Siani: da scugnizzo a principe abusivo

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  1. la sirenetta
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    siani01g

    Boccoli da putto barocco, aspetto da scugnizzo cresciuto, Alessandro Siani incarna alla perfezione la Napoli folcloristica: spirito corrosivo, battute fulminanti, italiano e dialetto stretto, "da sottotitoli", che si amalgamano. Con Claudio Bisio, è due film che fa grossi incassi (Benvenuti al Sud e ritorno, Benvenuti al Nord). Testimone dello sposo, in La peggior settimana della mia vita ha partecipato a uno dei debutti registici economicamente più riusciti. Al Festival di Sanremo ha intrattenuto il pubblico con gag su Napoli vs. il resto d’Europa, partecipazione chiusa da un appello a chi ci vorrebbe separati, mentre l’Italia è indivisibile "come il mare". Stesso tema che conclude lo show Sono in zona.
    È proprio a teatro che Siani dà il meglio di sé, quando coinvolge il pubblico come nel tour che lo sta portando in giro per l’Italia (al Sistina di Roma da martedì fino al 1° aprile per poi chiudere a Napoli da dove è partito). «Il meccanismo di contrapporre chi è di Napoli e chi no dura poco, però: li porto presto a riconoscere che Nord e Sud si completano. Il monologo d’apertura dovrebbe durare 7 minuti, ma ha anche superato la mezz’ora. Per questo ‘O Surdato nnammorato, in chiusura, lo cantano tutti».

    Testo scritto e improvvisazione a ruota libera: sono sempre meno i comici che lo fanno.
    «Amo improvvisare. È un’arte che mi arriva dalla scuola del cabaret, dove sono cresciuto, partendo a 17 anni da Napoli. Faccio i 20 anni in scena. Ma se sotto l’improvvisazione non hai un testo solido diventi un animatore. E fa subito villaggio...».

    Eppure lei usa il dialetto. Non sempre è comprensibile.
    «Ho trovato presto l’equilibrio tra il napoletano e l’italiano. Ci sono espressioni dialettali intoccabili, che non fanno ridere né al sud né al nord se le traduci. E la quantità di battute surroga quelle che non hai capito».

    A proposito: lei all’anagrafe fa Esposito.
    «Ero agli inizi. Sul manifesto di una serata amatoriale eravamo Giuseppe Esposito, Giovanni Esposito, Antonio, Alessandro... Mi pareva uno stato di famiglia, non il cast di uno spettacolo. Così si è deciso che Siani era abbastanza napoletano ma non imbarazzante».

    Dopo tanto girovagare, quando ha capito che aveva "svoltato"?
    «La volta che ho fatto il mio show al San Paolo: c’erano 25mila persone! Stava accadendo qualcosa. Era la prima volta che un comico napoletano riempiva il tempio del calcio. Ricordo un tipo che mi disse: "Alessa’, ma per entrare dove bisogna scavalcare?". Oggi non è così, ma negli anni di Maradona accadeva di tutto per entrare allo stadio».

    Tifoso?
    «Naturalmente. Aurelio De Laurentiis da tre anni, mi chiama per presentare la squadra alla città».

    De Laurentiis: con lui ha fatto un paio di cinepanettoni. Poi ha girato «Benvenuti» con Cattleya per Medusa. Chi l’ha lanciata?
    «Mauro Berardi. Ha prodotto Ti lascio perché ti amo troppo. Era lo storico produttore di Troisi. Mi vide al San Paolo e mi propose un film: non ne faceva più dalla morte di Massimo. Uscì solo a Napoli e in Campania e incassò un milione di euro. Visto il risultato, Aurelio mi volle».

    Il finale di Benvenuti al Nord lascia intendere che ci sarà un Benvenuti all’Est, o all’Ovest.
    «60 milioni di euro con due film: un successo indelebile. Ma abbiamo chiuso: in bellezza e definitivamente».

    E adesso?
    «Adesso sto facendo i sopralluoghi per un film da interpretare e dirigere: Il principe abusivo, una favola moderna su ricchezza e povertà che girerò a luglio. Produce Cattleya, e ne sto ancora scrivendo la sceneggiatura con Fabio Bonifacci».

    Il comico che si fa regista: un’incognita pericolosa.
    «Faccio solo quello di cui sono convinto. In passato ho rifiutato parecchi film perché non venivo coinvolto nel processo creativo. Un comico che si rispetta deve tagliarsi su misura le scene che interpreta. Essere responsabile, nel bene come nel male».
     
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0 replies since 12/3/2012, 09:15   119 views
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