VITE STRAORDINARIE: Indimenticabili

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    Anna Maria Pierangeli

    Anna Maria Pierangeli, spesso indicata semplicemente come Pier Angeli (Cagliari, 19 giugno 1932 – Los Angeles, 10 settembre 1971), è stata un'attrice italiana attiva nel cinema statunitense fra gli anni cinquanta e sessanta.
    Anche sua sorella gemella Marisa è stata attrice con il nome di Marisa Pavan.
    Pierangeli debuttò nel film Domani è troppo tardi del regista Leonida Moguy, con cui vinse il Nastro d'Argento alla migliore attrice protagonista. Stabilitasi in seguito negli Stati Uniti, esordì ad Hollywood con il lungometraggio Teresa (1951), diretto dal premio Oscar Fred Zinnemann. Divenne così una delle prime attrici italiane ad affermarsi nel cinema statunitense: nel solo 1952 venne diretta da Richard Brooks nel film L'immagine meravigliosa, da Andrew Marton nel film I lupi mannari, da Norman Foster in Sombrero, e comparve in un episodio del film Storia di tre amori. Nello stesso anno fu quindi premiata con il Golden Globe alla miglior promessa femminile; nel 1955 fu invece candidata all'Henrietta Award per la migliore attrice dell'anno. Negli anni successivi alternò alcune parti di rilievo in film di successo, come le protagoniste femminili di Lassù qualcuno mi ama (1956), in cui fu diretta da Robert Wise e affiancò Paul Newman, e de La tortura del silenzio (1961) di Guy Green, con cui fu nominata al BAFTA alla migliore attrice protagonista, a molti ruoli minori in film commerciali e pubblicità televisive.
    Dopo una relazione sentimentale con l'attore Kirk Douglas, maggiore di lei per età, si innamorò nell'estate del 1954 dell'allora astro nascente James Dean. La relazione ed un possibile matrimonio fra i due furono fortemente ostacolati dalla cattolica famiglia della giovane. Nonostante ciò memorabili sono rimaste - secondo i biografi - le loro cene a lume di candela nei ristorantini di Santa Monica e le romantiche passeggiate al chiaro di luna (una lettera trovata dopo la sua morte testimonia come Jimmy Dean - che di lì a poco sarebbe entrato nella leggenda - fu "il suo solo e unico amore").
    Nell'autunno del 1954, a sorpresa, si unì in matrimonio con il cantante e attore italoamericano Vic Damone, da cui nell'agosto 1955 ebbe un figlio, Perry. Nel 1958 divorziò da Damone per sposare tre anni dopo (14 febbraio 1962, a Londra) il compositore e direttore d'orchestra Armando Trovajoli, di quindici anni più grande, da cui ebbe l'anno seguente un figlio, Howard Andrea. Il matrimonio finì con un divorzio nel 1969.
    Dopo il secondo divorzio, in preda ad un profondo stato depressivo e in gravi difficoltà economiche, lasciò il mondo del cinema. Vano fu il tentativo dell'amica e collega Debbie Reynolds di reintrodurla negli ambienti dello spettacolo. Venne trovata morta per overdose di barbiturici il 10 settembre 1971 nel suo appartamento di Los Angeles. Aveva trentanove anni. È sepolta nel cimitero di Rueil Malmaison, in Francia.


     
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  2. la sirenetta
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    Lorenzo de' Medici

    Lorenzo di Piero de' Medici, detto Lorenzo il Magnifico (Firenze, 1º gennaio 1449 – Firenze, 9 aprile 1492), fu signore di Firenze dal 1469 alla morte, grande letterato e mecenate appartenente alla dinastia dei Medici.

    Lorenzo de' Medici era nipote di Cosimo de' Medici, detto il Vecchio, fondatore della signoria medicea e figlio di Piero di Cosimo de' Medici e di Lucrezia Tornabuoni. Ricevette una profonda educazione umanistica ed una accurata preparazione politica che gli permise, giovanissimo nel 1466, di far parte della balia e del Consiglio dei Cento, predisponendosi così alla successione del padre che era di salute cagionevole. Prima di assumere la signoria di Firenze ebbe modo di mostrare la sua abilità diplomatica in occasione delle missioni che gli furono affidate appena sedicenne a Napoli, Roma e Venezia. Riuscì, inoltre, con l'offerta di onori ed oro, a portare dalla parte dei Medici Luca Pitti, il più grande alleato dei loro avversari politici. Nel 1468, grazie al diretto interessamento di sua madre Lucrezia Tornabuoni, si fidanzò con Clarice Orsini, che sposò l'anno successivo e che gli diede i figli Piero, Giovanni (il futuro Leone X), Giuliano e quattro figlie (Lucrezia, Maddalena, Luisa e Contessina). Per la prima volta un Medici sposava una donna di famiglia nobile, stabilendo un'alleanza tra Medici e Orsini che sarà la chiave per l'arrivo della prima porpora cardinalizia in famiglia, quella proprio di suo figlio Giovanni.

    Alla morte del padre, avvenuta lo stesso anno del matrimonio, Lorenzo, appena ventenne, insieme al fratello Giuliano, assunse il potere su Firenze. Giuliano, riconoscendone le qualità superiori, lasciò immediatamente i compiti di governo al fratello ventenne. Lorenzo non accettò ufficialmente il potere, volendo essere considerato un semplice cittadino di Firenze pur praticamente accentrando nelle proprie mani il potere della città e dello stato. Nel periodo dal 1469 al 1472 riformò completamente le istituzioni statali, sopì tutte le rivalità tra famiglie e risolse tutti i problemi familiari in modo da diventare supremo arbitro in ogni questione. Con piccole modifiche alla costituzione comunale, si assicurò il potere senza perdere il favore popolare: vennero conservate le magistrature comunali le quali, private tuttavia di autonomia, furono semplici strumenti nelle sue mani.

    Lorenzo compendiava in sé potere politico ed economico, amore per l'arte e per la cultura rappresentando l'incarnazione ideale del principe rinascimentale e divenendo il vero e proprio arbitro della città: era pronto a regnare come signore assoluto. Assicurò, inoltre, un periodo di equilibrio fra le varie potenze italiane, tanto da meritarsi l'appellativo di "ago della bilancia italiana".

    Il busto di Lorenzo, National Gallery of Art, WashingtonDopo aver domato le ribellioni di Prato e di Volterra, dopo dieci anni di governo, i fratelli Medici dovettero fronteggiare la recrudescenza degli attacchi delle famiglie rivali, prima fra tutte quella dei Pazzi, che organizzò la celebre "Congiura dei Pazzi" con lo scopo di uccidere i fratelli. Il 26 aprile 1478, mentre ascoltavano la messa in Santa Maria del Fiore, i due fratelli furono aggrediti. Giuliano fu colpito a morte dal sicario Bernardo Bandini, mentre Lorenzo, ferito in modo lieve, si salvò riparandosi in sagrestia aiutato da alcuni amici tra cui il Poliziano. I congiurati furono esposti a crudeli vendette e rappresaglie, ma Lorenzo non poté raggiungere i veri organizzatori: il Papa Sisto IV e suo nipote Girolamo Riario, allora signore di Imola e, di lì a poco, anche di Forlì. Girolamo, fallito questo primo tentativo, organizzò altri due complotti per toglierlo dalla scena politica: uno diretto, per assassinarlo; ed uno indiretto, volto a presentarlo come mandante di un tentativo di avvelenamento nei confronti dello stesso Riario. Entrambi fallirono. Va notato che, negli anni successivi, i rapporti tra i due appaiono, dalla corrispondenza, sempre formalmente buoni: Lorenzo chiede a Girolamo vari interventi in favore della sua famiglia presso il Papa Sisto IV, e il Riario risponde accontentandolo con benevolenza.

    Fallita dunque la congiura dei Pazzi, il Papa, sdegnato dal trattamento riservato ai congiurati, scomunicò Lorenzo, si alleò con Ferdinando I di Napoli e con la Repubblica di Siena contro la stessa Firenze, alleata di Milano e di Venezia. L'alleanza fiorentina fu sconfitta dal Re di Napoli nella cosiddetta Guerra de' Pazzi (che seguì l'omonima congiura). Nel 1479, immediatamente dopo la fine dell'Assedio di Colle Val d'Elsa (che di fatto concluse le operazioni belliche), Lorenzo si recò coraggiosamente a Napoli di propria persona per trattare con Ferdinando I, riuscendo nell'impresa di convincerlo delle sue ragioni e ottenendo il ritiro delle sue truppe dalla Toscana, staccandolo dalla lega con il Papa.

    Al ritorno in città, Lorenzo fu salutato dai fiorentini come salvatore della patria. Nel 1480 Sisto IV, rimasto isolato, offrì la pace a Firenze, mentre Girolamo Riario, sfumata l'ipotesi di impadronirsi del potere a Firenze, ottenne la signoria di Forlì.

    Forte di questi successi Lorenzo, approfittando del momento favorevole, strinse il potere nelle sue mani istituendo il Consiglio dei settanta, organo di governo formato da fedelissimi della famiglia che diminuì l'autorità dei Priori e del Gonfaloniere di giustizia. Con il nuovo pontefice, Innocenzo VIII, i Medici si legarono ancora di più al papato, visto che Il Magnifico era convinto che l'alleanza tra Firenze, Napoli e lo Stato della Chiesa avrebbe tenuto gli stranieri lontani dal suolo italiano.

    Lorenzo il Magnifico, indicato come il moderatore della politica italiana, seppe creare quell'equilibrio che fu apportatore di una pace fra gli Stati Italiani durata fino alla sua morte, avvenuta il 9 aprile 1492. Appresa la sua morte, Caterina Sforza, Signora di Forlì ed Imola, vedova del Riario, commentò: "Natura non produrrà mai più un simile uomo".

    Nel 1494, al ricomparire delle discordie tra stati, Carlo VIII invase la penisola.

    Lorenzo non fu solo un uomo politico scaltro, ma anche un poeta e cultore d'arte. Era innamorato della cultura e della poesia e si compiaceva di sperimentarne ogni forma, per il sottile piacere intellettuale che probabilmente ne traeva. La sua estrema varietà di generi, modelli letterari, toni e stili rende molto difficile il compito di individuare una fisionomia unitaria nella personalità di Lorenzo. C'è anzi chi l'ha definito un "dilettante", sostanzialmente inferiore alle diverse materie via via assunte.

     
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    Carlo Dapporto

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    Carlo Dapporto (Sanremo, 26 giugno 1911 – Roma, 1 ottobre 1989) è stato un attore italiano di varietà.
    Dopo essersi inizialmente esibito come fantasista in un circo (1927) e interprete di canzoni e ballerino, Carlo Dapporto debuttò nel teatro di rivista nei primi anni trenta.
    Carlo viene scritturato con Carlo Campanini nella compagnia di avanspettacolo dove assieme reinterpretano le figure di Stanlio & Ollio. Siamo nel 1935.
    L'affermazione sulla scena pubblica avvenne nel primo dopoguerra grazie a sfavillanti spettacoli accanto alla soubrette Wanda Osiris. Sono gli anni d'oro del varietà e Carlo, grazie alla sua poliedricità, passando dal canto alle barzellette riesce a diventare l'anima dello spettacolo. E nel 1947 che come capo-comico costituisce una propria compagnia mettendo in scena numerose riviste e commedie musicali.
    I suoi personaggi stupiscono il pubblico con un infinito repertorio di doppi sensi, incentrati sul comune senso del pudore. I più famosi sono stati essenzialmente due: quello del "Maliardo", raffigurazione grottesca del viveur dannunziano impomatato e in frac con l'occhio sempre rivolto a Montecarlo, e quello della macchietta regional popolare: l'ingenuo "Agostino", che parla e storpia in piemontese, personaggio che oltre ad aver portato con successo in teatro rese protagonista di alcuni spot televisivi per Carosello.
    Durante la sua lunga carriera ha avuto modo di lavorare accanto ai più importanti partner dell'epoca tra cui ricordiamo Isa Barzizza, sua giovane concittadina sanremese; Carlo Campanini, Walter Chiari, Dario Fo, Cosetta Greco, Sophia Loren, Lauretta Masiero, Piero Mazzarella, Sandra Mondaini, Amedeo Nazzari, Ave Ninchi, Silvana Pampanini, Nilla Pizzi, Franca Rame, Renato Rascel, Mario Riva, Delia Scala, Tino Scotti, Nino Taranto, Ugo Tognazzi, Totò, Bice Valori, Raimondo Vianello.
    L' 8 agosto del 1945 nasce Massimo, il figlio che seguirà le orme paterne nel mondo dello spettacolo dedicandosi soprattutto al teatro e agli sceneggiati televisivi.
    A parte il film di Eduardo De Filippo del 1958 Fortunella, Carlo Dapporto non compare come protagonista nelle molte produzioni cinematografiche. Per lo più Dapporto appare in ruoli di mero supporto in una trentina di film d'evasione, il più famoso dei quali è Polvere di stelle (1973) di e con Alberto Sordi. Negli ultimi anni ottiene grande successo interpretando il ruolo di uno scrittore fallito da anziano (suo figlio Massimo interpreta lo scrittore da giovane) nel drammatico La famiglia (1986), diretto da Ettore Scola, per cui si aggiudica un Nastro d'argento. Va anche ricordato che nel 1958 Dapporto doppiò Fernandel nel film La legge è legge.
    Riconoscimenti
    • Nel 1987 venne premiato con il Nastro d'argento come migliore attore non protagonista per il suo ruolo ne La famiglia (1986) di Scola.
    • Il piazzale antistante il Teatro del Mare a Sanremo è dedicato a Carlo Dapporto
    • Esiste una scuola di teatro a lui dedicata e una prova di gran fondo ciclistica che richiama in Riviera oltre mille partecipanti nell'anniversario della scomparsa.

     
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  4. la sirenetta
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    Giovanni Leone


    Giovanni Leone (Napoli, 3 novembre 1908 – Roma, 9 novembre 2001) è stato un politico italiano. Fu il sesto Presidente della Repubblica Italiana.

    Dal 10 maggio 1955 al 21 giugno 1963 fu Presidente della Camera dei deputati e, successivamente, fu per due volte Presidente del Consiglio dei ministri, dal 21 giugno 1963 al 4 dicembre 1963 e dal 24 giugno 1968 al 12 dicembre 1968.

    Nominato senatore a vita dal Presidente Saragat, il 27 agosto 1967, fu il primo senatore a vita a diventare Presidente della Repubblica Italiana, una circostanza che si è ripetuta solo nel 2006, con l'elezione di Giorgio Napolitano. L'elezione di Leone, con i ben 23 scrutini necessari a raggiungere la maggioranza qualificata, fu anche la più lunga della storia repubblicana.

     
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    Enzo Bearzot

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    Eroe sportivo italiano, commissario tecnico della nazionale di calcio Campione del mondo 1982, Enzo Bearzot nasce a Joanni, Ajello del Friuli (provincia di Udine) il 26 settembre 1927.

    Inizia a giocare nella squadra della sua cittadina nel ruolo di difensore mediano. Nel 1946 si trasferisce alla Pro Gorizia, che milita in serie B. Passa poi in serie A nell'Inter. Giocherà nella massima serie anche con il Catania e nel Torino. Bearzot arriverà a giocare un totale di 251 incontri si serie A in quindici anni. All'apice della sua carriera arriva anche a disputare una partita con la maglia nazionale, nel 1955.
    Termina la sua carriera di giocatore nel 1964.

    Subito dopo inizia un periodo di apprendistato come allenatore; prima segue i portieri del Torino, poi siede sulla panchina al fianco di un nome illustre: Nereo Rocco. E' poi assistente di Giovan Battista Fabbri sempre a Torino, prima di trasferirsi a Prato dove guida la squadra nel campionato di serie C.

    Entra a far parte della federazione come allenatore della squadra giovanile under 23 (oggi under 21); non passa molto tempo e Bearzot diviene assistente di Ferruccio Valcareggi, C.T. della nazionale maggiore, che segue ai mondiali 1970 in Messico e 1974 in Germania.

    Dopo pochi mesi di distanza dai mondiali tedeschi, Enzo Bearzot viene nominato Commissario Tecnico insieme a Fulvio Bernardini, con il quale condivide la panchina fino al 1977.
    Le qualificazioni all'Europeo del 1976 falliscono miseramente.
    Il lavoro di Bearzot inizia a mostrare i suoi frutti ai mondiali del 1978: l'Italia termina al quarto posto, mostrando tuttavia - a detta di tutti gli opinionisti - il miglior gioco della manifestazione. I campionati Europei successivi (1980) si svolgono in Italia: la squadra di Bearzot arriva nuovamente quarta.

    E' in Spagna, ai mondiali del 1982, che Bearzot sarà autore di un miracolo.
    La prima fase del campionato mostra una squadra modesta, dagli altrettanto modesti risultati. Le scelte del CT sembrano piuttosto controverse. La critica da parte dei giornalisti verso la nazionale e il suo allenatore è dura, impietosa e feroce, tanto che porta Bearzot a decidere per il "silenzio stampa", evento assolutamente nuovo allora.
    Ma Bearzot, oltre alla alla preparazione tecnica, si dimostra capace di infondere ai suoi ragazzi coraggio, speranza e una forte preparazione morale, basata sulla forza del gruppo.
    E' così che l'11 luglio 1982 la squadra azzurra, con il suo allenatore, sale sul tetto del mondo battendo la Germania nella storica finale finita 3-1.
    La Gazzetta dello Sport il giorno dopo intitola la copertina con l'eco di quella frase che il radiocronista Nando Martellini la sera prima sembrava non riuscire a terminare: "Campioni del mondo!".

    Nello stesso anno a Bearzot viene conferito il prestigioso titolo di Commendatore dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana.

    Dopo la Spagna sono gli Europei del 1984 il nuovo impegno di Bearzot: l'Italia non riesce a qualificarsi. Poi arrivano i mondiali del 1986 in Messico dove l'Italia non brilla (termina agli ottavi contro la Francia). Dopo questa esperienza Bearzot, "il Vecio", come veniva soprannominato, si dimette con queste parole: "Per me allenare l'Italia era una vocazione che, con il passare degli anni, è diventata una professione. I valori del gioco sono cambiati dai miei tempi. A causa dello sviluppo del settore e dell'ingresso sulla scena di grandi sponsor, sembra che il denaro abbia spostato i pali delle porte".

    Ad oggi detiene ancora il record di panchine azzurre: 104, davanti alle 95 di Vittorio Pozzo. Dal 1975 al 1986 Bearzot colleziona 51 vittorie, 28 pareggi e 25 sconfitte. Il suo successorè sarà Azeglio Vicini.
    Duro, risoluto e schivo, tuttavia incredibilmente umano, Bearzot è sempre stato molto vicino ai suoi giocatori, guardando all'uomo prima che al calciatore. A distanza di molti anni ne sono un esempio le sue parole per Gaetano Scirea, per il quale ha proposto (all'inizio del 2005) che venisse ritirata la sua maglia, come è stato fatto per Gigi Riva al Cagliari.
    Notissimo a livello di immagine per la sua inseparabile pipa, il "Vecio" ha sempre saputo tenere unito lo spogliatoio e ha sempre promosso il lato ludico dello sport, senza mai lasciarsi travolgere dall'eccitazione degli eventi o dal valore della posta in palio.

    Abbandonate le scene calcistiche, Bearzot torna nel 2002 (all'età di 75 anni, 16 anni dopo il ritiro) raccogliendo il pressante invito ad occuparsi del Settore Tecnico della FIGC. La sua nomina è un tentativo di ridare lustro a un settore che in questo periodo soffre una preoccupante crisi.

    Negli ultimi anni Bearzot ha scelto di prendere le distanze da tv, radio e giornali e di non comparire: "Oggi le istituzioni del calcio non contano, tutti urlano in televisione e tutti parlano male di tutti. Mi dà fastidio vedere ex arbitri che criticano gli arbitri e allenatori che criticano i loro colleghi, senza alcun rispetto, dimenticando le responsabilità che uno ha. E allora me ne sto a casa e non rispondo a nessuno".

    Cesare Maldini (assistente di Bearzot in azzurro), Dino Zoff, Marco Tardelli e Claudio Gentile sono solo alcuni che nella loro carriera di allenatore hanno sostenuto di essere stati influenzati dalle idee di Enzo Bearzot.

    Muore a Milano all'età di 83 anni il giorno 21 dicembre 2010, gravemente malato.


    http://biografieonline.it/biografia.htm?Bi...ia=Enzo+Bearzot
     
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  6. la sirenetta
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    Sandro Pertini


    Alessandro Pertini detto Sandro (San Giovanni di Stella, 25 settembre 1896 – Roma, 24 febbraio 1990) è stato un politico, giornalista e antifascista italiano. Fu il settimo presidente della Repubblica Italiana, in carica dal 1978 al 1985.

    Durante la prima guerra mondiale, Pertini combatté sul fronte dell'Isonzo, e per diversi meriti sul campo gli fu conferita una medaglia d'argento al valor militare nel 1917. Congedato con il grado di capitano, nel Dopoguerra aderì al Partito Socialista Italiano e si distinse per la sua energica opposizione al fascismo. Perseguitato per il suo impegno politico contro la dittatura di Mussolini, nel 1925 fu condannato a otto mesi di carcere, e quindi costretto a un periodo di esilio in Francia per evitare una seconda condanna. Continuò la sua attività antifascista anche all'estero e per questo, dopo essere rientrato sotto falso nome in Italia nel 1929, fu arrestato e condannato dal Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato prima alla reclusione e successivamente al confino.

    Nel 1943, alla caduta del regime fascista, fu liberato, e partecipò alla battaglia di Porta San Paolo nel tentativo di difendere Roma dall'occupazione tedesca. Contribuì poi a ricostruire il vecchio PSI fondando insieme a Pietro Nenni il Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria. Nello stesso anno fu catturato dalle SS e condannato a morte, ma riuscì a salvarsi grazie a un intervento dei partigiani dei GAP.

    Divenne in seguito una delle personalità di primo piano della Resistenza italiana e fu membro della giunta militare del Comitato di Liberazione Nazionale in rappresentanza del PSIUP. Da partigiano fu attivo soprattutto a Roma, in Toscana, Val d'Aosta e Lombardia, distinguendosi in diverse azioni che gli valsero una medaglia d'oro al valor militare. Nell'aprile 1945 partecipò agli eventi che portarono alla liberazione dal nazifascismo, organizzando l'insurrezione di Milano, e votando il decreto che condannò a morte Mussolini e altri gerarchi fascisti.

    Nell'Italia repubblicana fu eletto deputato all'Assemblea Costituente, quindi senatore nella prima legislatura e deputato in quelle successive, sempre rieletto dal 1953 al 1976. Ricoprì per due legislature consecutive, dal 1968 al 1976, la carica di Presidente della Camera dei deputati, per essere infine eletto Presidente della Repubblica Italiana l'8 luglio 1978.

    Andando spesso oltre il semplice ruolo istituzionale, il suo mandato presidenziale fu caratterizzato da una forte impronta personale che gli valse una notevole popolarità, tanto da essere spesso ricordato come il "presidente più amato dagli italiani".
    (wikipedia)
     
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  7. la sirenetta
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    Mario Merola

    Mario Merola (Napoli, 6 aprile 1934 – Castellammare di Stabia, 12 novembre 2006) è stato un cantante e attore italiano.

    La sua attività artistica non si è limitata all'interpretazione vocale di brani del repertorio della canzone napoletana, ma è stata anche fondamentale nella rivalutazione del genere musicale-teatrale della sceneggiata, in auge ai primi del Novecento.

    Figlio di un ciabattino, fin da ragazzo, nell'immediato dopoguerra, lavora come stivatore al porto di Napoli. Anche su incoraggiamento dei colleghi, che apprezzano le sue doti canore, inizia a esibirsi come cantante nel repertorio classico della canzone napoletana, raggiungendo nel giro di pochi anni un notevole successo, dapprima a Napoli e successivamente in Italia e all'estero.

    Debutta con l'etichetta discografica Phonotris, incidendo il '45 giri' "So nnato carcerato" ("Sono nato carcerato"), di Sciotti e Mallozzi. Con questo duo d'autori Merola registra altri brani nel biennio 1963-1964. La canzone colpisce in maniera particolare il pubblico popolare perché tratta da un vero fatto di cronaca: la vendetta di una moglie che uccide l'assassino del marito. Arrestata in stato interessante, la donna partorisce alcuni mesi dopo in carcere.

    Dal successo della canzone viene anche tratta una 'sceneggiata', in due tempi e cinque quadri, portata in scena a Napoli con una non meglio identificata, ma certamente popolarissima, Liliana, con Enzo Vitale e con la partecipazione di Tecla Scarano.

    In un'irrefrenabile attività lavorativa nel corso degli anni '60 Merola realizza dischi, si esibisce in spettacoli, matrimoni e feste di piazza. È un "talent-scout" (contribuisce tra l'altro alla prima popolarità del giovane Massimo Ranieri). Tra gli anni settanta e ottanta rilancia anche in televisione e nelle 'tournée' fuori Napoli, la tradizionale sceneggiata, un canovaccio teatrale ispirato come è risaputo a una canzone del repertorio popolare e di solito basato sulla triangolazione "isso, issa e 'o malamente" (cioè: lui, lei e il mascalzone).

    Parallelamente inizia un'attività di attore cinematografico in produzioni ispirate perlopiù a storie di cronaca nera (Sgarro alla camorra) o alle consuete sceneggiate (Lacreme napulitane). Nei film d'azione (che intrecciano il nuovo filone del poliziottesco alla tradizione della sceneggiata teatrale) interpreta ruoli di 'boss' e di 'guappo', mentre nei drammi più tradizionali incarna le figure di padri e mariti alle prese con tradimenti di vario genere.

    Continuano intanto sia le apparizioni televisive, sia gli spettacoli all'estero, in Europa e Nord America, in particolare per il pubblico di origine italiana. Degli anni '80 è il particolare successo del brano "Chiamate Napoli 081", scritto dal maestro Eduardo Alfieri e ormai da anni tra i tradizionali 'cavalli di battaglia' con i quali il pubblico lo identifica figurano brani come "Guapparia" e "'O zappatore".

    In occasione del Festival di Sanremo 1994, insieme a Nilla Pizzi ed altri, fa parte del gruppo Squadra Italia cosituitosi per l'evento, e interpreta il brano Una vecchia canzone italiana. Nel resto degli anni novanta è vicino alle prime esperienze canore di Gigi D'Alessio, considerato da lui come uno di famiglia, che gli dedicherà poi la canzone "Cient'anne!" ("Cento anni!"), e interpreta, nel 1992, il brano "Futteténne" ("Fregatene") insieme al cantautore Cristiano Malgioglio.

    Nel 2000 partecipa come attore al film di Roberta Torre Sud Side Stori, interpretando il ruolo di Re Vulcano e 'duellando' musicalmente con Little Tony, nel ruolo di King of Rock'n Roll. Nel 2001 prende parte al Concerto di Primavera tenutosi al Taj Mahal Casinò di Atlantic City, insieme al figlio Francesco, Anna Calemme, Mino Reitano e Little Tony. Nel 2003 dà la voce al personaggio di Vincenzone nel film di animazione Totò Sapore e la magica storia della pizza di Maurizio Forestieri. In questi anni si esibisce sempre più spesso insieme al figlio Francesco, anch'egli interprete e musicista.

    A fine 2004 torna dopo 20 anni ad interpretare una sceneggiata: debutta infatti a Napoli con 'I figli' di Libero Bovio. Il 26 novembre del 2005, insieme ai colleghi Bruno Venturini, Mario Trevi ed Antonello Rondi, viene nominato Cavaliere dell'Ordine di Malta. Nello stesso anno, affiancato ancora dal figlio Francesco, è a teatro con il recital "Il lungo viaggio continua", una rivisitazione del grande repertorio della canzone napoletana. La tournée del "lungo viaggio" prosegue nel 2006 prima di interrompersi per l'aggravarsi delle sue condizioni di salute.

    Il 7 novembre 2006 Mario Merola viene ricoverato in rianimazione presso l'ospedale San Leonardo di Castellammare di Stabia per un edema polmonare. Muore il 12 novembre per arresto cardiocircolatorio, nello stesso ospedale.

    I funerali si svolgono due giorni dopo nella Basilica di Santa Maria del Carmine Maggiore (la stessa dove Merola si era sposato e anche la stessa in cui venne celebrato nel 1967 il funerale di Totò). Presenti le autorità politiche, i colleghi e, nella piazza antistante la chiesa, circa 20.000 persone, almeno metà delle quali seguono in processione il feretro fino al Cimitero Monumentale di Napoli dove l'artista è sepolto.

    Nel manifesto funebre affisso nelle strade di Napoli si è potuto leggere: «È mancato l'artista del popolo, il grande Mario Merola».

    Mario Merola è sepolto nella cappella privata accanto ai genitori di Gigi D'Alessio, per volere del cantante poiché l'aveva sempre considerato come suo familiare.
     
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  8. la sirenetta
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    Anne Francis

    Anne Lloyd Francis (Ossining, 16 settembre 1930 – Santa Barbara, 2 gennaio 2011) è stata un'attrice statunitense

    Il suo esordio cinematografico avviene a soli 18 anni nel musical Vacanze d'estate (Summer Holiday, 1948). Nel 1951 diventa la protagonista della commedia Fuga d'amore e qualche anno dopo ottiene la parte del western Giorno maledetto (1955). Ma il film che la fa conoscere al grande pubblico è Il pianeta proibito (1956), diventato in poco tempo un classico della fantascienza. A partire dagli anni '60 dirada le sue apparizioni in televisione apparendo in molte puntate della serie Alfred Hitchcock Presenta ed in due episodi di Ai confini della realtà. Negli anni '80 partecipa al serial Tv Dallas e negli anni '90 appare in tre episodi de La signora in giallo.

     
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    Susannah York

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    Susannah York, nome d'arte di Susannah Yolande Fletcher (Londra, 9 gennaio 1939 – Londra, 15 gennaio 2011), è stata un'attrice britannica.

    Cinema

    Dopo essersi diplomata alla Royal Academy of Dramatic Arts di Londra, Susannah York iniziò la sua carriera nel cinema nel 1960 recitando in Whisky e gloria con Alec Guinness e John Mills, per poi farsi conoscere meglio al grande pubblico per il ruolo di Sophie Western in Tom Jones del 1963 accanto ad Albert Finney. Ha inoltre interpretato la parte della madre di Clark Kent, Lara, in Superman (1978) e nei sequel Superman II (1980) e Superman IV (1987).

    Il molto apprezzato talento la portò a recitare anche in Un uomo per tutte le stagioni (1966).

    Quegli anni per Susannah furono l'apice della carriera cinematografica, recitando in L'assassinio di Sister George (1968), e coronati da una candidatura all'Oscar come miglior attrice non protagonista per Non si uccidono così anche i cavalli? (1968). Per l'interpretazione guadagnò anche il BAFTA nella medesima categoria.

    Ha notoriamente snobbato gli stessi Academy Awards quando, riguardo alla sua candidatura, si dichiarò offesa per esser stata candidata senza che le fosse stato chiesto. Infatti Susannah non partecipò alla cerimonia della consegna degli Oscar. Vinse Goldie Hawn per Fiore di cactus.

    Un altro passo importante fu la vittoria del Prix d'interprétation féminine (Miglior attrice) al Festival di Cannes per Images di Robert Altman (1972).

    Scrittura

    La sua carriera di scrittrice è meno conosciuta, anche se negli anni '70 pubblicò due racconti fantasy per bambini, In cerca degli Unicorni (In Search of Unicorns), che fu citato nel film Images, e Il castello di Lark (1976).

    Teatro

    Nel 1978, Susannah York recitò al New End Theatre a Londra in The Singular Life of Albert Nobbs con Lucinda Childs, diretta dal regista francese Simone Benmussa.

    L'anno successivo recitò in lingua francese a Parigi nella commedia di Henry James: Appearances con Sami Frey, ancora diretta da Benmussa.

    Negli anni '80, di nuovo sotto la regia di Benmussa, recitò in For no Good Reason con Susan Hampshire, adattamento di un racconto breve di George Henry Moore.

    Nel 2007 partecipò al tour britannico dell'adattamento di un' altra opera di Henry James The Wings of the Dove, e continuò a interpretare il suo solo-show, acclamato a livello internazionale, The Loves of Shakespeare's Women.

    Nel 2008 ha interpretato il ruolo di Nelly in un adattamento di April De Angelis di Cime tempestose.

    Vita privata

    Susannah York nel 1960 sposò Michael Wells, dal quale ebbe due bambini, Orlando e Sasha, ma divorziò nel 1976. Orlando Wells diede a Susannah il suo primo nipote nel 2007.

    Orientata politicamente a sinistra, ha sostenuto publicamente Mordechai Vanunu.

    È morta il 15 gennaio 2011, pochi giorni dopo aver festeggiato il suo compleanno, stroncata da un cancro.

    Filmografia

    Attrice

    * Whisky e gloria (Tunes of Glory), regia di Ronald Neame (1960)
    * Freud, passioni segrete (Freud: The Secret Passion), regia di John Huston (1962)
    * Tom Jones, regia di Tony Richardson (1963)
    * Le sabbie del Kalahari (Sands of Kalahari), regia di Cy Endfield (1965)
    * Un uomo per tutte le stagioni (A Man for All Seasons), regia di Fred Zinnemann (1966)
    * Sebastian, regia di David Greene (1968)
    * L'assassinio di Sister George (The Killing of Sister George), regia di Robert Aldrich (1968)
    * I lunghi giorni delle aquile (Battle of Britain), regia di Guy Hamilton (1969)
    * Non si uccidono così anche i cavalli? (They Shoot Horses, Don't They?), regia di Sydney Pollack (1969)
    * Jane Eyre nel castello dei Rochester (Jane Eyre), regia di Delbert Mann (1970) - Film TV
    * Images, regia di Robert Altman (1972)
    * Toccarlo... porta fortuna (That Lucky Touch), regia di Christopher Miles (1975)
    * L'australiano (The Shout), regia di Jerzy Skolimowski (1978)
    * L'amico sconosciuto (The Silent Partner), regia di Daryl Duke (1978)
    * Superman, regia di Richard Donner (1978)
    * Superman II, regia di Richard Lester (e Richard Donner e non accreditato) (1980)
    * Ricominciare ad amarsi ancora (Falling in Love Again), regia di Steven Paul (1980)
    * Alla 39°eclisse (The Awakening), regia di Mike Newell (1980)
    * Superman IV (Superman IV: The Quest for Peace), regia di Sidney J. Furie (1987)
    * Mio in the Land of Faraway (Mio min mio), regia di Vladimir Grammatikov (1987)
    * Shadow in a Landscape (1987) - Voce - Film TV
    * Piccolo grande amore, regia di Carlo Vanzina (1993)
    * The Divine Michelangelo, regia di Tim Dunn e Stuart Elliott (2004) - Voce -

    Miniserie TV
    * Franklyn, regia di Gerald McMorrow (2008)

    http://it.wikipedia.org/wiki/Susannah_York

     
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    Marc-Vivien Foé

    Ha cominciato la carriera nel Canon Yaoundé. Dopo la partecipazione ai mondiali del 1994 è stato acquistato dal Lens, dove ha giocato per cinque anni, vincendo la Ligue 1 nel 1998. Era stato in procinto di passare al Manchester United, ma un grave infortunio a una gamba annullò le trattative, oltre a fargli saltare il mondiale di Francia.

    Si è trasferito al West Ham nel 1999, ma la stagione dopo è subito tornato in Francia, all'Olympique Lyonnais, con cui ha vinto la Coupe de France nel 2001 e il campionato nel 2002. Ha fatto ritorno nella Premier League nel 2002, giocando in prestito nel Manchester City.

    Nella propria nazionale Foé esordì giovanissimo, diventandone ben presto un pilastro a livello tecnico-tattico; in particolare risultava preziosa la sua capacità di interdizione in mezzo al campo in un calciatore capace di giocare anche a ridosso delle punte e dotato di un tiro molto potente. Era amico fraterno del capitano (quasi a lui coetaneo) Rigobert Song con il quale aveva giocato quasi tutte le gare disputate in nazionale.

    Foé è morto tragicamente il 26 giugno 2003 durante il secondo tempo della semifinale di Confederations Cup giocata a Lione tra Camerun e Colombia. Il giocatore è svenuto di colpo nel cerchio di centrocampo. Soccorso da compagni e avversari, è morto dopo un’ora di tentativi di rianimazione effettuati negli spogliatoi dai risultati inutili.

    L'autopsia ha rivelato che la causa di morte è stata un attacco cardiaco, causato da uno sproporzionato ventricolo sinistro. Secondo molti medici la condizione era congenita (molto diffusa peraltro in Africa) e secondo alcuni specialisti la presenza di un defibrillatore allo stadio avrebbe salvato la vita allo sfortunato atleta. Non sono state trovate tracce di sostanze dopanti nel suo organismo.

    La sua morte ha causato un profondo dolore in tutto il mondo del calcio. Numerosi tributi al calciatore e al ragazzo sono stati espressi dai media e dalla gente comune. Dopo la scomparsa si era profilata la possibilità di intitolare a Foé lo stadio del Manchester City, club che ha annunciato che non userà più la maglia numero 23, il suo numero.
     
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    Renato Rascel

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    Renato Rascel, al secolo Renato Ranucci è nato a Torino nel 1912. E' uno dei monumenti del teatro leggero italiano, purtroppo oggi un po' dimenticato. Nella sua lunghissima carriera (è morto a Roma nel 1991), ha spaziato dall'avanspettacolo alla rivista, dalla commedia musicale, all'intrattenimento televisivo e radiofonico, coprendo in pratica tutti gli spazi che lo spettacolo ha mutevolmente occupato nell'arco di quasi un secolo.
    Si può dire che Rascel lo spettacolo lo avesse in qualche modo nel sangue, se si tiene in considerazione il fatto che i suoi genitori erano cantanti d'operetta. Fin da piccolo, quindi, si ritrovò a calcare i palcoscenici di compagnie filodrammatiche e teatrali, senza trascurare generi più "nobili" come il coro di voci bianche allestito dal compositore don Lorenzo Perosi (un altro illustre dimenticato della smemorata Italia).

    Dotato di una carica umana non indifferente e di una simpatia travolgente, fa le sue prime esperienze importanti poco più che adolescente. Suona la batteria, balla il tip-tap e, appena diciottenne, prende parte al trio delle sorelle Di Fiorenza come cantante e ballerino. Nel 1934 viene notato dagli Schwartz e debutta, come Sigismondo, in "Al Cavallino bianco" . Poi torna con le Di Fiorenza, e poi con Elena Gray e parte per una tournée in Africa. A partire dal 1941 fonda uan compagnia propria, insieme a Tina De Mola, allora sua moglie, con testi di Nelli e Mangini, di Galdieri e infine di Garinei e Giovannini.

    Grazie a queste esperienze ha la possibilità di mettere a punto un suo personaggio caratteristico, quello per cui sarà di fatto riconosciuto dal pubblico in modo infallibile. Si tratta della macchietta del piccoletto mite e distratto, stralunato e quasi inadatto a stare al mondo. Elabora sketch e canzoni che sono autentici capolavori del genere della Rivista, in compagnia di sodali e amici rimasti poi nel tempo (su tutti, Marisa Merlini, e gli immancabili autori Garinei e Giovannini). Nel 1952 è la volta di uno spettacolo che otterrà un clamoroso successo e che lo conferma una volta di più beniamino del pubblico. Si tratta di "Attanasio cavallo vanesio", a cui farà seguito "Alvaro piuttosto corsaro" altro successo travolgente. Sono spettacoli che vanno in scena in un'Italia segnata dalla fine dell'ultima guerra mondiale, vogliosa di svago e di divertimento ma che non dimentica gli episodi amari e il sarcasmo. Rascel continua sulla stessa strada, sfornando titoli con continuità, tutti seganti dal suo stile raffinato e candido. Eccolo applaudito in "Tobia la candida spia" (i testi continuano a essere di Garinei e Giovannini), "Un paio d'ali" (uno dei sui maggiori successi in senso assoluto) e, nel 1961, "Enrico" studiato con i soliti fidati autori per celebrare il centenario dell'unità d'Italia. Da segnalare, ad ogni modo, che i rapporti di Rascel con Garinei e Giovannini, al di là delle apparenze e della solida stima, non sono mai stai propriamente idilliaci.

    Per quanto riguarda il cinema, l'attività di Rascel prende il via nel 1942 con "Pazzo d'amore", per proseguire in tutti gli anni '50 con una serie di titoli non proprio memorabili. In queste pellicole, infatti, l'attore tende a ripercorrere pedissequamente gli sketch e le macchiette applaudite a teatro, senza un vero sforzo inventivo e senza tener conto delle peculiarità del nuovo e diverso mezzo di comunicazione.
    Fanno eccezione "Il cappotto" (tratto da Gogol'), non a caso girato sotto la regia di Alberto Lattuada o "Policarpo ufficiale di scrittura", diretto da un altro mostro sacro del macchina da presa (nonché della letteratura), Mario Soldati. Da segnalare la grande interpretazione di Rascel nei panni del cieco Bartimeo nel "Gesù di Nazareth" di Zeffirelli. Si è trattato di un "cammeo" reso da Rascel con tono estremamente drammatico e commovente senza essere patetico.
    Una curiosità derivata da tale partecipazione è rappresentata dal fatto che nelle piscine di Lourdes è ora effigiata in un mosaico proprio quella scena, utilizzando come modelli l'attore americano Powell (che nel film era Gesù), e proprio Rascel nei panni del cieco.

    Infine, l'attività musicale. Si tende a dimenticare che Rascel ha scritto moltissime canzoni, alcune della quali sono entrate di diritto nel repertorio popolare e hanno avuto diffusione in tutto il mondo. Fra i molti titoli, "Arrivederci Roma", "Romantica", "Te voglio bene tanto tanto", "E' arrivata la bufera" ecc.

    Infiniti i programmi alla radio che sarebbe lunghissimo ricordare. Per la televisione invece ha interpretato "I Boulingrin" di Courteline e "Delirio a due" di Ionesco e nel '70, sempre in tv, "I racconti di padre Brown" da Chesterton. Inoltre ha scritto le musiche per l'operetta "Naples au baiser de feu". Anticipatore della comicità surreale, Rascel ha rappresentato il versante nobilmente popolare della commedia, capace di piacere a tutti senza mai cadere nella volgarità o nel facile qualunquismo.

     
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    Doris Day

    Doris Day, nome d'arte di Doris Mary Anne von Kappelhoff (Evanston, 3 aprile 1922), è un'attrice e cantante statunitense.

    Raggiunse il successo radiofonico e discografico negli anni quaranta come cantante e vocalist di Big Band, e successivamente, come attrice cinematografica e poi ancora nei tardi anni sessanta come personaggio televisivo.

    Con la sua immagine di bionda vivace ed esuberante, con la sua abilità nella recitazione, nel canto e nella danza, è stata tra le attrici di maggior successo degli anni cinquanta e sessanta, a suo agio sia nel genere drammatico che nella commedia. Nota all'epoca come la "Fidanzata d'America".

    Ha trentanove film al suo attivo, così come oltre 75 ore di programmi televisivi, ed ha registrato oltre 650 canzoni.

    È stata nominata per un premio Oscar, e ha vinto un Golden Globe e un Grammy Award.

    Nel giugno del 2004 le è stata assegnata la "Presidential Medal of Freedom" da George W. Bush. Non si è presentata a ritirarla alla cerimonia alla Casa Bianca a causa della sua intensa paura di volare
    Negli anni sessanta Doris Day diradò le sue interpretazioni, pur non perdendo in popolarità e nel 1968, a quarantasei anni, si ritirò dalle scene cinematografiche per passare alla televisione con la serie televisiva The Doris Day Show che andrà in onda per molti anni, sia pure con diverse modifiche.

    L'attrice vive da anni in un ranch nei pressi di Carmel (California), dove si è impegnata nella lotta per la protezione degli animali per mezzo di una sua fondazione, la Doris Day Animal League con sede nella stessa Carmel.

     
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    Pablo Picasso

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    Pablo Ruiz Picasso nasce il 25 ottobre 1881, di sera, a Malaga, in Plaza de la Mercede. Il padre, Josè Ruiz Blasco, è professore alla Scuola delle Arti e dei Mestieri e conservatore del museo della città. Durante il tempo libero è anche pittore. Si dedica soprattutto alla decorazione delle sale da pranzo: foglie, fiori, pappagalli e soprattutto colombi che ritrae e studia nelle abitudini e negli atteggiamenti - in modo quasi ossessivo - tanto da allevarli e farli svolazzare liberamente in casa.
    Si racconta che la prima parola pronunciata dal piccolo Pablo non sia stata la tradizionale "mamma", ma "Piz!", da "lapiz", che significa matita. E prima ancora di incominciare a parlare Pablo disegna. Gli riesce talmente bene che, qualche anno dopo, il padre lo lascia collaborare ad alcuni suoi quadri, affidandogli - strano il caso - proprio la cura e la definizione dei particolari. Il risultato sorprende tutti: il giovane Picasso rivela subito una precoce inclinazione per il disegno e la pittura. Il padre favorisce le sue attitudini, sperando di trovare in lui la realizzazione delle sue ambizioni deluse.

    Nel 1891 la famiglia si trasferisce a La Coruna, dove Don José ha accettato un posto da insegnante di disegno nel locale Istituto d'Arte; qui Pablo a partire dal 1892 frequenta i corsi di disegno della Scuola di Belle Arti.
    Intanto i genitori mettono al mondo altre due bambine, una delle quali morirà quasi subito. In questo stesso periodo il giovane Picasso rivela un nuovo interesse: dà vita a molte riviste (realizzate in un unico esemplare) che redige e illustra da solo, battezzandole con nomi di fantasia come "La torre de Hercules", "La Coruna", "Azuly Blanco".

    Nel Giugno 1895 Josè Ruiz Blasco ottiene un posto a Barcellona. Nuovo trasferimento della famiglia: Pablo prosegue i suoi studi artistici presso l'Accademia della capitale catalana. Ha perfino uno studio, in calle de la Plata, che divide con il suo amico Manuel Pallarès.

    Negli anni successivi troviamo Pablo a Madrid, dove vince il concorso dell'Accademia Reale. Lavora moltissimo, mangia poco, vive in un tugurio mal riscaldato e, alla fine, si ammala. Con la scarlattina ritorna a Barcellona dove per un periodo frequenta la taverna artistica letteraria "Ai quattro gatti" ("Els Quatre Gats"), così chiamata in onore de "Le Chat Noir" di Parigi. Qui si ritrovano artisti, politicanti, poeti e vagabondi di ogni tipo e razza.
    L'anno seguente, è il 1897, porta a termine una serie di capolavori, fra cui la famosa tela "Scienza e carità", ancora assai legata alla tradizione pittorica dell'Ottocento. Il quadro ottiene una menzione all'Esposizione nazionale di Belle Arti di Madrid. Mentre prosegue diligentemente la frequentazione dell'Accademia e il padre pensa di mandarlo a Monaco, la sua natura esplosiva e rivoluzionaria comincia pian piano a manifestarsi. Proprio in questo periodo, fra l'altro, adotta anche il nome di sua madre come nome d'arte. Egli stesso spiegherà questa decisione, dichiarando che "i miei amici di Barcellona mi chiamavano Picasso perché questo nome era più strano, più sonoro di Ruiz. E' probabilmente per questa ragione che l'ho adottato".

    In questa scelta, molti vedono in realtà un conflitto sempre più grave tra padre e figlio, una decisione che sottolinea il vincolo d'affetto nei confronti della madre, dalla quale secondo numerose testimonianze, sembra che abbia preso molto. Tuttavia, malgrado i contrasti, anche il padre continua a rimanere un modello per lo scapigliato artista, in procinto di effettuare una rottura radicale con il clima estetico del suo tempo. Picasso lavora con furore. Le tele, gli acquerelli, i disegni a carboncino e a matita che escono dal suo studio di Barcellona in questi anni sorprendono per il loro eclettismo.

    Fedele alle sue radici e ai suoi affetti, è proprio nella sala delle rappresentazioni teatrali di "Els Quatre Gats" che Picasso allestisce la sua prima mostra personale, inaugurata il primo febbraio 1900. Malgrado l'intento di fondo dell'artista (e della sua cerchia di amici) sia quella di scandalizzare il pubblico, la mostra sostanzialmente piace, malgrado le solite riserve dei conservatori, e si vendono molte opere su carta.

    Pablo diventa un "personaggio", odiato e amato. Il ruolo dell'artista maledetto per un po' lo soddisfa. Ma alla fine dell'estate 1900, soffocato dall' "ambiente" che lo circonda, prende un treno per Parigi.
    Si stabilisce a Montmartre, ospite del pittore barcellonese Isidro Nonell, e incontra molti dei suoi compatrioti tra i quali Pedro Manyac, mercante di quadri che gli offre 150 franchi al mese in cambio della sua produzione: la somma è discreta e permette a Picasso di vivere qualche mese a Parigi senza troppe preoccupazioni. Non sono momenti facili dal punto di vista economico, nonostante le importanti amicizie che stringe in questi anni, tra cui quella con il critico e poeta Max Jacob che cerca di aiutarlo in ogni modo. Intanto conosce una ragazza della sua età: Fernande Olivier, che ritrae in moltissimi suoi quadri.
    Il clima parigino, e più specificamente quello di Montmartre, ha una profonda influenza. In particolare Picasso rimane colpito da Toulouse-Lautrec, a cui si ispira per alcune opere di quel periodo.
    Alla fine dello stesso anno torna in Spagna forte di questa esperienza. Soggiorna a Malaga, poi trascorre qualche mese a Madrid, dove collabora alla realizzazione di una nuova rivista "Artejoven", pubblicata dal catalano Francisco de Asis Soler (Picasso illustra quasi interamente il primo numero con scene caricaturali di vita notturna). Nel febbraio del 1901 riceve però una terribile notizia: l'amico Casagemas si è suicidato per un dispiacere d'amore. L'evento colpisce profondamente Picasso, segnando a lungo la sua vita e la sua arte.

    Riparte per Parigi: questa volta vi torna per allestire una mostra presso l'influente mercante Ambroise Vollard.

    A venticinque anni Picasso é riconosciuto ed ammirato non solo come pittore, ma anche come scultore ed incisore. Durante una visita al Musée de l'Homme, al palazzo Trocadero a Parigi, rimane colpito dalle maschere dell'Africa Nera, lì esposte, e dal fascino che emanano. I sentimenti più contrastanti, la paura, il terrore, l'ilarità si manifestano con un'immediatezza che Picasso vorrebbe anche nelle sue opere. Viene alla luce l'opera "Les Demoiselles d'Avignon", che inaugura uno dei più importanti movimenti artistici del secolo: il cubismo.

    Nel 1912 Picasso incontra la seconda donna della sua vita: Marcelle, da lui detta Eva, ad indicare che é diventata lei la prima di tutte le donne. La scritta "Amo Eva" compare su molti quadri del periodo cubista.

    Nell'estate 1914 si incomincia a respirare aria di guerra. Alcuni degli amici di Pablo, tra cui Braque e Apollinaire, partono per il fronte. Montmartre non é più il quartiere di prima. Molti circoli artistici si svuotano.
    Purtroppo poi nell'inverno 1915 Eva si ammala di tubercolosi e dopo pochi mesi muore. Per Picasso é un duro colpo. Cambia casa, si trasferisce alle porte di Parigi. Conosce il poeta Cocteau che, in stretti contatti con i "Ballets Russes" (gli stessi per i quali componeva Stravinskij, al quale Picasso dedicherà un memorabile ritratto ad inchiostro), gli propone di disegnare i costumi e le scene del prossimo spettacolo. I "Ballets Russes" hanno anche un'altra importanza, questa volta strettamente privata: grazie a loro l'artista conosce una nuova donna, Olga Kokhlova, che diventerà ben presto moglie e sua nuova musa ispiratrice, da lì a qualche anno sostituita però con Marie-Thérése Walter, di appena diciassette anni, anche se indubbiamente assai matura. Anche quest'ultima entrerà come linfa vitale nelle opere dell'artista in qualità di modella preferita.

    Nel 1936, in un momento non facile anche dal punto di vista personale, in Spagna scoppia la guerra civile: i repubblicani contro i fascisti del generale Franco. Per il suo amore per la libertà Picasso simpatizza per i repubblicani. Molti amici dell'artista partono per unirsi alle Brigate Internazionali.

    Una sera, in un caffé di Saint-German, presentatagli dal poeta Eluard, conosce Dora Maar, pittrice e fotografa. Immediatamente, i due si capiscono, grazie anche all'interesse comune per la pittura, e tra loro nasce un'intesa.
    Nel frattempo le notizie dal fronte non sono buone: i fascisti avanzano.

    Il 1937 é l'anno dell'Esposizione Universale di Parigi. Per i repubblicani del Frente Popular é importante che il legittimo governo spagnolo vi sia ben rappresentato. Per l'occasione Picasso crea un'opera enorme: "Guernica", dal nome della città basca appena bombardata dai tedeschi. Attacco che aveva provocato moltissimi morti, tra la gente intenta a compiere spese al mercato. La "Guernica" diventerà l'opera simbolo della lotta al fascismo.
    Negli anni '50 Pablo Picasso é ormai un'autorità in tutto il mondo. Ha settant'anni ed é finalmente sereno, negli affetti e nella vita lavorativa. Negli anni seguenti il successo aumenta e spesso la privacy dell'artista viene violata da giornalisti e fotografi senza scrupoli. Si succedono mostre e personali, opere su opere, quadri su quadri. Fino al giorno 8 aprile 1973 quando Pablo Picasso, all'età di 92 anni, improvvisamente, si spegne.

    L'ultimo quadro di quel genio - come dice André Malraux - "che solo la morte ha saputo dominare", reca la data 13 gennaio 1972: è il celebre "Personaggio con uccello".
    L'ultima dichiarazione che ci rimane di Picasso è questa: "Tutto ciò che ho fatto è solo il primo passo di un lungo cammino. Si tratta unicamente di un processo preliminare che dovrà svilupparsi molto più tardi. Le mie opere devono essere viste in relazione tra loro, tenendo sempre conto di ciò che ho fatto e di ciò che sto per fare".
     
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  14. la sirenetta
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    John Belushi

    John Adam Belushi (Chicago, 24 gennaio 1949 – Los Angeles, 5 marzo 1982) è stato un attore, cantante e comico statunitense di origine albanese, fratello maggiore di Jim Belushi.

    I Blues Brothers: Dan Aykroyd e John Belushi (a destra)Considerato all'epoca del suo debutto al Saturday Night Live come uno dei maggiori talenti comici statunitensi, è rimasto celebre soprattutto per i due film (ne girò in totale solamente otto prima della prematura scomparsa) diretti da John Landis, Animal House (1978) e soprattutto The Blues Brothers (1980), nel quale recita accanto al grande amico Dan Aykroyd.

     
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  15. la sirenetta
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    Maria Schneider

    Maria Schneider (Parigi, 27 marzo 1952 – Parigi, 3 febbraio 2011) è stata un'attrice francese. È nata da una relazione tra l'attore francese Daniel Gélin e Marie-Christine Schneider, una donna di origini rumene che gestiva una libreria a Parigi. Il padre tuttavia non la riconobbe mai e Maria venne a sapere chi era il genitore solo durante l'adolescenza
    Ha esordito in teatro non ancora quindicenne, senza aver mai preso lezioni prima. Due anni più tardi ha ottenuto il suo primo ruolo per il cinema con una piccola parte in L'albero di Natale (1969) di Terence Young e nello stesso anno in Madly. Il piacere dell'uomo (1969) con Alain Delon.

    Si è affermata tuttavia solo con il film di Bernardo Bertolucci, Ultimo tango a Parigi e con l'interpretazione della misteriosa amante di Jack Nicholson in Professione Reporter diretta da Michelangelo Antonioni.

    Subito dopo il successo di Ultimo tango a Parigi, Schneider dichiarò ai media la sua bisessualità.

    Nei primi mesi del 1976, durante le riprese di Caligola, fu licenziata dalla produzione per il suo rifiuto a girare delle scene di nudo. Il licenziamento le provocò una crisi nervosa tale da dover essere ricoverata in un ospedale psichiatrico per le cure del caso, fu sostituita dall'attrice Teresa Ann Savoy.

    Il 1970 è stato un anno turbolento per la Schneider, segnato da tossicodipendenza, overdose e un conseguente tentativo di suicidio. Nel 1980 dopo un lungo periodo di riabilitazione tornò alle scene cinematografiche e teatrali.

    Nel 1996 ha prodotto un disco-tributo a Lucio Battisti dal titolo Señor Battisti, interpretato da Cristiano Malgioglio e da lei stessa.

    Muore il 3 febbraio 2011 a 58 anni, dopo una lunga malattia, e viene sepolta nel cimitero del Père-Lachaise.
     
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345 replies since 22/6/2010, 13:40   41469 views
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