Alieni,avvistamenti,notizie e ...segreti

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  1. la sirenetta
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    Le incredibili rivelazioni di Alec Newald e il suo rapporto con gli extraterrestri

    Nel 1989 Alec scomparve per dieci giorni e tornò stordito e confuso. Egli stava guidando attraverso un nebbioso passo di montagna, quando fu rapito da esseri amichevoli. Naturalmente, al suo ritorno sulla terra, Alec ricevette la visita di “scienziati” che parevano essere al corrente dei visitatori e curiosi di sapere che cosa l’uomo avesse appreso circa la civiltà aliena. La sua caparbia resistenza ad ogni collaborazione gli creò seri problemi sicché in seguito Alec fu incarcerato per sei mesi con l’accusa di ricettazione.
    Le rivelazioni ricevute da Newald non si discostano molto dai messaggi di numerosi contattisti e contattati, ma alcune informazioni sono conferme di quanto in seguito ipotizzato, altre delineano uno scenario esopolitico dai connotati inquietanti. Alec Newald afferma che il gruppo umano con RH negativo è di origine esterna: questa asserzione trova un addentellato in altri resoconti e nella cosiddetta teoria dell’intervento extraterrestre, un tempo sostenuta da alcuni studiosi di paleoastronautica ed oggi anche da qualche paleontologo e biologo. Molto interessanti sono le descrizioni delle città e delle dimore in cui abiterebbero i visitatori: Alec ricorda piramidi molto simili a quelle egizie. L’autore le raffigura nel modo seguente: “Le costruzioni sembravano di vetro o di plastica semitrasparente. Sull’apice era collocata una torre spiraliforme, qualcosa di simile ad un’antenna. Al vertice dell’antenna si trovava un bulbo luminoso acceso sia di notte sia di giorno.

    (evidenzaaliena)
     
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  2. la sirenetta
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    GLI UFO TRA I NATIVI AMERICANI
    UFO nella nazione indiana. Secondo molti ufologi anglosassoni, e alcune correnti europee, le correlazioni tra ipotetiche civiltà aliene e i nativi americani sono troppe per essere liquidate come favole o racconti distorti. I nativi americani non avevano video, o foto da mostrare. Poterono divulgare ciò che videro, alle generazioni successive, tramandando i racconti, le incisioni e la loro cultura mistica.


    E’ la fine del dicembre del 1890, esattamente 120 anni or sono un ragazzo, un nativo americano, ferito, si guarda intorno sbigottito. Intorno a se solo cadaveri. Sono quelli degli uomini e le donne della sua tribù. E’ uno dei sopravvissuti al massacro di Wounded Knee. Il ragazzo alza gli occhi al cielo, li socchiude, allarga le braccia e con la voce sibilante sussurra: “Dove sono i miei spiriti?” Dove sono e chi erano gli spiriti dei nativi americani? Wounded Knee rappresenta un episodio simbolo dello sterminio, di fatto, degli indiani d’America da parte dei governi americani del diciannovesimo secolo. Con episodi simili a Wounded Knee fu spazzata via la “Nazione Indiana”, interi popoli. Con essi tradizioni, miti e leggende millenarie andarono spegnendosi nelle riserve.

    I discendenti dei nativi americani ne hanno conservato parecchie ma, probabilmente, moltissime testimonianze e racconti più precisi sono andati irrimediabilmente dispersi. Hopi, Cherooke, Sioux, Navaho e altri popoli raccontavano di esseri venuti dal cielo e di strani fenomeni inspiegabili. In quasi tutte le principali tribù degli Indiani d’America esistevano miti e leggende di oggetti volanti ed esseri misteriosi dai poteri formidabili.

    L’intero misticismo e la religione degli indiani americani era fondata su questi aneddoti.
    Gli Hopi raccontavano ad esempio dei Katchinas, un popolo venuto dalle stelle per aiutarli ed educarli. Oppure della visione degli “uccelli di fuoco”. Senza dimenticare le “canoe volanti”. Oggi li avrebbero chiamati UFO, oggetti volanti non identificati. Per le tribù indiane erano segni della presenza delle divinità, dei loro spiriti. Gli ufologi moderni, a sostegno delle loro tesi, hanno costruito diversi teoremi. Molti racconti, tramandati sino ad oggi, presentano analogie con quelli delle popolazioni native dell’America Centrale e asiatiche. L’Arizona e il Nuovo Messico, dove abbondano i luoghi considerati sacri dai nativi americani, hanno registrato una media d’ avvistamenti di UFO esorbitante rispetto ad altre zone del mondo. Il dibattito tra le correnti di ufologi che sostengono queste tesi e gli scettici è destinato a perdurare. A parte pochi cronisti, nel diciannovesimo secolo, erano in pochi ad interessarsi delle tradizioni degli Indiani d’America. La guerra di conquista e di distruzione dell’uomo bianco, probabilmente, ha cancellato tracce preziose. Sia a sostegno degli ufologi che degli scettici. Chi erano in realtà gli spiriti dei nativi americani?

    fonte: notiziefresche.info

    (segnidalcielo)
     
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  3. la sirenetta
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    ECCO CHI ACCOGLIERA' GLI ALIENI AL PRIMO CONTATTO
    Paul Davies. Ecco il nome di colui che sarebbe pronto ad accogliere ufo e alieni, in gran segreto, se un giorno dovessero giungere sul nostro pianeta. Sarà il leader di un team di scienziati, avvocati e filosofi che gestirà il primo contatto.




    Davies è un fisico inglese di fama mondiale, saggista e divulgatore scientifico, noto alla comunità scientifica anche per i suoi studi di cosmologia e di esobiologia. Inoltre dal 2005 è direttore del programma Seti Post-Detection Science and Technology Taskgroup dell'Accademia Internazionale di Astrofisica. E' docente all’Arizona State University nonché autore di oltre venti pubblicazioni.

    La clamorosa notizia dell'incarico assegnato a Davies è stata pubblicata su Sette, il magazine del Corriere della Sera in cui è possibile leggere l'ottimo servizio di Sara Gandolfi. Non pare un caso che l'incarico al cosmologo arrivi sulla scia della presunta nomina dell'Onu di un ambasciatore per gli alieni.

    “Non sanno che noi siamo qui”, dichiara lo scienziato inglese. Sarebbe questa la spiegazione per cui gli alieni non ci stanno cercando?

    Il progetto del Seti (Search for extraterrestrial intelligence) è finanziato, come gran parte delle sue attività, da uno che agli alieni ci crede da sempre: il miliardario cofondatore di Microsoft Paul Allen, che ha fornito pure i 25 milioni di dollari per l’Allen Telescope Array in California. Il radiotelescopio da tre anni è puntato verso gli “altri mondi” del cosmo per captare un segnale elettromagnetico. Per ora tutto tace.

    Davies spiega il mistero di questo "silenzio alieno" lungo millenni: "La civiltà più vicina, presumibilmente, è a non meno di un migliaio di anni luce da noi, così adesso loro vedrebbero la Terra come era mille anni fa, nel 1010, ben prima che inventassimo i radiotelescopi. Gli alieni potrebbero iniziare a trasmettere segnali radio verso di noi quando riceveranno i nostri, ossia tra circa 900 anni. Poi, ce ne vorrebbero altri 1000 perché la loro risposta arrivi". E' un’eternità, che per Davies si può colmare iniziando a monitorare, oltre all’universo, il nostro stesso pianeta e ciò che lo circonda più da vicino. Sì, perché il cosmologo sembra davvero convinto che l’ “invasione”, seppur pacifica, sia già iniziata.

    (segni dal cielo)
     
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  4. la sirenetta
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    CERCHIO NEL GRANO IN SVIZZERA
    Una formazione radiale con tre estremità è comparsa l'8 Luglio 2010 a Hochfelden in Svizzera.
    Il pittogramma ha fatto la sua comparsa in un campo di frumento. Nella parte interna delle corsie misura 1,5 mt di larghezza e sono collocati in tre archi uniti insieme. Le tre lunghe code sono composte da 22 cerchi precisi più piccoli.
    Il pittogramma misura circa 120 metri di diametro.
    La valutazione è stata fatta in base ad una ispezione iniziale il 9 luglio e una seconda l'11 luglio 2010. Dal cielo, dopo un sorvolo con elicottero, la formazione sembra essere molto precisa e in vari punti, sia all'interno che nelle estremità, non state trovate tracce di ausili meccanici, che potessero provare l'opera o la manufattura umana.
    Come lo scorso anno, ci ha sorpreso la enorme dimensione del pittogramma e la somiglianza con quello apparso a Windmill Hill (Wiltshire - UK) il 29 Luglio 1996.


    (segnidalcielo)
     
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  5. la sirenetta
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    MISTERIOSE MORIE DI UCCELLI E DI PESCI NEL MONDO - LE PROFEZIE DEGLI HOPI SI SONO AVVERATE?

    L'ultimo dspaccio dell'agenzia ANSA: Dopo l'Arkansas, la Svezia, l'Italia, come nello stato americano, anche nel sud-est del Paese scandinavo sono stati trovati decine di uccelli (corvi) morti misteriosamente nei dintorni della cittadina di Falkoeping, a un centinaio di chilometri da Goteborg, ha spiegato Christer Olofsson, della protezione civile locale, aggiungendo che i risultati delle analisi su alcuni uccelli si conosceranno entro un paio di giorni.Tutto ciò ricorda le Profezie degli Hopi..

    "Ci sarà un giorno in cui gli uccelli cadranno dal cielo, gli animali che popolano i boschi moriranno, il mare diventerà nero e i fiumi scorreranno avvelenati. Quel giorno, uomini di ogni razza si uniranno come guerrieri dell'arcobaleno per lottare contro la distruzione della Terra"


    (fonte stazione celeste _segnidalcielo)

     
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  6. la sirenetta
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    Perù:sorprendente avvistamento nel cielo della capitale Lima

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    Un sorprendente avvistamento ufo è occorso il giorno 04/01/2011 a Barrios Altos,nella città di Lima, capitale del Perù alle ore 19:30 circa.Un oggetto luminoso di forma allungata che sembra essere formato da alcuni oggetti sferoidali distanziati tra loro ha fatto la sua comparsa nel cielo buio davanti a numerosi testimoni increduli che hanno assistito per mezzora circa allo strano fenomeno.La notizia è stata riportata da un emittente televisiva peruviana, ATV (Primera Noticia), in cui sono intervenuti alcuni testimoni,tra cui l’autrice del video stesso e anche Mario Zegarra,esperto ufo,che ha constatato l’autenticità del filmato.



    (evidenza aliena)

     
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  7. R5GT22
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    Io personalmente credo che non siamo soli nell'Universo però questi avvistamenti il 95% sono falsi.....il restante 5% sono dichiarati UFO ma non perchè sono alieni, ma perchè sono oggetti non identificati...:D
     
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  8. la sirenetta
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    GIGANTESCA TEMPESTA SOLARE IMMINENTE

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    Secondo la Nasa, le nostre reti informatiche e quelle elettriche potrebbe essere distrutte dal picco di attività solare previsto per i prossimi anni. A Washington, non a caso si è aperto il Forum sul Clima Solare promosso dalla Nasa in cui protagonista sarà proprio il picco di attività stellare. Secondo Richard Fisher, scienziato della Nasa «la nostra società tecnologica ha sviluppato una sensibilità alle tempeste solari senza precedenti». Siamo, infatti, dipendenti dalle apparecchiature elettroniche. L’onda di particelle, tra i suoi effetti, potrebbe sortire anche quello di mandare in tilt i nostri satelliti. Potremmo, nell’arco di poco tempo restare al buio, senza energia elettrica e comunicazioni. «Il primo segno di pericolo verrebbe quando le radiazioni iniziassero a disturbare segnali radio e dispositivi GPS. Dieci o venti minuti dopo, i satelliti commerciali che trasmettono conversazioni telefoniche, TV ed informazioni di ogni genere sarebbero praticamente spazzati via», ha detto Tom Bogdan, scienziato che ha il modello matematico per rappresentare quello che potrebbe accadere.
    Poco dopo sarebbe la volta di tutte le linee elettriche. Le radiazioni sarebbero in grado di indurre corrente sulle linee elettriche ad alto voltaggio. Il che porterebbe alla distruzione «praticamente di tutti i trasformatori sul pianeta». Il tutto, accadrebbe simultaneamente ovunque. Come sottolinea Fisher, “il sole si sta risvegliando da un profondo sonno, ed entro pochi anni ci aspettiamo di vedere livelli molto più elevati di attività solare”. La National Academy of Sciences aveva già affrontato il problema due anni fa in un rapporto intitolato “Gravi eventi legati al tempo solare – Conseguenze sociali ed economiche”. Il documento osservava come le persone del 21esimo secolo fanno affidamento sui sistemi hi-tech per le attività fondamentali della loro vita quotidiana. Le reti di energia elettrica, la navigazione Gps, i viaggi aerei, i servizi finanziari e le comunicazioni radio d’emergenza possono essere spazzate via da un’intensa attività solare.


    "...il Sole può lanciare verso la Terra pericolosi flussi di radiazioni"



    ROMA - Il Sole può lanciare verso la Terra pericolosi flussi di radiazioni e di particelle anche quando raggiunge il minimo del suo ciclo undecennale di attività -come in questo periodo- e la sua superficie appare priva di macchie solari. La scoperta, fatta da un numeroso gruppo di ricercatori americani e annunciata sul Journal of Geophysical Research, arriva proprio mentre si sta prolungando un eccezionale minimo dell'attività solare che lascia sbalorditi gli stessi scienziati. «Per ora il Sole ci riserva una sorpresa dopo l'altra - ha dichiarato Sarah Gibson, portavoce del gruppo e geofisica al National Center for Atmospheric Research (NCAR) di Boulder, Colorado-. Finora si pensava che il cosiddetto vento solare toccasse i livelli più bassi in corrispondenza del minimo dell'attività, quando anche le macchie quasi scompaiono dalla sua superficie. Invece, studiando il comportamento della nostra stella, durante l'ultimo minimo del 2008, e confrontandolo con il precedente minimo del 1996, abbiamo trovato che questa convinzione non è fondata: il vento solare può investire la Terra come un lanciafiamme anche quando non ci sono macchie».



    SISTEMI DI COMUNICAZIONE

    La metafora del lanciafiamme, ovviamente, non è da prendere alla lettera. In realtà può succedere che un intenso flusso di particelle elementari di origine solare, giunto al livello dell'orbita terrestre con velocità di centinaia di km al secondo, colpisce il campo magnetico terrestre che ci fa da scudo contro questo tipo di radiazioni e riesce a penetrarlo, scatenando tempeste elettromagnetiche. Il fenomeno può avere risvolti rilevanti anche per la nostra vita quotidiana poiché la maggior parte dei moderni sistemi elettronici e di telecomunicazioni è vulnerabile rispetto a questi eventi e può andare in tilt, causando una serie di blackout a catena che investono i satelliti artificiali, le linee elettriche e quelle telefoniche, i trasporti, le trasmissioni radio e televisive, gli apparati GPS, eccetera.



    STRATEGIE

    Secondo i ricercatori americani i flussi di radiazioni durante il «Sole quieto» del 2008, piuttosto che alle inesistenti macchie, sono associati a «buchi» che si producono nella rovente atmosfera solare. Dei rischi associati alle tempeste solari si è parlato nei giorni scorsi anche nel corso di un seminario internazionale presso la sede dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (INGV) a Roma. «Abbiamo ospitato un meeting internazionale patrocinato dallo SCAR (Comitato Scientifico per la Ricerca in Antartide) che ha avuto come tema centrale il prossimo massimo di attività solare atteso nel 2012 e le contromisure per mitigarne gli effetti sui sistemi di navigazione satellitare, quali il ben noto GPS, ma anche il russo GLONASS e l’imminente sistema europeo GALILEO -riferisce la dirigente di ricerca Giorgiana De Franceschi -. Le regioni polari forniscono un laboratorio naturale per l’osservazione e lo studio dei disturbi atmosferici di origine solare, che influenzano la prestazione degli apparati tecnologici basati sui sistemi di navigazione satellitare, riducendone la precisione e l'affidabilità. Gli esperti di diverse nazioni, guidati dal gruppo di fisica dell’alta atmosfera dell’INGV, si sono perciò riuniti per pianificare l’osservazione e lo studio dell’atmosfera polare attraverso una rete internazionale di speciali ricevitori GPS posizionati sul continente Antartico”. Da questi studi ci si aspetta una migliore conoscenza di due caratteristiche dell'atmosfera: il vapore d’acqua nella bassa atmosfera (troposfera) e il contenuto di elettroni nella parte alta (ionosfera) che influenzano la propagazione delle onde radio.

    Fonte: Corriere della Sera
     
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  9. la sirenetta
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    "MAKEMAKE"

    Makemake è un "plutoide" e si trova nella cosiddetta "fascia di Kuiper", la zona ricca
    di corpi celesti ben oltre oltre Nettuno, "Makemake" il nuovo pianetino lontano dal sole
    7 miliardi di km, è il terzo del genere dopo Eris che è ancora più lontano e lo stesso Plutone.
    La classificazione, ovvero il nome, è stata attribuita dall'UAI - Unione Astronomica Internazionale
    NUOVO fratello è arrivato a far compagnia ai pianeti del sistema solare. Il suo nome è Makemake e si trova nella fascia di Kuiper, un ammasso di piccoli pianeti, asteroidi e comete che, al di là di Nettuno, circonda il sistema solare e a cui fa parte anche Plutone. Questo oggetto si trova a 6 miliardi e 850 milioni di chilometri dal Sole (la Terra dista 150 milioni di chilometri dalla nostra stella). Il suo nome deriva dal creatore dell'umanità secondo la mitologia Rapa Nui, dell'Isola di Pasqua. L'affiliazione è stata decisa l'Unione Astronomica Internazionale, dopo aver studiato le caratteristiche dell'oggetto che fino a ieri era segnalato solo con una sigla, 2005 FY9, ad indicare che era stato scoperto nel marzo del 2005 da un gruppo di astronomi dell'Osservatorio di Palomar in California (Usa).

    Ma cos'è Makemake? Si tratta di un "Plutoide", ossia un corpo celeste in orbita attorno al Sole ad una distanza maggiore di quella di Nettuno e che, per definizione, è dotato di una massa sufficiente a far sì che la propria forza di gravità e la rotazione gli abbiano fatto assumere una forma all'incirca rotonda. Oltre a Plutone fino ad oggi era noto un altro Plutoide, Eris il quale possiede un satellite e si trovano a ben 10 miliardi e 123 milioni di chilometri dal Sole.

    E' assai probabile che nei prossimi anni la categoria dei Plutoidi si allarghi enormemente perché l'esplorazione della fascia di Kuiper è solo agli inizi. E' noto infatti, che essa è composta da decine di migliaia di oggetti e non è da escludere che ve ne possano essere a decine o centinaia e alcuni con dimensioni anche simili alla Terra. Ma da quando nel 2006 si è voluto dare una nuova suddivisione ai corpi che circondano il Sole oltre ai Plutoidi è stata introdotta una nuova categoria, i "Pianeti nani". Questo oggetti, che comprendono anche in Plutoidi, si differenziano dagli otto pianeti principali (Mercurio, Venere, Terra, Marte, Giove, Saturno, Urano e Nettuno) perché non sono stati in grado di "ripulire" la fascia orbitale da altri oggetti di dimensioni confrontabili.
    In altre parole vuole dire che vicino ad essi vi sono altri corpi, che non sono loro satelliti, che potrebbero impattare con essi. Nonostante il nome, "pianeta nano" non significa che deve essere piccolo, in quanto non c'è limite alle sue dimensioni. E' proprio il non avere ripulito lo spazio circostante a sé che lo differenzia da un pianeta normale.

    Ad oggi, oltre ai tre Plutoidi, fa parte dei Pianeti Nani anche Cerere, un oggetto che si trova nella fascia degli asteroidi posta tra Marte e Giove, ad una distanza dal Sole di 413 milioni di chilometri. La scoperta di nuovi pianeti nani all'interno del sistema solare è assai improbabile, in quanto gli asteroidi sono già stati studiati in modo abbastanza approfondito, ma come si sa le sorprese in astronoma non mancano mai.

    la repubblica
     
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  10. la sirenetta
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    SCIENZIATI USA: IL MONDO SI PREPARI AD UN CONTATTO EXTRATERRESTRE

    Il mondo deve prepararsi con un piano ben preciso all'arrivo sulla Terra degli extraterrestri. Ad affermarlo non e' qualche gruppo di fanatici ma una serie di scienziati protagonisti dell'ultimo numero della rivista Philosophical Transactions of the Royal Society A, dedicata al tema della vita aliena.


    Secondo uno degli articoli l'Onu, dovrebbe preparare un piano dettagliato su cosa fare nel caso di arrivo di 'Visitatori', che comprenda anche opzioni nel caso che questi siano ostili:

    "L'evoluzione su altri pianeti probabilmente ha un andamento darwiniano come la nostra - scrive ad esempio Simon Conway Morris, paleobiologo dell'universita' di Cambridge - soprattutto se questi sono simili alla Terra. Questo vuol dire che gli Et potrebbero assomigliarci in molte cose, compresa la tendenza alla violenza e allo sfruttamento".

    La maniera piu' utile per 'prepararsi al peggio', spiegano John Zarnecki della Open University e Martin Dominik dell'University of St Andrews, e' appunto dare all'Onu la responsabilita' degli affari 'ultra-terrestri':

    "Si puo' evitare la mancanza di coordinazione creando un corpo legittimato politicamente - scrivono - che agisca come quello che ad esempio sorveglia la possibilita' che un asteroide entri in collisione con la Terra".

    La rivista affronta anche la domanda su cosa succedera' alle religioni nel caso dovessimo entrare in contatto con forme di vita aliene: "I teologi non resteranno senza lavoro - afferma Ted Peters, teologo del Pacific Lutheran Theological Seminary in California - ma dovranno riformulare i dogmi religiosi per tener conto di una visione piu' ampia delle creazioni di Dio".

    fonte ANSA

     
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  11. la sirenetta
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    UFO E AREA 51: IN ARRIVO CLAMOROSE RIVELAZIONI

    La notizia è stata pubblicata sul portale insidetv.ew.com e riportata in Italia dal sito web New Notizie, che parla di un noto produttore televisivo del National Geographic, Peter Yost, che ha recentemente presentato alla stampa americana l'imminente programmazione di uno spettacolare documentario dedicato alla famosa Area 51. Lo stesso Yost ha dichiarato di aver avuto un accesso, senza precedenti, ai documenti declassificati dalla base militare super-segreta



    Questo è quanto riportato da Pasquale Gallano, giornalista di New Notizie: un noto produttore televisivo del National Geographic, Peter Yost, che ha recentemente presentato alla stampa americana l'imminente programmazione di uno spettacolare documentario dedicato alla famosa Area 51, che ricordiamo essere una vasta zona militare situata a sud dello stato americano del Nevada, i cui elevati livelli di segretezza che circondano la stessa base militare ed il fatto che la sua esistenza sia solo vagamente ammessa dal governo statunitense, ha reso l'Area 51 oggetto delle più svariate teorie di complottisti e cospiratori, nonché ufologi. Il produttore ha dichiarato di aver avuto un accesso, senza precedenti, ai documenti declassificati dalla base militare super-segreta. "Il programma televisivo - aggiunge Yost - pubblicherà foto e filmati esclusivi all'interno della struttura militare, con interviste a ex dipendenti della stessa Area. Alcune delle cose che ci sono state nascoste sono abbastanza notevoli".

    Conclude Yost: "Ormai è fatta! Siamo in possesso di migliaia di documenti e filmati unici. E' tutto vero, è tangibile, verificabile. Ed abbiamo alcune sorprese!".

    Il documentario di Yost dovrebbe andare in onda questa primavera, insieme ad un altro progetto televisivo denominato "Alien Invasion", che si interesserà di come potrebbe essere gestito il "primo contatto". Un critico TV ha comunque chiesto a Yost perché, dopo tutti questi anni, gli è stato consentito di accedere all'Area 51 ed acquisire la documentazione segreta. Ha risposto senza mezzi termini: "Alcuni dipendenti hanno ormai un piede nella fossa, hanno dai 70 ai 90 anni, diciamo che è giunto il momento per raccontare la loro storia, ora o mai più".


    Clamorose, imminenti verità o ennesima speculazione? WikiLeaks non ha dato, al momento, alcuna "illuminazione" al noto tema, in tanti si aspettano chissà quali rivelazioni. Nel frattempo c'è chi assapora lauti tornaconti propinando all'opinione pubblica questioni di apparente rilievo ufologico, ma che nella sostanza non hanno mai aggiunto nulla a quanto è già noto (o non noto) da decenni.


    (segnidalcielo)

     
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  12. la sirenetta
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    Galassia X: alla ricerca delle galassie oscure

    Da qualche parte nella Via Lattea, in posizione diametralmente opposta alla Terra, si aggira una galassia composta principalmente da materia oscura. Sukanya Chakrabarti, astronomo della University of California Berkeley, l'ha definita "Galassia X".

    La Galassia X fa parte di una classe di galassie satellite, troppo oscure per essere osservate, e rimaste per lo più sconosciute alla scienza per la loro insondabilità. Chakrabarti ha elaborato un metodo per osservare queste galassie satellite analizzando le distorsioni nella distribuzione dell'idrogeno nelle galassie a spirale.

    "La mia speranza è che questo metodo possa servire come una strumento di indagine della distribuzione della massa e della materia oscura nelle galassie, nello stesso modo in cui le lenti gravitazionali sono diventate oggi uno strumento di indagine per le galassie distanti" spiega Chakrabarti.

    "Questo approccio" continua Chakrabarti "ha vaste applicazioni in molti campi della fisica e dell'astronomia. Per rilevare indirettamente la materia oscura e le galassie nane dominate da materia oscura, le dinamiche planetarie, e le l'evoluzione delle galassie guidata da impatti di galassie satellite".

    La Via Lattea è circondata da almeno 80 galassie nane, la cui esistenza è già stata determinata, o soltanto ipotizzata. Queste galassie sono chiamate galassie satellite. La Grande e la Piccola Nube di Magellano, ad esempio, hanno due galassie satellite.
    I modelli teorici sulle galassie a spirale suggeriscono che ci potrebbero essere molte più galassie satellite, anche a migliaia, alcune più rilevanti in termini astronomici indipendentemente dalla loro dimensione.

    Chakrabarti ed il suo collega Leo Blitz hanno scoperto che queste galassie satellite creano delle alterazioni nella distribuzione degli atomi di idrogeno che compongono i dischi di molte galassie a spirale, e che queste alterazioni potrebbero rivelare non solo la massa, ma anche la distanza e la posizione di una galassia satellite.
    Il gas di idrogeno di una galassia a spirale è confinato sul piano del disco galattico, e si estende fino a cinque volte oltre il diametro visibile della spirale.

    "Il metodo che usiamo è come determinare le dimensioni e la velocità di una nave osservando la sua scia" spiega Blitz. "Si osservano onde provenire da molte navi, ma si deve essere in grado di separare la scia di una barca di medie o piccole dimensioni da quella di una nave da crociera".

    Grazie a questo nuovo metodo, è stato possibile rilevare una galassia satellite oscura della Galassia Vortice (M51), grande circa un terzo della celebre galassia a spirale (foto sopra), e un'altro satellite oscuro attorno a NGC 1512, grande circa un centesimo rispetto alla galassia attorno a cui gravita.

    La tecnica di Chakrabarti e Blitz si basa sulle osservazioni radiotelescopiche ad alta risoluzione. I dati utilizzati per testare la posizione della Galassia X provengono dal database The HI Nearby Galaxy Survey creato grazie al Very Large Array, e dai dati ottenuti dall'Australia Telescope Compact Array.
    Il metodo si è rivelato efficace nel predire la presenza di galassie piccole fino ad un millesimo della massa della galassia primaria.

    La Galassia X risulterebbe essere circa un centesimo della massa della Via Lattea. Attualmente si troverebbe nei pressi della costellazione di Norma o di Circinus, a circa 300.000 anni luce dal centro galattico: osservando dalla Terra, nei pressi di Sagittario.


    (evidenza aliena)
     
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  13. la sirenetta
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    Sulla regione di Marte chiamata Cydonia

    di Albino Carbognani

    Il pianeta Marte

    Marte è il quarto pianeta a partire dal Sole, orbita alla distanza media di 1.52 UA con un periodo di 1.88 anni terrestri. E’ un pianeta relativamente piccolo rispetto alla Terra, il suo raggio equatoriale è di soli 3400 Km mentre la sua massa è 0.107 volte quella del nostro pianeta. E’ dotato di una tenue atmosfera formata quasi esclusivamente di anidride carbonica (CO2), la pressione al suolo è circa un centesimo di quella esercitata dall’atmosfera terrestre. Nonostante la rarefazione sul pianeta i venti possono raggiungere grandi velocità e sollevare nubi di polvere che danno luogo a tempeste di sabbia che rimodellano le caratteristiche geologiche del pianeta. La superficie di Marte assomiglia in modo particolare a quella dei deserti terrestri, il suo colore rossastro è dovuto alla presenza di ossidi di ferro. Il pianeta è dotato di due calotte polari formate quasi esclusivamente di ghiaccio secco che si formano durante l’inverno marziano e si ritirano durante l’estate in modo del tutto analogo alle calotte polari terrestri. La temperatura superficiale media è di -55 ºC, ai poli invece raggiunge valori di -128 ºC mentre va decisamente meglio nelle regioni equatoriale dove sono possibili punte di +30 ºC. I deserti del pianeta sono craterizzati in modo analogo alla superficie lunare. Tuttavia la craterizzazione non è uniforme. Anche ad una prima occhiata alla mappa del pianeta si vede subito che l’emisfero nord è molto più liscio di quello sud. Per la verità la distinzione fra i due emisferi non corre lungo l’equatore marziano ma lungo un cerchio massimo inclinato di 35º sul piano equatoriale di Marte. Nel passato la pressione e la temperatura di Marte erano più elevate che al giorno d’oggi e tali da permettere la presenza di acqua liquida sulla superficie del pianeta. Erano presenti fiumi, laghi e probabilmente anche un oceano (battezzato Oceanus Borealis; Nature, vol.352, p.589, 1991). Sulla superficie infatti sono ancora visibili i segni lasciati dallo scorrimento dell’acqua liquida: canali sinuosi con tanto di affluenti, fondi di laghi asciutti con depositi di detriti portati dai fiumi, pezzi di scarpate continentali generate dal moto ondoso dell’Oceano Borealis, del tutto analoghe alle scarpate terrestri. Va notato che i residui della scarpata corre lungo la separazione fra l’emisfero craterizzato e quello liscio. Risulta chiaro ora perchè una parte di Marte è più liscia dell’altra: la parte pianeggiante è il fondo dell’antico oceano marziano. Un’altra prova dell’esistenza dell’oceano è la scarpata di circa 8 Km di altezza che separa l’Olympus Mons dai terreni circostanti. L’Olympus è il più grande vulcano del Sistema Solare, è alto 24 Km e ha un diametro alla base di 600 Km. La scarpata è stata scavata dal moto ondoso e il vulcano doveva formare una specie di isola nell’oceano. Altri vulcani non mostrano questa caratteristica perchè posti su altopiani. Perchè insistere tanto sull’esistenza di questo oceano? Il motivo è semplice: la regione di Cydonia è in prossimità delle rive dell’antico mare di Marte.



    La missione delle sonde Viking 1 e 2

    Il 1976 è l’anno di esplorazione sistematica del pianeta rosso, anche se sono state inviate sonde fin dai primi anni ‘60. Le sonde Viking erano più sofisticate di quelle precedenti ed erano formate da due parti distinte: un orbiter e un lander. L’orbiter era la perte della sonda destinata a restare in orbita attorno al pianeta e fotografarne la superficie mentre il lander era la parte destinata a scendere direttamente sul suolo marziano. I lander dei Viking erano atrezzati per eseguire una ricerca di forme primitive di vita presenti nei deserti marziani. Come sappiamo l’esito fu negativo. Il 20 agosto 1975 parte il Viking 1 e arriva a destinazione il 15 giugno 1976. Dopo alcune orbite attorno a marte viene sganciato il lander che atterra in una regione chiamata Chryse Planitia (pianura dorata; 22.2º N, 48º W). Il Viking 2 viene lanciato un mese più tardi, il 9 settembre 1975 e quando arriva a destinazione il 7 agosto 1976 l’orbiter del Viking 1 sta già operando da quasi due mesi. Il 25 luglio del 1976 l’orbiter del Viking 1 sta riprendendo la superficie di Marte per cercare un posto di atterraggio adatto per il lander del Viking 2. In una immagine ripresa a 41º N e 10º W compare quella che sembra una specie di una collina a forma di "faccia" più o meno umana del diametro di circa 1.5 Km. La risoluzione comunque è molto bassa (nel migliore dei casi è di circa 40 m) e non consente di dire molto su questa conformazione. Appare chiaro comunque che è solo un casuale gioco di luci ed ombre unito alla bassa risoluzione dell’immagine. La regione fu fotografata un’altra decina di volte anche in condizioni di illuminazione differente e fu notato che la "faccia" tendeva a cambiare aspetto se cambiavano le condizioni geometriche Marte-orbiter-Sole (L’Astronomia, n.49, p.6, 1985). Il lander del Viking 2 venne fatto scendere in un’altra parte del pianeta, Utopia Planitia (pianura dell’utopia; 47.7º N, 225.4º W).



    Cydonia

    I nomi alle regioni marziane sono stati dati alla fine del secolo scorso da G.V.Schiaparelli noto astronomo italiano dell’osservatorio di Brera (Milano). Sciaparelli ha usato nomi ispirati alla geografia terrestre, così Cydonia era una città cretese chiamata così in onore d’un figlio di Minosse (per la verità il vero padre era Ermes...). Abbiamo già detto che Cydonia è una regione di confine fra i terreni craterizzati dell’emisfero sud e quelli pianeggianti dell’emisfero nord. Cosa succede dopo la ripresa della "faccia " marziana? In un primo momento niente ma poi l’immagine fu notata da Richard Hoagland, divulgatore scientifico americano. Rimase così colpito dalla "faccia" e da altre caratteristiche geologiche vicine ad essa di aspetto "piramidale" che non ebbe dubbi: quelle "strutture" erano di origine artificiale ed erano sicuramente opera di un qualche tipo di civiltà marziana. Hoagland fondò un gruppo il "Mars Mission" che si prefiggeva di studiare le vestigia di questa presunta civiltà. Ad Hoagland si unì Mark Carlotto, specialista nell’elaborazione di immagini. Naturalmente questa brillante iniziativa non ebbe credito fra gli scienziati responsabili della missione Viking che ritenevano le formazioni fotografate di origina naturale, non artificiale. Maggior successo ebbe fra il grande pubblico la vendita di libri e gadgets sull’argomento, tutto questo contribuì alla rinascita di tutto un filone speculativo su una possibile civiltà marziana. Dico rinascita perchè già dal 1877 in poi con la scoperta dei "canali" di Marte da parte di Schiaparelli (rivelatisi in seguito illusioni ottiche) si era favoleggiato su una possibile civiltà marziana e la cosa si era radicata molto nel grande pubblico.

    Chi non ricorda la saga fantascientifica scritta da Edgard R. Burroughs, con il suo "Barsoom" abitato da incredibili esseri in lotta per la sopravvivenza fra gli sterili deserti di Marte?

    Visto il clima favorevole a qualche guadagno extra due ex impiegati della NASA, Vincenti Di Pietro e Gregory Molenaar, si diedero da fare e con un piccolo sforzo trovarono altre due "facce" situate nella regione di Utopia (la stessa zona dove scese il lander del Viking 2) e si unirono ad un altro gruppo di "studiosi" delle "facce" di Marte, il "Mars Research" di Glenn Dale. Grazie all’attività di questi gruppi la NASA venne periodicamente accusata di voler nasconedre la verità sulle "costruzioni" di Marte. Il 25 settembre 1992 partiva la missione "Mars Observer", purtroppo la sonda andò persa nell’agosto del 1993 quando aveva raggiunto Marte. Le accuse alla NASA di avere sabotato la missione per non dover diffondere ulteriori immagini di Cydonia piovvero un po da tutte le parti. Per fortuna arrivò la missione "Mars Global Surveyor".



    La Mars Global Surveyor

    La sonda partì il 7 novembre 1996 e arrivò a destinazione il 12 settembre 1997 senza incidenti di rilievo se si eccettua il dispiegamento poco corretto di uno dei due pannelli solari. L’immissione in orbita circuplanetaria avviene sfruttando l’atrito dinamico con gli alti strati dell’atmosfera di Marte. Questa procedura è nota come "aerobraking". In questo modo si può risparmiare sul propellente necessario, costruendo sonde leggere al cui lancio è sufficiente un vettore economico. La MGS ha già ottenuto un risultato di rilievo, riuscendo a rivelare l’esistenza di un debole campo magnetico attorno a Marte (800 volte più debole di quello terrestre). Il frenamento si è rivelato più complesso del previsto a causa delle vibrazioni del pannello solare dispiegato male, il ritmo della operzione è stato rallentato e terminerà nel gennaio 1999 con un anno di ritardo sui tempi previsti. L’orbita finale sarà circolare a circa 400 Km di altezza dal suolo di Marte. Dalla fine di marzo 1998 e per una durata di circa 5 mesi l’aerobraking è stato sospeso per sfruttare le favorevoli condizioni di illuminazione dell’emisfero nord, infatti le immagini presentano maggiori dettagli se il Sole non è troppo alto sull’orizzonte locale. Alla quota di 400 Km la massima risuluzione srà di circa 1.4 m, sufficiente per cercare di individuare i vecchi lander delle missioni Viking che presentano un diametro di 2 metri. Il progresso rispetto alle immagini trasmesse dalle Viking risulta evidente, la MGS è quindi in grado di mettere la parola fine alle selvagge speculazioni sulle "costruzioni" marziane. Ed è proprio quello che è successo. Il 5 aprile la MGS è riuscita a riprendere una immagine ad alta risuluzione della "faccia" di Marte. La sonda si trovava alla distanza di 444 Km e la risuluzione è di 4.3 m per pixel, dieci volte maggiore delle migliori immagini dei Viking. La "faccia" si è rivelata per quello che effettivamente è, non una costruzione artificiale ma una collina erosa dal vento e dall’acqua che anticamente scorreva su Marte (ricordiamo che la regione era in prossimità dell’Oceanus Borealis). Riducendo via software la risuluzione delle immagini ripresa dalla MGS e simulando condizioni di illuminazione simile a quella di certe foto dei Viking si riottiene la vecchia "faccia" di Marte. E’ difficile immaginare una prova migliore di questa, se si esclude l’esplorazione diretta sul suolo marziano.

    Il 14 aprile la MGS ha ripreso anche le "piramidi" in prossimità della "faccia". Anche qui è evidente l’origine naturale delle strutture. Formazioni piramidali simili sono presenti anche sulla Terra, specie nelle regioni antartiche. La loro altezza è dell’ordine del metro, quindi sono molto più piccole delle loro "cugine" marziane, sono chiamate "dreikanter" dalla parola tedesca "dreikant" che significa triedro. Queste "piramidi" sono generate dall’erosione eolica ad opera di venti costanti che tendono a rimodellare i fianchi dei cumuli irregolari conferendogli poco per volta una forma geometrica. Sulla Terra l’erosione eolica è ad opera del "blizzard", il temibile vento antartico in grado di trasportare anche piccoli pezzi di ghiaccio che facilitano il lavoro di erosione. Su Marte ci sono invece i poderosi venti che si originano durante il ciclo di sciogliemnto e riformazione delle calotte polari e in grado di trasportare granelli di sabbia, notoriamente un materiale molto abrasivo in grado di lavorare a scale molto maggiori di quelle terrestri. Ora che si è confermato quanto era già chiaro spero solo che l’interesse per Marte non vada affievolendosi. La MGS è solo la prima di una serie di missioni che porteranno l’uomo a sbarcare sul pianeta un decennio dopo l’inizio del nuovo millenio. Sarà una delle esplorazioni più fantastiche che una mente umana possa immaginare, un intero mondo tutto per noi e chissà che dalle polveri dell’ex oceano di Marte non spuntino i resti di qualche antico fossile marziano estintosi 3 miliardi di anni fa perchè il pieneta era diventato arido e desolato come lo vediamo ora.



    Fine di un sogno

    Termina qui l’esposizione di questa piccola mitologia "fiorita" attorno all’esplorazione del pianeta rosso. Vogliamo solo sottolineare che vedere "facce" in formazioni naturali è tutt’altro che raro. L’esempio più evidente è il cosiddetto "bacio nella Luna" che fu scoperto da Filippo Zamboni nel 1880 e descritto con dovizia di particolari nel suo libro "Il bacio nella Luna", Roma 1912. Lo Zamboni aveva notato che la Luna piena vista ad occhio nudo mostra due teste umane nell’atto di baciarsi (Astronomia, vol3, p.1079, Curcio, 1986). Naturalmente l’immagine cambia al cambiare del gruppo umano, così diversi popoli hanno visto praticamente di tutto nelle macchie dei mari lunari. Altri esempi più vicinia noi ci sono dati da quelle ingenue manifestazioni della fede popolare in cui l’immagine di un presunto Cristo viene vista sopra porte, rocce ecc. ecc.

    (ufo.it)
     
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  14. la sirenetta
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    Il satellite “Fermi” scopre l’antimateria creata dai temporali sulla Terra

    I temporali terrestri, e in generale le precipitazioni atmosferiche, sarebbero in grado di produrre fasci di antimateria. Ecco una delle notizie scientifiche tra le più rilevanti di questo inizio d’anno. L’antimateria, qualcosa di affascinante e da sempre ammantato di un certo mistero, che scatena la fantasia degli uomini e talvolta genera addirittura superstizione e paura.



    Un qualcosa che sembrava fino ad ora legato a impressionanti macchinari come l’acceleratore del CERN, l’unico strumento che abbia mai messo in grado gli scienziati di creare l’antimateria.

    Il fenomeno è stato registrato dal satellite spaziale per il rilevamento dei raggi gamma “Fermi”. Secondo gli esperti questa è una scoperta del tutto inattesa, una scoperta della geoscienza tra le più importanti degli ultimi tempi.

    Come è noto da tempo, i temporali possono creare scintille di raggi gamma. Quello che è stato osservato per la prima volta dal telescopio spaziale del satellite “Fermi” è che vengono prodotte anche correnti di elettroni e anti-elettroni, equivalenti all’antimateria (anche detti positroni o positoni).
    Il satellite stesso è stato colpito da questi fasci di anti-elettroni e, dalla reazione generatasi, cioè dalla produzione di raggi gamma rilevabili dallo stesso “Fermi”, il satellite si è accorto della loro presenza.

    Steven Cummer, esperto sul tema dell’elettricità atmosferica della Duke University, commenta: “L’idea è che su ogni pianeta su cui si verificano piogge si possa generare l’antimateria, e che poi questa antimateria si espanda nello spazio sotto forma di fascio focalizzato rilevabile da un veicolo spaziale. Tutto ciò sembra come qualcosa estratto direttamente dalla fantascienza“.

    La BBC ha reso noto al grande pubblico l’esito dell’indagine scientifica, dopo che questo è stato annunciato dal team di scienziati, guidati dal ricercatore della NASA Julie McEnery, al meeting annuale dell’American Astronomical Society.
    (segnidalcielo)
     
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  15. la sirenetta
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    UFO: STRANO AVVISTAMENTO SUL MONTE MONDUBBIO

    Secondo il racconto di alcuni testimoni, in prossimità del monte Mondubbio, avrebbe stazionato per diverso tempo una luce multicolore, con tendenza preponderante al rosso. Questa luce, piuttosto intensa secondo il racconto dei testimoni, avrebbe iniziato poi a spostarsi con una velocità piuttosto ridotta. Da qui la sensazione che potesse trattarsi di un velivolo e non di un fenomeno naturale.
    Nella notte fra domenica e lunedi' scorsi, alcuni testimoni hanno avvistato sulla sommita' del monte Mondubbio, a est di Matelica (Macerata) una luce rossastra, che da terra si e' alzata verticalmente fino a circa 2.000 metri.
    A questo punto si e' fermata, poi ha cominciato a muoversi lentamente verso nord ed e' sparita. Qualcuno parla di un avvistamento Ufo: una luce rossastra molto simile era stata avvistata, pochi giorni prima di Natale, anche sopra l'abitato di Cerreto d'Esi. La zona del San Vicino peraltro non e' nuova a questi fenomeni. A cavallo tra la fine degli anni '70 e gli '80 del secolo scorso, infatti, furono molti gli avvistamenti di Ufo in quell'area.
    Di uno furono testimoni anche i carabinieri della Stazione di Matelica, i quali monitorarono l'oggetto anche con il radar militare di Potenza Picena. Nei prossimi giorni verra' effettuato un sopralluogo sul monte Mondubbio alla ricerca di possibili tracce al suolo.

    fonte revenews.info - ANSA

     
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241 replies since 11/11/2010, 00:53   3228 views
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