalla sua nascita.

    Nacque a Roma, il 2 agosto 1924 da genitori di origini marchigiane, il padre tipografo e pubblicista, la madre insegnante. Dopo gli studi al Ginnasio e al liceo classico Mamiani di Roma, si iscrisse alla facoltà di Giurisprudenza dell'università, che però non terminò perché attratto dal palcoscenico, già calcato dal fratello maggiore Riccardo Mantoni, regista e doppiatore.

    Passò in televisione negli anni sessanta, dopo aver sperimentalmente trasmesso i suoi programmi radiofonici in TV, come fu per il programma Rosso e nero, in cui aveva come valletta Sophia Loren, e ospitò tra gli altri Danny Kaye e Gregory Peck. Diventò il conduttore ufficiale delle più importanti manifestazioni italiane: concerti, premiazioni, Miss Italia. Condusse numerose trasmissioni, di cui alcune entrate di diritto nella storia della televisione: L'amico del giaguaro, Controcanale in cui lavorò con Guglielmo Zucconi ed ebbe come partner Abbe Lane e l'orchestra di Xavier Cugat, La prova del nove (1965) abbinata alla Lotteria di Capodanno, Il tappabuchi (1967) con Raimondo Vianello, Su e giù (1968), A che gioco giochiamo? (1969).

    Per circa vent'anni fu l'archetipo della conduzione radiotelevisiva insieme a Mike Bongiorno ed Enzo Tortora. Presentò due tra le migliori edizioni di Canzonissima negli anni settanta, ossia Canzonissima 1970 e Canzonissima 1971, entrambe con Raffaella Carrà. Il sodalizio artistico con la popolare soubrette fu talmente fortunato da ricostituirsi nel 1982 per la terza edizione di Fantastico: la relativa finale, da lui presentata in diretta, è una delle ultime col massimo ascolto raggiunto.

    Nel 1974 condusse il Festival di Sanremo nonché la penultima edizione di Un disco per l'estate. Inventò e condusse, dal 1976, Domenica In, conduzione che, dopo tre fortunatissime edizioni, gli fu sottratta; il titolo del contenitore, da lui pensato e lanciato, è ancora utilizzato negli anni duemila.

    Oltre alla creatività e alla professionalità di conduttore e intervistatore, Domenica In permise a Corrado di dimostrare le proprie capacità nella recitazione, grazie alle scenette in cui fece di volta in volta da spalla, in diretta, ad attori quali Klaus Kinski, Vittorio Gassman, Carmelo Bene, a cantanti come Franco Califano, Domenico Modugno, i Matia Bazar, i Village People, i Pooh, Rino Gaetano e tanti altri. Intervistò il dottor Christiaan Barnard, chirurgo che eseguì il primo trapianto cardiaco su un uomo.

    Nel 1978, mentre era alla guida della sua autovettura, fu coinvolto in un gravissimo incidente stradale, dal quale si salvò, riportando ferite che lo costrinsero però a sottoporsi a vari interventi chirurgici. Anche la sua collaboratrice, la soubrette Dora Moroni, passeggera sull'autovettura, rimase gravemente ferita e dovette essere sottoposta a una rischiosa operazione alla gola per recuperare la possibilità di parlare, con una conseguente lunghissima degenza.

    Nel corso della sua carriera ricevette numerosi complimenti da parte di celebri "addetti ai lavori": fu apprezzato da Vittorio De Sica e da Totò, che lo soprannominò "Lo scognomato" a causa del solo nome di battesimo usato come nome d'arte; venne stimato da Umberto Eco (che di lui però disse: "Corrado è l'Italia, perciò l'Italia lo ama") e infine fu difeso da Indro Montanelli sul Corriere della Sera quando vi furono interpellanze parlamentari a causa della frase che pronunciò in TV, ovvero "L'Italia è una repubblica fondata sulle cambiali".
    Uomo riservato e schivo, lontano da coinvolgimenti con la politica, Corrado coronò una carriera durata cinquantacinque anni, lavorando ininterrottamente e rimanendo sempre alle vette del successo. Si congedò dal grande pubblico durante l'ultima puntata della sua Corrida, nel dicembre del 1997, quando recitò una poesia di commiato con gli occhi visibilmente lucidi, all'insaputa di tecnici e produttori.

    È morto a Roma l'8 giugno 1999 all'età di 74 anni, a seguito di una neoplasia polmonare.
     
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    Pier Paolo Pasolini

    Pier Paolo Pasolini nasce il 5 marzo del 1922 a Bologna. Primogenito di Carlo Alberto Pasolini, tenente di fanteria, e di Susanna Colussi, maestra elementare. Il padre, di vecchia famiglia ravennate, di cui ha dissipato il patrimonio sposa Susanna nel dicembre del 1921 a Casarsa. Dopodiche' gli sposi si trasferiscono a Bologna.

    Lo stesso Pasolini dirà di se stesso: "Sono nato in una famiglia tipicamente rappresentativa della societa' italiana: un vero prodotto dell'incrocio... Un prodotto dell'unita' d'Italia. Mio padre discendeva da un'antica famiglia nobile della Romagna, mia madre, al contrario, viene da una famiglia di contadini friulani che si sono a poco a poco innalzati, col tempo, alla condizione piccolo-borghese. Dalla parte di mio nonno materno erano del ramo della distilleria. La madre di mia madre era piemontese, cio' non le impedi' affatto di avere egualmente legami con la Sicilia e la regione di Roma"
    Nel 1925, a Belluno, nasce il secondogenito, Guido. Visti i numerosi spostamenti, l'unico punto di riferimento della famiglia Pasolini rimane Casarsa. Pier Paolo vive con la madre un rapporto di simbiosi, mentre si accentuano i contrasti col padre. Guido invece vive in una sorta di venerazione per lui, ammirazione che lo accompagnerà fino al giorno della sua morte.
    Nel 1928 è l'esordio poetico: Pier Paolo annota su un quadernetto una serie di poesie accompagnate da disegni. Il quadernetto, a cui ne seguirono altri, andrà perduto nel periodo bellico.

    Ottiene il passaggio dalle elementari al ginnasio che frequenta a Conegliano. Negli anni del liceo dà vita, insieme a Luciano Serra, Franco Farolfi, Ermes Parini e Fabio Mauri, ad un gruppo letterario per la discussione di poesie.

    Conclude gli studi liceali e, a soli 17 anni si iscrive all'Università di Bologna, facoltà di lettere. Collabora a "Il Setaccio", il periodico del GIL bolognese e in questo periodo scrive poesie in friulano e in italiano, che saranno raccolte in un primo volume, "Poesie a Casarsa".
    Partecipa inoltre alla realizzazione di un'altra rivista, "Stroligut", con altri amici letterati friulani, con i quali crea l' "Academiuta di lenga frulana".

    L'uso del dialetto rappresenta in qualche modo un tentativo di privare la Chiesa dell'egemonia culturale sulle masse. Pasolini tenta appunto di portare anche a sinistra un approfondimento, in senso dialettale, della cultura.
    Scoppia la seconda guerra mondiale, periodo estremamente difficile per lui, come si intuisce dalle sue lettere. Viene arruolato sotto le armi a Livorno, nel 1943 ma, all'indomani dell'8 settembre disobbedisce all'ordine di consegnare le armi ai tedeschi e fugge. Dopo vari spostamenti in Italia torna a Casarsa. La famiglia Pasolini decide di recarsi a Versuta, al di là del Tagliamento, luogo meno esposto ai bombardamenti alleati e agli assedi tedeschi. Qui insegna ai ragazzi dei primi anni del ginnasio. Ma l'avvenimento che segnerà quegli anni e' la morte del fratello Guido, aggregatosi alla divisione partigiana "Osoppo".

    Nel febbraio del 1945 Guido venne massacrato, insieme al comando della divisione osavana presso le malghe di Porzus: un centinaio di garibaldini si era avvicinata fingendosi degli sbandati, catturando in seguito quelli della Osoppo e passandoli per le armi. Guido, seppure ferito, riesce a fuggire e viene ospitato da una contadina. Viene trovato dai garibaldini, trascinato fuori e massacrato. La famiglia Pasolini saprà della morte e delle circostanze solo a conflitto terminato. La morte di Guido avrà effetti devastanti per la famiglia Pasolini, soprattutto per la madre, distrutta dal dolore. Il rapporto tra Pier Paolo e la madre diviene così ancora più stretto, anche a causa del ritorno del padre dalla prigionia in Kenia:

    Nel 1945 Pasolini si laurea discutendo una tesi intitolata "Antologia della lirica pascoliniana (introduzione e commenti) e si stabilisce definitivamente in Friuli. Qui trova lavoro come insegnante in una scuola media di Valvassone, in provincia di Udine.

    In questi anni comincia la sua militanza politica. Nel 1947 si avvicina al PCI, cominciando la collaborazione al settimanale del partito "Lotta e lavoro". Diventa segretario della sezione di San Giovanni di Casarsa, ma non viene visto di buon occhio nel partito e, soprattutto, dagli intellettuali comunisti friulani. Le ragioni del contrasto sono linguistiche. Gli intellettuali "organici" scrivono servendosi della lingua del novecento, mentre Pasolini scrive con la lingua del popolo senza fra l'altro cimentarsi per forza in soggetti politici. Agli occhi di molti tutto ciò risulta inammisibile: molti comunisti vedono in lui un sospetto disinteresse per il realismo socialista, un certo cosmopolitismo, e un'eccessiva attenzione per la cultura borghese.
    Questo, di fatto, è l'unico periodo in cui Pasolini si sia impegnato attivamente nella lotta politica, anni in cui scriveva e disegnava manifesti di denuncia contro il costituito potere demoscristiano.

    Il 15 ottobre del 1949 viene segnalato ai Carabinieri di Cordovado per corruzione di minorenne avvenuta, secondo l'accusa nella frazione di Ramuscello: è l'inizio di una delicata ed umiliante trafila giudiziaria che cambierà per sempre la sua vita. Dopo questo processo molti altri ne seguirono, ma è lecito pensare che se non vi fosse stato questo primo procedimento gli altri non sarebbero seguiti.

    E' un periodo di contrapposizioni molto aspre tra la sinistra e la DC, e Pasolini, per la sua posizione di intellettuale comunista e anticlericale rappresenta un bersaglio ideale. La denuncia per i fatti di Ramuscello viene ripresa sia dalla destra che dalla sinistra: prima ancora che si svolga il processo, il 26 ottobre 1949.

    Pasolini si trova proiettato nel giro di qualche giorno in un baratro apparentemente senza uscita. La risonanza a Casarsa dei fatti di Ramuscello avra' una vasta eco. Davanti ai carabinieri cerca di giustificare quei fatti, intrinsecamente confermando le accuse, come un'esperienza eccezionale, una sorta di sbandamento intellettuale: ciò non fa che peggiorare la sua posizione: espulso dal PCI, perde il posto di insegnante, e si incrina momentaneamente il rapporto con la madre. Decide allora di fuggire da Casarsa, dal suo Friuli spesso mitizzato e insieme alla madre si trasferisce a Roma.

    I primi anni romani sono dificilissimi, proiettato in una realtà del tutto nuova e inedita quale quella delle borgate romane. Sono tempi d'insicurezza, di povertà, di solitudine.

    Pasolini, piuttosto che chiedere aiuto ai letterati che conosce, cerca di trovarsi un lavoro da solo. Tenta la strada del cinema, ottenendo la parte di generico a Cinecittà, fa il correttore di bozze e vende i suoi libri nelle bancarelle rionali.

    Finalmente, grazie al poeta il lingua abbruzzese Vittori Clemente trova lavoro come insegnante in una scuola di Ciampino.

    Sono gli anni in cui, nelle sue opere letterarie, trasferisce la mitizzazione delle campagne friulane nella cornice disordinata della borgate romane, viste come centro della storia, da cui prende spunto un doloroso processo di crescita. Nasce insomma il mito del sottoproletariato romano.

    Prepara le antologie sulla poesia dialettale; collabora a "Paragone", una rivista di Anna Banti e Roberto Longhi. Proprio su "Paragone", pubblica la prima versione del primo capitolo di "Ragazzi di vita".

    Angioletti lo chiama a far parte della sezione letteraria del giornale radio, accanto a Carlo Emilio Gadda, Leone Piccioni e Giulio Cartaneo. Sono definitivamente alle spalle i difficili primi anni romani. Nel 1954 abbandona l'insegnamento e si stabilisce a Monteverde Vecchio. Pubblica il suo primo importante volume di poesie dialettali: "La meglio gioventu'".

    Nel 1955 viene pubblicato da Garzanti il romanzo "Ragazzi di vita", che ottiene un vasto successo, sia di critica che di lettori. Il giudizio della cultura ufficiale della sinistra, e in particolare del PCI, è però in gran parte negativo. Il libro viene definito intriso di "gusto morboso, dello sporco, dell'abbietto, dello scomposto, del torbido.."

    La Presidenza del Consiglio (nella persona dell'allora ministro degli interni, Tambroni) promuove un'azione giudiziaria contro Pasolini e Livio Garzanti. Il processo da' luogo all'assoluzione "perche' il fatto non costituisce reato". Il libro, per un anno tolto alle librerie, viene dissequestrato. Pasolini diventa però uno dei bersagli preferiti dai giornali di cronaca nera; viene accusato di reati al limite del grottesco: favoreggiamento per rissa e furto; rapina a mano armata ai danni di un bar limitrofo a un distributore di benzina a S. Felice Circeo.
    La passione per il cinema lo tiene comunque molto impegnato. Nel 1957, insieme a Sergio Citti, collabora al film di Fellini, "Le notti di Cabiria", stendendone i dialoghi nella parlata romana, poi firme sceneggiature insieme a Bolognini, Rosi, Vancini e Lizzani, col quale esordisce come attore nel film "Il gobbo" del 1960.
    In quegli anni collabora anche alla rivista "Officina" accanto a Leonetti, Roversi, Fortini, Romano', Scalia. Nel 1957 pubblica i poemetti "Le ceneri di Gramsci" per Garzanti e, l'anno successivo, per Longanesi, "L'usignolo della Chiesa cattolica". Nel 1960 Garzanti pubblica i saggi "Passione e ideologia", e nel 1961 un altro volume in versi "La religione del mio tempo".
    Nel 1961 realizza il suo primo film da regista e soggettista, "Accattone". Il film viene vietato ai minori di anni diciotto e suscita non poche polemiche alla XXII mostra del cinema di Venezia. Nel 1962 dirige "Mamma Roma". Nel 1963 l'episodio "La ricotta" (inserito nel film a più mani "RoGoPaG"), viene sequestrato e Pasolini e' imputato per reato di vilipendio alla religione dello Stato. Nel '64 dirige "Il vangelo secondo Matteo"; nel '65 "Uccellacci e Uccellini"; nel '67 "Edipo re"; nel '68 "Teorema"; nel '69 "Porcile"; nel '70 "Medea"; tra il '70 e il '74 la triologia della vita, o del sesso, ovvero "Il Decameron", "I racconti di Canterbury" e "Il fiore delle mille e una notte"; per concludere col suo ultimo "Salo' o le 120 giornate di Sodoma" nel 1975.

    Il cinema lo porta a intraprendere numerosi viaggi all'estero: nel 1961 e', con Elsa Morante e Moravia, in India; nel 1962 in Sudan e Kenia; nel 1963 in Ghana, Nigeria, Guinea, Israele e Giordania (da cui trarrà un documentario dal titolo "Sopralluoghi in Palestina").

    Nel 1966, in occasione della presentazione di "Accattone" e "Mamma Roma" al festival di New York, compie il suo primo viaggio negli Stati Uniti; rimane molto colpito, soprattutto da New York. Nel 1968 e' di nuovo in India per girare un documentario. Nel 1970 torna in Africa: in Uganda e Tanzania, da cui trarrà il documentario "Appunti per un'Orestiade africana".

    Nel 1972, presso Garzanti, pubblica i suoi interventi critici, soprattutto di critica cinematografica, nel volume "Empirismo eretico".
    Essendo ormai i pieni anni settanta, non bisogna dimenticare il clima che si respirava in quegli anni, ossia quello della contestazione studentesca. Pasolini assume anche in questo caso una posizione originale rispetto al resto della cultura di sinistra. Pur accettando e appoggiando le motivazioni ideologiche degli studenti, ritiene in fondo che questi siano antropologicamente dei borghesi destinati, in quanto tali, a fallire nelle loro aspirazioni rivoluzionarie.
    Tornando ai fatti riguardanti la produzione artistica, nel 1968 ritira dalla competizione del Premio Strega il suo romanzo "Teorema" e accetta di partecipare alla XXIX mostra del cinema di Venezia solo dopo che, come gli viene garantito, non ci saranno votazioni e premiazioni. Pasolini è tra i maggiori sostenitori dell'Associazione Autori Cinematografici che si batte per ottenere l'autogestione della mostra. Il 4 settembre il film "Teorema" viene proiettato per la critica in un clima arroventato. L'autore interviene alla proiezione del film per ribadire che il film è presente alla Mostra solo per volontà del produttore ma, in quanto autore, prega i critici di abbandonare la sala, richiesta che non viene minimamente rispettata. La conseguenza è che Pasolini si rifiuta di partecipare alla tradizionale conferenza stampa, invitando i giornalisti nel giardino di un albergo per parlare non del film, ma della situazione della Biennale.

    Nel 1972 decide di collaborare con i giovani di Lotta Continua, ed insieme ad alcuni di loro, tra cui Bonfanti e Fofi, firma il documentario 12 dicembre. Nel 1973 comincia la sua collaborazione al "Corriere della sera", con interventi critici sui problemi del paese. Presso Garzanti, pubblica la raccolta di interventi critici "Scritti corsari", e ripropone le poesia friulana in una forma del tutto peculiare sotto il titolo di "La nuova gioventu'".

    La mattina del 2 novembre 1975, sul litorale romane ad Ostia, in un campo incolto in via dell'idroscalo, una donna, Maria Teresa Lollobrigida, scopre il cadavere di un uomo. Sarà Ninetto Davoli a riconoscere il corpo di Pier Paolo Pasolini. Nella notte i carabinieri fermano un giovane, Giuseppe Pelosi, detto "Pino la rana" alla guida di una Giulietta 2000 che risulterà di proprietà proprio di Pasolini. Il ragazzo, interrogato dai carabinieri, e di fronte all'evidenza dei fatti, confessa l'omicidio. Racconta di aver incontrato lo scrittore presso la Stazione Termini, e dopo una cena in un ristorante, di aver raggiunto il luogo del ritrovamento del cadavere; lì, secondo la versione di Pelosi, il poeta avrebbe tentato un approccio sessuale, e vistosi respinto, avrebbe reagito violentemente: da qui, la reazione del ragazzo.

    Il processo che ne segue porta alla luce retroscena inquietanti. Si paventa da diverse parti il concorso di altri nell'omicidio ma purtroppo non vi sarà arriverà mai ad accertare con chiarezza la dinamica dell'omicidio. Piero Pelosi viene condannato, unico colpevole, per la morte di Pasolini.

    Il corpo di Pasolini è sepolto a Casarsa.
     
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  3. la sirenetta
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    RINO GAETANO

    Nato a Crotone, in Calabria, Rino Gaetano si trasferisce a Roma all'età di dieci anni, per motivi legati al lavoro dei suoi genitori. Per problemi familiari (il padre soffriva di cuore) Rino nel 1962 venne mandato a studiare in una scuola Apostolica a Narni, in provincia di Terni. Torna nella città capitolina dove vivrà per tutto il resto della sua vita, in Via Nomentana Nuova, nel quartiere di Monte Sacro, nei dintorni di piazza Sempione.

    Congiuntamente ai suoi studi da geometra, si avvicina al palcoscenico interessandosi di teatro e solo in seguito tenterà la strada del pop.

    Dopo le prime esibizioni al Folkstudio, viene scoperto da Vincenzo Micocci, e il debutto discografico avviene nel 1973: con lo pseudonimo di Kammamuri's, pubblica per la It il 45 giri I Love You Marianna (sul lato B Jaqueline); prodotto da Antonello Venditti, Piero Montanari e Aurelio Rossitto, fonico dello Studio 38, dove venne realizzato il disco (acronimo di RosVeMon, dall'iniziale dei cognomi). I Love You Marianna potrebbe far pensare alla marijuana ma in realtà qui Rino, pur giocando sul doppio senso, si riferisce all'affetto che lo lega alla nonna Marianna, con la quale giocava da bambino. In quegli anni il cantante stringe una particolare amicizia con alcuni dei colleghi sotto contratto con la It di Vincenzo Micocci, alcuni di questi allora ancora poco noti, quali i cantautori Antonello Venditti, Francesco De Gregori, Lucio Dalla, l'attore Marco Messeri.

    Nel 1974 pubblica il suo primo album, Ingresso libero, che non ottiene tuttavia particolari riscontri di vendita né di critica, pur mostrando già i segni dello stile estroso, provocatorio e innovativo che avrebbe caratterizzato tutta la sua carriera. Tra i brani presenti ci sono Ad esempio a me piace il sud, canzone già nota perché incisa l'anno precedente da Nicola Di Bari con un testo leggermente diverso, e I tuoi occhi sono pieni di sale.

    Il successo arriva l'anno dopo con il 45 giri Ma il cielo è sempre più blu.

    Rino Gaetano durante una delle sue esibizioniNel 1978 Rino Gaetano partecipa al Festival di Sanremo con la canzone Gianna, piazzandosi al terzo posto, alle spalle dei Matia Bazar e di Anna Oxa. Inizialmente Rino Gaetano non vuole presentarsi al Festival, manifestazione nel cui spirito non si riconosce, ma viene poi in qualche modo convinto dalla sua casa discografica, la It. Decide allora di presentarsi col brano Nuntereggae più perché considera Gianna troppo commerciale e perché, a suo parere, si tratta quasi di una brutta copia di Berta filava. Poi però, poco tempo prima dell'inizio del Festival Rino decide di portare sul palco Gianna, un brano che, grazie anche al trampolino di Sanremo, ottiene un grande successo e rimane per quattro mesi in classifica, vendendo oltre 600mila copie. Sul lato B di quel disco c'è il brano Visto che mi vuoi lasciare.

    Nello stesso anno conduce un programma radiofonico, intitolato Canzone d'Autore, in onda alle 18.00
    Artista estremamente poliedrico, nel 1981 recita nel Pinocchio di Carmelo Bene a Roma nel ruolo della volpe.

    La carriera e la vita di Rino Gaetano si interrompono tragicamente il 2 giugno 1981 a soli trent'anni, in un incidente stradale che avviene a Roma, sulla via Nomentana, nei pressi del quartiere Trieste. Già pochi anni prima della tragedia, Rino assieme all'amico Bruno Franceschelli, venne coinvolto in un altro incidente automobilistico, dal quale era uscito miracolosamente illeso. La sua auto, una Volvo 343, è completamente distrutta e lui ne acquista subito un'altra uguale.

    Il secondo incidente invece si rivela fatale: la vettura, una nuovissima Volvo 343 grigio metallizzato, finisce sulla corsia opposta e si schianta lungo via Nomentana (all'altezza dell'incrocio con via Carlo Fea) contro un camion, un Fiat 650D. Pur prontamente soccorso, in fin di vita, il cantante viene rifiutato da ben cinque ospedali, una circostanza sorprendentemente simile a quella narrata in uno dei suoi primi testi, La ballata di Renzo, eseguita dal cantautore durante le sue prime esibizioni al Folkstudio. Muore per la gravità delle ferite riportate, per giunta a pochi giorni di distanza dalla data fissata per il suo matrimonio con Amelia, sua compagna, che aveva conosciuto prima ancora della sua carriera musicale. Inizialmente venne sepolto nel piccolo cimitero di Mentana fino al 17 ottobre quando è trasferito al cimitero del Verano, dove la sua salma si trova tuttora.

     
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    Raimondo Vianello

    Uno dei protagonisti assoluti della commedia all'italiana (insieme all'indimenticabile Ugo Tognazzi, con cui ha spesso lavorato in coppia), Raimondo Vianello è nato a Roma il 7 maggio 1922. Il padre, ammiraglio, avrebbe voluto che seguisse il duro iter per intraprendere la carriera diplomatica, desiderio che per un certo periodo il futuro attore accondiscende iscrivendosi dopo gli anni del liceo alla facoltà di legge.

    Quelli sono anni drammatici, mentre il giovane Vianello, ligio ai suoi doveri, studia all'università, in Europa impazza la seconda guerra mondiale. Alla fine del conflitto l'Europa è ridotta a un cumulo di macerie e Raimondo sembra aver quasi maturato un profondo disgusto per la politica e i suoi falsi teatrini. Sente la famosa carriera del diplomatico quanto di più lontano da lui.
    Proprio subito dopo la guerra un evento fortunato gli consente di cogliere al volo l'occasione per un cambiamento, di dirigere la sua vita in un senso tutto diverso. I generosi pigmalioni sono due giovani autori che faranno molta strada, una coppia che diverrà con gli anni sinonimo di commedia: Garinei e Giovannini.

    Vianello partecipa, come sfida personale e a titolo di puro divertimento, al "Cantachiaro N°2" ideato dai due grandi autori, ed entra così a far parte del mondo dello spettacolo.
    Da quel momento in poi la sua carriera è solo in ascesa. Dal pubblico, ma anche dagli addetti ai lavori, viene apprezzato il suo umorismo sottile, elegante, mai volgare, quasi distaccato. Mai Raimondo Vianello cade in un una battuta volgare o si permette una caduta di gusto. In breve diventa uno degli attori più amati di sempre, di quelli che tagliano trasversalmente tutte le generazioni perchè, con il loro modo di fare e di pAgli inizi per parecchio tempo si limita a fare la spalla, anche per via appunto della sua comicità non aggressiva e poco invadente, poi la sua personalità emerge con più compiutezza, in particolare quando lavora a fianco di due partner di eccezione quali Ugo Tognazzi (con cui oltre ad innumerevoli film firma il programma di satira "Un, due, tre"), e la moglie Sandra Mondaini.

    Raimondo Vianello ha però avuto un altro nobile merito: quello di rimettersi in discussione all'alba dei sessant'anni, quando la maggior parte dei comici si sente arrivata e riposa sugli allori.
    Lascia definitivamente da parte i ruoli di spalla di lusso, lui che aveva fatto satira accanto a Wanda Osiris, Erminio Macario, Carlo Dapporto e Gino Bramieri, e si dedica quasi esclusivamente al piccolo schermo, grazie all'ingaggio nel 1982 da parte delle reti Fininvest di Silvio Berlusconi.

    Nasce "Casa Vianello", una situation-comedy fra le più riuscite della tv italiana. Indimenticabile rimane la chiusa finale di tutte le puntate, che ritrae la coppia a letto prima di addormentarsi e in cui, immancabilmente legge il giornale sportivo (Raimondo è un grande appassionato di calcio), mentre lei, altrettanto immancabilmente, si agita sotto le coperte inanellando una sfila di lamentele. orsi, sono "universali".
    Nel 1991 Vianello conosce nuova popolarità con la conduzione di "Pressing", programma di commento al campionato di calcio di Italia 1, poi condotto per altre otto stagioni. L'attore è stato scelto per la sua capacità ironica e per la sua signorilità: un modo per sdrammatizzare l'aria surriscaldata che si respira intorno allo sport più amato dagli italiani, sempre così pronti a prendere sul serio ciò che accade sui campi di calcio. Da questo punto di vista si può tranquillamente dire che Vianello ha rappresentato l'inizio di una nuova stagione del commento sportivo, un modo nuovo e ironico di parlare di calcio.
    Non a caso, la trasmissione viene premiata con il Telegatto 1992, quale migliore programma sportivo dell'anno.

    Divenuto ormai un'icona del "buon presentatore" (dove c'è lui l'atmosfera si fa subito cordiale e piacevole), Raimondo viene chiamato nel 1998 a presentare il Festival di Sanremo. Seppur anziano, Raimondo continua a stupire per la sua vèrve sempre intatta.

    Muore improvvisamente a Milano il 15 aprile 2010.

    Il matrimonio con Sandra Mondaini durava dal 1961: non hanno mai avuto figli ma hanno adottato un'intera famiglia di filippini.
     
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    FRANK SINATRA

    Frank Sinatra, nome completo Francis Albert Sinatra (Hoboken, 12 dicembre 1915 – Los Angeles, 14 maggio 1998), è stato un cantante, attore e conduttore televisivo statunitense di origine italiana.

    Noto in Italia soprattutto con il soprannome di The Voice ("La Voce"), in America e nel resto mondo era conosciuto anche come Ol'Blue Eyes, Frankie, Swoonatra (derivato dal verbo swoon, "svenire", e riferito all'effetto che produceva sulle sue ammiratrici) e molti altri, fu un personaggio importante e carismatico dell'intrattenimento americano e mondiale. È entrato definitivamente nella leggenda per l'eterna giovinezza delle sue canzoni, oltre che della sua voce, riuscendo ad imporsi come colonna sonora del panorama musicale mondiale dal primo dopoguerra fino ai giorni nostri, grazie ad una fervente attività durata ben 63 anni, dal 1932 al 1995, anno in cui tenne il suo ultimo concerto dal vivo. Pur essendo passato più di un decennio dalla sua morte, il suo mito e la sua leggenda non sono minimamente scalfiti.[1] Con ben 628 milioni di dischi venduti è considerato uno dei più prolifici artisti musicali, insieme a The Beatles ed Elvis Presley.

    Nella sua lunghissima carriera, che ha coperto ben sette decenni, si è aggiudicato tre Premi Oscar, due Golden Globes, ventuno Grammy Awards, un Emmy Award, il Cecile B. DeMille Award, un Peabody, il Kennedy Center Honors nel 1983. Nel 1985 ricevette la Presidential Medal of freedom (Medaglia presidenziale della libertà) e nel 1997 gli Stati Uniti lo onorarono con la Congressional Gold Medal (Medaglia d'oro del Congresso). Oltre 2200 brani e più di 60 album di canzoni inedite pubblicati (esclusi i postumi e le raccolte), ne fanno uno dei cantanti con la maggior produzione musicale della storia.

    Frank Sinatra nasce da padre siciliano e da madre ligure. Il padre, Saverio Sinatra (1893-1969), era originario di Lercara Friddi, in provincia di Palermo (anche se Sinatra nel 1986, durante un concerto a Milano, dichiarò che suo padre era nato a Catania[2]) la cui famiglia, a causa delle difficoltà economiche, era emigrata negli Stati Uniti ai primi del Novecento. Saverio venne registrato con il nome di Antonio Martino, poi divenuto confidenzialmente Anthony Martin. La madre di Frank era Natalina Garaventa (1894-1977), nativa di Rossi di Lumarzo (Provincia di Genova), nell'entroterra della Riviera ligure di Levante, anch'ella emigrata da bambina negli Stati Uniti, dove verrà registrata come Natalie Della (Garaventa) e poi detta Dolly.

    Dopo aver intrapreso alcuni mestieri, tra cui l'operaio, il calzolaio, e il pugile, Anthony Martin chiede la mano di Dolly. Pur avversati dalla famiglia di lei, contraria al loro matrimonio, i due si sposano il giorno di San Valentino del 1914 a Jersey City, nel New Jersey. In seguito la coppia si trasferì a Hoboken, e Frank, loro primo ed unico figlio, nasce dieci mesi dopo, prendendo il nome dal suo padrino Frank Garrick, un giornalista irlandese amico di famiglia.

    Il padre di Frank prosegue col pugilato (arriverà ad accumulare 30 incontri), apre un bar e finisce col diventare capitano dei vigili del fuoco. La madre gestisce un modesto negozio e svolge piccoli lavori per famiglie, diventando influente nel vicinato grazie ad un certo attivismo per il Partito Democratico americano. Coi genitori sempre al lavoro, il piccolo Frank passa parecchio tempo con la nonna e la zia e cresce in fretta, influenzato dal carattere duro e generoso del padre e da quello determinato e gentile della madre.

    A scuola, Frank comincia ad imitare comici e stelle del cinema, rendendosi popolare. Durante la crisi del '29, i Sinatra riescono a non far mancare quasi nulla a Frank, e arriveranno persino a trasferirsi in un appartamento con tre camere da letto, poco distante dal quartiere di Little Italy. Dopo le imitazioni, Frank prova anche a cantare, e a sedici anni, nel 1930, fa il suo "debutto" al liceo, la A.J. Demarest High School, peraltro applaudito dai compagni.

    La musica sembra stargli a cuore più dello studio, e la scuola lo espelle. Frank dice apertamente ai suoi genitori che vuole provare a fare il cantante: la madre si rassegna ad assecondarlo, ma il padre vuole che si cerchi un vero lavoro e possibilmente torni a scuola. Comincia così col lavorare di giorno, prima in una libreria, poi come operaio portuale, ma la sua passione rimane cantare, appena possibile.

    A un certo punto, Anthony Martin caccia il figlio fuori di casa. Frank si trasferisce a New York in cerca di lavoro stabile, ma è costretto a ritornare a Hoboken poco dopo. E' a quel punto che a Frank Sinatra viene l'idea di provare a farsi pagare per la sua voce.

    Frank Sinatra decise di diventare un cantante sull'onda dell'ammirazione per Bing Crosby, che ascoltava spesso alla radio. Iniziò a cantare, come da lui stesso raccontato durante svariati concerti, in piccoli locali del New Jersey, come "saloon singer", tra il 1931 e il 1932, facendosi notare dal trombettista Harry James.

    Frank Sinatra mentre firma dei documenti, 1943Nel 1935 costituì il suo primo gruppo, gli Hoboken Four, con il quale vinse nello stesso anno il concorso per giovani talenti emergenti organizzato dal Radio Major Bowes' Amateur Hour.

    Si esibiva in una ventina di spettacoli alla settimana, gli introiti totali erano di solamente 70 cents per 7 giorni. Nel 1938 Sinatra arrivò al Rustic Cabin, un saloon che trasmetteva spettacoli dal vivo nella Dance Parade di New York. Fu assunto come intrattenitore ufficiale del locale.

    Nel novembre di quell'anno venne arrestato e trattenuto per diversi giorni con l'accusa di molestie, nei confronti di una ragazza che sarebbe divenuta la sua futura prima moglie, Nancy Barbato.

    Dopo una breve ma intensa collaborazione con l'orchestra di Harry James, con cui, nell'estate del 1939 Sinatra registrò la sua prima canzone, All or Nothing at All, nel 1940 si unì all'orchestra di Tommy Dorsey, grazie alla quale divenne famoso come cantante. Piaceva molto ai giovanissimi, un pubblico completamente nuovo per la musica leggera, che fino ad allora si era rivolta soprattutto agli adulti. In pratica, Frank Sinatra fu il primo teen idol, un idolo per gli adolescenti.

    Dopo un'esperienza nell'esercito statunitense, come intrattenitore delle truppe, tra il 1941 e il 1942, durante la seconda guerra mondiale ritornò a cantare. Sono da ricordare, in questo periodo, alcune sue famose incisioni con l'etichetta V-Disc a favore delle truppe americane in guerra. Proprio nel 1942 lasciò la band di Tommy Dorsey, e siglò un contratto con la Columbia Records; conobbe un enorme successo e, a cavallo tra il 1943 e il 1944, entrò ben 23 volte nella top ten delle classifiche americane. Ben presto venne considerato il più grande cantante statunitense dopo Bing Crosby, il suo idolo giovanile.

    In questo periodo si afferma come "The Voice" (semplicemente "la Voce"), un soprannome prestigioso riconosciuto in tutto il mondo. Altri suoi soprannomi meno noti, almeno fuori dagli Stati Uniti, erano "Ol'Blue Eyes" (vecchi occhi azzurri), "Swoonatra" (da to swoon = svenire, per l'effetto che aveva sulle ammiratrici) o "Chairman of the Board (of Show-Business)" (il presidente del consiglio di amministrazione dello spettacolo). Dopo un paio di film minori nel 1940 e 1942, nel 1944 è protagonista al cinema con la commedia musicale Higher and higher; l'anno dopo è in Due marinai e una ragazza (Anchors aweigh), accanto a Gene Kelly, che gli insegnerà a ballare. Negli stessi anni è la voce più popolare anche alla radio. Nel 1946 viene invitato ad un gala-party all'Avana, sull'isola di Cuba; in quell'occasione sembra siano nati i suoi oscuri rapporti con la mafia, di cui si parlerà in seguito.

    Tra il 1947 e il 1948 lavora senza sosta a New York City, al Madison Square Garden, al Waldorf Astoria, e al Capitol Theater. Il 13 ottobre 1947 a Hoboken, nel New Jersey, venne istituito il Frank Sinatra Day. Nel 1949 è interprete assieme a Gene Kelly, Ann Miller e Betty Garrett, di Un giorno a New York (On the town), film di enorme successo, che ad oggi è considerato uno dei migliori musical della storia del cinema.

    Nel 1950 la scadenza del contratto cinematografico con Louis B. Mayer venne a fargli mancare una parte consistente del suo reddito. Sinatra dovette allora cercare quante più scritture possibili come cantante, e si vide costretto ad accettare anche ingaggi-capestro, come quello al Copacabana Club di New York che prevedeva ben tre concerti per sera: all'inizio fu un grande successo, ma in seguito questo produsse degli effetti deleteri sulle sue performances e sul suo stato generale di salute, tanto che una sera, all'inizio del suo terzo show, la sua voce collassò: una emorragia sottomucosa aveva messo fuori uso le sue corde vocali, e sui giornali si cominciò a sostenere che Sinatra fosse finito come cantante. Per fortuna, smentendo i più infausti pronostici, la guarigione arrivò presto, e nello stesso anno tenne una splendida esibizione al Palladium di Londra; nei successivi due anni riprese ad incidere e prese parte a due film: Quei dannati quattrini (Double Dynamite) e Lasciami sognare (Meet Danny Wilson). Purtroppo queste due pellicole ebbero un pessimo risultato al botteghino; intanto era venuto a mancare il supporto sia della MCA, sua agenzia da molti anni, sia della Columbia Records, che aveva lasciato scadere il contratto. A tutto ciò si aggiunse la persecuzione da parte dell'ufficio delle imposte americano, che chiedeva il recupero di arretrati non pagati.

    In campo sentimentale, dopo la separazione dalla prima moglie, la successiva tormentata relazione con l'attrice Ava Gardner lo aveva messo in serie difficoltà: i continui litigi durante la tournée che lo aveva portato per tre mesi in Europa, toccando anche Roma e Napoli, avevano alimentato il gossip delle riviste specializzate, e lo stress lo aveva portato più di una volta a tentativi di suicidio.

    Snobbato dalla RCA e dalla Decca, venne scritturato dalla Capitol Records, che aveva allevato artisti come Nat King Cole, Peggy Lee e Stan Kenton. Il 14 marzo 1953 firmò quello che sembrava un contratto per sette anni, ma in realtà si trattava di un contratto per un anno con sei opzioni annuali di rinnovo. Nelle condizioni in cui versava in quel momento, si trattava di un'offerta abbastanza generosa, e Frank decise di accettare.

    Alan Livingston – all'epoca vice direttore vendite della Capitol – fu uno degli artefici dell'ingresso di Frank Sinatra nella scuderia; altre due persone si proposero di curare l'operazione-Sinatra: Dave Dexter e Voyle Gilmore. Il primo si offrì come produttore, ma Sinatra scelse Gilmore. Dexter rivelò il motivo di questa scelta solo qualche anno più tardi: Sinatra non aveva dimenticato la sua recensione negativa, pubblicata dalla rivista Downbeat, di un suo vecchio disco uscito per la Columbia.

    Come arrangiatore fu scelto Nelson Riddle, un emergente che aveva già firmato numerosi successi di Nat King Cole, fra i quali Mona Lisa e Unforgettable. Ma Sinatra, nell'intento di ricreare l'atmosfera delle sue hits con la Columbia, a dirigere l'orchestra che lo avrebbe accompagnato richiamò il suo amico Axel Stordahl. Il 2 aprile 1953, con un'orchestra di 20 elementi, vennero incisi quattro brani. Uno di essi, I walking behind you, entrò subito in classifica e vi rimase dieci settimane, arrivando al settimo posto.

    Per le successive incisioni, e contro le insistenze della Capitol, che voleva ancora imporre Riddle come arrangiatore, Sinatra scelse Billy May, un artista che non utilizzava archi, ma solo una big band di fiati (otto tromboni, cinque sax più la sezione ritmica di 4 elementi) che gli diede l'opportunità di sfoderare il suo potente senso dello swing. South of the Border fu il brano che entusiasmò il pubblico con questo nuovo stile.

    I've got the world on a string fu la prima canzone ad uscire con il nome di Nelson Riddle come direttore d'orchestra. Frank si convinse finalmente ad utilizzarlo come arrangiatore quando Axel Stordahl si trasferì a New York per lavorare con Eddie Fisher.

    In quegli anni, accanto al fragile 78 giri di gommalacca, l'industria discografica cominciava a proporre il più moderno microsolco, e fu proprio grazie a questo supporto che avvenne il grande rilancio discografico di Sinatra. Il LP Songs For Young Lovers, che aveva allora un diametro di 25 cm e conteneva otto brani, è considerato il primo esempio di concept album, cioè di raccolta di brani aventi un tema comune, e fu un enorme successo sia per il cantante sia per il nuovo formato, che fino a quel momento era stato accolto con indifferenza.

    A questo album ne seguirono altri, quasi sempre proposti come raccolte di brani con uno stile e un argomento comune. Tutti furono grandissimi successi di pubblico e di critica, e ancora oggi gli album incisi da Sinatra per la Capitol sono considerati quelli meglio riusciti artisticamente.

    Frank Sinatra (a destra) sul set de "The Manchurian Candidate", sulla sinistra l'attore Laurence Harvey, 1962Sinatra bussò ancora alla porta del cinema, usando ogni possibile mezzo per ottenere il ruolo del soldato Angelo Maggio nel film di Fred Zinnemann, uno dei più celebri registi dell'epoca, Da qui all'eternità del 1953, accanto a Deborah Kerr, Burt Lancaster e Montgomery Clift, accontentandosi di una paga di soli mille dollari alla settimana. La stampa insinuò in seguito che il contributo definitivo alla sua scrittura nel film provenisse da Johnny Rosselli, famoso mafioso italo-americano. Per Sinatra la pellicola segnò il grande ritorno alla celebrità: durante la serata degli Academy Awards del 1954 l'attrice Mercedes McCambridge pronunciò il suo nome quale assoluto vincitore dell'Oscar come miglior attore non protagonista. Il successo cinematografico gli fece ottenere un nuovo contratto con l'agenzia William Morris, e rilanciò definitivamente la sua carriera di cantante.

    Nel 1955 sfiorò il secondo Oscar grazie alla nomination per l'intensa interpretazione di un drogato nel film di Otto Preminger L'uomo dal braccio d'oro in cui era protagonista con Kim Novak. Due anni dopo, nel 1957, ottenne un altro grande successo con Pal Joey, in cui recitava a fianco di Rita Hayworth e ancora Kim Novak e cantava The lady is a tramp, che divenne un classico del suo repertorio.

    È proprio intorno alla metà degli anni cinquanta, parallelamente alla sua rifiorita carriera cinematografica, che Sinatra registra alcuni dei brani considerati punte di diamante della sua carriera di cantante, contenuti in album come il già citato "Songs for young lovers", che conteneva My Funny valentine, I get i kick out of you e They Can't Take That Away from Me, capolavori dei compostitori Lorenz Hart, Richard Rogers e i fratelli George e Ira Gershwin, arrangiati da Nelson Riddle, "In the We Small Hours", del 1955, in cui erano contenuti In the we small hours of the morning, Last night when we were young e This love of mine e, nel 1956 "Songs for Swingin' Lovers", che racchiudeva la celebre I've got you under my skin, You make me feel so young, Pennies from Heaven e Too marvelous for words. Nel 1957 uscirono addirittura quattro album, e tra il 1958 e il 1960 ben sette, inclusi "Only the lonely" e "Nice n' Easy". Frank Sinatra era ormai divenuto leggenda.

    Tra la fine degli anni cinquanta e sessanta Sinatra lavorò molto a Las Vegas. A quel periodo risale la formazione del Rat Pack: un gruppo di amici, che "accidentalmente" erano anche famosi uomini di spettacolo. Oltre a Sinatra, facevano parte del gruppo Dean Martin (il miglior amico di Sinatra), Sammy Davis Jr., Peter Lawford e Joey Bishop a cui, saltuariamente, si univa anche l'attrice Shirley MacLaine. Il Rat Pack divenne celebre grazie al film Colpo grosso (Ocean's eleven), che racconta di una rapina in un casinò di Las Vegas, e di cui verrà girato un remake nel 2001.

    Sinatra e gli altri membri del Rat Pack giocarono un ruolo importante nella lotta alla segregazione razziale negli alberghi e casinò del Nevada, evitando di frequentare quelli che si rifiutavano di servire Sammy Davis Jr. in quanto nero. Vista la popolarità del gruppo, molti locali adottarono un atteggiamento più tollerante, pur di poter vantare la presenza di ospiti così celebri.

    Nel 1960 Frank Sinatra era quasi da 25 anni una stella dello spettacolo mondiale, e poteva permettersi di fondare la propria etichetta, la Reprise Records. Indicando ad un amico la Capitol Tower, la sede della Capitol Records, disse «La vedi? Io li ho aiutati a costruirla. Adesso è ora di costruirne una mia». L'aneddoto potrebbe essere vero, ma la torre della Capitol era già stata costruita quando Sinatra venne ingaggiato, e i cronisti sanno che il vero artefice della fortuna commerciale della Capitol non fu tanto Sinatra quanto Nat King Cole.

    Ospite alla Casa Bianca, tra Giulio Andreotti e Richard Nixon, 1973Come già accennato, Sinatra fu spesso accusato di essere coinvolto con la mafia, che lo avrebbe aiutato a fare carriera. J. Edgar Hoover, leggendario direttore dell'FBI, sospettò Sinatra per anni, al punto che il fascicolo su di lui arrivò a 2.403 pagine. Sinatra negò sempre pubblicamente le accuse, anche durante un processo del 1981 nel quale venne chiamato a testimoniare e, pur indagato, non fu mai ufficialmente incriminato per reati di tipo mafioso. In questo processo emerse, tra le altre prove, una inequivocabile foto che ritraeva un Sinatra sorridente, già avanti negli anni ed attorniato da un gruppo di uomini tra i quali si riconoscevano alcuni esponenti della criminalità organizzata, in particolare Carlo Gambino, in quegli anni il numero uno della mafia italo-americana. A proposito di quella foto, Sinatra affermò che, come per tutti gli artisti, anche per lui era una consuetudine farsi fotografare con chiunque venisse a visitarlo in camerino dopo gli spettacoli: di certo sarebbe stato imbarazzante, si giustificò Sinatra, chiedere informazioni a ciascuno sulla propria fedina penale.

    Tra il 1965 e il 1969 apparve in molti special televisivi, dove cantò in coppia con la figlia Nancy, Ella Fitzgerald, il cantante e compositore brasiliano Antonio Carlos Jobim, The Fifth Dimension e Diannah Carroll, e nel 1971 si esibì al Royal Festival Hall di Londra, davanti alla principessa di Monaco Grace Kelly, sua vecchia partner in Alta società (High Society).

    Attorno alla fine del decennio, Sinatra stava meditando seriamente di ritirarsi dal mondo dello spettacolo, sotto i colpi dell'avanzata della beat generation, del rock e delle nuove culture che si stavano diffondendo dopo il '68. "The Voice" non aveva nascosto, negli ultimi anni, un profondo rispetto ed ammirazione per la voce di Mina, già allora notissima cantante, conosciuta anche all'estero. E proprio per l'eventuale ritiro aveva in mente di esibirsi in diversi concerti in coppia con lei, a cui avrebbe lasciato il testimone dei suoi successi. La stessa Mina compì una tournée, con successo, negli Stati Uniti, e si rese conto dell'enorme macchina dello spettacolo e del business che girava intorno, enormemente più ampio di quello in Italia. Ne rimase profondamente impressionata e, quando fece ritorno in Italia, cadde ammalata per qualche tempo. Pare che Joe Adonis, legato agli ambienti mafiosi americani, si sia recato a Milano per conto di Sinatra con il contratto già pronto da consegnare al padre di Mina, allora manager della figlia; tuttavia, vedendola ammalata, Adonis preferì rinunciare al progetto e tornò a Los Angeles. Sinatra, anche grazie al successo mondiale che ottenne da lì a poco, tra il 1967 e il 1969 con altri album in cui erano contenuti leggendari brani come Strangers in the night e My Way oltre a diverse e nuove sonorità, almeno per un paio di anni ancora continuò ad esibirsi dal vivo.

    Nel marzo 1971, durante un'intervista rilasciata dopo la Notte degli Oscar, stupì i giornalisti, affermando che per almeno un anno avrebbe interrotto ogni attività e si sarebbe dedicato alla famiglia e al tempo libero (decisione dettata, secondo alcuni, da un esaurimento nervoso). Si esibì, quindi, in un concerto d'addio, o comunque così lui lo volle chiamare, all'Ahmanson Theatre di Los Angeles, durante una emozionante serata estiva, il 13 giugno 1971.

    Dopo due anni di completo relax, nell'aprile del 1973 ritornò a cantare con una strepitosa acclamazione alla Casa Bianca, per la festa degli italo-americani, alla presenza del presidente americano Richard Nixon e del presidente del consiglio italiano Giulio Andreotti. Nello stesso anno partecipò allo spettacolo televisivo a scopo benefico Telethon, cosa che ripeté per diversi anni. In un'occasione riuscì addirittura a riunire sul palco la coppia Jerry Lewis (mattatore del programma) - Dean Martin, scioltasi diversi anni prima.

    Nel Gennaio 1974 rientrò anche a Las Vegas, con diverse serate al Caesars Palace, e, ad ottobre dello stesso anno, fece un trionfante ritorno a New York con un paio di concerti al Madison Square Garden, durante i quali trascinò letteralmente la folla, facendola scatenare come da tempo non avveniva. I due concerti presero il nome di The Main Event e furono trasmessi in televisione e seguiti da circa 100 milioni di persone negli Stati Uniti.

    Il 1977 fu un anno triste per Sinatra: la madre scomparve in un incidente aereo mentre lo raggiungeva in Nevada dove lui si sarebbe dovuto esibire. A settembre, durante un concerto di beneficenza che tenne a Las Vegas per ricordarla, raccolse la cifra record di 6 milioni di dollari. In quella occasione onorò anche il cantante Elvis Presley, scomparso pochi mesi prima, chiedendo un minuto di silenzio in suo ricordo.

    Nel 1979 venne festeggiato, a sorpresa, in occasione dei quarant'anni di carriera (iniziata nel 1935, ma ufficialmente nel 1939, con la registrazione della prima canzone, All or nothing at all), al Caesars Palace di Las Vegas. Alla serata di festa intervennero star internazionali e vecchie glorie dello Star System, come Glenn Ford, Lucille Ball, Orson Welles, Dean Martin, Tony Bennett, James Cagney, Paul Anka, Milton Berle, Sammy Davis Jr., Peter Falk, Robert Mitchum, Dionne Warwick, Gene Kelly, Cary Grant, (il quale si era ritirato da tempo), i suoi arrangiatori Jimmy Van Heusen e Sammy Cahn, i tre figli e la moglie Barbara.

    Nel 1980 tenne un grandioso concerto allo stadio Maracanà di Rio De Janeiro, che entrò nel Guinness dei primati: mai ad un concerto di un singolo cantante erano accorse così tante persone: secondo stime ufficiali, allo spettacolo assistettero, pagando il biglietto, circa 175.000 fans.

    Nel 1980, sei anni dopo l'ultimo disco, Sinatra registra in sala d'incisione l'album Trilogy: Past, Present and Future, che lo rilancia nell'immagine e nello stile, con nuove canzoni e arrangiamenti. Le canzoni più note contenute nella raccolta, composta da tre dischi, ci sono la celeberrima Theme from New York, New York (Video"Novjork', Novjork'"), Something, scritta da George Harrison, You and Me e It Had to be you. Grazie al lavoro dei collaboratori di lunga data di Sinatra Billy May, Gordon Jenkins e Don Costa, l'album viene candidato al Grammy Award e lo vince nel 1981.

    Nel gennaio 1982, ad un concerto di beneficenza organizzato dai Rockefeller a New York City, cantò per la prima volta accanto al tenore Luciano Pavarotti. Tra i due nacque una grande amicizia, coltivata negli anni successivi e culminata col duetto di My Way nell'ultimo disco ufficiale di The Voice, Duets II, del 1994.

    Importantissimi nella carriera di Frank furono le presenze dei suoi amici d'infanzia: i chitarristi Tony Mottola e Al Viola, gli arrangiatori Don Costa, Gordon Jenkins, Quincy Jones, il direttore d'orchestra e pianista Bill Miller, che lo accompagnò nei suoi concerti per quasi cinquant'anni, e l'arrangiatore Nelson Riddle.

    Negli anni ottanta Sinatra intensifica l'attività, innanzitutto moltiplicando i concerti a Las Vegas, poi esibendosi in tutti i continenti, dal Canada e USA al Brasile, dall'Argentina alla Svezia, dall'Inghilterra all'Irlanda, dalla Francia alla Germania, dalla Spagna all'Italia, al Sudafrica fino alle Filippine e al Giappone, terminando con l'Australia. In particolare si ricordano i concerti del 1983 al Radio City Music Hall di New York, a Detroit, Dallas e Los Angeles, quelli giapponesi a Tokyo del 1985, quelli a Milano nel 1986, quelli di Atlantic City al celebre Golden Nuggett, nel 1988 i concerti australiani di Sydney e, tra il 1987 e il 1989 i duetti con Sammy Davis Jr. e Liza Minnelli.

    Frank Sinatra con il presidente Sandro Pertini, durante un ricevimento alla Casa Bianca, nel 1982. Sullo sfondo il Presidente statunitense Ronald Reagan e la moglie NancyLa sua esibizione del settembre 1985 alla Carnegie Hall di New York venne definita dai critici un capolavoro, il vertice della sua potenza vocale.

    Dopo aver cantato a Madrid, il 26 settembre 1986 Sinatra con il proprio jet privato arrivò all'aeroporto di Milano Linate. Si rinchiuse poi nella suite dell'hotel Principe di Savoia di Milano, rifiutando interviste e conferenze stampa. La sera del giorno successivo, 27 settembre, entrò trionfalmente all'appena inaugurato ex palazzetto dello sport Palatrussardi per un concerto; ci fu il tutto esaurito, 9000 spettatori, tra cui personalità dello spettacolo e della politica; in prima fila Bettino Craxi, allora Presidente del Consiglio. Erano quasi venticinque anni, dal 1962, che The Voice non cantava dal vivo in Italia.

    Il concerto venne trasmesso in diretta dalla RAI e visto da 8 milioni di italiani.

    Sinatra fu talmente entusiasta dell'accoglienza ricevuta, che ritornò nel giugno del 1987, per ben cinque concerti: prima tappa fu allo stadio Della Favorita di Palermo (ora Barbera) il 13 giugno, poi al Teatro Petruzzelli di Bari, al Palaeur di Roma, all'Arena di Verona, e infine l'esibizione al palazzetto dello sport di Genova.

    L'impresario teatrale Pier Quinto Cariaggi organizzò, dopo quello del grande rientro, vari tour italiani di Sinatra, fra cui la serie di concerti del 1987 e il "Diamond Jubileè world tour" nel 1991. Sinatra ritornò poi nel 1989 con Liza Minnelli e Sammy Davis Jr. per un concerto a Milano, e infine, nel settembre 1991, cantò ancora a Milano, a Roma e all'anfiteatro di Pompei, dal quale salutò per sempre i suoi fan italiani.

    Nel 1990, Sinatra festeggia trionfalmente i "75 anni di vita" e i "50 di carriera". E nel giorno della ricorrenza, il 12 dicembre dello stesso 1990, si esibisce in concerto alla Byrne Meadowlands Arena di East Rutherford, nel nativo New Jersey, davanti a sessantamila persone in delirio, che alla fine intonano in coro "Happy Birthday", facendo commuovere Old blue eyes VideoVideo. Nel party successivo al concerto, Sinatra intrattiene gli ospiti duettando per l'ultima volta con Ella Fitzgerald in The Lady Is a Tramp, prima del ritiro di quest'ultima per gravi motivi di salute. Lo stesso cantante annuncia, durante una conferenza stampa tenuta nei giorni successivi alla sua residenza di Malibù, che avrebbe inaugurato, a partire dal gennaio 1991, il Diamond Jubilee Tour, ovvero una serie di concerti tenuti in tutto il mondo per festeggiare appunto i cinquant'anni di carriera.

    Prima tappa sarà Miami e, a seguire, tutti gli Stati Uniti a gennaio e in febbraio, poi a Brisbane e Melbourne (in Australia), e Yokohama, (Giappone) a marzo, poi ritorno negli States e a Las Vegas dove ha contratti con diversi casinò e nuovamente in Europa in autunno, prima in Belgio, poi i tre concerti italiani di Milano, Roma e Pompei, le successive tappe scandinave a Oslo, e al palazzo del ghiaccio di Malmoe in Svezia, a Parigi, a Francoforte, in Olanda e le 3 date a Dublino, in Irlanda ad ottobre. A novembre ritorna in America a si divide tra il Canada, Toronto, il Radio City Music Hall di New York e ancora l'amatissima Las Vegas, al "Desert Inn e al "Riviera Hotel".

    Tra il maggio e il giugno 1992 conclude ufficialmente il Diamond Jubilee Tour,con 6 concerti "tutto esaurito" alla Royal Albert Hall di Londra, e singole esibizioni ad Atene e allo stadio Camp Nou di Barcellona.

    Nel 1993 è in tour nuovamente nei casinò di Las Vegas e Atlantic City, esibendosi, nel mezzo, in gran parte degli Stati Uniti. In giugno ritorna per l'ultima volta in Europa con un concerto in Svezia, a Goteborg e ben cinque date in Germania, a Dortmund, Amburgo, Berlino, Stoccarda e Colonia, in modalità open air. Ritorna poi definitivamente negli Stati Uniti e, alla fine dell'anno, si esibisce tra la California e l'Arizona, canta anche al nuovo Casinò-Hotel MGM Grand di Las Vegas.

    E, proprio come si è ampiamente appena discusso, Sinatra continua a cantare anche negli anni novanta incidendo, inoltre, per la sua vecchia casa discografica Capitol Records, due album di duetti che vendono milioni di copie, con altre star internazionali, come Barbra Streisand, Neil Diamond, Tony Bennett e Stevie Wonder. Straordinario successo avranno anche i video dei duetti tra Frank Sinatra e Bono Vox degli U2, che si esibiscono con la canzone di Cole Porter I've Got You Under My Skin, che Sinatra aveva registrato per la prima volta nel 1946, e quelli con Aretha Franklin in What now my love e con Anita Baker in Witchcraft.

    Con il passare degli anni, il successo è funestato da continui lutti: nel 1990 muoiono il fidato paroliere Jimmy Van Heusen, l'amico Sammy Davis Jr. e Ava Gardner; nel 1992 muore in un incidente d'auto Jilly Rizzo, suo grande amico, famoso ristoratore e ogni tanto presente anche negli spettacoli del Rat Pack; nel 1993 scompare l'altro paroliere Sammy Cahn e, nel 1994, Antonio Carlos Jobim.

    Il 1994 è l'anno della fine dei concerti veri e propri dal vivo. Continuò imperterrito a calcare i palcoscenici di mezza America, prediligendo comunque ancora i due centri del divertimento e della spensieratezza che proprio lui aveva contribuito in larga misura a creare, Las Vegas e Atlantic City. Ad aprile entrò per l'ultima volta a New York, sul palco del Radio City Music Hall per 3 serate di tutto esaurito, a giugno si imbarcò nuovamente in un concerto dall'altro capo del mondo, nelle Filippine, dove, nel caldo equatoriale, cantò per 4 date consecutive. Tra l'estate e l'autunno ancora negli Stati Uniti, e ancora al Sands di Atlantic City, al Foxwoods Casino di Ledyard, nel Connecticut, in Missouri a Saint Louis e nell'amata città di Chicago, allo United Center, che registrò il tutto esaurito con 18.000 spettatori, alla fine di ottobre. Nel frattempo maturò la decisione di un probabile ritirò dalle scene, convinto dalla crescente fatica nel tenere ritmi così alti di lavoro.

    Così a dicembre, poco dopo aver compiuto 79 anni, per l'ultima volta varcò i confini nazionali volando in Giappone, a Fukuoka dove cantò per l'ultima volta in concerti veri e propri, in due date, il 19 e 20 dicembre 1994. Furono serate nelle quali sembrava avesse ritrovato la grinta dei tempi migliori; magistrale fu la sua interpretazione di My Way alla fine dell'ultimo spettacolo. Dopodiché, tra le lacrime, annunciò che sarebbe stata l'ultima volta che lo avrebbero visto cantare su un palco. Dal pubblico partì una standing ovation che durò parecchi minuti, e The Voice, nel frattempo uscito di scena, dovette rientrare tre volte per congedarsi definitivamente.

    Da citare poi il patriottico concerto tenuto a luglio, in occasione dell'inizio dei mondiali di calcio americani al Dodger Stadium di Los Angeles. Si esibì davanti a una folla sterminata, tra cui: Gene Kelly, Luciano Pavarotti, José Carreras, Placido Domingo, Bob Hope, Gregory Peck, Tom Cruise, Nicole Kidman, Jon Bon Jovi, l'ex presidente George Bush, Henry Kissinger, Robert Redford, Elizabeth Taylor e Johnny Depp.

    Nel febbraio 1995 si esibì in un breve concerto davanti a 1200 ospiti selezionati, per la serata di chiusura della stagione del Frank Sinatra Desert Classic golf tournament, nel quale eseguì alcune delle sue più celebri canzoni. Alcuni giornalisti della rivista americana Esquire Magazine riferirono che Sinatra cantò con voce chiara, intonata e forte, qualità che, data l'età, erano mancate sempre più spesso.

    Nel marzo 1995 gli venne consegnato il Grammy per l'album Duets II, riconoscimento che sanciva anche una carriera ineguagliabile. Il "valletto", in quella occasione, fu Bono Vox, che dopo un'appassionata introduzione ricca di elogi, introdusse The Voice, accolto da una valanga di applausi. Sinatra tenne un discorso di ringraziamento molto sentito, condito da qualche lacrima e tanta commozione, consapevole che la sua carriera stava terminando.

    Una sera, Bill Miller, pianista ufficiale e direttore d'orchestra, era ospite a casa Sinatra, a Rancho Mirage. Guardando in televisione un cantante, che si esibiva in un suo successo, Frank gli disse: «Adoro questa canzone... chissà se un giorno potrò ritornare a cantarla». Miller rispose: «Cosa aspetti, Frank, vai e fatti valere!». Sinatra, sommesso, affermò: «Ormai è troppo tardi, credo di avere già dato abbastanza...».

    Nel novembre dello stesso anno si tenne una grande festa all'auditorium di Los Angeles, per i suoi ottant'anni. Vi parteciparono tra gli altri: Tony Bennett, Bob Dylan, Bruce Springsteen, Gregory Peck, Bono Vox, Angela Lansbury, Johnny Depp, Tom Cruise, Arnold Schwarzenegger, Little Richard, Debbie Reynolds, Tom Selleck, Steve Lawrence, Eydie Gormé e Robert Wagner. L'evento, intitolato Sinatra: 80 Years My Way, fu trasmesso sui canali televisivi statunitensi e fu seguito da quasi 150 milioni di persone.

    Gli autobus di Chicago, New York e Los Angeles esibirono lo striscione con la scritta Happy birthday Frankie, e i teatri di Broadway si fermarono per un minuto.

    Sinatra non volle invitare alla festa in suo onore l'amico Dean Martin, oramai malato e prossimo alla morte, che avvenne poche settimane dopo, nel giorno di Natale del 1995. The Voice da quel momento cadrà in una progressiva forma di depressione che lo accompagnerà negli ultimi anni della sua vita.

    Secondo invece un'altra teoria i rapporti tra i due si incrinarono proprio in occasione della morte del figlio di Dean: Sinatra, Martin e Sammy Davis jr. erano in tourné ed alla notizia della tragedia Martin la interruppe, contro il volere di Sinatra che non lo perdonò.

    Frank Sinatra è vissuto per quasi ottantatré anni. Non lo avevano provato né i frenetici ritmi di lavoro a Las Vegas, nei primi anni sessanta, quando di giorno lavorava sui set cinematografici e alla sera si esibiva fino alle 2 di notte con gli spettacoli del Rat Pack, dormendo meno di tre ore a notte, né i due pacchetti di sigarette che fumò ogni giorno per quasi settant'anni, né la bottiglia di whisky che assumeva quotidianamente, né le tournée in giro per il mondo, specialmente negli ultimi vent'anni di carriera.

    Nonostante avesse già avuto banali problemi di memoria, per cui a partire dal 1987 aveva dovuto farsi installare videowall durante i concerti per ricordare i testi delle canzoni, e fisici (nel 1986 gli fu asportato un tumore benigno all'intestino e, nel marzo 1994, quando, durante un finale di concerto a Richmond in Virginia, mentre intonava l'ultima strofa di My Way, per il caldo subì un brusco abbassamento di pressione, si girò verso il figlio che dirigeva l'orchestra e gli urlò, radunando le ultime forze "Get me a chair! ", "datemi una sedia!", prima di collassare per alcuni minuti) dalla fine del 1996 incominciò a soffrire di gravi problemi cardiovascolari. Dopo un'ultima apparizione pubblica, il 26 ottobre 1996, e la definitiva uscita dalle scene, Frank si ritirò a Malibu in una casa sulla spiaggia, con vista sull'oceano. Venne colpito da tre infarti tra il dicembre 1996 e i primi mesi del 1997, (il primo dei quali poche settimane dopo l'ultima apparizione in pubblico), da un ictus e infine, secondo alcune voci mai confermate, gli sarebbe stato diagnosticato un cancro. Ormai gravemente debilitato da un anno e mezzo di agonia, nella tarda serata del 14 maggio 1998 un quarto infarto lo eliminò per sempre. Assistito dai familiari nella camera del Cedars-Sinai Medical Center di Los Angeles, a modo suo, come recita My Way, si dice che abbia chiesto di staccare la spina della macchina che lo teneva in vita, sorridendo per l'ultima volta alla moglie Barbara.

    Sul sito della famiglia Sinatra gli stessi figli comunicarono che le ultime parole del padre furono queste: "I'm losing", "Sto perdendo".

    Tutte le principali reti tv americane interruppero le trasmissioni con edizioni speciali dedicate alla morte di Sinatra. Milioni nel mondo versarono lacrime di commozione e seguirono gli approfondimenti nei giorni successivi. Il funerale fu trasmesso da quasi 100 canali televisivi in tutto il mondo.[8]

    La sua morte segno la fine di un' era e di una vita irripetibile che lo portò a diventare una delle più grandi star del XX secolo.

    Per rendere onore alla sua gigantesca figura d'artista, nella notte tra il 14 e il 15 maggio tutte le luci di Las Vegas si spensero, per la prima e unica volta. A New York, l'Empire State Building si illuminò di blu, in omaggio a Old Blue Eyes.

    Il funerale fu celebrato il pomeriggio del 20 maggio, nella chiesa cattolica di Beverly Hills, alla presenza di 400 amici. Gregory Peck, Diahann Carroll, Don Rickles, Milton Berle, Debbie Reynolds, Tony Bennett, Joey Bishop, Kirk Douglas, Jack Nicholson e molti altri gli resero omaggio un'ultima volta. La bara di Sinatra (scortata in chiesa da una Guardia di Militari, avendo egli ricevuto nel 1997 la prestigiosa Medal of Freedom and the Congressional Gold Medal) venne ornata con una corona di gardenie, mentre per allestire l'intera chiesa furono usati 30.000 fiori.

    Fu sepolto a fianco dei suoi genitori nel piccolo cimitero di Cathedral City il Desert Memorial Park, sotto una semplice lapide rettangolare di pietra, sulla quale è inciso "The best is yet to come" (Il meglio deve ancora venire), titolo di uno dei suoi maggiori successi.

    Successivamente si aprì una astiosa contesa tra la vedova con figlio del primo matrimonio, e i successivi tre figli di Sinatra, Nancy, Frank Jr. e Christina, per impossessarsi dell'ingente patrimonio, all'epoca stimato intorno al miliardo di dollari, più una decina di limousine, un jet privato, ampi terreni sparsi in California e in Florida, lo Stardust, noto casinò di Las Vegas, e molte proprietà immobiliari, tra cui la villa di Rancho Mirage con relativo appezzamento, quella a Barbados e nelle Hawaii.


    Vengono ancora pubblicate molte raccolte di brani che nel corso della carriera di Sinatra hanno avuto grande successo. Una di queste è Nothing but the best, uscita nel 2008, in onore del decennio della morte di Ol'Blue Eyes. Inoltre, iniziativa della Frank Sinatra Enterprises (la società che si occupa della sua musica) è riproporre album rimasterizzati, come ad esempio Sinatra & Company o Sinatra-Basie.

    Sinatra si sposò quattro volte, ma molti furono i flirt con donne belle e famose attribuitigli dalla cronaca rosa: Lauren Bacall, Grace Kelly, Angie Dickinson e Victoria Principal. Si parlò di una sua relazione con Raffaella Carrà, la quale appariva in una piccola parte nel film "Il colonnello Von Ryan", del 1965, dove lo stesso Sinatra era protagonista.

    Frank Sinatra con una giovanissima Raffaella Carrà, ne Il colonnello Von Ryan (1965)La prima moglie fu Nancy Barbato, che conosceva sin da ragazzo. Il loro matrimonio durò dal 1939 al 1951. Dal matrimonio con la Barbato sono nati i tre figli di Sinatra: Nancy (1940), cantante attiva soprattutto negli anni sessanta e settanta, Frank Jr. (1943), pregiato musicista, che fu direttore d'orchestra negli ultimi anni di carriera del padre, dal 1988 al 1995, e Christina, attiva nel campo cinematografico come produttrice, nata nel 1948.

    Il 7 novembre 1951, appena nove giorni dopo aver ottenuto il divorzio da Nancy Barbato, Sinatra si sposò con l'attrice Ava Gardner, con la quale viveva già da un paio d'anni, e che era stata la causa della rottura del suo matrimonio. La loro chiacchieratissima unione, costellata di violenti litigi e clamorosi tradimenti sia da una parte che dall'altra, non durò molto a lungo: si separarono pochissimo tempo dopo, sempre nel 1953, e divorziarono ufficialmente nel 1957.

    La terza moglie di Frank Sinatra fu l'attrice Mia Farrow, più giovane di lui di trent'anni. I due si sposarono nel 1966, ma divorziarono due anni dopo.

    Nel 1976 Sinatra sposò Barbara Blakely Marx, ex-moglie di Zeppo Marx, anche se fino all'ultimo sembra che abbia cercato di convincere Ava Gardner a tornare con lui. Il loro matrimonio durò oltre vent'anni, fino alla morte di Sinatra.

    Durante il party successivo allo show televisivo per i suoi 80 anni, ci fu un chiacchierato episodio venuto alla luce solamente di recente, con la Top-Model Kate Moss. La stessa Moss, ai tempi solamente 21enne, frequentava ancora il suo ex-storico Johnny Depp: («Stavo seduta a fumare una sigaretta e sono rimasta sorpresa nel notare che lui mi stava fissando. A quel punto, improvvisamente, mi sono ritrovata circondata dalle sue guardie del corpo che impedivano al mio fidanzato, Johnny Depp, di raggiungermi dove mi trovavo. Nel frattempo Frank Sinatra si è avvicinato a me. Ero così imbarazzata che a stento mi è venuto in mente di fargli gli auguri di buon compleanno. Lui non ha detto una parola, ma mi ha stretto tra le sue braccia e mi ha baciato sulle labbra. Per un attimo mi sono persa nei suoi occhi blu. Che dire? È stato il miglior bacio della mia vita»).

    Frank Sinatra è stato, fin dalla presidenza di Franklin Delano Roosevelt, un personaggio che ha potuto influenzare, in diversa misura, le elezioni americane, grazie alla presa "magnetica" che aveva sui numerosissimi ammiratori.

    Una delle campagne elettorali alle quali si dedicò con maggior impegno fu quella dell'amico John Fitzgerald Kennedy. Fu lui a presentare al presidente l'attrice Marilyn Monroe, con cui strinse amicizia. La notizia della morte del presidente, nel 1963, raggiunse Sinatra sul set di un film che girava con il Rat Pack; il cantante si chiuse nel suo camper per diversi giorni, preso da un enorme sconforto per l'amico perso.

    Richard Nixon fu un grande ammiratore di Sinatra. Nei 5 anni di presidenza i due cenarono insieme alla Casa Bianca almeno 5-6 volte ogni anno.

    Di grande amicizia è stato anche il rapporto tra Sinatra e Ronald Reagan. I due si erano conosciuti negli anni quaranta a Hollywood, quando entrambi lavoravano per il cinema. Nel 1976 Reagan volle interrompere la campagna elettorale per essere presente al matrimonio del suo amico con Barbara. Tra il 1980 e il 1988 Sinatra si esibì più volte alla Casa Bianca, chiamato dal presidente in occasione di visite di capi di stato e importanti personaggi della politica.

    Sinatra fu moltissime volte al centro di critiche pubbliche e di scandali. Ad esempio, mentre accompagnava Judy Garland, nel 1954 aggredì l'addetto stampa Jim Byron solo perché gli aveva chiesto chi fosse la donna che accompagnava. Questo caso divenne prestissimo di dominio pubblico.

    Ancora più famoso è lo scandalo cosiddetto "della porta sbagliata", in cui fu coinvolto insieme a Joe DiMaggio. DiMaggio stava soffrendo per via del divorzio con Marilyn Monroe, ed era venuto a sapere dal suo investigatore che Marilyn si drogava e si stava intrattenendo con una relazione lesbica. Voleva coglierla sul fatto, e chiese a Sinatra (noto per la fortissima solidarietà nei confronti degli amici) di accompagnarlo in un palazzo di West Hollywood dove, secondo l'investigatore, si svolgevano i fatti. I due irruppero in un appartamento terrorizzando una povera donna, che poi sporse denuncia, senza trovare traccia né di droga, né di Marilyn. Sinatra dichiarò di non essere entrato nella stanza e di aver aspettato in macchina. Il fatto fu gonfiato enormemente dalle riviste scandalistiche, prima fra tutte Confidential.

    Nel corso della sua lunghissima carriera, Frank Sinatra incise all'incirca 2200 canzoni, vendendo, secondo un comunicato ufficiale, circa 600.000.000 di dischi in tutto il mondo. Stranamente, però, arrivò al primo posto nella classifica dei singoli pochissime volte: nel 1965 con Somethin' Stupid, cantata in coppia con la figlia Nancy, nel 1966 con Strangers in the night, nel 1969 con My Way. I veri grandi successi di Sinatra sono stati i suoi concept-album fin dagli anni cinquanta.
    Nel 1984 Sinatra si apprestava a registrare uno degli ultimi album della sua carriera, L.A. Is My Lady. Durante le prove di un brano entrò in studio Michael Jackson. L'incontro fu organizzato dal musicista e discografico Quincy Jones, collaboratore fin dagli anni cinquanta di Sinatra ed in buona parte il fautore del successo della carriera dello stesso Jackson. Il cantante di Billie Jean assistette alla registrazione dal vivo di un brano da parte di Sinatra. Michael disse: "Ho voluto assistere a questa sessione perché è un momento speciale in cui non voglio mancare, un'occasione unica, ne ho approfittato ed è come un sogno diventato realtà".
    Come attore, Frank Sinatra interpretò cinquantatré film. Il primo fu Higher and Higher del 1944, mentre l'ultima partecipazione fu in La corsa più pazza d'America N. 2 nel 1984. Da citare, come curiosità, un suo cameo nel film Il giro del mondo in 80 giorni, con David Niven, dove appare per qualche istante nel ruolo di un pianista, e la sua partecipazione nel 1987 come guest star ad un episodio di Magnum, P.I., con Tom Selleck.
    Gli ultimi concerti di Sinatra in Italia si tennero, con la collaborazione di Steve Lawrence e Eydie Gormè, tra il 21 e il 26 settembre del 1991, durante il Diamond Jubiliee Tour. Il 21 si esibì al Mediolanum Forum, vicino Milano, il 24 al Palaghiaccio di Marino, Roma, e il 26 si concluse con una trionfale standing-ovation al termine del concerto al Teatro Grande di Pompei, nei pressi di Napoli.
    Frank Sinatra era particolarmente attaccato al popolo italiano: infatti il padre, Anthony Martin Sinatra, era nato a Lercara Friddi, mentre sua madre, Natalie "Dolly" Garaventa era nata a Lumarzo in provincia di Genova.
    In occasione dei suoi tour italiani, Sinatra amava frequentare Genova che sentiva come la città delle sue origini, soprattutto per questioni familiari ed era tifoso del Genoa.
    Nel 1992 Sinatra insultò pubblicamente la collega cantante Sinead O'Connor, che durante un'esibizione aveva rifiutato di cantare l'inno americano, e colpevole di aver strappato in diretta una foto del Papa. The Voice dichiarò che l'avrebbe presa volentieri a Calci nel culo.
    Il cantante britannico Robbie Williams, che ha pubblicato un album, Swing When You're Winning, dove sono presenti le migliori canzoni jazz e swing degli anni 50-60-70, ha dichiarato di avere poteri soprannaturali, e che può mettersi in contatto con Frank Sinatra. Infatti, ha dichiarato l'artista, prima di pubblicare l'album ha chiesto il permesso a The Voice.
    La leggenda di Frank Sinatra è confermata dall'ammirazione che provano per lui numerosi artisti,tra i quali Jon Bon Jovi, Robbie Williams, autore dell'album "Swing When You're Winning" Michael Bublè, il rapper Snoop Dogg,il gruppo pop Westlife, che gli dedicò l'album "Allow Us To Be Frak",Elton John, Michael Jackson, Bono Vox, Liza Minnelli (con la quale collaborò in alcuni concerti) e anche molti personaggi pubblici italiani, come Christian De Sica e Massimo Lopez.
     
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    Pietro Germi

    Il regista italiano Pietro Germi nasce a Genova il 14 settembre 1914. Inizia la sua carriera di attore a 25 anni comparendo nel film "Retroscena" (1939), in cui lavora anche come co-sceneggiatore. Due anni dopo recita nel film "Gli ultimi filibustieri" (1941), poi in "Montecassino nel cerchio di fuoco" (1946). Intanto approfondisce le sue competenze studiando a Roma presso il Centro Sperimentale di Cinematografia, dove segue i corsi di regia di Alessandro Blasetti.

    Il suo esordio alla regia avviene nel 1945 con "Il testimone". Poi arrivano "Gioventù perduta" (1947) e "In nome della legge" (1949, con Massimo Girotti); questo'ultimo è uno dei primi film italiani sulla mafia e consacra Germi come autore e regista.
    Dopo il "Il cammino della speranza" (1950), film che gli vale anche riconoscimenti internazionali, e dopo "La città si difende" (1951), la carriera di Pietro Germi subisce un arresto. Almeno dal punto di vista della critica specializzata. Il pubblico continua a simpatizzare con il regista che manterrà sempre con chi lo segue un rapporto privilegiato.

    Gira "La presidentessa" (1952) e nello stesso anno "Il brigante di Tacca del lupo" (interpretato da Amedeo Nazzari). Seguono "Gelosia" (tratto dal romanzo di Luigi Capuana), "Il marchese di Roccaverdina", che dieci anni prima era stato portato sul grande schermo da Ferdinando Maria Poggioli; nel (1953) Germi lavora ad uno degli episodi del film "Amori di mezzo secolo".

    Dipo quasi due anni di inattività torna nel 1955 con "Il ferroviere", una delle sue opere più intense nonchè riuscite, tanto che verrà considerato uno dei suoi capolavori.
    Suoi lavori successivi sono "L'uomo di paglia" (1958) e "Un maledetto imbroglio" (1959), altro capolavoro di Germi tratto dal romanzo "Quer pasticciaccio brutto de via Merulana" di Carlo Emilio Gadda: di fatto si tratta di uno dei primi esempi di poliziesco italiano, apprezzato - tra gli altri - da Pier Paolo Pasolini.

    Nel 1961 Germi spiazza pubblico e critica dando alla sua carriera una svolta imprevedibile: comincia a girare commedie pungenti, satiriche e grottesche.
    In questo ambito il suo più importante e ricordato lavoro è "Divorzio all'italiana" (1961, con un indimenticabile Marcello Mastroianni insieme all'adolescente Stefania Sandrelli); il film è incentrato sul delitto d'onore ed è scritto con Ennio De Concini e Alfredo Giannetti. Riceve due nomination all'Oscar: una per la miglior regia, un'altra a Mastroianni come miglior attore, e riceve una statuetta per il miglior soggetto e sceneggiatura originale, oltre ad altri prestigiosi riconoscimenti. Il titolo del film ha ispirato poi il nome proprio di quel tipo di commedia che è stata prodotta in Italia nel periodo appena successivo, nota appunto come "commedia all'italiana".

    Con "Sedotta e abbandonata" (1964) Germi torna per l'ultima volta a girare in Sicilia, regione a cui il regista ligure si è legato in modo particolare.
    Il 1965 è l'anno di "Signore e signori" (con Virna Lisi e Gastone Moschin), satira sull'ipocrisia borghese di una cittadina del Veneto, girato a Treviso. "Signore e signori" vince la Palma d'Oro al Festival di Cannes (ex aequo con "Un uomo e una donna", di Claude Lelouch).

    Germi Dirige poi la coppia Ugo Tognazzi e Stefania Sandrelli in "L'immorale" (1967), discreta pellicola ispirata - almeno così sembra - alla vicende personali di Vittorio De Sica.
    Nel 1968 ottiene uno strepitoso successo di pubblico con "Serafino", interpretato dallo straordinario Adriano Celentano. Nel 1970 è la volta di "Le castagne sono buone", con Gianni Morandi: per molti questo sarebbe il punto più basso della carriera del regista.

    Il suo ultimo film è "Alfredo Alfredo" (1972, con Dustin Hoffman e Stefania Sandrelli). Inizia a lavorare allo straordinario progetto "Amici miei", che deve però abbandonare perché sofferente di cirrosi epatica. Cederà la regia di "Amici miei" all'amico Mario Monicelli.

    Pietro Germi muore a Roma il 5 dicembre 1974. Il film "Amici miei" uscirà nelle sale l'anno seguente 1975 e sarà a lui dedicato.


     
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    Walter Chiari

    Nato in una famiglia di origini pugliesi, il padre Carmelo funzionario di PS originario di Grottaglie, la madre Enza maestra elementare di Andria, trascorse l'infanzia con la famiglia ad Andria, per poi trasferirsi a Milano dove venne assunto come magazziniere all'Isotta Fraschini. In quel periodo iniziò a praticare il pugilato, diventando campione lombardo della categoria pesi piuma, nel 1939. Fu anche un provetto giocatore di tennis e campione lombardo anche nel gioco delle bocce, sport che abbandonò in seguito alle fratture alle mani, causate dallo sport pugilistico. Praticò anche il nuoto a livello agonistico, vincendo i campionati promossi dalla GIL nei 100 metri stile libero.

    Abbandonati gli studi, trovò lavoro in una ditta come radiotecnico, ma fu subito licenziato, per aver fracassato tre valvole nel riparare un apparecchio. Fu assunto in una banca, ma si licenziò perché non gli piaceva e non sopportava il lavoro d'ufficio[senza fonte]. Passò quindi a svolgere la professione di giornalista, ma non riuscì neanche in questo campo, per cui si mise a fare il caricaturista. Una sera, però, alcuni suoi amici che aveva imitato lo convinsero a riprendere gli studi. Conseguì il diploma di Maturità scientifica ma, mentre stava per iscriversi all'università, scoppiò la seconda guerra mondiale. La famiglia Annichiarico risiedeva a Milano proveniente da Verona dove era nato Walter nel 1924. Ad Andria vennero sfollati per i bombardamenti da Milano con la madre e il fratello più grande. Ad Andria rimasero per qualche mese ritornando a Milano per evitare di rimanere, a causa della guerra che aveva diviso l'Italia in due, lontani dal padre.
    Arruolatosi nella Decima Mas collaborò al suo settimanale con il titolo "L'Orizzonte", con una tiratura di cinquantamila copie, quale autore di vignette umoristiche con Ugo Tognazzi, aveva condotto anche programmi dai microfoni di «Radiofante», emittente milanese per le truppe della RSI. Non si sapeva invece che Chiari avesse partecipato a combattimenti, come invece era noto per altri ventenni sotto le armi in quel periodo che sarebbero diventati celebri attori. A rivelarlo è il documentario sullo sbarco in Normandia e la campagna che ne derivò dal 6 giugno 1944. Il titolo è "D-Day - noi italiani c’eravamo" del regista veronese Mauro Vittorio Quattrina. Dopo la Liberazione fu prigioniero nel campo di Coltano, vicino a Pisa. Una sera del gennaio 1944 si trovava con amici al teatro Olimpia di Milano (oggi scomparso, si trovava in Largo Benedetto Cairoli) durante un concorso per dilettanti. Ad un tratto i suoi compagni lo sollevarono scaraventandolo sul palcoscenico. Una volta davanti al pubblico non poté far altro che esibirsi in due "numeri" che con gli amici riscuotevano sempre successo: l'imitazione di Hitler e la gag del balbuziente che cerca disperatamente di ordinare una granita in un bar. Il pubblico apprezzò quella esibizione euforicamente, decretandogli un caloroso applauso e un successo pressoché istantaneo.

    Nel 1946 ottiene la sua prima parte di rilievo in teatro grazie a Marisa Maresca, che lo inserisce nello spettacolo Se ti bacia Lola. Di qui ha inizio una lunga carriera nel teatro di rivista dove, oltre che per la bella presenza, si fa notare per le innate capacità d'improvvisazione. Partecipa agli spettacoli Simpatia (1947), Allegro (1948) e Burlesco (1949). Nel 1950 diventa primo attore in Gildo con Miriam Glori, nel 1951 in Sogno di un Walter con Carlo Campanini e Dorian Gray, e nel 1952 consolida il suo successo con Tutto fa Broadway con Lucy D'Albert e Carlo Campanini.

    Inoltre si afferma anche come autore di testi nei successivi spettacoli Controcorrente (1953) di Metz, Marchesi e Chiari, e Saltimbanchi (1954) di Chiari, Silva e Terzoli.

    Nel frattempo esordisce nel cinema con Vanità, diretto da Giorgio Pàstina nel 1946, in cui è calato in un personaggio drammatico curiosamente doppiato da Alberto Sordi, con il quale vince il prestigioso premio "Nastro d'argento" . Molto più noti sono i successivi ruoli in film-commedia come Totò al giro d'Italia (1948) e I cadetti di Guascogna (1950), in cui lavora con l'esordiente Ugo Tognazzi.

    Nel 1951 Luchino Visconti gli offre il ruolo del giovanotto cialtrone, modesto dongiovanni di borgata, in Bellissima, a fianco di Anna Magnani; questo ruolo, citatissimo dalla critica, è fonte di grandi soddisfazioni artistiche, ma Walter continua nel teatro leggero, nella commedia musicale (in coppia con Delia Scala nel 1956 con Buonanotte Bettina e nel 1958 con Il gufo e la gattina, e nel 1960 insieme a Sandra Mondaini, Ave Ninchi ed Alberto Bonucci con Un mandarino per Teo, tutte di Garinei e Giovannini), nel teatro di prosa recitando nel 1965 con Gianrico Tedeschi nella commedia Luv di Murray Schisgal, e nel 1966 con Renato Rascel ne La strana coppia di Neil Simon, e nel cinema di genere, al quale continua infaticabilmente a lavorare prendendo parte, tra gli altri, ai film del filone comico-giudiziario Un giorno in pretura (1953), Accadde al commissariato (1954), Accadde al penitenziario (1955); film dai quali, qualche anno più tardi, prenderà origine la cosiddetta commedia all'italiana.

    Ancora in Australia nel 1966, durante le riprese del film "Sono strana gente" diretto da Michael Powell, Walter aveva conosciuto sul set l'attrice Alida Chelli ed aveva iniziato con lei una lunga e tempestosa storia d'amore fatta di litigi, riappacificamenti, separazioni e ricongiungimenti meticolosamente scanditi dalle copertine dei settimanali. Finalmente nel 1969, mentre Alida è impegnata nelle riprese dello sceneggiato televisivo Giocando a golf una mattina, riceve una telefonata da Sydney.

    Alida Chelli e Walter ChiariAll'altro capo del filo c'è Walter, che nella città australiana stava girando il film Squeeze a Flower (mai distribuito in Italia), che le dice «Sono vestito da frate davanti a una fontana, se accetti di sposarmi mi ci butto dentro!».

    Due giorni dopo le nozze vennero celebrate in una chiesa di Sydney, ma il matrimonio si preannunciò immediatamente irto di problemi dal momento che all'uscita della chiesa Walter venne "prelevato" dagli emissari della produzione che lo portarono ad un evento promozionale a cui doveva partecipare e di cui si era "dimenticato" (i ritardi e le "buche" agli appuntamenti erano una caratteristica dell'attore), per cui la povera sposa si trovò a dover tagliare da sola la torta nuziale.

    I due divorziarono nel 1972, dopo meno di tre anni dalle nozze, ma anche in seguito Walter restò sempre in buoni rapporti con Alida e con il figlio Simone, attualmente presentatore televisivo su La7 e Mediaset

    Il 20 maggio del 1970, mentre si sta recando negli studi radiofonici della RAI di Via Asiago per registrare una puntata del programma Speciale per voi condotto da Renzo Arbore, Walter Chiari viene tratto in arresto e associato al carcere di Regina Coeli. L'attore viene accusato di consumo e spaccio di cocaina da un piccolo delinquente, tale Guido Malmignati, e si ritrova nel vortice di uno scandalo, ingigantito dai media e dalla stampa dell'epoca, che coinvolge suo malgrado anche Lelio Luttazzi, completamente estraneo alla vicenda.

    Walter Chiari resterà in carcere 70 giorni tra il maggio e l'agosto del 1970 (dove l'8 agosto viene a conoscenza della nascita del figlio Simone da un agente di custodia), e l'anno seguente viene processato, venendo prosciolto dall'accusa di spaccio e condannato con la condizionale per il reato di detenzione di sostanze stupefacenti per uso personale.
    Tornato in libertà, ma emarginato dalla RAI e ignorato dai produttori teatrali, a Walter Chiari viene inaspettatamente data l'opportunità di tornare alla ribalta nell'estate del 1974 da Paolo Pillitteri, allora giovane assessore alla Cultura del Comune di Milano, che gli offre di partecipare ad una serata nell'ambito della serie di spettacoli Vacanze a Milano, patrocinati dall'amministrazione del capoluogo lombardo. Da quella sera, conclusasi con lunghe ovazioni e due bis, ha inizio per Walter la riconquista della sua professionalità.

    Il ritorno in scena non fu scevro di polemiche. A Genova nel 1975, durante lo spettacolo Chiari di luna, in cui Walter reggeva la scena da solo per due ore, egli pronuncia una battuta che suonava come: "Quando fu appeso per i piedi a Piazzale Loreto, dalle tasche di Mussolini non cadde nemmeno una monetina. Se i nuovi reggitori d'Italia avessero subito la stessa sorte, chissà cosa uscirebbe dalle tasche di lorsignori!" scatenando dissensi e contestazioni tra il pubblico, al punto che le successive repliche dello spettacolo vengono disturbate da picchetti di dimostranti all'ingresso del teatro, mentre la stampa non tardò a manifestare a Chiari tutto il suo disappunto per la battuta qualunquista, velata di apologia del fascismo.

    Nel 1978 torna al teatro leggero con la commedia di Paolo Mosca Hai mai provato nell'acqua calda? in cui ha come partner Ivana Monti. Nel 1982, sempre con la Monti, riporterà in scena "Il gufo e la gattina", curandone anche la regia teatrale.

    Ma nell'estate del 1985 il suo nome viene nuovamente associato ad una vicenda giudiziaria. Viene infatti accusato insieme al cantautore Franco Califano dal camorrista "pentito" Giovanni Melluso (lo stesso accusatore di Enzo Tortora) di aver trattato l'acquisto di rilevanti partite di droga. Anche se questa volta Chiari viene prosciolto in istruttoria, per lui la vicenda è un altro duro colpo da sopportare.

    Soltanto nel 1986 verrà riabilitato dal mondo dello spettacolo grazie al teatro di prosa, al quale ritorna interpretando il personaggio dell'avvocato Lattes in un adattamento de Gli amici di Arnold Wesker, ed al programma televisivo della RAI in sette puntate Storia di un altro italiano, biografia appassionata per la regia di Tatti Sanguineti. Nel 1986, nell'ambito delle celebrazioni per Firenze capitale europea della cultura, riprende la collaborazione con l'amico Renato Rascel con il quale interpreta Finale di partita di Samuel Beckett per la regia di Giuseppe Di Leva.
    Nel 1990 interpreta il suo ultimo film, Tracce di vita amorosa di Peter Del Monte. Negli ultimi anni di vita dell’attore c’è stato un affettuoso riavvicinamento tra lo stesso Chiari e la città di Grottaglie di cui era originario il padre. Un riavvicinamento sancito, tra l’altro, da una memorabile serata tenuta dal grande artista presso il Quartiere delle Ceramiche. Dopo la sua morte Grottaglie ha voluto rinnovare questo ritrovato legame, ha dedicato a Chiari una strada ed ha celebrato diverse manifestazioni ed incontri in suo ricordo a cui ha partecipato anche il figlio dell'artista, Simone. L'evento è stato oggetto del documentario Il complesso di Walter diretto da Alfredo Traversa ed uscito nel 2006.

    Nel dicembre del 1991 Walter Chiari si era recato al Teatro Manzoni per applaudire il collega ed amico Gino Bramieri. All'inizio di quello stesso mese era stato ricoverato all'Ospedale San Carlo di Milano per un piccolo intervento chirurgico, peraltro senza alcun problema, e pochi giorni dopo dimesso.

    Il 20 dicembre Walter Chiari aveva in programma una cena con l’impresario teatrale Libero Zibelli, suo amico da oltre vent’anni, il quale non vedendolo arrivare chiamò la stanza 50 del residence Siloe di Via Cesari, dove l'attore viveva da solo da tre anni dopo essersi separato anche da Patrizia Caselli. Non ricevendo risposta Zibelli, allarmato, si recò presso il residence e sfondò la porta, trovando il povero Walter esanime sulla poltrona con gli occhiali sul naso e la televisione ancora accesa.

    L'autopsia rivelò che la causa della morte fu un infarto. Per ironia della sorte, poche ore prima di morire si era sottoposto ad un check-up completo, risultato perfettamente regolare. I funerali di Walter Chiari si svolsero presso la Chiesa di San Pietro in Sala, in piazza Wagner, a due passi da quel Teatro Nazionale dove l’attore si esibiva spesso quando recitava a Milano, e vi partecipò una folla immensa che gli tributò un ultimo, lungo e scrosciante applauso. Sulla lapide dove riposa, presso il Cimitero Monumentale di Milano è incisa la battuta che a Dino Risi aveva confidato voleva fosse scritta: Amici non piangete, è soltanto sonno arretrato.
     
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    Dalida

    Yolanda Gigliotti, nota con il nome d'arte di Dalida, nasce il 17 gennaio 1933, da genitori emigrati dall'Italia (Serrastretta, Catanzaro) in Egitto, a Choubrah, piccolo sobborgo alle porte de Il Cairo. La sua infanzia è turbata da un disturbo agli occhi che la costringe ad indossare gli occhiali e che la renderà leggermente strabica.
    Inizia a farsi notare per il suo bell'aspetto già a 17 anni vincendo il concorso di bellezza "Miss Ondine". Poi viene eletta Miss Egitto: la vittoria le offre l'opportunità di iniziare a farsi strada nel mondo del cinema.

    Nel film "Joseph et ses frères" (Giuseppe e i suoi fratelli, con Omar Sharif) presta la voce per doppiare Rita Hayworth; recita poi nel 1954 nel film "La Masque de Toutankhamon" (La maschera di Tutankhamon) di Marc de Gastyne e nel film "Un verre, une cigarette (Sigara wa kass, Un bicchiere, una sigaretta). Il 24 dicembre prende l'aereo per Parigi ed alloggia in una camera d'hotel della rue de Ponthieu.
    E' il 1956 quando, ispirandosi al film "Sansone e Dalila", decide di adottare il nome d'arte Dalila; sarà Fred Machard, scenarista della "Villa d'Este", a consigliarle di sostituire la seconda 'L' con la 'D', di Dio Padre, e lei accetta: sarà per sempre Dalida, un nome che vuole indicare il ballo, la gioia e il divertimento.

    Nello stesso anno registra il primo 45 giri con "Madona", versione francese di "Barco negro", successo della portoghese Amalia Rodriguez. Registra anche "Bambino" (traduzione della canzone napoletana "Guaglione"), lanciata da "Radio Europe 1", e dal suo direttore Lucien Morisse, di cui Dalida si innamora.

    In due anni sono più di 500.000 le copie dei dischi di Dalida vendute in Francia. Recita in "Rapt au Deuxième Bureau" (Rapimento al secondo ufficio) di Jean Stelli, con Frank Villard. Si esibisce in un récital a Il Cairo; canta la versione italo-francese di "Come prima" (per cui riceve un premio Bobino in), "Piove", successo di Domenico Modugno e "Gli zingari" ("Les Gitans"), rifacimento di una canzone spagnola.

    Dalida si fa conoscere in Italia cantando "Gli zingari" durante il "Musichiere", trasmissione tv condotta da Mario Riva; incide "La canzone di Orfeo" e Milord, poi portata al successo, in italiano, da Milva. Nel 1959 ottiene l'Oscar della canzone (ex-aequo con Tino Rossi).
    Un anno dopo riceve l'Oscar di Radio Monte Carlo come vedette preferita dagli ascoltatori; riceve inoltre il Gran Premio della canzone per l'interpretazione in francese di "Romantica", dal Festival di Sanremo 1960.
    Incide "Les enfants du Pirée" (incisa in italiano come "Uno a me uno a te"), "O' sole mio" (motivo tradizionale napoletano), "L'arlecchino gitano", "T'aimer follement" (in italiano "T'amerò dolcemente"), "Garde-moi la derniere danse" (in italiano "Chiudi il ballo con me").

    L'8 aprile 1961 sposa Lucien Morisse davanti al sindaco del XVI° arrondissement parigino. Pochi mesi dopo incontra a Cannes Jean Sobieski, giovane e bellissimo pittore, di cui si innamora. Dalida lascia Morisse e si trasferisce col nuovo amore a Neuilly. Con Charles Aznavour vince l'Oscar per la canzone 1961, precedendo Gloria Lasso ed Edith Piaf.

    Tre anni più tardi è la prima donna a vincere il disco di platino per aver venduto più di 10 milioni di dischi. Sempre nel 1964 segue il Tour de France (sarà vinto da Jacques Anquetil), cantando più di 2000 canzoni lungo 29300 km.

    Nel 1965 i risultati di un sondaggio nazionale dicono che Dalida è la cantante preferita dai francesi; nello stesso anno recita in "Menage all'italiana" (con Ugo Tognazzi, Romina Power e Paola Borboni, musiche di Ennio Morricone), incide "La danse de Zorba" (in italiano "La danza di Zorba"), su un base di sirtaki, "Amore scusami" (cover di un successo di John Foster), "Cominciamo ad amarci" e "La vie en rose", storico cavallo di battaglia di Edith Piaf, scomparsa due anni prima.
    Dopo una storia di tre anni con Christian de la Mazière, nel 1966 instaura una relazione con l'italiano Luigi Tenco.

    Il Festival di Sanremo, che l'aveva corteggiata negli anni precedenti, nel 1967 ospita Dalida che canta insieme a Luigi Tenco "Ciao amore ciao", scritta dallo stesso Tenco: Dalida inciderà la canzone anche in francese, mantenendo stesso titolo. Colpita dalla bellezza della canzone, pare sia stata la stessa Dalida a convincere il cantautore piemontese a partecipare alla manifestazione; addirittura gli organizzatori, che l'avevano esclusa in prima battutta, la fecero poi partecipare al Festival perché Dalida minacciava di non prendervi più parte.

    La giuria poi elimina "Ciao amore ciao" e il 26 gennaio Luigi Tenco si suicida con un colpo alla tempia. E' Dalida che entrando nella stanza d'albergo di Tenco lo trova rivolto per terra. La cantante, che chiedeva di fermare il Festival, lascia Sanremo per volontà degli organizzatori. Il 26 febbraio Dalida tenta di togliersi la vita a Parigi in maniera molto lucida: finge di recarsi all'aereoporto di Orly per depistare il suo staff, affitta la camera 410 all'hotel "Principe di Galles", utilizzando il suo nome Yolanda Gigliotti, appende sulla porta il biglietto su cui è scritto "Si prega di non disturbare" e ingerisce molti farmaci dopo aver scritto tre lettere: una all'ex marito, una alla madre in cui le dice di non disperarsi, ed una al pubblico che adorava.

    Una cameriera, insospettita dal fatto che una luce accesa filtrava dalla porta della stanza, non riordinata da 48 ore, avverte il direttore che entra da un'altra stanza e trova Dalida in coma. Dopo cinque giorni la cantante esce dal coma e si salva.
    Un anno dopo partecipa a "Partitissima" (ex "Canzonissima") e vince con "Dan dan dan". Ritirando il premio, Dalida dice "Lassù qualcuno è contento" riferendosi evidentemente a Luigi Tenco. E' una vittoria chiacchierata e sofferta: chiacchierata perché considerata "politica", dovuta più all'enorme pubblicità che il tentato suicidio le ha procurato che a meriti effettivi; sofferta su un piano personale, perché Dalida proprio in questo periodo sta decidendo se tenere o meno il bimbo che porta in grembo, frutto di un'effimera avventura. Decide di non portare a termine la gravidanza perchè le sue condizioni emotive non glielo consentono.

    Nello stesso anno recita in Italia recita in "Io ti amo", film di Antonio Margheriti con Alberto Lupo. Il 18 giugno 1968 ottiene il titolo di "Commendatore delle Arti, delle Scienze e delle Lettere", conferitole dal presidente francese Charles De Gaulle, e il 5 dicembre è la prima donna a ricevere la medaglia della Presidenza della Repubblica.

    Nel 1969 Dalida si innamora di un ragazzo italiano di 22 anni di nome Lucio, ma le pressioni del suo staff - che teme uno scandalo - la inducono presto a desistere dal continuare la storia.

    Un anno dopo Dalida va in Nepal e soggiorna in un ashram per studiare la religione indù, e dedicarsi intensamente alla ricerca interiore.

    Nel 1975 il Quebec nomina Dalida "personaggio più popolare", dopo Elvis Presley, e "donna dell'anno" insieme a Jackie Kennedy.

    La carriera è sempre più trionfale, ma il male di vivere si ripresenta nel 1977 e spinge nuovamente Dalida a tentare il suicidio.

    Nel 1981 Dalida festeggia i 25 anni di carriera con la consegna di un disco di diamante per aver venduto 86 milioni di dischi in tutto il mondo e per aver interpretato ben 38 dischi d'oro in 7 lingue.
    All'inizio del 1986 Dalida parte per l'Egitto, dove recita nel film "Le Sixième Jour" (Il sesto giorno, di Youssef Chahine): è la prima volta che Dalida recita un ruolo principale. Torna a Parigi e dichiara che, dopo aver rivisto i luoghi della sua infanzia, è stanca e incapace di riprendere la vita e i ritmi di sempre.

    Approfittando del lungo ponte in occasione della festa dei lavoratori, Dalida architetta un piano lucido e disarmante: sabato 2 maggio 1987 Dalida chiama il fratello-manager Orlando che le annuncia di aver rinviato un previsto servizio fotografico a causa del freddo; la sera, la cantante dice alla cameriera che farà tardi perché ha intenzione di recarsi a teatro e le chiede di svegliarla verso le 5 pomeridiane del giorno successivo. In realtà, con la macchina fa il giro dell'isolato, per poi barricarsi nella sua villa della rue d'Orchamps ed ingerire un cocktail di barbiturici.

    A Montmartre, il 3 maggio 1987, Dalida si toglie la vita, a vent'anni dal primo tentativo e a dieci dal secondo.
    Accanto al corpo lascia appena un biglietto: "La vita mi è insopportabile. Perdonatemi.".
    Tra i primi a scoprire la tragedia vi è il fratello Orlando, nominato erede universale ed oggi custode intransigente dell'immagine di Dalida.

    La morte di Dalida lascia sotto shock la Francia intera; ai funerali, lo storico Claude Manceron (ufficialmente in nome del Presidente François-Marie Mitterrand, in realtà parlando per l'intera nazione) la saluta dicendo: "Yolanda arrivederci. Dalida grazie.". Dalida riposa nel cimitero di Montmartre a Parigi.
     
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  9. la sirenetta
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    ALIDA VALLI

    Alida Valli pseudonimo di Alida Maria von Altenburger baronessa von Markenstein und Frauenberg (Pola, 31 maggio 1921 – Roma, 22 aprile 2006) è stata un'attrice italiana.

    Nasce a Pola da madre istriana, pianista, e da padre trentino, professore di filosofia e critico musicale con ascendenze aristocratiche, barone Altenburger von Marckenstein und Frauenberg del Sacro Romano Impero Germanico.

    Frequenta i corsi del Centro Sperimentale di Cinematografia ed esordisce giovanissima sul grande schermo.

    Fin dall'inizio interpreta ruoli da protagonista e diventa, ben presto, l'attrice simbolo del cosiddetto "cinema dei telefoni bianchi", lavorando in film come Manon Lescaut (1939) e Ore 9 lezione di chimica (1941). La sua versatilità la impone anche in ruoli drammatici quale quello di Luisa in Piccolo mondo antico di Mario Soldati (1941) che al Festival di Venezia le vale un premio speciale concesso dal conte Giuseppe Volpi di Misurata come miglior attrice italiana dell'anno. Nello stesso anno perde il suo fidanzato Carlo Cugnasca, aviatore, caduto a Tobruk in Libia.

    Nel 1942, però, il suo film Noi vivi - Addio Kira subisce, su pressione di Mussolini, la censura fascista.

    A differenza di molti suoi colleghi, nell'autunno del 1943 la Valli, per evitare di recitare in film di propaganda fascista, rifiuta di trasferirsi negli studi cinematografici del fascismo repubblichino (il "Cinevillaggio" di Venezia) e rimane a Roma dove si nasconde da qualche amica, Leonor Fini e Luciana d'Avack. Sempre nel 1943, Alida Valli porta a grande successo la canzone Ma l'amore no (di Galdieri - D'Anzi) tratta dal film Stasera niente di nuovo di Mario Mattoli, che divenne la canzone italiana di maggior successo e più trasmessa dall' EIAR nel corso dei due ultimi e più bui anni di guerra. L'anno successivo sposa l'artista e compositore Oscar De Mejo, cugino di Leonor Fini, e nel gennaio 1945 nasce il suo primogenito Carlo.

    Nel 1947 la sua interpretazione di Eugenia Grandet nel film omonimo di Mario Soldati le frutta un Nastro d'Argento come miglior attrice. Nello stesso anno si trasferisce a Hollywood su invito del produttore Selznick che vorrebbe farne la "Ingrid Bergman italiana". Appartengono a questo periodo tra gli altri Il caso Paradine di Alfred Hitchcock, in cui la Valli recita accanto a Gregory Peck e Il terzo uomo (1949) di Carol Reed con Orson Welles.

    Nel 1951 torna in Italia e pochi anni dopo fornisce una delle sue migliori interpretazioni nel capolavoro di Luchino Visconti, Senso (1954). Nello stesso anno il suo nome viene associato al cosiddetto "caso Montesi" in quanto fidanzata di Piero Piccioni, il principale indiziato dell'epoca, poi pienamente scagionato [1] come anche Maurizio d'Assia, figlio di Mafalda di Savoia (questo scandalo ispirò a Federico Fellini un episodio de La Dolce Vita). Decide così di allontanarsi dalle scene per tornare davanti alla macchina da presa solo nel 1957 diretta da Michelangelo Antonioni in Il grido.

    La sua fama si consolida sotto la direzione di registi quali Gillo Pontecorvo (La grande strada azzurra del 1957), Franco Brusati (Il disordine del 1962), Pier Paolo Pasolini (Edipo re del 1967).

    Negli anni settanta si dimostra un'attrice molto versatile, lavorando con Valerio Zurlini ne La prima notte di quiete (1972) accanto ad Alain Delon, Mario Bava ne La casa dell'esorcismo (1975), Bernardo Bertolucci in La strategia del ragno (1970) e nel kolossal Novecento (1976). Con Giuseppe Bertolucci nel 1977 partecipa al primo film di Roberto Benigni Berlinguer ti voglio bene; Dario Argento le affida due ruoli inquietanti in Suspiria (1977) e Inferno (1980).

    Riceve il Gamajun International Award nel 1990, il David di Donatello alla carriera nel 1991 (ne aveva già vinto uno nel 1982 come miglior attrice non protagonista per La caduta degli angeli ribelli) e il Leone d'Oro alla carriera al festival di Venezia nel 1997.

    Trascorre gli ultimi anni della sua vita in estrema povertà, al punto che per vivere le viene concesso il vitalizio della legge Bacchelli.

    Nei suoi film americani degli anni 1947-1950, la voce di Alida Valli nella versione italiana è di Lydia Simoneschi (anche ne Il miracolo delle campane, oggi ridoppiato). Pare addirittura che Alida non firmasse un contratto se non fosse certa di essere doppiata dalla Simoneschi ed è per questo che, ad esempio, riconosciamo la voce della celebre Lydia anche nella produzione italiana Il mondo le condanna. Negli anni sessanta la Simoneschi non è più la prima donna del doppiaggio, per questo, quando si decide di doppiare Alida ne Il disordine, al leggio è chiamata Elena Zareschi. Nel recente Un mese al lago, la voce di Alida è della veterana Miranda Bonansea.
     
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    Clark Gable

    William Clark Gable, soprannominato "re di Hollywood", nasce a Cadiz (Ohio) il giorno 1 febbraio 1901. Prima di diventare uno degli attori più contesi dai produttori di Hollywood a suon di dollari, ha dovuto affrontare una dura gavetta nel mondo dello spettacolo, spinto dagli incoraggiamenti dalle donne che lo amavano.
    La prima è l'attrice e regista teatrale Josephine Dillon (14 anni di lui più anziana), che convinta che Clark Gable abbia un autentico talento lo scrittura e lo aiuta ad affinarlo. Insieme vanno ad Hollywood dove, il 13 dicembre 1924, si sposano. La regista ha il merito di avergli insegnato l'arte della recitazione, a muoversi con disinvoltura ed eleganza, e a tenere sul palcoscenico e nella vita privata un contegno ineccepibile. E' lei infine a persuaderlo a tralasciare il nome William e a farsi chiamare semplicemente Clark Gable.
    Grazie a lei Gable ottiene le prime parti, per lo più in ruoli marginali in film come "White Man" (1924), "Plastic Age" (1925). Tornò in teatro, e dopo parti di minore importanza, debuttò sul palcoscenico di Broadway nel 1928 in Machinal, interpretando la parte dell'amante della protagonista, e raccolse lusinghieri consensi dalla critica.

    E' in tournèe nel Texas con un'altra compagnia quando incontra Ria Langham (17 anni più anziana), ricca e pluridivorziata, inserita in un giro di alte relazioni sociali. Ria Langham farà dell'attore un raffinato uomo di mondo. Dopo il divorzio da Josephine Dillon, Clark Gable sposa Ria Langham il 30 marzo 1930.

    Intanto ottiene un contratto di due anni con la MGM: gira film come "The Secret Six" (1931), "Accadde una notte" (1934), "Gli ammutinati del Bounty" (1935) e "San Francisco" (1936). Spinto e pagato dalla produzione, Gable utilizza una protesi dentaria per render perfetto il suo sorriso e si sottopone ad un intervento di chirurgia plastica per correggere la forma delle orecchie.
    Nel 1939 arriva il grande successo con l'interpretazione per cui ancora oggi è identificato come simbolo: l'affascinante e rude avventuriero Rhett Butler in "Via col vento" (Gone with the wind), di Victor Fleming. Il film, tratto dal romanzo di Margaret Mitchell, lo consacra definitivamente come divo internazionale, insieme all'altra protagonista, Vivien Leigh.

    Durante la lavorazione di "Via col vento", Clark Gable ottiene il divorzio da Ria Langham. Ancor prima di finir le riprese, se ne va in Arizona, dove sposa in forma privata l'attrice Carole Lombard, conosciuta tre anni prima.

    Dopo gli avvenimenti di Pearl Harbor, nel 1942 Carole Lombard partecipa attivamente alla campagna di raccolta dei fondi di finanziamento dell'esercito americano. Durante il ritorno da un viaggio di propaganda a Fort Wayne, l'aereo con a bordo Carole Lombard si schianta contro una montagna. In un telegramma inviato poco prima di partire, Carole Lombard suggeriva al marito di arruolarsi: distrutto dal dolore, Clark Gable troverà nel consiglio della moglie nuove motivazioni.

    Dopo le riprese di "Incontro a Bataan" (1942), Gable si arruola nell'aviazione.

    Torna poi alla MGM, ma cominciano i problemi: Gable è cambiato e anche la sua immagine pubblica non ha perso il suo smalto originale. Interpreta una serie di film che riscuotono buoni successi commerciali, ma che tuttavia risultano oggettivamente mediocri: "Avventura" (1945), "I trafficanti"(1947), "Mogambo" (1953).
    Nel 1949 sposa Lady Sylvia Ashley: il matrimonio durerà poco, fino al 1951.
    Successivamente conosce e sposa la bella Kay Spreckels, le cui fattezze ricordavano molto quelle della scomparsa Carole Lombard. Con lei Gable sembrava avere ritrovato la felicità perduta.

    Il suo ultimo film "Gli spostati" (1961), scritto da Arthur Miller e diretto da John Huston, segna una piena rivalutazione in campo professionale. Nel film Clark Gable interpreta la parte di un attempato cowboy che si guadagna da vivere catturando cavalli selvaggi. L'attore si appassiona moltissimo al soggetto, impegnandosi con grande scrupolo nello studio della parte.

    Nonostante le riprese avvenissero in luoghi molti caldi e le scene d'azione fossero al di sopra delle forze di un uomo dell'età di Gable, rifiutò la controfigura, sottoponendosi a un duro sforzo, soprattutto nelle scene della cattura dei cavalli. Intanto la moglie aspettava un bambino, che chiamerà John Clark Gable. Il padre non visse abbastanza per vederlo: il 16 novembre 1960, due giorni dopo aver terminato le riprese dell'ultimo film, a Los Angeles, Clark Gable veniva colpito da infarto.

    La scomparsa di quello che sarebbe stato definito "re di Hollywood", segnò per molti la fine di una generazione di attori che incarnava il personaggio ideale di uomo, tutto d'un pezzo, temerario e virile.
     
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  11. la sirenetta
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    VIVIAN LEIGH

    Vivian Mary Hartley, Lady Olivier, nota al pubblico come Vivien Leigh (Darjeeling, 5 novembre 1913 – Londra, 7 luglio 1967), è stata un'attrice teatrale e attrice cinematografica britannica.

    Nella sua trentennale carriera, fu una prolifica attrice non solo di cinema (ha di fatto recitato solo in una ventina di film), ma soprattutto di teatro, ivi diretta più volte dal secondo marito Laurence Olivier, genere in cui interpretò ruoli molto differenti che vanno dalle eroine delle commedie di Noël Coward e George Bernard Shaw, a quelle delle tragedie shakesperiane.

    Due volte Premio Oscar, convisse per tutta l'età adulta con un disturbo bipolare che ne mise più volte a rischio le relazioni sociali e professionali, e con una tubercolosi mal curata che la portò alla morte nel 1967, a soli 54 anni di età.
     
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    Romy Schneider

    Figlia di due acclamati attori del Terzo Reich, Romy Schneider debutta nel 1954 nel film biografico sulla Regina Vittoria d’Inghilterra realizzato dallo stesso Ernst Marischka che, pochissimo tempo dopo, penserà a lei per il ruolo della principessa Sissi soprattutto per la sua somiglianza fisica con la giovane nobildonna. Al di là della rievocazione storica, i tre film su Sissi riscuotono ancora oggi un consenso di pubblico riconducibile al mito. Tuttavia, la Storia non può non riconoscere una certa tendenza al romanzesco negli stessi film che mostrano un ritratto troppo ottimistico di Sissi e del suo entourage. Ad ogni modo la trilogia appartiene alla leggenda sia per il fascino delle scene, la solennità dei costumi, ma al disopra di tutto per l’intensa presenza scenica della giovane Romy che irrompe sullo schermo come una raffica di freschezza e di carisma.
    Dopo la trilogia di Sissi, Romy Schneider decide di andare all’estero per dilatare la sua attività di attrice in contesti diversi dalla madrepatria. Durante le riprese del film "L’amante pura" si innamora di Alain Delon e inizia una lunga relazione con lui. Da quel momento la sua carriera si accende divenendo sfolgorante. Romy recita in film di qualità sia italiani sia francesi e diviene un’icona di eleganza e di cinema raffinato. Ricordiamo fra gli altri "Il processo di Orson Welles" (1962), "Boccaccio ’70" (1962) e "Ludwig" (1972) di Luchino Visconti - in quest’ultimo film interpreta una versione di Elisabetta d’Austria lontana dall’esordio – e "Fantasma d’amore" (1981) di Dino Risi, passando per altri film in Italia e in Francia forse non troppo conosciuti, ma di gran classe.

    La carriera di Romy Schneider è brillante, ma la sua vita privata rimane - come nel caso delle grandi dive – tragica e sfortunata. La sua relazione con Alain Delon termina nel 1964 e in seguito Romy si sposa per due volte, ma anche quei legami – spezzati - finiscono per portare depressione e alcolismo nella sua vita. Dal secondo marito Romy ha una figlia, Sarah Biasini, oggi radiosa e giovane attrice molto somigliante alla madre, ma perde il figlio quattordicenne David – avuto dal regista Harry Meyen - nel 1981 a causa di un terribile incidente (il ragazzo viene trapassato da una sbarra di un cancello in seguito a un caduta accidentale) e questa sciagura segnerà per sempre la sua già fragile vita.

    La vita privata di Romy Scheider vide inoltre un episodio di coraggio e solidarietà femminile. Infatti, partecipò nel giugno del 1971 alla campagna di auto-denuncia nella battaglia femminista a favore della legalizzazione dell'aborto che si stava mobilitando in tutta Europa. Negli anni Settanta l'aborto era illegale in Germania come in Italia e, attraverso una coraggiosa auto-denuncia sulla rivista tedesca Stern, anche Romy Schneider ammise di aver abortito rischiando così la prigione. Perché un'attrice è soprattutto una donna che, quando presta la sua immagine pubblica per un'idea che sente vicina se non ne è addirittura coinvolta in prima persona, rappresenta il superamento della paura dello scandalo e dell'auto-distruzione in favore dell'auto-determinazione.

    Romy Schneider muore nella casa del compagno - il produttore Laurent Petin – il 29 maggio del 1982 per un infarto provocato probabilmente da un’overdose di tranquillanti. La sua tomba è nel cimitero di Boissy-sans-Avoir nell’entroterra parigino.

     
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  13. la sirenetta
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    Aldo Giuffré

    Aldo Giuffré (Napoli, 10 aprile 1924 – Roma, 27 giugno 2010) è stato un attore, comico e doppiatore italiano, noto al grande pubblico anche per il suo sodalizio artistico con il fratello Carlo.

    Arrivò direttamente dal teatro, dove visse una lunga gavetta che gli consentì di sperimentarsi in diversi stili espressivi, sviluppando una grande versatilità che lo fece oscillare con estrema facilità dal comico al drammatico. Il debutto teatrale fu del 1942 con la compagnia di Eduardo De Filippo, che sarebbe rimasto per lui "il primo e l'unico maestro".

    All'inizio degli anni ottanta un'operazione alla gola lo privò della sua pastosa voce napoletana, ma non gli impedì di continuare nella recitazione.

    È stato sposato con l'attrice Liana Trouché morta in circostanze drammatiche in un incidente stradale accaduto mentre si trovava su un'Alfa 6 assieme al collega attore Gino Bramieri, che era alla guida, con il quale stava portando avanti le repliche teatrali dello spettacolo di Terzoli e Vaime Felici e contenti, diretti da Garinei e Giovannini . È morto all'età di 86 anni all'Ospedale San Filippo Neri di Roma la notte del 27 giugno 2010 in seguito a un'operazione di peritonite.
    L'approdo al cinema avvenne nel 1947, mentre ancora lavorava con Eduardo De Filippo. Esordì nel film drammatico Assunta Spina di Mario Mattoli, dimostrando di essere in grado di cimentarsi anche con un genere così intenso.

    Al cinema lavorò come caratterista di lusso in altri vari film, tra cui Ieri, oggi, domani di Vittorio De Sica (1963) e Il buono, il brutto, il cattivo (1966) di Sergio Leone, fino ad arrivare a prendere parte alle commedie erotiche degli anni settanta.

    La sua ultima apparizione cinematografica fu in La repubblica di San Gennaro di Massimo Costa

     
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    Paul Newman

    Nato il 26 gennaio 1925 a Shaker Heights, Ohio, Paul Newman si laurea in Scienze al Kenyon College e negli anni '40 entra a far parte di una compagnia teatrale. Qui incontra Jakie Witte che diverrà sua moglie nel 1949. Dal matrimonio nascono tre figli, il più piccolo, Scott, morirà tragicamente per overdose nel 1978.
    Negli anni '50 si iscrive alla scuola di recitazione "Actor's Studio" di New York e debutta sul palcoscenico di Broadway con lo spettacolo "Picnic" di William Inge. Dopo avere incantato intere platee decide che la nuova strada da intraprendere è quella del cinema: nel 1954 si incammina per Hollywood debuttando nel film "Il calice d'argento".

    In quel periodo il cinema americano è ricco di attori belli, dannati e osannati da pubblico e critica - un esempio su tutti è Marlon Brando con il suo "Fronte del porto" - e per Newman non sembra facile affermarsi ed entrare a far parte dello star system. Ma il fato è in agguato e il giovane James Dean muore tragicamente. Al suo posto, per interpretare il ruolo del pugile italo-americano Rocky Graziano, viene chiamato Paul Newman.

    Nel 1956 esce quindi nelle sale "Lassù qualcuno mi ama" ed arriva il successo di pubblico e critica. In breve tempo, con il suo sguardo languido dai profondi occhi blu e con la sua attitudine viene riconosciuto come uno dei sex symbol del cinema americano.
    Nel 1958, dopo il divorzio dalla Witte, sposa l'attrice Joanne Woodward conosciuta sul set del film "La lunga estate calda" e con la quale è ancora oggi felicemente sposato. Dalla loro unione nascono tre figlie.

    Nel 1961 compie il grande passo e decide di cimentarsi dietro la macchina da presa con il cortometraggio "On the harmfulness of tabacco"; il suo primo film da regista è "La prima volta di Jennifer" con il quale Newman dirige la moglie.

    La sua carriera di regista prosegue con i film "Sfida senza paura" (1971), "Gli effetti dei raggi gamma sui fiori di Matilde" (1972), "Lo zoo di vetro" (1987).

    Nel 1986 finalmente l'Addemy si accorge di lui e arriva l'Oscar per la sua interpretazione nel film "Il colore dei soldi" di Martin Scorsese, al fianco di un giovane Tom Cruise.
    Durante gli anni '70 una sua grande passione sono le corse automobilistiche e nel 1979 prende parte alla 24 ore di Le Mans arrivando secondo al volante della sua Porsche. Negli anni '90 nasce la Newman's own, un'azienda alimentare specializzata in produzioni biologiche, i cui ricavati vengono devoluti in beneficenza.

    Nel 1993 riceve il premio "Jean hersholt Humanitaria" dall'Accademy per le sue iniziative benefiche. In ricordo del figlio Scott, Newman dirige "Harry & son" nel 1984, storia di padre e figlio allontanati da mille incomprensioni.

    La classe di Paul Newman la si ritrova in numerosissime pellicole, da quei capovalori che sono "La gatta sul tetto che scotta" (1958, con Elizabeth Taylor) e "La stangata" (1973, con Robert Redford) fino agli ultimi film ("Le parole che non ti ho detto" - 1998, con Kevin Costner, "Era mio padre" - 2003, con Tom Hanks) dove sebbene anziano la sua presenza fa ancora la differenza.

    Alla fine del mese di luglio del 2008 gli viene diagnosticato un cancro ai polmoni. Trascorre gli ultimi mesi della sua vita con la famiglia: il 26 settembre 2008 muore nella sua casa di Westport, nello stato del Connecticut.
     
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  15. la sirenetta
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    J.L.BARRAULT
    L’8 settembre del 1910 nasceva a Le Vésinet, Yvelines (nell’Île-de-France), il grande e celebrato attore-regista francese Jean-Louis Barrault. Portato per il disegno, frequentò la scuola di Belle Arti esercitando diversi umili mestieri per vivere. Tra il 1933 e il 1935 recitò nella compagnia di Charles Dullin, grande maestro che – con il “Cartel des Quatre” (insieme ad André Barsacq, Jean-Louis Barrault e Jean Vilar) – fu a capo di quel rinnovamento del teatro francese che sfociò nel «teatro popolare decentralizzato», fondato sulla improvvisazione e sulla pantomima (ebbe tra i suoi allievi anche Étienne Decroux, col quale Jean-Louis studiò mimo, Marcel Marceau e Roland Petit).
    Barrault aveva appena 25 anni, quando ebbe modo di manifestare il suo eccezionale talento con la messa in opera dello spettacolo “Autour d’une mère (Intorno ad una madre)”, tratto dal racconto “As I Lay Dying” (1935) di William Faulkner. Seguirono altri lavori sperimentali che fecero di lui uno degli interpreti più originali e noti del teatro francese e che lo portarono alla Comédie-Française: tutti celebrarono la sua splendida regia di “Phèdre (Fedra)” di Jean Racine. Contemporaneamente lavorò per il cinema: notevoli furono le sue interpretazioni in “Mademoiselle Docteur” (1936) di Georg Wilhelm Pabst, “Jenny, regina della notte (Jenny)” (1936) e “Lo strano caso del dottor Molineaux (Drôle de drame ou L’étrange aventure du Docteur Molyneux)” (1937) di Marcel Carné (1937), e “Delirio (Orage)” (1938) di Marc Allégret.

    Ma folgorante fu soprattutto la sua interpretazione del mimo Baptiste nel superbo film “Les enfants du paradis” (1945), il capolavoro di Marcel Carné. Lo stesso Barrault aveva suggerito a Carné e a Jacques Prévert (lo straordinario sceneggiatore del film) il tema ispirato alla vita del mimo-attore Jean-Gaspard Deburau, processato per l’uccisione di un uomo che aveva insultato la sua amante. Fu una impresa grandiosa: richiese due anni di intensa lavorazione con ben tre ore di pellicola che costarono l’enorme cifra di 60 milioni di franchi. L’interpretazione di Barrault fece di lui un mito intramontabile, una fulgida stella nel firmamento del cinema.

    In Italia fu proiettata purtroppo una copia rivista, privata di tutte le pantomime e presentata con un titolo diverso: la traduzione letterale sarebbe stata quella de “I bambini del paradiso” (cioè “I ragazzi del loggione”) ma si scelse il titolo molto criticato – ma a mio parere non meno suggestivo – di “Amanti perduti”. Il film racconta una storia d’amore, l’epopea dell’amore impossibile (con esito tragico) di Baptiste, bianco mimo «asessuato e dolente» (come ha scritto Marcello Clemente) che soleva dire: «La luna? È lassù, la luna: è il mio paese».

    Un rivale in amore, l’attore Lemaitre (interpretato dal grande Pierre Brasseur), parlando con Baptiste, così definisce quel che è il destino dell’attore: «…tu parli con le gambe, rispondi con le mani… Uno sguardo, un’alzata di spalle, due passi in avanti, un passo indietro, e op… perfetto, hanno compreso il Paradiso… Sì, comprendono tutto, perché sono povera gente, ed io sono come loro. Li amo, li conosco: la loro vita è assai piccina, ma fanno sogni splendidi, e non vorrei soltanto farli ridere, vorrei farli sognare, fremere d’emozione e di piacere...».

    Baptiste è malinconicamente perduto d’amore per l’enigmatica e irraggiungibile cortigiana Garance, innamorata di molti, interpretata dalla magica Arletty (1898-1992), e Baptiste e Garance – complice Prévert – si scambiano le più belle parole del cinema (lui dice a lei: «Sognare e vivere è lo stesso: se non fosse così, a che varrebbe vivere? E cosa volete che m’interessi la vita? Non è la vita che amo, ma voi… È talmente semplice, l’amore…»; e lei risponde a lui: «Siete sempre stato in me, vi ho pensato ad ogni istante: voi m’avete impedito di invecchiare, di discendere, di rovinarmi. Trovavo la mia vita talmente misera, mi sentivo così sola. Ma dicevo: non dovrai mai essere triste, dovrai essere sempre lieta, perché qualcuno ti ha amato.»). E la giovane collega d’arte Nathalie, interpretata da Maria Casarès, che ama Baptiste senza speranza (perduta Garance, egli l’ha sposata senza amore dandole un figlio), con occhi innamorati gli dice: «È così, Baptiste… Chi ne ha colpa se è così? Ma intanto è una pena, una beffa… Giriamo in tondo come i fantocci di Francone: io t’amo, tu non m’ami affatto, e ami Garance, e Garance ama Federico…» (battute raccolte da Roberto Casalini). E tutti – primari e comprimari – si muovono disperati sulla scena nell’impotente ricerca di una felicità impossibile! E la didascalia iniziale del film recita una morale eterna: «Il mondo è un palcoscenico in cui uomini e donne sono gli attori. Essi vi fanno i loro ingressi e le loro uscite», e -scrive Roberto Nepoti – «L’assunto che muove l’operazione registica è quello di mostrare la vita come una rappresentazione che gli uomini inscenano nell’illusione di vivere».

    Seguirono altri film importanti, tra i quali: “Il piacere e l’amore (La ronde)” (1950) di Max Ophuls, “Versailles (Si Versailles m’était conté)” (1954) di Sacha Guitry e “Il testamento del mostro (Le Testament du Docteur Cordelier)” (1959) di Jean Renoir (una filmografia dal punto di vista qualitativo veramente immensa).

    Barrault aveva intanto sposato nel 1940 Madeleine Renaud, una delle più ammirate primedonne della Comédie française (di 10 anni più grande), con la quale fondò nel 1946 la compagnia Renaud-Barrault che recitò come spettacolo inaugurale “Amleto” nella superba traduzione di André Gide. I due artisti lavorarono insieme prima presso il teatro Marigny, in seguito presso il Palais Royal, e s’imposero con i loro numerosi successi in Francia, in Europa e in Sud America (recitarono anche a Broadway riportando un vero trionfo, e a Jean Louis fu attribuito un Tony Award “speciale”).

    Fu un sodalizio durato tutta una vita e morirono quasi contemporaneamente a Parigi: lui spirò per un attacco cardiaco il 22 gennaio del 1994 (aveva 83 anni), lei lo seguì il 23 gennaio (aveva 94 anni).
     
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345 replies since 22/6/2010, 13:40   41474 views
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