Film anni 30-40-50-60-70 Italiano ed Europeo

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  1. Oceanya
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    IL CINEMA ITALIANO: DALLE ORIGINI AI GIORNI NOSTRI




    L'età del muto



    lumiere
    L’industria cinematografica italiana dà i primi segni di vita tra il 1906 e il 1908. Nonostante un certo sviluppo quantitativo, il documento "dal vero rimarrà" una corrente minore ed insignificante all’interno della nostra prima cinematografia: rappresenta il primo stadio della produzione cinematografica, ma l’uomo di cinema era portato a sostituire la semplice riproduzione con l’artificio sempre più elaborato. D’altra parte gli imprenditori e realizzatori italiani cominciano a pensare che il film è tanto più importante quanto più grandioso e nobile nel contenuto; infatti l’Italia era la patria ideale per il film in costume. Il cinema italiano trova il suo materiale visivo, le sue parole sulla base della tradizione retorica e storica: il costume e la scenografia erano gli elementi culturali più accessibili alle masse. Si vedranno quindi, in pieno Novecento, patrizi in toga e schiavi seminudi aggirarsi tra i palazzi e i fori della Roma antica.

    Un'altra fonte per il cinema è il romanzo popolare, quella letteratura cosiddetta di appendice, piena di travolgenti passioni, di vendette e di perdoni drammatici, che tanta fortuna aveva avuto presso il pubblico. Il cinema italiano, attingendo a queste fonti, diffonde presso milioni di uomini le favole e i miti che la letteratura "nobile" non è riuscita a rendere popolari e pone le premesse del suo successo in Italia e nel mondo. Negli stessi anni, ha inizio la produzione comica, ma anche questa come quella del documentario resterà soffocata e non darà luogo a una tradizione.

    D’altra parte, le masse popolari, in conseguenza all’arretratezza dell’economia italiana e dal ritardo con cui erano state immesse sulla scena politica, non erano giunte ancora ad esercitare un’influenza profonda sulla sfera ideologica e culturale, quindi in un ambiente così chiuso e ristretto, le analisi effettuate, con la situazione di miseria che avevano messo in luce, non potevano sfociare altro che nel vuoto. Di conseguenza appare utile per la formazione di un nuovo ambiente culturale e di un nuovo pubblico, la forza e la vivacità politica dei ceti popolari che cresce in età giolittiana, mentre risulta importante anche la fisionomia più aperta della borghesia in campo politico ed economico che porterà al fiorire di un’industria cinematografica di livello internazionale.



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    Il cinema italiano dopo la grande guerra

    Lo scoppio della prima guerra mondiale finirà per mettere in crisi la cinematografia europea ed italiana e per favorire invece il cinema americano. In Italia e anche in Europa non sorse subito un genere di film che potesse fargli concorrenza: per comprendere meglio le cause della crisi bisogna sottolineare il fatto che la produzione cinematografica americana era accuratamente realizzata e organizzata e si basava inoltre su temi più legati alla realtà del tempo.

    Al contrario il cinema europeo, e soprattutto italiano, non percepì il cambiamento di gusti del pubblico, in quanto sfruttava ancora modelli tradizionali che avevano avuto fortuna, mentre non vi era più nessuna personalità dotata di ingegno e capace di emergere: nel primo dopoguerra però il pubblico cominciò a preferire qualche modesto film americano o qualche film da quattro soldi di Charlot alle grandiosità romane. A questo si aggiunge il drammatico periodo politico che il paese stava attraversando: la crisi dello stato liberale, i moti popolari, la violenza della reazione e l’avvento del fascismo.

    Nel tentativo di ricostruire almeno in parte il cinema italiano, nel 1922 viene fondato un trust delle maggiori società cinematografiche italiane, l'Unione cinematografica italiana, e si realizzano numerosi film, che sono però mediocri e caratterizzati da un linguaggio antiquato che non fa fronte alle richieste dello spettatore: si produce più con lo scopo di accumulare un patrimonio di pellicole che con quello di valorizzare la qualità della merce e di soddisfare le caratteristiche della domanda; inoltre si ha un’incompetenza assoluta in materia di gestione aziendale. Ben presto non vengono rinnovati i contratti con gli attori e i registi, i quali per paura della disoccupazione si spingono ad una vera e
    propria emigrazione di massa verso i paesi stranieri.

    E' inoltre insufficiente lo sviluppo dell‘esercizio nazionale; in Italia le sale cinematografiche, durante gli anni Venti, sono di un numero che non basta neppure a garantire lo sfruttamento completo e redditizio della produzione nazionale. Gli industriali emergenti non ritengono oltre a tutto abbastanza redditizia la produzione e preferiscono preoccuparsi della distribuzione e dell’esercizio, assai più remunerativi e privi di rischi.

    In aggiunta a questo vi è la tassazione governativa eccessiva e la mancanza di leggi capaci di favorire lo sviluppo dell’industria mediante la creazione di nuove forme di credito. Per finire un’altra causa fu il mantenimento artificioso di un sistema divistico che continuava a gravare, in modo decisivo, sui costi di produzione senza essere fonte di profitto.La crisi è quindi inevitabile: con il fallimento dell'Unione cinematografica italiana si chiude il primo ciclo di vita del cinema italiano.

    Da questo momento inizia un confronto tra lo sviluppo delle cinematografie straniere, capaci di sfornare capolavori a ritmo incessante, e l’arresto della cinematografia italiana. Sono proprio questi gli anni in cui si viene diffondendo il mito americano come mito popolare e di massa. Inoltre in questo periodo si ha l’arresto dello sviluppo tecnico ed espressivo e incapacità di adeguare il prodotto a nuovi pubblici e ai nuovi modi di vita del dopoguerra; in particolare in Italia dove il futurismo, unico movimento d’avanguardia, ha esaurito la sua stagione senza lasciare tracce nel cinema, mentre il fascismo, pur non occupandosi direttamente di cinema, limita di fatto la circolazione delle idee, la critica, la ricerca e la nascita di un nuovo linguaggio anche in campo cinematografico. Resta in vita una produzione artigianale che non suscita alcuna eco al di fuori dei nostri confini



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    Gli anni Trenta e Quaranta



    Malgrado la chiusura del regime fascista le idee circolano ugualmente, anche se in modo lento e limitato, e molti intellettuali subirono il fascino di culture straniere e soprattutto di quella americana per quanto riguarda libri e film; infatti questi uomini di cultura andavano alla ricerca di quanto le altre nazioni producevano. D’altra parte non si poteva ignorare che la cultura italiana contemporanea era ormai assente dai mercati internazionali.

    Dopo il '38 e la guerra d'Etiopia, l'Italia si avvicina sempre più alla Germania hitleriana e anche sul piano culturale tende all'autarchia, cioè a valorizzare e utilizzare prodotti e beni propri, quindi a chiudersi in se stessa. Su questa base si sviluppa una nuova corrente più vigorosa che comincerà a dibattere il problema del realismo cinematografico e a insistere sulle necessità di un linguaggio autonomo direttamente derivato dalla vita degli italiani e dei problemi del paese.

    Negli anni '40 i giovani registi sentono il bisogno di collegare sempre di più il cinema alla realtà: Ossessione di Luchino Visconti, girato nel 1942 è considerato il primo film neorealista. In questo film troviamo un preannuncio di quello che sarà il mondo del dopoguerra e una denuncia della rottura presente all'interno della società italiana; questo arricchì non solo il cinema italiano, ma tutta la cultura italiana di opposizione. Ossessione provocò i primi scandali e accese un dibattito tra conformisti e non-conformisti; inoltre orientò il cinema italiano verso posizioni di ricerca realistica.

    Nasce così il nuovo cinema italiano che vuole parlare della realtà e in particolare della condizione della società italiana negli ultimi anni del fascismo: Roma città aperta di Rossellini è la prima testimonianza artistica sulla resistenza. Intanto il 25 luglio '43 Mussolini cade e con l'armistizio dell'8 settembre l'Italia esce dalla guerra ed è invasa dalle truppe tedesche.



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    Il secondo dopoguerra


    Un anno dopo la fine della guerra è possibile prendere atto di alcuni segni significativi di ripresa delle industrie cinematografiche. Tra tutte le cinematografie europee che escono dalla guerra, quella italiana riesce ad ottenere risultati qualitativi e quantitativi che nessuna cinematografia dei paesi a maggiore sviluppo economico è riuscita a raggiungere: è l'epoca del neorealismo. Nel 1945 con la revoca del monopolio della industria del cinema questa entra in un regime di libero mercato, permettendo così l’aumento della produzione cinematografica italiana.

    Come fatto culturale però il cinema italiano non solo non viene considerato utile, ma addirittura il contrario agli interessi del Paese, in quanto rappresenta - è il caso del neorealismo - gli aspetti "meno convenienti" della nostra vita quotidiana, e mette in evidenza certe carenze della nostra vita pubblica. I film che rappresentavano in maniera più coerente soggetti di questo genere erano: Paisà e Ladri di biciclette, capolavori del neoralismo, celebrati all'estero che furono però considerati offensivi da alcuni moralisti italiani e in maggiore misura dagli ecclesiastici, quindi la produzione italiana stava per rientrare in crisi.

    Questa si sviluppò negli anni 50' e lo Stato approvò una legge protettiva che prevedeva la tassazione sul doppiaggio di film stranieri e il cinema italiano entrava nell’ambito della competizione cinematografica.

    Grazie all’entrata in vigore di questa legge, il cinema italiano presenta un miglioramento e dopo il 1950, nell’euforia di questo boom produttivo, vengono dimenticati gli appelli all’unità fra produttori, artisti e tecnici del cinema, e sembra che ognuno si prepari ad andarsene per la propria strada (nel 1954 questa raggiungerà oltre i 200 film, i quali però entrano nel mercato come prodotti isolati e in concorrenza tra loro). Da questo punto di vista il mercato appare chiuso.

    All’interno di questo movimento totale ciò che colpisce di più è che l’industria si impossessa della forma neorealistica volgarizzandola e banalizzandola e inoltre svendendola a basso prezzo nel mercato dei numerosi cinematografi italiani. Nasce in questo modo la commedia italiana di cui possiamo citare Pane, amore e fantasia dove troviamo come attrice la "maggiorata" Gina Lollobrigida.


    mikebongiorno-televisioneLa crisi: la concorrenza della televisione


    Nel 1955 la produzione cinematografica subisce una nuova crisi, simile a quella del '48 -'49, causata soprattutto da imprenditori occasionali e avventurosi, che causarono un processo di degenerazione economica, e debolezze di base della legislazione. Un altro fattore che aumentò la crisi era la concorrenza, non sul piano della qualità, ma della quantità, in quanto portava al nuovo fenomeno di un vertiginoso aumento dei costi. A differenza del '49, nel '55 c'è più sensibilità verso i problemi del cinema, che ormai è un'industria importante, anche se si comincia a chiedere una riforma della censura, che colpisce, secondo gli uomini del cinema, ciò che veniva ritenuto immorale.

    Conseguenza di questa crisi fu un regresso nel consumo cinematografico: infatti nelle zone chiave del mercato mondiale si verificarono delle vere e proprie fughe di pubblico a causa del successo della televisione, dell'inflazione delle sale parrocchiali e della diffusione di altre forme di divertimento e di distrazione.

    Da qualche anno infatti la RAI ha incominciato a trasmettere film e Caroselli
    dieci minuti di sketch pubblicitari graditi soprattutto ai bambini) inizialmente su di un solo canale e in orari limitati: per esempio dalle 16.30 alle 17.30 i programmi televisivi erano dedicati ai ragazzi, mentre alla sera venivano mandati in onda programmi dedicati in particolare agli adulti. In seguito i canali televisivi diverranno due, gli orari si allungheranno.

    Dopo il '55 il cinema italiano perde la vitalità artistica del primo dopoguerra e sembra entrare in crisi ancora una volta; infatti in questo periodo il numero di registi e attori disoccupati aumenta. Ci si allontana inoltre dalle tematiche neorealiste per parlare della crisi dell'individuo; registi che testimoniano questo cambiamento sono Federico Fellini e Antonioni.



    Gli ultimi decenni


    Negli anni Settanta cominceranno a trasmettere le TV private, che manderanno in onda film in ogni ora del giorno e della notte, aumentando in questo modo la concorrenza con le sale di proiezione e determinando la chiusura di molte di queste e una difficoltà crescente nel mondo del cinema. Questo cercherà di reagire puntando sempre di più sul gigantismo, sui film colosso, oppure su pellicole decisamente commerciali, sulle cosiddette commedie all'italiana.

    Comunque la gente si abitua sempre di più a guardare i film sul piccolo schermo; da questo momento ad oggi il cinema, non solo italiano, inizia a combattere la sua battaglia per cercare di sopravvivere e di recuperare posizioni, cosa non facile anche per la prevalenza sugli schermi della produzione americana, che dispone di grandissimi mezzi: (l'ultimo esempio è il film di James Cameron: Titanic), e che è in grado di valorizzare l'aspetto più spettacolare del cinema.

    Alcuni film che inserirò in quste pagine storiche e che volete inserire...di tutto un po,notizie,trame,foto,recensioni,,,,quello che volete...e che vi appassioan di più...


    LADRI DI BICICLETTE De Sica
    I SOLITI IGNOTI 1958 Monicelli
    UMBERTO D 1952 De Sica
    ROMA CITTA' APERTA 1946 Rossellini
    OTTO E MEZZO 1963 Fellini
    LA GRANDE GUERRA 1959 Monicelli
    SCIUSCIA' 1946 De Sica
    LA DOLCE VITA 1960 Fellini
    LA BATTAGLIA DI ALGERI 1966 Pontecorvo

    ROCCO E I SUOI FRATELLI 1960 Visconti
    IL SORPASSO 1962 Risi
    GERMANIA ANNO ZERO 1947 Rossellini
    AMARCORD 1974 Fellini
    C'ERA UNA VOLTA IL WEST 1969 Leone
    LA STRADA 1954 Fellini
    BELLISSIMA 1951 Visconti
    UNA VITA DIFFICILE 1961 Risi
    ACCATTONE 1961 Pasolini
    PAISA' 1946 Rossellini
    SENSO 1954 Visconti
    IL BUONO, IL BRUTTO, IL CATTIVO 1966 Leone
    LE NOTTI DI CABIRIA 1957 Fellini
    IO LA CONOSCEVO BENE 1965 Pietrangeli
    L'ARMATA BRANCALEONE 1966 Monicelli
    L'AVVENTURA 1960 Antonioni
    IL GATTOPARDO 1963 Visconti
    OSSESSIONE 1943 Visconti
    I VITELLONI 1953 Fellini
    LA TERRA TREMA 1948 Visconti
    I PUGNI IN TASCA 1965 Bellocchio
    IL POSTO 1961 Olmi
    SALVATORE GIULIANO 1962 Rosi
    LA NOTTE 1960 Antonioni
    TOTO', PEPPINO E LA MALAFEMMINA 1956 Mastrocinque
    MIRACOLO A MILANO 1951 De Sica
    GUARDIE E LADRI 1951 Steno e Monicelli
    MAMMA ROMA 1962 Pasolini
    DIVORZIO ALL'ITALIANA 1962 Germi


    Edited by Oceanya - 15/5/2014, 01:31
     
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