Antiche civiltà,popoli leggendari.... abitanti di continenti lontani. Viaggio nella storia.

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  1. la sirenetta
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    Indiani d'America

    I tratti somatici degli Indiani d'America sono molto simili ai Mongoli che vivono in Asia questo perché l'attuale Stretto di Bering non esisteva e Asia e America, essendo attaccate fra loro, permettevano così a queste popolazioni il transito fissando la loro dimora dapprima in Canada e successivamente negli Stati Uniti. I loro primi contatti con il resto del mondo risalgono a circa 1.100 anni d.C.; sono i Vichinghi che hanno l'onore di incontrare per primi questa nuova razza.
    Ma la svolta alla loro esistenza, avviene nel 1492, quando Cristoforo Colombo, che contava di giungere nelle Indie, sbarca sulle loro spiagge e così chiama questi nuovi popoli "indiani". Qualche anno dopo, partono le prime spedizioni europee alla scoperta del nuovo continente, e quindi la colonizzazione della parte orientale degli Stati Uniti e del Canada con conseguente inizio degli scontri con le tribù insidiate in quelle terre.
    Nel 1755 gli Inglesi e i Francesi iniziano una guerra per possedere la valle dell'Ohio. Anche gli Indiani d'America partecipano a questa guerra; gli Irochesi alleati agli Inglesi, mentre gli Algonchini si alleano ai Francesi. La guerra termina nel 1763 (verrà così chiamata "la guerra dei sette anni") con la vittoria degli Inglesi, siglata dal trattato di Parigi.
    Nel 1763 il Parlamento concede ai Nativi americani il diritto di rimanere sulle terre non ancora cedute e garantisce tranquillità alle loro popolazioni. Ma intorno al 1770, gli Irochesi sono costretti a firmare il trattato di Stanwick che li obbliga a spostarsi più a ovest e ad abbandonare le terre dove avevano sempre vissuto. I coloni europei si espandono sui territori dei Nativi e, infrangendo il trattato del 1763, scacciano i Delaware e gli Shawnee, ponendosi contro gli Inglesi che erano favorevoli ad una alleanza con i Nativi.
    Negli anni successivi, proseguono le guerre fra Inglesi e Americani, alle quali i Nativi prendono parte, ma quando nel 1787 nascono gli Stati Uniti, per tutte le tribù indiane è l'inizio della fine.
    Il primo presidente Washington, inizia una guerra contro gli Indiani che porta alla battaglia di Fallen Timbers, dove gli Indiani subiscono una forte sconfitta ad opera dell'esercito americano guidato dal gen. Waine, complice il tradimento degli Inglesi che, in un primo tempo, avevano promesso loro aiuto.
    Nell'agosto del 1795, le tribù Shawnee e Miami, sono costretti a firmare il trattato di Greenville, con il quale perdono circa 60.000 chilometri quadrati del loro territorio.
    E' proprio alla luce di questi avvenimenti che Tecumseh, divenuto da giovane capo della tribù Shawnee, inizia un lungo viaggio in tutto il Nord America, con l'intento di convincere gli altri capi a creare uno stato indiano nel quale tutte le tribù risultino unite.
    Ma intanto l'uomo bianco continua a volersi espandere, e si arriva così al 1830 dove il Congresso Americano vota un decreto, l"Indian Removal Act", con il quale le tribù del sud-est sono costrette a lasciare le loro terre e a trasferirsi ad ovest del Grande Fiume Mississippi.
    Fra il 1850 e il 1853 le tribù dell' ovest, Sioux, Cheyenne, Arapaho, Crow, Apache e Comanche, convinti che l'esercito li proteggerà dai pionieri, firmano trattati per la costruzione di strade e forti nei loro territori. La risposta è sempre la stessa: esercito e pionieri invadono i territori, relegando le tribù in territori insufficienti. Inizia così un periodo in cui gli Indiani d'America, si segnalano per una serie di attacchi sia contro l'esercito che contro i pionieri.
    Nel 1858 i Messicani sterminano la famiglia di Geronimo, che giurando odio eterno nei loro confronti, inizia la battaglia di uno dei più famosi e terribili capi della storia. Viene catturato e rinchiuso nella riserva di San Carlos, da cui riesce a fuggire e scatenare l'inferno nel sud-ovest; viene ripreso ma riesce a fuggire ancora dalla riserva; dopo anni di battaglie, stanco di combattere si arrende e chiede una riserva nelle terre d'origine per il suo popolo.
    Finisce la sua vita come attrazione in uno spettacolo itinerante.
    Fra il 1862 e il 1868, nonostante sia in corso la Guerra di Secessione, il gen Carleton e Kit Carson attaccano i Navaho che si rifiutano di trasferirsi in una riserva ad est del New Mexico. Dopo anni di lotte, stremata dalla fame e dalla malattia, la tribù accetta il trasferimento.
    Lo stesso trattamento fu riservato agli Apache che, con i loro capi Manica Rossa e Cochise, prima di arrendersi, per alcuni anni seminano il terrore compiendo massacri passati alla storia.
    Nel 1864 i Cheyenne attaccano un treno merci. Il col. Chivington come risposta attacca il villaggio di Sand Creek, nonostante gli Indiani espongano la bandiera bianca in segno di resa. Nella strage non si risparmiano nemmeno donne e bambini. I Sioux guidati da Nuvola Rossa e da Cavallo Pazzo, per vendicare Sand Creek, attirano in un imboscata in reggimento dell'esercito ed uccidono tutti gli uomini. Seguono una serie di scontri con perdite da una parte e dall'altra, ma che mettono in evidenza la strategia, il valore e il coraggio dei due capi Sioux.
    Nel 1868 i Cheyenne di Pentola Nera, che era sopravvissuto a Sand Creek e si era battuto per la pace fra bianchi e Indiani d'America, vengono attaccati di sorpresa da Custer sul Washita River: è un'altra strage.
    Nel 1872 sono i Modoc a fuggire da una riserva in cui erano stati confinati assieme ai Klamath con i quali non erano in buoni rapporti. Guidati da Kintpuash (Captain Jack), raggiungono le loro terre sui Lava Beds. Grazie all'astuzia del loro capo e al territorio impervio, resistono a lungo all'inseguimento degli Americani, costringendoli ad una delle guerre più dure e costose. Kintpuash viene catturato e impiccato.
    Il 1876 è un anno importantissimo nella storia dei Nativi americani. I Sioux di Toro Seduto e Cavallo Pazzo, si uniscono ai Cheyenne di Due Lune, e tengono una grande cerimonia chiamata "Danza del Sole" sulle rive del fiume Rosebud. Dopo qualche giorno vengono attaccati dalle truppe del gen Crook, ma dopo uno scontro durissimo Cavallo Pazzo e i suoi uomini resistono e hanno la meglio.
    Viene successivamente ordinato al generale Custer, di andare in avanscoperta, ma quest'ultimo senza aspettare i rinforzi decide di attaccare. Toro Seduto fa evacuare l'accampamento, ordinando ai suoi uomini di lasciare accesi i fuochi e di nascondersi sulle colline circostanti pronti per l'attacco. Custer è convinto di prendere gli Indiani di sorpresa e lancia il suo settimo reggimento di cavalleria contro l'accampamento, ma quando si accorge che è vuoto, i guerrieri indiani escono dalle colline e per lui non c'è speranza. Questa è la vittoria più importante nella storia dei Nativi.
    Nel 1877 anche i Nez Percè sono costretti a lasciare la loro terra nella valle di Wallowa, per trasferirsi in una riserva; una parte della tribù non accetta e si dà alla fuga inseguita dall'esercito. Inizia così una lunga marcia da parte dei Nativi guidati da Capo Giuseppe, durante la quale si susseguono gli scontri con l'esercito americano, e che li porterà a raggiungere l'accampamento di Toro Seduto in Canada.
    Nel 1878, dopo la battaglia di Little Big Horn, i Cheyenne e gli Arapaho accettano di andare a vivere nelle riserve, con la promessa del governo americano di poter fare ritorno alle loro terre qualora la riserva non fosse di loro gradimento. Naturalmente la riserva si rivela arida e senza selvaggina da poter cacciare, e i Nativi guidati da Coltello Spuntato e Piccolo Lupo, iniziano una fuga per poter tornare nelle loro terre, che porterà ad ottenere una riserva nelle loro terre, dopo anni di scontri e numerose perdite di uomini.
    Il 12 dicembre del 1890, l'esercito si reca a casa di Toro Seduto per arrestarlo. Soltanto dopo tre giorni i soldati riescono ad entrare nella casa difesa dai guerrieri fedeli al loro capo; Toro Seduto cade ferito mentre Red Tomahawk gli infligge il colpo di grazia.
    Sempre nel 1890 il settimo reggimento di cavalleria, raggruppa i Sioux a Wounded Knee Creek con l'intento di trasferirli verso altre riserve. A causa di qualche scontro, i soldati aprono il fuoco e alla fine uccidono più di trecento tra uomini, donne e bambini.
    Fra il 1891 e il 1898 tutti i Nativi americani vengono relegati per sempre nelle riserve, ad eccezione dei Chippewa che danno origine ad una rivolta che termina in un bagno di sangue.
    Dal 1900 in poi, nascono associazioni sensibili ai problemi degli Indiani che cercano di salvaguardare la cultura e la vita dei popoli nelle riserve e nel 1934 nasce l'Indian Reorganization Act, con il quale gli Indiani riescono ad ottenere qualche diritto in più e vedono aumentare i territori a loro disposizione.

     
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  2. la sirenetta
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    Civiltà babilonese

    L'inizio della civiltà babilonese è collocabile all'inizio del II millennio a.C., quando al predominio sumero nell'area della città di Babilonia si sostituì quello degli Amorrei.

    Sumuabun diede inizio alla prima dinastia babilonese che governò il nuovo stato, con capitale Babele.

    Per secoli fu solo una città di provincia, poi divenne la capitale dell'impero di Hammurabi (XVIII secolo a.C.), che sottomise tutta la Mesopotamia.


    Fu nel XVIII secolo a.C. che l'impero babilonese raggiunse il massimo del suo splendore con il re Hammurabi. Questi espanse enormemente il suo dominio su tutta la bassa Mesopotamia e fece di Babilonia il centro di una rete di alleanze con tutte le città più importanti della regione. Il re distrusse inoltre la città di Mari, situata sull'Eufrate, nella Mesopotamia centrale, costruita da popolazioni semite provenienti dal deserto arabico.

    Nel Palazzo di Mari sono state ritrovate numerose tavolette di scrittura, ma l'innovazione più importante dell'epoca fu il grande codice legislativo, il Codice di Hammurabi, il cui ritrovamento, oltre a chiarire i vari aspetti della politica e della giustizia babilonese, ha anche permesso di ricostruire la gerarchia sociale dell'impero.

    La situazione mutò quando il re ittita Mursili I invase la regione, causando il crollo dell'impero, che passò sotto la dominazione cassita (XVIII-XII secolo a.C.)

    La dinastia cassita venne però abbattuta dagli Elamiti, che con Nabucodonosor I instaurò la seconda dinastia di Isin.

    Ma l'indipendenza babilonese fu di breve durata e poco dopo cadde sotto l'influenza dell'impero assiro.

    I babilonesi si ribellarono contro il dominio assiro sotto Mushezib-Marduk e ancora sotto Shamash-shum-ukin ma Babilonia fu assediata a conquistata da Sennacherib e ancora da Assurbanipal (Kandalanu).

    Durante il regno di Sennacherib, Babilonia rimase in costante stato di rivolta, che ebbe fine solo con la completa distruzione della capitale. Nel 689 a.C. le sue mura, templi e palazzi furono rasi al suolo e le macerie gettate nell'Arakhtu, il canale che delimitava a sud la prima città di Babilonia. Tale atto impressionò la coscienza religiosa della Mesopotamia; il susseguente assassinio di Sennacherib fu considerato un'espiazione di quanto era successo, e il suo successore Assarhaddon si premurò di ricostruire la città vecchia, ricevendo lì la sua corona, e la rese sua residenza durante il resto dell'anno. Alla sua morte Babilonia fu lasciata dal suo primogenito Shamash-shum-ukin, che alla fine guidò una rivolta contro suo fratello Assurbanipal di Assiria.

    Una volta ancora Babilonia fu assediata dagli Assiri e costretta alla resa. Assurbanipal purificò la città e celebrò un "servizio (religioso) di riconciliazione", ma non arrischiò di "mettere le mani" su Bel. Nel successivo rovesciamento dell'Impero assiro i Babilonesi videro un altro esempio della vendetta divina.

    Alla caduta di Ninive (612 a.C.) Babilonia si liberò dal giogo assiro e divenne la capitale del nascente Impero babilonese. Nel 605 a.C., i Babilonesi sgominarono gli Egiziani nella battaglia di Carchemish e così li rimossero dall'essere il maggior impero mondiale.

    Col recupero dell'indipendenza babilonese sotto Nabopolàssar si inaugurò una nuova epoca di attività architettoniche e suo figlio Nabucodonosor II rese Babilonia una delle meraviglie del mondo antico.

    Fu sotto il governo del re Nabucodonosor (605 a.C.-562 a.C.) che Babilonia divenne una delle più splendide città del mondo antico. Nabucodonosor ordinò la completa riedificazione dei giardini imperiali, inclusa la ricostruzione dell'Etemenanki e la ricostruzione della Porta di Ishtar, la più spettacolare delle otto porte che circondavano il perimetro di Babilonia. La Porta di Ishtar sopravvive oggi nel Museo di Pergamo a Berlino. Si crede anche che Nabucodonosor abbia fatto costruire i Giardini pensili di Babilonia (una delle sette meraviglie del mondo antico) che si dice egli avesse costruito per la sua moglie malata Amyitis.

    Awilum, (uomini liberi, per lo più proprietari terrieri).
    Mus-kenum, (a metà fra gli uomini liberi e gli schiavi, offrivano i loro servigi a palazzo in cambio di protezione).
    Wardum, (schiavi, che potevano essere liberati).
    Il re governava, naturalmente, su tutti ed inoltre, era anche il maggiore proprietario terriero e le sue terre erano coltivate dagli schiavi.

    C'era inoltre una classe sociale non dissimile dall'odierna borghesia, il fiore all'occhiello dell'economia babilonese, fra cui vi erano medici, artigiani e commercianti.

     
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  3. la sirenetta
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    Seminole

    I Seminole sono una popolazione dell'America Settentrionale della famiglia linguistica muscoghiana e dell'area culturale sudorientale, che abitano attualmente le paludi della Florida meridionale.

    Seminole derivano dai membri della confederazione Creek che nel XVIII secolo si stabilirono in Florida a causa della sovrappopolazione delle proprie sedi di origine. A queste prime comunità di transfughi (tale è il significato di "seminole" in creek) si integrarono successivamente altre tribù minori e gruppi di schiavi neri fuggitivi, dando vita ad una delle più combattive confederazioni indiane del Nord America.
    Tra il 1814 e il 1818 combatterono la prima guerra Seminole con gli USA, finita in sconfitta.
    Oppostisi strenuamente all'esodo imposto dagli Stati Uniti dopo l'acquisizione della Florida, combatterono altre due guerre, fra le più violente dei Nativi americani. Questi conflitti non valsero tuttavia a piegare la resistenza dei Seminole, l'unica nazione indiana che non concluse mai trattati con i bianchi. In seguito all'acquisto della Florida, che era una colonia spagnola, gli Statunitensi decisero di appropriarsi delle terre dei Seminole, ma questi come molte delle tribù native si opposero con forza, scatenando una guerriglia incessante. Gli Americani erano superiori per armamento e numero, ma il valore dei guerrieri, la tenacia di tutti i membri e la conoscenza delle paludi della Florida concesse ai Seminole di resistere, seppur venendo decimati e costretti ad una vita disagiata. Dopo anni di lotta alla fine i pochi Seminole sopravvissuti furono costretti a ritirarsi nel centro più inospitale delle Everglades. Le guerre Seminole costarono agli Yankee assai più dell'acquisto della medesima terra dove furono combattute. L'autonomia dei Seminole fu di fatto riconosciuta nel 1923 dagli Stati Uniti con la costituzione in riserva dei territori occupati dalla nazione.

    L'abitazione tipica dei Seminole, il chickee, nacque durante i primi dell'Ottocento quando i Seminole, incalzati dalle truppe statunitensi, avevano bisogno di un riparo provvisorio e veloce durante gli spostamenti. Il chickee è una casa aperta su palafitte con piattaforma in legno e tetto di paglia e senza muri esterni. La casa veniva costruita sistemando grossi pali sul piano tra i tronchi. Il pavimento era costituito di grandi stuoie coperte con corteccia di cipresso e foglie di palma. Il tetto declinava dal centro. Per arrampicarsi sul piano veniva usata una scala a pioli. Il fuoco veniva acceso fuori dalla casa.

    L'economia era essenzialmente agricola.

    Le guerre Seminole, anche conosciute come le guerre di Florida furono tre conflitti accaduti in Florida tra vari gruppi di nativi americani, collettivamente conosciuti come Seminole, e gli Stati Uniti. La prima guerra Seminole durò dal 1817 al 1818; la seconda guerra Seminole dal 1835 al 1842; e la terza guerra Seminole dal 1855 al 1858. La seconda guerra Seminole, alla quale ci si riferisce spesso come "la" guerra Seminole, fu il conflitto più duraturo a cui parteciparono gli Stati Uniti tra la rivoluzione americana e la guerra del Vietnam.



    (wikipedia)
     
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  4. la sirenetta
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    I Cherokee

    Cherokee, o (ah-ni-yv-wi-ya in lingua cherokee), sono un popolo nativo americano del Nord America che al tempo del primo contatto con gli europei nel XVI secolo abitava nelle terre orientali e sud-orientali degli attuali Stati Uniti finché non sono stati costretti a spostarsi forzatamente nell'altopiano d'Ozark negli anni '38 e '39 del 1800, nonostante le proteste del generale Wool, poi dimessosi, e di intellettuali come Ralph Waldo Emerson che scrisse personalmente una lettera al presidente Van Buren. I Cherokee erano una delle cosiddette Cinque tribù civilizzate.


    Tra i Cherokee, così come in tutte le etnie indiane, non esistono fratture tra i vari aspetti del comportamento umano, anzi vi è una correlazione fra religione, arte, scienza, politica. Il mito è necessario proprio come collante culturale, quando descrive le origini del mondo, dei riti sacri, delle arti, e delle attività quotidiane
    Quindi i miti fondamentali riguardano il tema della creazione, la nascita della conoscenza, i fenomeni del cielo e gli eventi naturali (stagioni, notti, giorni, piogge, ecc.), la morte e l'aldilà.

    I temi cari ai Cherokee sono evidenziati nel racconto "La figlia del Sole" in cui emergono argomenti presenti in tutta la mitologia astrale indiana, come il conflitto tra Sole-donna e Luna-uomo, rispettivamente sorella e fratello, il ruolo ambiguo del Sole donatore di luce ma anche di buio, di vita e di morte.
    Sono presenti insegnamenti sull'origine delle abitudini e dei comportamenti come per esempio la trasformazione del serpente a sonagli da essere impetuoso a rettile calmo, o il valore propedeutico-spirituale della danza, tale da incantare e rasserenare persino una divinità.

    In altri racconti mitologici, come "L'uomo del ghiaccio", i Cherokee antropomorfizzano i fenomeni naturali assegnando loro sembianze di uomini anziani e saggi, in grado di intervenire per risolvere i problemi impellenti.

    Tra le credenze in uso presso i Cherokee, vi è quella di utilizzare il cordone ombelicale del neonato, a fini propiziatori; nel caso di un figlio maschio, il cordone viene appeso su un albero, affinché il nascituro diventi, da grande, un cacciatore; se la madre partorisce una femmina, il cordone viene seppellito sotto un mortaio, augurandosi che da grande impari a preparare bene il pane

    I Cherokee parlano una lingua irochese che è lingua polisintetica e viene scritta tramite un sillabario inventato da Sequoyah nel XIX secolo. Oggi si ritiene che sia esistito un sillabario più antico precedente a quello di Sequoyah che può aver ispirato il suo lavoro.

    Durante gli ultimi anni molte persone hanno cercato di trascrivere la lingua Cherokee con il computer, usando spesso font incompleti.

    Negli Stati Uniti ci sono 3 nazioni distinte riconosciute dal governo statunitese che sono di retaggio Cherokee. Due delle bande dei nativi Cherokee riconosciuti dal governo degli Stati Uniti (per un totale più di 250.000 persone) hanno la sede a Tahlequah, in Oklahoma (la Nazione Cherokee ed anche la United Keetoowah Band) e un'altra ha la sede a Cherokee in North Carolina (la Eastern Band). Altre tribù riconosciute solo dai loro propri stati si trovano in Georgia, Missouri (la 'Northern Cherokee of the Old Louisiana Territory') e Alabama. Altre organizzazioni cherokee non riconosciute si trovano in Arkansas, Missouri e Tennessee.

    (fonte wikipedia)
     
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  5. la sirenetta
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    Apache

    Gli Apache /aˈpætʃe/ (dalla parola zuni Apachu che significa "nemico") sono una popolazione indiana dell'area sud occidentale dell'America Settentrionale; il nome con cui sono soliti designarsi è però Inde, o Nde (il popolo). Originariamente gli Apache erano divisi in sei gruppi regionali, ognuno di questi era a sua volta composto da numerose bande locali.

    Gli Apache erano un popolo nomade, dedito alla caccia e alla raccolta. L'agricoltura era poco sviluppata, ma con il passare del tempo iniziarono a piantare granturco e meloni; l'usanza apache prevedeva che al momento del matrimonio l'uomo si stabilisse presso i parenti della sposa.

    L'abitazione degli Apache era costituita dal Wickiup, ossia una piccola capanna fatta di frasche che aveva una forma sferica o a cupola. La dimensione e l'accuratezza della costruzione variava a seconda della maggiore o minore abbondanza nel luogo delle materie prime. L'intelaiatura era costituita da un cerchio di pali o piccoli tronchi incurvati, legati al centro. Lo spazio veniva riempito con foglie di yucca o sterpaglia presa nel deserto. Venivano anche utilizzate erba o canne prese nei letti dei fiumi. In cima vi era un foro per far fuoriuscire il fumo. All'esterno venivano disposte delle tele per ridurre gli spifferi, mentre una pelle o un piccolo lembo di coperta serviva come porta. La costruzione del Wickiup spettava esclusivamente alla donna e per costruirlo occorrevano circa quattro ore. Spesso vicina al Wickiup vi era un'ampia struttura di rami chiamata ramada, conosciuta anche come ghiacciaia della squaw, la quale veniva utilizzata come ripostiglio per il cibo e per i lavoro all'aperto.

    Abitualmente gli abiti degli Apache erano di pelle di daino e portavano i capelli lunghi e sciolti, tenuti fermi da una benda allacciata intorno alla testa; gli uomini indossavano pure un gonnellino aperto sui fianchi. I loro alti mocassini, allacciati sotto le ginocchia, erano un'importante parte del loro abbigliamento, poiché il terreno era coperto di rovi, boscaglia e cactus e loro erano prevalentemente corridori d'incredibile resistenza. Le donne Apache avevano un ruolo importante nella vita familiare: raccoglievano cibo, legna e acqua e intrecciavano canestri con eccezionale precisione.

    Gli Apache praticavano una religione magico-sciamanica tenendo in grande considerazione il culto degli antenati e degli spiriti. I guerrieri seguivano riti propiziatori e scaramantici sia alla loro prima campagna sia prima di ogni battaglia
    Alla fine del sec. XVII i gruppi Apache presero a integrare la loro tradizionale economia con numerose razzie contro gli insediamenti spagnoli e, più tardi, contro le carovane dei pionieri dirette a ovest. Oggi sono confinati in riserve nel Nuovo Messico, in Arizona e parzialmente in Oklahoma. Pur adattandosi alle mutate condizioni economiche, gli Apache delle riserve hanno mantenuto gran parte dei loro costumi e riti tradizionali

    (fonte wikipedia)
     
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  6. la sirenetta
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    Lakota

    I Lakota (pronuncia laˈkˣota) sono uno dei tre gruppi dialettali in cui si articolava (e si articola tuttora) la grande alleanza sioux, di cui costituivano, con il nome di Teton, uno dei sette originari "fuochi del consiglio". Gli altri due gruppi dialettali sono denominati dakota orientali (Santee) e occidentali (Yankton e Yanktonay)

    Lakota erano il più occidentale dei tre gruppi sioux; sotto la pressione di popolazioni native confinanti, spinte a loro volta verso occidente e armate dall'uomo bianco, arrivarono ad occupare quelli che attualmente sono il Dakota del Nord e il Dakota del Sud. Dopo la loro migrazione verso le grandi praterie ed il conseguente distacco di fatto dal resto della confederazione sioux, essi ricostruirono idealmente i "sette fuochi del consiglio", articolamdosi in altrettanti sottogruppi: Brulè, Oglala, Sans Arcs, Hunkpapa, Minneconjou, Piedi neri e Two Kettles.
    Recentemente un gruppo Sioux Lakota, facente parte di una delle ali più estremiste dell'AIM, ha stracciato gli accordi firmati dal Governo Statunitense in quanto quest'ultimo non li ha più rispettati cercando invece di “rubare la nostra cultura, le nostre terre e la nostra capacità di mantenere il nostro stile di vita”. L'iniziativa mira a fondare una nuova nazione indipendente all'interno degli stati in cui si estende la riserva di PineRidge. Sebbene sia stata portata avanti da pochi e senza il consenso del Consiglio Tribale, ha avuto riscontri a livello internazionale

    (fonte wikipedia)
     
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  7. la sirenetta
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    Inuit

    Inuit ( in lingua inuktitut; singolare inuk o inuq) è il nome del popolo dell'Artico discendente dei Thule. Gli Inuit sono uno dei due gruppi principali nei quali sono divisi gli Eschimesi, insieme agli Yupik: il termine "eschimesi" (che secondo alcuni, significa "mangiatori di carne cruda", secondo altri "fabbricante di racchette da neve", cfr. voce "eschimese") fu usato dai nativi Americani Algonchini del Canada orientale per indicare questo popolo loro vicino, che si vestiva di pelli ed era costituito da esperti cacciatori. Il nome che gli Inuit usano per definirsi significa, invece, semplicemente “uomini”.

    Gli Inuit sono gli originari abitanti delle regioni costiere artiche e subartiche dell'America settentrionale e della punta nord orientale della Siberia. Il loro territorio è principalmente composto dalla tundra, pianure basse e prive di alberi dove vi è perennemente uno strato di permafrost, salvo pochi centimetri in superficie durante la breve stagione estiva.

    Durante la stagione invernale, prima degli anni '70, gli Inuit vivevano in case di ghiaccio chiamate igloo che avevano la forma di una cupola sferica a pianta circolare ed erano costruite con blocchi di ghiaccio incastrati perfettamente tra di loro a formare una volta. Vi si accedeva grazie ad un corridoio basso fatto anch'esso di neve e sulla parete di fronte a questo vi era una finestra, chiusa con una sottile lastra di ghiaccio o con pelli di foca. L'interno era foderato di pelli di renna e vi erano dei letti di pelliccia di renna che dovevano ospitare tutta la famiglia. Il riscaldamento, l'illuminazione e la cucina erano ottenuti grazie alla lampada alimentata a grasso di foca: gli Inuit, nonostante le leggende, amavano infatti cucinare tutte le loro vivande. D'estate vivevano in tende, con coperture di pelli di foca, di caribù o di altri animali sostenute da costole di balena o da legname.

    Anche se alcuni gruppi vivono su fiumi pescosi ed altri cacciano caribù nelle zone interne, gli Inuit vivono tradizionalmente della caccia di mammiferi marini (foche, trichechi e balene), e la struttura e l'etica della loro cultura si sono sempre rivolte al mare.

    La capacità degli Inuit di adattamento a un ambiente freddo e difficile è legata alla loro particolare abilità nel costruire attrezzi e altri utili accorgimenti da ogni tipo di materiale. Vestiti di pelli, arpioni d'avorio o di corno, con lame di pietra, pattini di slitte fatti all'occorrenza con strisce di carne gelata sono esempi dell'adattamento indigeno ai materiali naturali. Usano il Kayak o imbarcazioni a motore per cacciare in mare oppure aspettano vicino alle aperture nella banchina di ghiaccio l'uscita delle foche. Durante le battute di caccia usano gli igloo come riparo di emergenza. Usano le pelli degli animali per fabbricarsi vestiti (es.anorak). Per spostarsi sulla neve usano slitte trainate dai cani anche se le motoslitte stanno largamente rimpiazzando questo modo di viaggiare. Usano materiali naturali: arpioni d'avorio o di corno, lame di pietra.

    L'organizzazione della società si basa sulla solidarietà fra villaggi; la proprietà è, per la maggior parte, collettiva, la famiglia in genere è poco numerosa. Gli Inuit hanno una loro religione che si basa sulla credenza che molti animali e fenomeni naturali abbiano un'anima o uno spirito. La principale personalità religiosa è lo sciamano, spesso di sesso femminile, che durante le cerimonie può cadere in trance grazie all'ausilio del suono del tamburo. In questo stato, lo sciamano, sarebbe in grado di contattare l'aldilà popolato dalla dea-tricheco Sedna per porgerle le istanze della sua gente e prevedere il futuro.

    (fonte wikipedia)
     
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  8. la sirenetta
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    Nibelunghi

    Nibelunghi è il nome dato dalla tradizione germanica a una stirpe mitologica di nani che viveva sotto terra e conosceva i segreti della fusione del ferro.

    Dai Nibelunghi sarebbe derivata la stirpe regale dei Burgundi, la popolazione che nel V secolo formò il primo nucleo di un regno romano-barbarico sulla riva sinistra del Reno. Non sappiamo chi abbia raccontato per primo le imprese dei Nibelunghi, e da chi siano state trascritte. Il nucleo mitologico originario si è probabilmente formato intorno agli eventi del V-VI secolo, in particolare alla guerra tra i Burgundi e gli Unni. Le prime forme di narrazione scritta che raccontano le vicende dei Nibelunghi risalgono al XIII secolo, e sono molto differenti tra loro.

    I principali testi in materia nibelungica appartengono all'area tedesca e nordica, e sono:

    Un gruppo di carmi dell'Edda, raccolta di poesia eroica e mitologica scritta in Islanda nel XIII secolo
    La Saga dei Völsungar, opera islandese in prosa derivata dai carmi eddici (XIII secolo)
    La Canzone dei Nibelunghi ((DE) Nibelungenlied) vasto poema epico tedesco dell'inizio del XIII secolo.
    La Saga di Teodorico da Verona (Þiðrekssaga - inizio XIV secolo), scritta in antico norvegese, ma sulla base di racconti orali tedeschi.
    Al centro di tutte le narrazioni sui Nibelunghi c'è la figura di Sigfrido ((DE) Siegfried, o Sigurðr nelle saghe nordiche). Questo eroe ha ucciso un drago, e grazie a questa impresa si è impadronito di un tesoro, è diventato re dei misteriosi Nibelunghi e ha acquisito straordinari poteri.

    In età moderna, i manoscritti contenenti le diverse versioni della materia nibelungica vengono riscoperti in Germania e riscritti ai fini della esaltazione del carattere germanico, tema proprio del nazionalismo tedesco. Nel 1755 Johann Jacob Bodmer trova un manoscritto del Nibelungenlied, e nel clima preromantico e in seguito romantico il poema diventa il poema nazionale del popolo tedesco.
    Il Nibelungenlied subisce fin dall'inizio una serie di riscritture, mescolando le fonti tedesche e quelle nordiche cercando di ricostruire un ipotetico originale perduto.

    La più celebre riscrittura del mito nibelungico è quella effettuata da Richard Wagner, che scrive e mette in musica il ciclo L'anello del Nibelungo, la cui composizione si svolge tra il 1848 e il 1874. È da notare comunque che il capolavoro wagneriano (letterario oltre che musicale) è sorto dalla fusione di vari miti ed elementi derivanti da numerose fonti più antiche del Nibelungenlied e meno dipendenti di questo dal pensiero cristiano: le saghe islandesi e scandinave sono la più vera ed autentica fonte mitologica dell'Anello del Nibelungo. Quest'opera immane nasce nel clima del '48: il ribelle Sigfrido che spezza la lancia del padre degli Dei, Wotan, simbolicamente accende la speranza di un cambiamento radicale. Lo scrittore irlandese George Bernard Shaw vide in Siegfried una trasposizione artistica del rivoluzionario anarchico russo Bakunin.

    Il Prof. J.R.R. Tolkien ha riscritto la saga dei Nibelunghi durante i suoi anni di studi riguardanti la letteratura medievale Norrena, ispirandosi alle fonti Eddiche, cioè alle versioni islandesi della saga. Suo figlio Christopher Tolkien ha raccolto questi suoi appunti in un libro, uscito nel 2009, chiamato La Leggenda di Sigurd e Gudrun.

    (wikipedia)
     
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  9. la sirenetta
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    Britanni

    I Britanni erano una popolazione celtica stanziata nell'antichità nelle Isole britanniche (Gran Bretagna e Irlanda). Giunti nella regione a partire dall'VIII secolo a.C., i Celti della Britannia rimasero frazionati in numerose tribù, facilitando così la conquista del loro territorio prima dei Romani (I secolo d.C.), quindi degli Anglosassoni (V secolo). I Britanni furono sottomessi policamente e culturalmente ai nuovi dominatori, ma la loro civiltà celtica non fu mai del tutto sradicata, contribuendo a formare (insieme agli apporti latino-cristiani e germanici) la moderne popolazioni di Gran Bretagna e Irlanda, tanto che di origine britannica sono le sole lingue celtiche sopravvissute fino a oggi.

    La principale fonte sui Britanni è Cesare, che nel suo De bello Gallico ha riferito delle due spedizioni da lui condotte in Gran Bretagna a metà del I secolo a.C. Altre notizie le dobbiamo al navigatore cartaginese Imilcone, che nel V secolo a.C. aveva intrapreso un viaggio in queste terre, e al geografo greco Pitea (IV secolo a.C.).

    Come tutti i Celti, i Britanni non raggiunsero mai un'unità politica; in alcuni, rari momenti stipularono provvisorie leghe militari, per far fronte a un comune nemico. Gaio Giulio Cesare, che nel 55 a.C. giunse con la sua flotta in Gran Bretagna, distinse gli abitanti in autoctoni e costieri, che nel II secolo a.C. erano emigrati in Gallia belgica e avevano fondato potenti Stati. Tra le popolazioni più importanti ricorda i Cantiaci, che abitavano l'odierno Kent (che da essi prende il nome), i Dumnoni, nell'attuale Cornovaglia, e, più a nord, gli Iceni.

    Cesare attesta gli stretti legami, non solo culturali ma anche economici e politici, tra i Britanni e i Galli: i domini di Diviziaco, per esempio, si estendevano su entrambe le sponde della Manica e sull'isola scampavano esuli dalla Gallia, che a sua volta otteneva, in caso di necessità, aiuto militare dalla Britannia

    Durante la dominazione romana, tra i Britanni l'influenza della lingua e della cultura latina penetrò profondamente soltanto nelle classi più elevate, mentre nel popolo continuava a preservarsi la tradizione celtica: alla cessazione del controllo romano della Gran Bretagna (fine IV-inizio V secolo) l'identità etnica e linguistica dei Celti era ancora viva, e sopravvisse a lungo anche alle successive invasioni germaniche. La dominazione romana, e in particolare la concessione della cittadinanza romana a vasti strati di popolazione autoctona, generò tuttavia un livello di identificazione etnico-culturale misto: quello dei Romano-Britanni, in seguito riassorbiti dal dominante elemento celtico o indotti dalle invasioni anglosassoni alla fuga verso le regioni più romanizzate del continente europeo.

    La dominazione romana in Britannia terminò agli inizi del V secolo, quando le legioni lasciarono l'isola (410 circa), abbandonandola in balia degli invasori sassoni, juti e angli. Iniziava così il periodo anglosassone, che sarebbe terminato nel 1066 con la conquista normanna. Con l'arrivo degli invasori anglosassoni, parte dei Celti britannici migrò nella regione dell'Armorica (l'odierna Bretagna). Era iniziato il Medio Evo inglese.

    Nonostante la vivacità culturale, gli eredi dei Britanni furono - salvo rari momenti, come dopo la Battaglia di Carham (vinta nel 1018 da re Malcolm II di Scozia) - sempre soggetti a nuovi dominatori, tutti di lingua germanica: i Vichinghi prima e gli Anglosassoni poi. L'identità celtica subì un forte processo di arretramento, testimoniata dalla progressiva riduzione dell'area occupata dai parlanti madrelingua delle diverse varietà delle lingue celtiche insulari.
     
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  10. la sirenetta
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    Gli Unni

    Gli Unni erano un popolo guerriero nomade probabilmente di stirpe turco-mongola proveniente dall'Asia Centrale che giunse in Europa nel IV secolo. Secondo fonti locali della loro zona d'origine, gli Unni sarebbero stati padroni incontrastati di tutta l'Asia Centrale dal tardo I secolo alla metà del V secolo.

    Il nucleo originario forse risale a una tribù della Cina occidentale nota col nome di Xiongnu 匈奴 (probabilmente una variante arcaica è: 玁狁 Xiǎnyǔn, ma può darsi che tale designazione si riferisca a tribù completamente diverse) che durante la dinastia Han 漢 (206 a.C.-220 d.C.), fondò un regno nelle regioni a nord dell'impero cinese sconfiggendo nel 162 a.C. gli Yuezhi (cinese: Yuèzhī 月氏). Il potere degli Xiongnu, si indebolì durante i secoli seguenti e alla fine si scisse in due gruppi, uno dei quali, i Xiongnu Meridionali, migrò verso occidente attraverso la valle dell'Ili dopo essere stato sconfitto dai cinesi, stabilendosi lungo il corso del Volga, invadendo i territori degli Alani (in cinese: Ālánliáo 阿蘭聊), degli Ostrogoti e dei Visigoti. I Xiongnu Occidentali invece rimasero sotto l'influenza politica dell'impero cinese.

    Da quando Joseph de Guignes nel XVIII secolo ha identificato gli Unni con gli Hsiung-nu, il dibattito sulle loro origini asiatiche si è acceso. Recenti ricerche hanno mostrato che nessuna delle grandi confederazioni di guerrieri della steppa era etnicamente pura e, a rendere le cose più difficili, molti clan affermavano di essere Unni basandosi semplicemente sul prestigio del loro nome; o era attribuito da estranei che li descrivevano con comuni caratteristiche, presunti luoghi d'origine o reputazione. Sebbene sia molto difficile risalire ad un luogo di origine degli Unni, sembra che all'inizio il nome designasse un prestigioso gruppo di guerrieri della steppa la cui origine etnica è sconosciuta.

    Dioniso Periegete parla di popoli che potrebbero essere gli Unni che vivevano lungo il Mar Caspio attorno al 200, e inoltre nel 214, Choronei Mozes nella sua "storia dell'Armenia" presenta gli Hunni vicino ai Sarmati e prosegue descrivendo come catturarono la città di Balk (Kush in armeno) in un periodo tra il 194 e il 214, spiegando perché i greci chiamavano quella città Hunuk. Senza la presenza degli Xiongnu, la Cina visse un secolo di pace, interrotto quindi dalla famiglia Liu di Unni Tiefu che tentò di ristabilire la sua presenza nella Cina occidentale. Ad ovest, i Romani invitarono gli Unni ad ovest dell'Ucraina, alla colonizzazione della Pannonia nel 361 e 372, sotto il governo del loro capo Balimir, così che essi sconfissero gli Alani. Ad est invece, all'inizio del V secolo, Tiefu Xia è l'ultima dinastia degli Unni nella Cina orientale, mentre sono presenti gli Alchon e gli Huna in Afghanistan e Pakistan. Da qui in poi, decifrare la storia degli Unni e dei loro successori diventa più semplice per via degli eventi relativamente bene documentati da fonti bizantine, armene, iraniane, indiane e cinesi.

    Fino al VI secolo è sopravvissuto il principato unno di Yue-Pan in Asia centrale nell'orbita Sogdiana.

    Non fu improvvisa la comparsa degli Unni in Europa nel Quarto Secolo, e loro non erano interessati al continente finché nel 361 i Romani li invitarono a stabilirsi in Pannonia. Kama Tarkhan era un loro re-antenato leggendario, ed il nome non appare correlato a nessun sovrano Xiongnu. Se questo mitico re è esistito, il suo reame si estendeva dalle steppe di Kuban fino alla Battriana.

    La calata delle orde nomadi degli Unni sulle pianure dell'Ucraina e della Bielorussia avvenne tra il 374 ed il 376 e si concretizzò come il classico "Effetto domino cinese": vennero travolti dapprima Sarmati, Alani, Ostrogoti, Sciri, Rugi (Battaglia del fiume Erac) e, quindi, Visigoti, Eruli, Gepidi, Burgundi, Franchi, Svevi, Vandali ed Alamanni, i quali tra il 378 ed il 406 si abbatterono in massa sull' Impero Romano d'Occidente, disintegrandolo nel giro d'una settantina d'anni e creando, al suo posto, i Regni Romano - Barbarici.. Nel frattempo un gruppo di Unni misto ad Avari, a Turchi e a Bulgari, staccatosi dall'orda principale, aveva messo a ferro e fuoco l'Impero Sasanide di Persia, stanziandosi nelle regioni comprese tra il Lago Balkash ed il Fiume Indo, ed invadendo l'India stessa.

    Nel V secolo gli Unni costituirono un regno nell'Europa centrorientale, e come gli orientali Xiongnu, incorporarono gruppi di popolazioni tributarie. Nel caso europeo, Alani, Gepidi, Sciri, Rugi, Sarmati, Slavi e specialmente le tribù gotiche, vennero tutti uniti sotto la supremazia militare della famiglia degli Unni. Guidati dai re Rua, Attila e Bleda, gli Unni si rafforzarono molto. Attila (406-453) apparteneva alla famiglia reale. Nel 432 gli Unni avevano un tale potere che lo zio di Attila, il re Rua, riceveva un consistente tributo dall'impero. Ottennero la supremazia sui loro rivali, molti dei quali altamente civilizzati, grazie alla loro abilità militare, mobilità e ad armi come l'arco Unno.

    Attila, che succedette allo zio, dapprima regnò con il fratello Bleda, ma nel 445 lo fece uccidere, unificò le tribù unne e, ponendosi alla loro guida, nel 447 avanzò nell'Illiria devastando gran parte dei territori tra il mar Nero e il mar Mediterraneo e costringendo gli abitanti a prestare servizio nel suo esercito. Nel 447 sconfisse l'imperatore bizantino Teodosio II, ma non riuscì a espugnare Costantinopoli poiché il suo esercito non era esperto nelle tecniche d'assedio. Tuttavia, Teodosio fu costretto a cedere parte del territorio a sud del Danubio e a pagare agli Unni un tributo annuale.

    Un contingente di Ostrogoti (goti orientali) fu costretto ad arruolarsi nell'esercito unno e nel 451 Attila invase la Gallia insieme a Genserico, re dei Vandali. Nella battaglia dei Campi Catalaunici (situati tra Châlons e le Argonne) subì una sconfitta da parte dell'esercito romano guidato dal generale Flavio Ezio che, alleato con i Visigoti (goti occidentali), a loro volta guidati da Teodorico I (419-451), costrinsero gli Unni a ritirarsi fino al Reno.

    Nel 452, Attila, ancora sotto gli effetti della pesante sconfitta, invase l'Italia saccheggiando e distruggendo Aquileia, Milano, Padova e altre città, il suo esercito era però decimato da fame e malattie. In Italia, infatti, stava infuriando un'epidemia di colera e di malaria e la Pianura Padana non era in grado di dar sostentamento all'orda[4] barbarica. Attila, a sua volta debilitato e temendo l'arrivo di aiuti dall'Impero di Oriente, accettò la tregua propostagli da un'ambasceria di Valentiniano III, guidata dal Papa Leone I che gli andò incontro presso il Mincio.

    Attila morì nel 453 mentre stava preparando una nuova invasione dell'Italia. La causa del decesso pare esser attribuibile ad un'emorragia cerebrale (in base a quanto attestato dai cronisti del tempo, ripresi dal goto Jordanes (500 - 570), Attila era soggetto a sanguinamenti), occorsa durante la notte in cui sposò la principessa Krimhilda, abbreviato poi con Ildiko. Venne sepolto un paio di giorni dopo non lontano dalla capitale del suo regno (in realtà un campo trincerato in legno) nella pianura ungherese. Il suo corpo venne posto in tre sarcofagi: il più interno in legno, racchiuso da un secondo in argento puro e da un terzo in oro massiccio. Lo seguirono nella tomba tutte le sue ricchezze, il suo cavallo,le mogli, i servi ed anche gli schiavi che scavarono la fossa, per precauzione, dimodoché nessuno fosse in grado di rivelare il luogo esatto della sepoltura (... "Ed un silenzio di morte avvolse il sepolcro la notte medesima, accomunando allo stesso tempo il morto ed i becchini", ebbe a scrivere Jordanes)

    Durante l'invasione dell'Italia gli abitanti di Aquileia si rifugiarono sulle isole, paludi e lagune affacciate sull'Adriatico dando luogo all'insediamento che divenne in seguito la città di Venezia.

    Le lotte per la successione, seguite alla morte di Attila, dissolsero la potenza degli Unni. I Gepidi guidati da re Ardarico, spezzarono infine il potere degli Unni nella Battaglia del fiume Nedao (454).

    La memoria dell'invasione degli Unni è stata trasmessa oralmente fra le tribù germaniche, ed è una componente importante nella Völsunga Saga e Hervarar Saga, in norvegese antico, e nel Nibelungenlied, in antico germanico. Tutte ritraggono gli eventi di questo periodo di migrazioni, avvenute circa un millennio prima della loro trascrizione. Nella Hervar Saga, i Goti hanno i loro primi contatti con gli arcieri unni, e si incontrano in un'epica battaglia sulle rive del Danubio. Nella Völsunga Saga e in Nibelungenlied, re Attila (Atli in Norvegese e Etzel in Germanico) sconfigge il re franco Sigisberto I (Sigurðr o Siegfried) e il re burgundo Gontran I (Gunnar or Gunther) ma è successivamente assassinato dalla regina Crimilde (Gudrun o Kriemhild), sorella di quest'ultimo e moglie di Attila.

    Nel 27 luglio 1901, durante la Ribellione dei Boxer in Cina, il Kaiser Guglielmo II diede l'ordine di "far ricordare il nome tedesco in Cina per un migliaio di anni, così che nessun cinese oserà mai anche solo guardare male un tedesco". Questo discorso, in cui Guglielmo invocava la memoria degli Unni del V secolo, si accoppiava al Pickelhaube, l'elmetto indossato dall'esercito tedesco fino al 1916, una reminiscenza degli elmetti degli antichi Unni (e ungheresi), fece nascere, specialmente da parte dei britannici, la pregiudiziosa usanza di dare il soprannome di 'Unni' ai tedeschi durante la Prima guerra mondiale. Questa usanza venne adottata dalla propaganda alleata durante la guerra, che cercava di infondere odio verso i tedeschi evocando l'idea che fossero selvaggi brutali.
     
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  11. la sirenetta
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    Cavalieri della Tavola rotonda

    I cavalieri della Tavola Rotonda erano i cavalieri di rango più elevato della corte di re Artù che sono menzionati dalle leggende arturiane. Il numero di questi cavalieri varia molto a seconda dei racconti, da 12 a oltre 150. La Tavola rotonda di Winchester, databile agli anni settanta del XIII secolo, elenca i nomi di 25 cavalieri.

    Sir Thomas Malory ne La morte di Artù descrive in questo modo il loro codice comportamentale:

    Mai oltraggiare o compiere omicidio
    Evitare l'inganno
    Evitare la crudeltà e concedere pietà a chi la chiede
    Soccorrere sempre le dame e le vedove
    Non abusare mai di dame e vedove
    Mai ingaggiare battaglia per motivi sbagliati quali amore e desiderio di beni materiali.

    Si parla per la prima volta di Merlino e di re Artù nel 1135 da parte del vescovo
    gallese Goffredo di Monmouth nel suo libro intitolato a storia dei re di Britannia. Cita un re di nome Vortingern intenzionato ad innalzare una grande torre sul monte Snowdon, in Galles. Ma ogni volta che un pezzo di costruzione veniva assemblato, immediatamente crollava. I suoi consiglieri gli rivelarono che l'unico modo per riuscire nell'impresa consisteva nello spruzzare il basamento della torre con il sangue di un bambino senza padre. Quel ragazzo si chiamava Merlino. Merlino era insorto e si era detto pronto a dimostrare che i consiglieri erano dei mentitori: dimostrano che sotto terra esisteva una caverna colma d'acqua che minava le fondamenta. Il re fece scavare e portò alla luce il lago. A quel punto Merlino gli disse di prosciugarlo fino a che non avessero scoperto due grandi draghi o serpenti e così fu. Tutto avvenne come predetto anche la morte del re finito bruciato dentro una torre. Il legittimo erede al trono Aurelio Ambrogio fu avvelenato dal fratello ed il trono passò a Uther Pendragon. Alla sua incoronazione vennero invitati tutti i nobili del regno che fa acquisti via era il duca di Gorlois di Cornovaglia e la sua bella moglie Igerna. Folgorato dalla sua bellezza illustre cercò in ogni modo di avere una donna: costrinse il duca a lasciare durante la notte il castello e finse di essersi offeso per l'accaduto. Il duca aveva allora rinchiuso alla moglie nell'imprendibile castello di Tintagel. Ma Merlino risolse la situazione: cambio le sembianze del re per farlo assomigliare al duca che sotto mentite spoglie si recò dall'ignara regina. Era stato in quella notte che fu concepito re Artù. Nello scontro e il duca era morto così Uther fu libero di sposare Igerna.

    Ma chi era Artù? Per prima cosa non fu un re ma un condottiero, un generale. Nacque attorno alle 470 d.C. del momento in cui i romani stavano abbandonando definitivamente la Britannia. Egli era, infatti, un romano forse un cittadino romano. Così il suo cavallo per un piccolo cavallo romano, poco più grande di un pony, e la sua tanto decantata spada un corto e il piccolo gladio romano e il non la lunga e il leggendaria Excalibur. I locali britanni, quelle popolazioni che oggi chiamiamo celti, vennero poco a poco scacciati verso il Galles, la Cornovaglia e la Scozia. Poi era intervenuto un ex comandante romano di nome Ambrogio Aureliano ci riuscì a compattare i celti e a riconquistare le terre perdute. Uno dei suoi più brillanti comandanti si chiamava Artorius, il leggendario re Artù, che poteva essere, o meno, figlio di Uther. I sassoni vennero contrastati nel modo più fiero grazie a una serie di grandi battaglie l'ultima delle quali fu lo scontro di Monte Badon che avvenne attorno al 518 d.C. ma gli alleati incominciarono a litigare disperdendo la loro energia e costringendo Artù a passare gli ultimi anni della sua vita a tentare invano di riconciliare il suo popolo. Poi anche per lui era venuta l'ultima decisiva battaglia, quella di Camlann dove venne ucciso dal nipote Mordred. Il corpo venne portato nell'isola di Avalon, da molti identificata con il centro di Glastonbury. Al tempo la zona era considerata un'isola poiché era circondata dalle acque del canale di Bristol.

    Ma l'episodio più drammatico della storia di Artù accadde circa trent'anni dopo la morte di Goffredo, durante il regno di Enrico II (1154 ). Enrico era un viaggiatore instancabile. Un giorno, durante una spedizione in Galles, si era imbattuto in un cantore che gli aveva rivelato l'esatta collocazione della bara di Artù, che si trovava a due piramidi Enrico ben conosceva la leggenda popolare secondo la quale Artù sarebbero tornato in vita qualora la sua patria ne avesse avuto bisogno. Se fosse riuscito a trovare la tomba e a dimostrare quindi che era morto, i ribelli che continuavano a fare di quella leggenda una sorta di bandiera l'avrebbero finita.

    Ma la situazione era precipitata. Il 25 maggio del 1184 l'abbazia di Glastonbury fu devastata da un terribile incendio. L'unica consolazione fu il salvataggio della preziosa immagine di nostra Signora di Glastonbury. Nel 1119 uno dei monaci morì esprimendo il pio desiderio di vedere sepolto sotto l'edificio, in mezzo a due croci. Vennero scoperte due colonne marmoree e subito tornarono in mente le parole cantate dal bardo. Trovarono una lastra con una croce di piombo nella sua parte interna con scritto: qui giace sepolto il celebre re Artù, nell'isola di Avalon. Tutti i monaci continuarono così eccitati a scavare ma invece di raggiungere un sarcofago di pietra ne trovarono uno di legno con dentro uno scheletro di un uomo, il cui il cranio era segnato da profonde ferite. Uno dei monaci aveva intravisto una ciocca di capelli biondi che gli era svanita fra le mani. Poi si era ritrovato anche un secondo scheletro decisamente più minuto, immediatamente attribuito a Ginevra, la sposa di Artù. Tuttavia recenti scavi effettuati nel 1963 da Radford hanno dimostrato che i monaci non mentivano quando dicevano di essersi spinti nello scavo fin oltre 5 metri, ma la tomba è probabilmente quella di Giuseppe di Arimatea, l'uomo che aveva provvisoriamente prestato la sua grotta sepolcrale per ricoverare il corpo di Cristo dopo la crocifissione.

    Nel 1542 uno scrittore di nome John Leland cercava di dare una collocazione alla mitica Camelot. La sua teoria era di collocarla nel Somerset, su una collina fortificata di South Cadbury. Nel 1966 si iniziò a scavare al castello e si trovarono importanti resti di edifici certamente in uso nel periodo che re Artù. Il castello di Tintagel venne costruito nel 1140, ma secondo alcuni vi era solamente un monastero celtico. Nel 1924 il visionario Steiner nel corso di una visita fece una lettura spiritica del luogo identificando alcune postazioni come, per esempio, la tavola rotonda, il dormitorio dei cavalieri ecc.

    Ma nella calda estate del 1983 un incendio bruciò completamente tutta la vegetazione della piccola isola. Vennero così alla luce le fondamenta di un centinaio di piccole costruzioni rettangolari e di un edificio, composto da una sola grande stanza, lungo circa 25 metri. Dall'altro capo dell'isolotto venne alla luce una roccia con un'impronta ben modellata sopra. Era usanza dell'epoca che i condottieri ed i sovrani lasciassero questi segni del loro potere, per indicare il loro predominio sul territorio che dovevano difendere.

    Una nota a se merita Excalibur. Goffredo afferma che la spada di Artù era detta Caliburn, che altro non è che una combinazione di due parole che significano ambedue fiume: la celtica cale e la sassone burn. Una spada necessita di essere temperata in acqua fredda, quindi la parola potrebbe essere tradotta come corrente gelida. Dunque la spada trarrebbe il suo nome dalle acque gelide dove essa venne temperata, ossia nel Cale, che scorre nei pressi di Sturnminster, nel Dorset.

    Che dire invece a proposito di Merlino? Egli visse, molto probabilmente, oltre il secolo. La sua esistenza dovrebbe corrispondere a quella di un bardo gallese di nome Myrddin, di cui si sa che era ancora in vita nel 573 d.C.Nel 1988, una professoressa america, tale Norma Lorre Goodrich, sostenne che Merlino non era altro che un vescovo di nome Dubricio, quello che aveva incoronato re il condottiero Artù. Mentre il Merlino vero e proprio era solo un uomo "selvatico", un poeta impazzito,

    Dotato di particolari poteri magici. Si tratta, secondo questa ipotesi, di un leader divenuto pazzo dopo aver combattuto contro gli Scoti. Per tradizione egli era però considerato un druido, che, come sappiamo, era una forma di religione naturalistica, approdata in Britannia attorno alle 600 avanti Cristo a seguito delle migrazioni dei celti. Secondo Tolstoj, Merlino può considerarsi come l'ultimo dei druidi. E gli tenne anche fede alla sua profezia nella quale aveva previsto alla sua stessa morte, che sarebbe avvenuto per percosse, impalamento e annegamento. Infatti, dopo essere stato picchiato dai pastori, era scivolato nelle acque del fiume Tweed ed era rimasto infiltrato in un palo prima di annegare. La Goodrich preferisce abbracciare la storia tradizionale, nella quale Merlino viene ucciso da una donna di nome Ninian o Nimue, la Dama del Lago, di cui si era follemente innamorato e alla quale aveva rivelato tutti i suoi segreti di magia. La donna però lo aveva sempre rifiutato e alla fine, tramite un potentissimo incantesimo, lo aveva condannato a restare sepolto vivo in una grotta racchiusa da una grande roccia.

    (l'antro)
     
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  12. la sirenetta
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    Lemuria

    Lemuria è il nome di un ipotetico continente scomparso, che si suppone si trovasse nell'Oceano Indiano o in quello Pacifico. Le teorie su Lemuria, necessarie per le teorie della biogeografia del XIX secolo, sono divenute obsolete in seguito alla scoperta ed alla comprensione della tettonica a zolle.

    Sebbene Lemuria sia scomparsa dal regno della scienza, essa è sopravvissuta grazie agli scrittori dell'occulto. I racconti su Lemuria differiscono in base alle necessità di contestualizzazione degli autori. Quasi tutti condividono, però, l'elemento cataclismatico che avrebbe fatto affondare l'antico continente, in analogia con l'Atlantide di Platone.

    Sebbene i lemuri viventi oggi si trovino solo in Madagascar e nelle isole vicine, la scoperta di famiglie di lemuri estinte dal Pakistan alla Malesia ha ispirato il nome Lemuria, coniato nel 1864 dal geologo Philip Sclater nell'articolo The Mammals of Madagascar uscito sul The Quarterly Journal of Science. Confuso dalla presenza dei lemuri sia in Madagascar che in India e dalla loro assenza in Africa e nel Medioriente, Sclater propose che il Madagascar e l'India fossero state un tempo parte di un continente più grande, chiamato Lemuria proprio dal nome dei lemuri.

    Prima della teoria della deriva dei continenti, gli scienziati postulavano frequentemente teorie su continenti sommersi per spiegare l'esistenza di animali terrestri appartenenti ad una medesima specie ma separati da barriere geografiche insormontabili.

    Poiché la teoria di Lemuria guadagnò una certa importanza, cominciò ad apparire nel lavoro di altri scienziati quali Ernst Haeckel, un tassonomista tedesco che propose Lemuria come la spiegazione all'"anello mancante". I fossili di questo non si sarebbero potuti trovare perché sepolti in fondo al mare.

    La teoria di Lemuria scomparve con l'apparire della teoria della tettonica a placche.

    Lemuria entrò nel lessico dell'occulto tramite le opere di Madame Blavatsky, fondatrice della Società Teosofica, che dichiarò intorno al 1880 che l'esistenza di questo continente, abitato da una razza di ermafroditi spiritualmente puri, le era stato rivelato dai Mahatma che le avrebbero permesso di visionare un testo pre-atlantideo, il Libro di Dzyan. Secondo l'interpretazione teosofica, gli ermafroditi di Lemuria corrispondevano a una delle sette Razze Radicali attraverso cui si muove ciclicamente l'evoluzione dell'umanità.

    Nel 1894 Frederick Spencer Oliver pubblicò A Dweller on Two Planets, nel quale dichiarò che i sopravvissuti di un continente immerso chiamato Lemuria, vivevano sopra o all'interno del Monte Shasta nel nord della California. I Lemuriani avrebbero vissuto in un complesso sistema di tunnel scavati nella montagna e, in alcuni casi, sarebbero stati avvistati fuori dalla loro montagna, mentre camminavano coi loro abiti bianchi.

    Queste idee furono riprese da individui come Guy Warren Ballard, che negli anni trenta formò la I AM Foundation.

     
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  13. la sirenetta
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    Fenici

    I Fenici furono un popolo originariamente insediatosi sulle coste orientali del mar Mediterraneo nei pressi dell'attuale Libano, e di cui si ha notizia fin dal XXI secolo a.C. La civiltà fenicia viene ricollegata ai Cananei dell'antica Palestina, che abitarono nel sud della stessa regione, essendo nei fatti i fenici indistinguibili per lingua (se non per variazioni dialettali) e cultura dal resto dei popoli cananei.

    Essi furono soprattutto un popolo di navigatori: conoscevano e sapevano tracciare le rotte ed erano in grado di navigare di notte, prendendo come riferimento la Stella Polare. Praticavano la navigazione sottocosta, per poter attaccare i nemici in caso di difficoltà, fare rifornimento di acqua dolce e viveri, e commerciare con le popolazioni locali. Seppero produrre, con il legno di cedro, navi molto robuste, adatte per il commercio, che potevano contenere grandi quantità di merci.

    Il termine "fenici" viene fatto risalire alla parola greca φοίνικες (Phoinikes) (attestata già in Omero come nome di questo popolo), che probabilmente era un termine per designarli e non la parola con cui essi designavano se stessi; d'altra parte non risulta che i Fenici si siano mai dati una denominazione "complessiva", oltre alle denominazioni delle singole città. L'origine di Phoinikes sarebbe da collegarsi al termine φοῖνιξ (phoinix), ossia "rosso porpora (murex che era una conchiglia )". Phoinikes indicava il popolo e Phoinike la regione. Le fonti antiche rimarcano più volte come la lavorazione della porpora fosse una fiorente industria dei Fenici, e i vari ritrovamenti di depositi di conchiglie da cui si traeva la porpora, non fanno che confermare quanto asserito dai testi classici. È peraltro possibile che il nome comune ("porpora") derivi dal nome proprio.
    Analogo discorso per la parola "cananei", che veniva usata a Ebla (III millennio a.C.) e nell'Antico Testamento, forse connessa con l'accadico kinakhkhu, sempre per indicare la stessa tonalità di colore; l'uso del termine "sidonii" è invece attestato solamente da parte dei Greci e nell'Antico Testamento.
    Se l'attribuzione di un nome unitario a questo popolo si deve soprattutto ai Greci, dall'altro la maggior parte della documentazione orientale privilegia le singole città come protagoniste della storia fenicia. In generale, quindi, sono scarsi e poco frequenti i nomi che designano i Fenici come unità, a causa del loro frazionamento: il dibattito sull'esistenza di una loro nazione ha portato a supporre una sorta di confederazione marinara. Di ciò non si possiedono molte tracce, ma viene supposto dal patrimonio culturale comune esistente. I confini cronologici della loro presenza storica sono molto ampi: si attesta una presenza umana sulla costa libanese sin dall'epoca preistorica. L'inizio risale agli anni 1200 a.C., punto di cesura e di partenza per la storia fenicia, anche se si trovano strutture insediative simili (città-stato) sia prima che dopo. Questo fa presupporre che la civiltà fenicia si sia originata in seguito alla fusione della restante popolazione cananea con i Popoli del Mare che occuparono le coste orientali del Mediterraneo, in seguito alle loro terribili incursioni del 1200 a.C. Il termine finale per la civiltà fenicia è il 333 a.C., data della conquista dell'Oriente ad opera di Alessandro Magno,

    Il più importante elemento culturale che si suole ascrivere alla civiltà fenicia è l'invenzione dell'alfabeto. La lingua fenicia, infatti, è stata scritta a partire dalla fine del II millennio a.C. mediante un alfabeto, di tipo consonantico, con ventidue segni scritti da destra verso sinistra. Esso costituisce il punto di arrivo di una lunga evoluzione, che probabilmente prende le mosse dai segni della scrittura detta "protocananaica", a sua volta forse originata da modelli egiziani sulla base di un principio acrofonico. Tale scrittura venne in seguito adottata anche da altri popoli circostanti e dette origine a una serie di altre scritture alfabetiche, non solo semitiche (anche l'alfabeto greco e quello latino derivano in ultima istanza da quello fenicio). Un indubbio, anche se fin qui imprecisato, legame esiste anche con l'alfabeto ugaritico, che ha il medesimo ordine alfabetico e i cui segni possono in gran parte costituire una "resa" con tratti a forma di cuneo di disegni "lineari" come quelli protocananaici e fenici.

    Quanto alla classificazione linguistica del fenicio, esso fa parte del ramo cananaico del semitico nordoccidentale, insieme all'ebraico e al moabitico. Nella madrepatria si suppune che il fenicio sia stato in uso fin verso l'era cristiana. La sua varietà parlata a Cartagine (punico) era ancora parlata ai tempi di sant'Agostino.

    Iscrizioni in fenicio al difuori della madrepatria sono state individuate in Cilicia e Siria fin dall'VIII secolo a.C., ma se ne trovano un po' dovunque nel bacino del Mediterraneo. Il fenicio era diviso in diversi dialetti nelle diverse città (in particolare Sidone e Tiro. Una varietà del dialetto tirio era parlata dai coloni di Cartagine, ed è nota col nome di punico (spesso in linguistica si parla di "fenicio-punico"), che a sua volta è attestata in molte località del Mediterraneo occidentale che da Cartagine vennero colonizzate. Alcuni testi in punico ci sono giunti attraverso una trascrizione latina (comprendente anche le vocali) in alcuni passi del Poenulus di Plauto.

     
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  14. la sirenetta
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    Tuareg

    I Tuareg (con la g dura, scritto anche Tuaregh)sono una popolazione berbera africana che vive nomade nel Sahara (soprattutto Mali e Niger ma anche in Algeria, Libia, Burkina Faso e perfino nel Ciad dove sono chiamati Kinnin).
    Essi sono Berberi e la loro lingua (tamahaq, tamashek o tamajeq, a seconda dei parlari che la compongono) è un dialetto del berbero.
    Il nome "twareg" è di origine araba: è un plurale arabo dalla parola Targi "abitante della Targa" (targa in berbero significa "canale" e come toponimo indica il Fezzan). I Tuareg non si designano con questo nome, ma semplicemente come Kel tamahaq, cioè "Quelli che parlano la tamahaq". Il termine arabo è ovviamente di origine dialettale, poiché l'arabo classico non conosce il suono g. Per questo, in ambito arabofono spesso questo nome viene "classicizzato" in Tawāriq.

    La religione che praticano è l'Islam, anche se vi è chi ha visto in diverse loro pratiche e leggende dei residui di un anteriore animismo. L'epoca precisa di adozione dell'Islam è controversa, ma comunque risale a diversi secoli fa. Le donne hanno una libertà maggiore rispetto ad altre culture islamiche, e tra l'altro possono divorziare dal marito. Quando ciò si verifica, dal momento che le tende sono di proprietà della donna, l'ex-marito si ritrova senza un tetto e deve cercare ospitalità presso parenti di sesso femminile (madre, sorelle)
    Circa la storia più antica dei tuareg si sa poco di preciso. Ogni confederazione conserva tradizioni relative all'arrivo nelle sedi storiche. Spesso il progenitore ancestrale è una donna (per esempio Tin Hinan presso i tuareg del Nord), e quasi sempre si ricorda la presenza anteriore di altre popolazioni (gli Isebeten, dalla lingua un po' diversa e dai modi più primitivi).

    Comunque sia, per secoli i Tuareg sono vissuti come dominatori del deserto, esercitando l'allevamento, il commercio transahariano e la razzia, il che portava a frequenti scontri tra tribù. Oggi allevano dromedari e vivono in villaggi provvisori formati da tende.

    Sottomessi (almeno nominalmente) dai Francesi intorno agli inizi del Novecento, i Tuareg poterono mantenere a lungo i propri capi e le proprie tradizioni. Ma con la decolonizzazione videro il loro paese frammentato in una serie di Stati, con la conseguente creazione di frontiere e di barriere che rendevano estremamente difficile, quando non impossibile, il modo di vita tradizionale basato sul nomadismo. L'attrito con i governi al potere si fece sempre più forte e sfociò negli anni novanta, in aperti scontri tra tuareg e i governi di Mali e Niger; l'intervento militare, che a volte ha massacrato la popolazione di interi villaggi (Tchin Tabaraden, Niger, maggio 1990), ha causato la morte di molte persone.

    Ai Tuareg spetta il merito di aver introdotto l'utilizzo dei dromedari, animali resistenti, ideali per lunghi trasferimenti e utili fornitori di latte.

    I Tuareg sono anche soprannominati "Uomini Blu", con riferimento alla tradizione degli uomini di coprirsi il capo ed il volto con un velo blu (la tagelmust), del cui colore rimangono alcune tracce sulla pelle.

    I Tuareg portano un velo sulla testa di colore diverso rispetto alla casta da cui provengono: esso è indaco per i nobili e ricchi, nero per la gente comune e bianco per i servi e per gli schiavi. Gli uomini della comunità hanno imparato a mangiare e a bere senza togliersi la tagelmust (il velo). Il velo è d'obbligo solo per gli uomini, mentre per le donne è necessario un velo che copre solo la testa.

    I Tuareg usano in abbondanza i cosmetici, a scopo terapeutico contro le malattie dell'apparato visivo, quali l'oftalmia.

    I giovani, abitualmente, si rasano la testa, mentre gli adulti, maschi e femmine, portano i capelli lunghi e intrecciati. Gli uomini, tradizionalmente, fanno crescere la barba ma sono privi di baffi, le donne curano l'estetica della pelle usando belletti e ocra rossa a scopo protettivo.

    Tuareg mantengono molti aspetti linguistici e culturali originari delle popolazioni berbere che popolano il Nordafrica dalla notte dei tempi. La lingua dei Tuareg, a differenza di quella dei Berberi del nord, ha un apporto trascurabile di prestiti dall'arabo. Inoltre i Tuareg hanno mantenuto fino ad oggi l'uso della scrittura tradizionale del Nordafrica, detta tifinagh, che discende da quella delle antiche iscrizioni libiche (I millennio a.C.).

    La cultura tradizionale dei Tuareg ha conservato numerosi miti antichi, in cui non è difficile scorgere un fondo preislamico, anche se in molti casi si osserva un'integrazione tra elementi antichi ed elementi più recenti, di origine arabo-islamica. Per esempio i miti della progenitrice Tin Hinan, della cammella Fakrou, dell'eroe fondatore Amerolqis, dell'astuto Aligurran, ecc.

     
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  15. la sirenetta
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    Mohicani

    I Mohicani (detti anche Mahicani) sono una popolazione indiana dell'area dell'attuale New England, originari delle terre lungo il fiume Hudson e successivamente migrati verso il Wisconsin. Il termine da cui deriva il nome è Muhhekunneuw, che tradotto significa popolo del grande fiume.

    I Mohicani sono parte della grande tribù nordamericana degli Algonchini, assieme con le tribù degli Abenachi , Piedi Neri, Cheyenne, Mohegani, Cree, Fox, Arapaho, Kickapoo, Lenape (o Delaware), Passamaquoddy, Miami, Micmac, Narragansett, Ojibway, Ottawa, Pequot, Potawatomi e Shawnee . Molti di essi si stanziarono presso Stockbridge, nel Massachusetts, successivamente al 1780; in questo periodo permisero, ad alcuni missionari cristiani delle Chiese protestanti, di vivere assieme a loro, finendo con il convertitsi alla nuova religione. Inoltre, appoggiarono i coloni statunitensi nelle guerre contro i francesi e contro gli indiani, subirono una confisca delle loro terre durante la rivoluzione americana e furono spinti a trasferirsi verso il Wisconsin tra il 1820 ed il 1830. Nel Wisconsin furono inseriti in una riserva che attualmente è conosciuta come la "Stockbridge-Munsee Band of Mohican Indians", visto che a Stockbridge esiste a tutt'oggi una comunità Mohicana.


    La lingua parlata dai Mohicani, ora estinta, apparteneva alla corrente delle lingue Algonchine dell'est. È stato considerato un dialetto algonchino, simile per la struttura al "Lenape", parlato dai Munsee.

    James Fenimore Cooper, nel suo romanzo L'ultimo dei Mohicani, si è basato sulla tribù dei Mohicani, ma include anche alcuni aspetti culturali dei "Mohegans", una differente tribù algonchina abitante nel Connecticut.

     
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83 replies since 11/11/2010, 10:18   5860 views
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