VITE STRAORDINARIE: Indimenticabili

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    Simone Signoret

    Simone Signoret (pseud. Simone-Henriette-Charlotte Kaminker; Wiesbaden, 25 marzo 1921 – Autheuil-Authouillet, 30 settembre 1985) è stata un'attrice francese.
    Figlia primogenita di André Kaminker, ebreo polacco, e della parigina Georgette Signoret, Simone nacque a Wiesbaden che, pur in territorio tedesco, si trovava nel 1921 sotto l'occupazione francese seguita alla prima guerra mondiale.
    André Kaminker (1888-1961), inventore della traduzione simultanea (nel 1934 tradusse anche un discorso ufficiale tenuto da Hitler a Norimberga), fu uno dei fondatori dell'Associazione internazionale interpreti (AIIC) e più tardi fu anche capo interprete del Consiglio d'Europa. Al tempo della nascita di Simone si trovava in Renania al seguito dell'esercito francese; nel 1923 Kaminker rientrò in Francia e si stabilì a Neuilly-sur-Seine, sobborgo di Parigi, dove Simone frequentò le scuole elementari, medie e superiori.
    Dopo essersi trasferita con la famiglia in Bretagna nel 1939 per godere di una maggiore sicurezza durante la guerra, Simone tornò a Parigi nel 1941 e trovò lavoro come segretaria per Le nouveau temps, rivista fondata da Jean Luchaire, padre della sua ex compagna di scuola Corinne. Proprio grazie a Corinne, che aveva cominciato a recitare nel cinema, Simone fu introdotta nel mondo cinematografico e adottò come nome d'arte quello della madre.
    Nel 1943 conosce Yves Allégret e nel 1948 lo sposa. La loro figlia Catherine era nata il 9 aprile 1946. Nello stesso anno Simone conosce la popolarità grazie al ruolo da lei interpretato nel film L'albero della malavita (Macadam), che le frutta il premio Suzanne Bianchetti nel 1947. Allégret offre a Simone Signoret i suoi primi ruoli importanti, tra cui quello della prostituta sfruttata in Dédée d'Anvers (1947).
    Era l'epoca d'oro di Saint-Germain-des-Prés; Simone frequentava il mondo intellettuale della Rive Gauche, portava pantaloni di flanella, maglioni fino al collo e fumava le Caporal. Anticonformista, combattiva, devota alla causa della giustizia sociale, qui un giorno conobbe Jacques Prévert. Qualche anno dopo, Prévert le presentò un italiano arrivato in Francia da bambino, uno scaricatore di porto che la Piaf aveva scoperto e lanciato come cantante. Si chiamava Ivo Livi, poi Yves Montand.
    Nell'agosto 1949, Simone decise di lasciare suo marito e di andare a vivere con Yves Montand. Dal loro matrimonio (dicembre 1951), il loro burrascoso legame durerà tutta la vita.
    Dopo alcuni film prestigiosi, oggi considerati dei classici, quali Il piacere e l'amore (La ronde) di Max Ophüls (1950) e Casco d'oro (Casque d'or) di Jacques Becker, nel 1960 ottiene l'Oscar come migliore attrice protagonista per La strada dei quartieri alti (Room at the top). Nello stesso anno, sotto la direzione di Antonio Pietrangeli, veste i panni ancora una volta di prostituta agli sgoccioli della sua carriera nel film italiano Adua e le compagne, affiancata nel cast da Sandra Milo, Marcello Mastroianni e Domenico Modugno.
    Durante il viaggio negli Stati Uniti per il ritiro del premio Oscar, la coppia Montand-Signoret ha occasione di conoscere Marilyn Monroe, al tempo sposata allo scrittore Arthur Miller. Le due coppie simpatizzano e Marilyn impone Yves Montand come suo partner nel film Facciamo l'amore (Let's Make Love), che avrebbe dovuto girare di lì a poco. Simone riparte per la Francia e fra i due attori nasce un legame passionale che diventa in breve di dominio pubblico. Al termine delle riprese e dopo la promozione del film, Yves Montand si riconcilia con sua moglie.
    Anche la Signoret sarà invitata in America ad interpretare alcuni film tra il 1965 e il 1968: La nave dei folli (Ship of Fools) di Stanley Kramer, Chiamata per il morto (The Deadly Affair) e Il gabbiano (The Seagull), entrambi di Sidney Lumet, Assassinio al terzo piano (Games) di Curtis Harrington. In seguito sceglierà ruoli forti e determinati, spesso in film di denuncia civile come La confessione (L'Aveu) di Costa-Gavras (1970).
    Nel 1976, Simone Signoret pubblica la sua autobiografia La nostalgia non è più quella di un tempo e nel 1985 il romanzo Addio Volodia.
    Nel 1977, la sua interpretazione in La vita davanti a sé (La Vie devant soi) di Moshe Mizrahi, le varrà il premio César 1978 come migliore attrice, mentre il film vince l'Oscar al miglior film straniero. Narra la storia di Madame Rosa, ex prostituta ebrea, residente in un quartiere dove coabitano neri, arabi ed ebrei. Scampata al campo di concentramento, decide di allevare i figli delle colleghe. In miseria, alla fine dei suoi giorni, ha accanto a sé uno di loro, Momo.
    L'ultimo film interpretato dalla Signoret, L'Etoile du Nord, risale al 1981. Successivamente la sua salute comincia a deteriorarsi e una grave malattia della retina la rende progressivamente cieca. Il 30 settembre 1985, a 64 anni, Simone si spegne nella grande villa di Autheuil-sur-Herne, che lei e Yves avevano acquistato nel 1954 dopo i primi grandi successi.

     
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  2. la sirenetta
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    Yvonne Sanson
    Data nascita: 1 Gennaio 1926 (Capricorno), Salonicco (Grecia)
    Data morte: 23 Luglio 2003 (77 anni), Bologna (Italia)

    Nata da madre turca e padre francese d'origine russa, Yvonne Sanson aveva una bellezza bruna e rigogliosa. Arrivata in Italia a 17 anni per studiare, si accosta al cinema: diventa così la protagonista del film Il delitto di Giovanni Episcopo (1947), di Alberto Lattuada. Dopo il brillante intermezzo de L'imperatore di Capri (1950), con Totò, la matronale Yvonne Sanson viene scoperta dal regista Raffaello Matarazzo, che a partire da Catene (1949), la affiancherà ad Amedeo Nazzari in una serie di film melodrammatici realizzati soprattutto nella prima metà degli anni '50. Diventa l'attrice prediletta delle platee popolari di tutta Italia che seguono, con attenzione e commozione crescenti, le cupe vicende passionali del cinema “melodrammatico”, ingiustamente indicato dalla critica come responsabile del degrado culturale seguito al neorealismo. Fiumi di lacrime accompagnano le tribolazioni di mogli calunniate, madri incomprese, figli illegittimi e uomini perseguitati dal destino. La protagonista è lei, Yvonne Sanson, e la sua fama rimane indissolubilmente legata a titoli che oggi suonano patetici: Tormento (1950), I figli di nessuno (1951), Noi peccatori (1952), Chi è senza peccato... (1952), Torna! (1954), L'angelo bianco (1955) e Malinconico autunno (1958). Nonostante le sue buone doti recitative e l'indubbia avvenenza, Yvonne Sanson, chiuso il periodo d'oro dei cinema mélo, ha dovuto accontentarsi di ruoli minori, come il personaggio della madre di Stefania Sandrelli ne Il conformista (1970), di Bernardo Bertolucci. La sua ultima interpretazione è stata nello sceneggiato televisivo Tentativo di corruzione (1982). Negli ultimi anni si ritira a Bologna, dove vive accanto alla figlia Gianna. Proprio nel capoluogo emiliano si spegne a causa di un aneurisma, nella notte tra il 23 e il 24 luglio 2003, all'età di 77 anni.
     
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    Mariele Ventre

    Maria Rachele Ventre detta Mariele (Bologna, 16 luglio 1939 – Bologna, 16 dicembre 1995) è stata una direttrice di coro italiana. Fu la fondatrice del Piccolo Coro dell'Antoniano di Bologna, che diresse per oltre trent'anni.
    Nata a Bologna da genitori lucani (suo padre, Livio, era originario di Marsico Nuovo; sua madre, di Sasso di Castalda), Mariele Ventre ottenne il diploma magistrale nel 1957, a cui seguì il diploma di pianoforte nel 1961 presso il Conservatorio "Giuseppe Verdi" di Milano.
    Nel 1961 fu contattata dai frati dell'Antoniano di Bologna per lavorare alla rassegna canora Zecchino d'Oro, che si svolgeva per la prima volta a Bologna, dopo le prime due edizioni fatte a Milano. Nel 1963 Mariele Ventre fondò il Piccolo Coro dell'Antoniano, che divenne una presenza fissa dello Zecchino d'Oro, formando un binomio quasi indissolubile. Al "Piccolo coro" e alla musica per i bambini Mariele Ventre dedicò tutta la sua vita. Diresse il coro per oltre trent'anni, fino alla morte, avvenuta il 16 dicembre 1995, pochi giorni dopo la sua partecipazione, come sempre, alla 38ma edizione dello Zecchino d'Oro.
    Dopo la sua morte le fu inoltre dedicato un CD intitolato Omaggio a Mariele, che contiene brani eseguiti dal Piccolo Coro dell'Antoniano, dalle Verdi Note dell'Antoniano (in cui è incisa Ele, canzone che il Piccolo Coro e le Verdi Note dell' Antoniano le dedicarono durante la 39ma edizione dello Zecchino d'Oro, un anno dopo la sua scomparsa) e da bambini di Case di Accoglienza del Sud America che prendono il suo nome. Il CD fu edito nel 1999 da Antoniano. A Marsico Nuovo (Pz) è stata intitolata una strada (via Mariele Ventre) dove sorge la casa nativa del papà, attigua alla piazza del paesino lucano.
    Sempre a Marsico Nuovo le è stata dedicata una statua presso i giardini pubblici comunali. L'Associazione "Civitas Marsicana" ha intitolato a lei la sezione musicale "Marsico per Mariele". A Mariele sono anche stati dedicati un giardino pubblico con statua nella zona centrale di Sestri Levante (GE) ed una scuola materna nella periferia sud di Torino.
    Brani contenuti nel cd:
    1. Do
    2. Gli occhi di Mariele
    3. Bologne a perdu le cigale
    4. Mariele, una historia de amor
    5. La casa de la sonrisa de Mariele
    6. Quelle piccole mani
    7. Ele
    Antonella Boriani e il M° Gianmarco Gualandi, a loro volta allievi di Mariele, le hanno dedicato una canzone (intitolata Mariele chi è?), cantata dal Piccolo Coro il 22 novembre 2005 durante la prima giornata del 48° Zecchino d'Oro ed eseguita durante la trasmissione "Natale da Favola" il 21 dicembre 2005 assieme ai rappresentanti di tutti i "piccoli cori" facenti parte della "Galassia di Chicco e Doretta" ora divenuta "Galassia dell'Antoniano".


     
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  4. la sirenetta
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    Carlo Michelstaedter

    Carlo Michelstaedter (Gorizia, 3 giugno 1887 – Gorizia, 17 ottobre 1910) è stato uno scrittore, filosofo e letterato italiano

    Michelstaedter nasce a Gorizia, ultimo di quattro figli, da un'agiata famiglia di origini ebraiche. Il padre, Alberto, dirige l'ufficio goriziano delle Assicurazioni Generali ed è presidente del Gabinetto di Lettura goriziano. È un uomo colto, autore di scritti letterari e di conferenze, rispettoso delle usanze tradizionali ebraiche, ma solo formalmente, per rispetto borghese: egli è, anzi, un laico, un «tipico rappresentante della mentalità materialistica dell'Ottocento»
    L'ebraismo non sembra quindi incidere molto sulla formazione culturale di Carlo, che scoprirà solo più tardi e con non poca meraviglia di avere un antenato cabbalista
    Iscritto al severo Staatsgymnasium cittadino, fa propria la rigida Bildung asburgica. Con le traduzioni dal greco e dal latino il giovane Michelstaedter ha i primi approcci con la speculazione filosofica. A iniziarlo sono il suo professore di filosofia, Richard von Schubert-Soldern, fautore del solipsismo gnoseologico, secondo il quale tutto il sapere va ricondotto alla sfera del soggetto; e l'amico Enrico Mreule, ex compagno di classe, che gli fa conoscere Il mondo come volontà e rappresentazione, di cui resterà traccia soprattutto ne La Persuasione e la Rettorica. Nella soffitta di Nino Paternolli, oltre a Schopenhauer, leggerà e discuterà, con gli amici Nino e Rico, i tragici e i presocratici, Platone, il Vangelo e le Upanishad; e poi ancora Petrarca, Leopardi, Tolstoj, e l'amatissimo Ibsen.

    Conclusi nel 1905 gli studi ginnasiali, Carlo progetta di iscriversi a giurisprudenza; in seguito abbandona l'idea e si iscrive alla facoltà di matematica dell'Università di Vienna. Ma l'anima è già – per dirla con Leopardi – «nel primo giovanil tumulto» verso un altrove ch'egli non riesce a riconoscere nella ferrea logica matematica. Si iscrive al corso di lettere dell'Istituto di Studi Superiori di Firenze, città in cui vivrà per quasi quattro anni e dove conoscerà, fra gli altri, Gaetano Chiavacci, futuro curatore delle sue Opere, e Vladimiro Arangio-Ruiz, che diventerà in seguito un noto filosofo accademico. Continua a ritrarre, fra tratto espressionistico e schizzo caricaturale, la varia umanità in cui s'imbatte, sia nei mesi di studio che nei periodi di vacanza al mare e in montagna. Scrive moltissimo, in modo quasi ossessivo, dalle lettere ai familiari (in particolare alla sorella Paula) alle recensioni di drammi teatrali. Nel 1909 un evento luttuoso segna la sua vita: la morte, per suicidio, del fratello Gino (di dieci anni più vecchio), emigrato a New York
    Due anni prima si era suicidata anche una donna da lui amata, Nadia Baraden. Nell'ottobre dello stesso anno l'amico Enrico Mreule parte per l'Argentina. Questa partenza è segnata da un evento significativo, una sorta di passaggio del testimone: Carlo si fa consegnare da Rico la pistola che portava sempre con sé.

    Tra il 1909 e il 1910, completati gli esami, ritorna a Gorizia e inizia la stesura della tesi di laurea, assegnatagli dal docente di letteratura greca, Girolamo Vitelli, concernente i concetti di persuasione e di retorica in Platone e Aristotele. La sua attività è febbrile: oltre alla Persuasione scrive anche la maggior parte delle Poesie e alcuni dialoghi, tra cui spicca il Dialogo della salute. Il suo isolamento diventa pressoché totale, mangia pochissimo e dorme per terra, come un asceta; vede solo la sorella e il cugino Emilio. Comunica al padre che dopo la tesi «non avrebbe fatto il professore, ma che appena laureato sarebbe andato al mare», forse a Pirano o a Grado.

    Il 17 ottobre 1910, dopo un diverbio con la madre, impugna la pistola lasciatagli da Rico Mreule e si toglie la vita. Sul frontespizio della tesi aveva disegnato una "fiorentina", una lampada ad olio, e aggiunto in greco: apesbésthen, «io mi spensi».

    Amici e parenti pubblicarono le sue opere e raccolsero i suoi scritti, ora alla Biblioteca Civica di Gorizia.

    Michelstedter è sepolto nel cimitero ebraico di Rožna dolina (Valdirose), oggi nel comune sloveno di Nova Gorica, a poche centinaia di metri dal confine con l'Italia.

     
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    Valeria Moriconi

    Valeria Moriconi, alla nascita Valeria Abbruzzetti (Jesi, 15 novembre 1931 – Jesi, 15 giugno 2005), è stata un'attrice italiana di teatro e cinema.
    Assunse il nome di Valeria Moriconi a seguito del precocissimo e breve matrimonio col pittore Aldo Moriconi.
    Iniziata la sua attività nel cinema (La spiaggia, 1954; Miseria e nobiltà, stesso anno; I giorni più belli, 1956) nel 1957 passò al teatro con l'avallo di Eduardo De Filippo con il quale nel 1964 interpretò il ruolo della protagonista Margherita nella commedia Chi è cchiù felice 'e me!, mai trascurando tuttavia lo schermo (Un giorno da leoni, 1961; Le soldatesse, 1965; Per amore di Cesarina, 1976; Improvviso, 1979; La fine è nota, 1993).
    In campo teatrale progressivamente arricchì la propria vena popolaresca, ora veemente e ora tenera, ora asprigna e ora comica, raggiungendo statura di autentica e duttile primattrice nell'assidua collaborazione (dal 1961) con Glauco Mauri e col regista Franco Enriquez nella compagnia dei Quattro e successivamente al Teatro Stabile di Torino.
    Raggiunse risultati eccellenti nella Locandiera di Goldoni e in un vasto repertorio classico e moderno. Nel 1972 passò come primattrice al Teatro di Roma. Nel 1981 fu l'applaudita interprete di Turandot di Carlo Gozzi nell'allestimento di Giancarlo Cobelli con il quale è stata anche nel 1988 protagonista di Antonio e Cleopatra di Shakespeare.
    Nel 1984 recitò, diretta da Luca Ronconi, Le due commedie in commedia di Giovan Battista Andreini e ne La Venexiana, con Gianfranco Jannuzzo (regia di Maurizio Scaparro), nel 1986 Filumena Marturano di Eduardo De Filippo, nel 1991 fu la protagonista di La nostra anima di Alberto Savinio, presentato al Festival dei Due Mondi di Spoleto, nel 1992 del monologo Emma B. vedova Giocasta, ripresentato poi in Cina nel 1994, e nel 1995 di Vetri rotti di Arthur Miller
    Magistrali le interpretazioni della Medea di Euripide al teatro greco di Siracusa del 1972 con la regia di Franco Enriquez e del 1996 per la regia di Mario Missiroli.
    Nel 2002 tornò in scena interpretando Gin Game, di Donald Lee Coburn, ed ha inaugurato nella città natale di Jesi il Centro studi ed attività teatrali Valeria Moriconi.
    Nel 2003 recitò in Questa sera si recita a soggetto di Pirandello.
    Fu anche direttrice artistica del Teatro Stabile delle Marche.
     
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    Gabriella Ferri
    Roma, 18 settembre 1942 – Corchiano, 3 aprile 2004
    Era nata nel 1942 a Testaccio, quartiere che lei rivendicava con foga, la sua formazione musicale era popolaresca e ne era orgogliosa. Aveva una voce solare e negli ambienti intellettuali romani aveva destato simpatia e ammirazione per quel suo modo beffardo di lanciare la voce e per quel volto col caschetto biondo che esprimeva grande ironia. Le sue prime canzoni erano state quelle da osteria, come La società dei magnaccioni, interpretate accanto ad una ragazza timida, Luisa De Sanctis, figlia del regista Giuseppe, quello di Riso amaro. Due ragazze che cantano canzoni sfrontate, che intonano Alla renella ed altri stornelli romaneschi con il piacere di cantare, che ti perforano con gli occhi, non potevano passare inosservate. Ed eccole a Milano, ospiti di Camilla Cederna, che le presenta al maestro Intra, che le fa cantare nei localini di Brera. Giungono così (è il 1963) alla Fiera dei sogni di Mike Bongiorno. Ma il sodalizio con Luisa dura poco e Gabriella, che non si accontenta del folklore romanesco, si mette in proprio. Una delle tappe della sua carriera è una avventurosa tournée in Canada, assieme ad altri esponenti del folk, come Caterina Bueno, Otello Profazio, Carla Cassola, Lino Toffolo in uno spettacolo teatrale che ha la regia di Aldo Trionfo. Ma lo spettacolo è rivolto agli emigrati italiani i quali restano di sasso nel vedere che nessuno degli artisti (salvo uno, un siciliano, suonatore di friscaleddu) ha il costume regionale e le donne addirittura le minigonne! Storie che divertivano Gabriella, che nel frattempo si era sposata con un dirigente della Rca (il precedente matrimonio era con un funzionario del ministero degli esteri e Gabriella aveva vissuto un lungo periodo in Africa). Ma già allora, Gabriella era un mistero e le notti di New York (dove i folksinger si erano intrattenuti di ritorno dal Canada) si trasformavano nell'ossessione di non dormire e tirar mattina ad ogni costo. È come se quell'esperienza sia stata il giro di boa delle sue scelte musicali: diventa l'artista di punta del Bagaglino, allora in una stradina al lato di Corso Vittorio a Roma e aiutata da Piero Pintucci, musicista e arrangiatore, asseconda la sua vena beffarda.

    Aveva riportato al successo canzoni come Dove sta Zazà, un brano napoletano del dopoguerra, che le aveva dato grande fama, e aveva fatto conoscere agli italiani Grazie alla vita, un delicato canto della cilena Violeta Parra che oggi suona beffardo (ma del resto, dopo averlo scritto, anche Violeta si tolse la vita).
     
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    Yves Montand

    Yves Montand, al secolo Ivo Livi, nacque il 13 ottobre 1921 a Monsummano Alto, in provincia di Pistoia. Italianissimo dunque, anche se nel 1924 fu costretto con la famiglia a emigrare a Marsiglia, in fuga dal regime fascista; tutta la sua storia artistica si è poi svolta in Francia, diventando a tutti gli effetti un oriundo di quel paese.

    A qualche anno dal suo trasferimento forzato Montand ha modo di mettere in luce, nelle ricca e articolata vita parigina (che offriva da questo punto di vista più possibilità della provinciale Italia) le sue qualità di fine attore e chansonnier suadente, che lo imporranno al grande pubblico come figura alta e rispettabile.
    Artista versatile, recita nel suo primo film "Mentre Parigi dorme" nel 1946, sotto la regia di Marcel Carné, un nume tutelare della settima arte e Nathalie Nattier. In quegli anni avviene il colpo di fortuna: Joseph Kosma compone per il film, su parole di Prévert, la canzone "Les feuilles mortes" e lui la porta al successo nel mondo intero. Un brano malinconico e delicato che ha fatto storia, poi sfruttato fino all'inverosimile come "standard" da centinaia di jazzisti.

    Amico di star come Edith Piaf e Simone Signoret, fu introdotto da queste nel giro del grande cinema e si mosse con disinvoltura dalla commedia al dramma fino a diventare l'invidiatissimo partner di Marilyn Monroe in "Facciamo l'amore" (1960). Tra gli anni '70 e gli anni '80 tratteggerà figure di uomini un po' segnati dalla vita ma mai del tutto vinti con la regia di Sautet. Il regista Costa Gavras lo volle per i suoi film "Z L'orgia del potere", "La confessione" e "L'Amerikano".

    Come scrive mirabilmente Giancarlo Zappoli nel dizionario Farinotti "Per chi aveva vent'anni nel '68, il volto di Montand (trasmutante da un sorriso disarmante a una pensosità matura) era strettamente legato ai personaggi dal contenuto altamente politico offertigli da Costa Gavras. Dalla sua recitazione emergeva una passione politica orientata a sinistra ma già pronta al disincanto onesto quello cioè che vede gli errori commessi ma non per questo rinnega gli ideali".
    Anche i suoi amori sono stati celebri, a partire da Edith Piaf, che dal 1944 gli è stata accanto per tre anni, guidandolo con intelligenza e avviandone l'evoluzione verso la canzone popolare parigina, fino a Simone Signoret che sposò nel 1951 e con cui formò nella vita - come in scena - una coppia leggendaria. Yves Montand è morto il 9 novembre 1991, all'età di 70 anni.
     
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  8. la sirenetta
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    Dodi Al-Fayed

    Emad El-Din Mohamed Abdel Moneim Fayed (Alessandria d'Egitto, 15 aprile 1955 – Parigi, 31 agosto 1997) è stato un imprenditore egiziano.

    Era figlio dell'egiziano Mohamed Al-Fayed, milionario proprietario dei magazzini Harrods, e di Samira Khashoggi. Il fratello di Samira, Adnan Khashoggi è un importante uomo d'affari.

    Fayed era uno studente al Collège Saint Marc ad Alessandria d'Egitto prima di frequentare l' Institut Le Rosey in Svizzera. Ha anche frequentato brevemente la Royal Military Academy Sandhurst .

    Oltre ad essere il produttore esecutivo di Momenti di gloria (1981), Fayed fu anche il produttore esecutivo di Breaking Glass (1980), F / X (1986), F/X2 (1991), Hook (1991), e di The Scarlet Letter (1995). Egli ha anche collaborato come consulente creativo esecutivo per F / X serie televisiva .

    Divenne noto come amante della principessa del Galles Diana Spencer, moglie di Carlo, principe del Galles ed erede al trono di Gran Bretagna e altri 15 stati sovrani.

    Morì in un incidente stradale con la compagna Diana Spencer il 31 agosto 1997 a Parigi mentre si trovavano nella galleria del Pont de L'Alma.

     
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    Mario Monicelli

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    Quando si dice 'mostro sacro'. Mai appellativo è stato così indovinato come nel caso di Mario Monicelli, figura storica del cinema italiano, creatore di titoli straordinari in quel vasto catalogo che va sotto il nome di commedia all'italiana.

    Nato il 15 maggio 1915 da una famiglia di origine mantovana, Mario Monicelli è cresciuto nella Viareggio degli anni '30, respirando l'aria delle spiagge alla moda, allora al centro di vivaci attività letterarie e artistiche.
    Frequenta il liceo classico Giosuè Carducci e si accosta al cinema a Tirrenia, attraverso l'amicizia con Giacomo Forzano, figlio del fondatore degli studi di Pisorno. E' in questo contesto che si forma il particolare spirito toscano, caustico e irriverente che tanta parte ha avuto nbella poetica cinematografica di Monicelli (molti degli scherzi narrati nel celebre film "Amici miei", diventato un cult del genere, sono ispirati ad episodi reali della sua giovinezza).
    Dopo gli esperimenti a passo ridotto e il pionieristico "Pioggia d'estate" girato nel 1937 insieme a un gruppo d'amici, l'esordio nella regia professionale avviene nel 1949, in coppia con Steno con il film "Totò cerca casa". Abile narratore, estraneo ad ogni fumoso intellettualismo registico, Mario Monicelli ha uno stile efficace e funzionale, i suoi film scorrono perfetti senza far percepire la presenza della macchina da presa.

    Alcuni titoli lo hanno consegnato per sempre alla storia del cinema: "I soliti ignoti" del 1958 (con Vittorio Gassman, Marcello Mastroianni, Totò, Claudia Cardinale), considerato da molti la prima vera pietra miliare della commedia all'italiana; "La grande guerra" del 1959, affresco comico e antiretorico insieme, sul primo conflitto mondiale; "L'armata Brancaleone" del 1966, dove inventò uno spassoso medioevo che ci parla dell'oggi in una inverosimile lingua maccheronica che ha fatto epoca.

    E ancora "La ragazza con la pistola" (1968), il già ricordato "Amici miei", (1975), "Un borghese piccolo piccolo" (1978) e "Il marchese del Grillo" (1981) con un grande Alberto Sordi, fino alle prove più recenti come il delizioso "Speriamo che sia femmina" (1985), il corrosivo "Parenti serpenti" (1992) o l'irriverente "Cari fottutissimi amici" (1994, con Paolo Hendel).

    Nel 1995, in occasione del suo ottantesimo compleanno, il Comune di Viareggio lo ha festeggiato conferendogli la cittadinanza onoraria.

    Muore suicida il 29 novembre 2010, gettandosi da una finestra dell'ospedale San Giovanni di Roma dove era ricoverato per un tumore alla prostata.

     
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  10. la sirenetta
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    Giulietta Masina

    Figlia del violinista e professore di musica Gaetano Masina e della maestra Angela Flavia Pasqualin, visse dall'età di quattro anni in poi a Roma presso una zia di origine milanese rimasta vedova. Frequentò il ginnasio e il liceo dalle Suore Orsoline, dove, incoraggiata dalla zia, cominciò a coltivare la passione per la recitazione. Sin dalla stagione 1941-1942 partecipò a numerosi spettacoli di prosa, danza e musica nell'ambito del Teatro Universitario nei locali dello Stadium Urbis, che poi diventerà il Teatro Ateneo. In quella seguente (la 1942-1943) entrò nella Compagnia del Teatro Comico Musicale dove si esibì come ballerina, cantante e attrice in diverse operette e commedie brillanti.

    Giulietta Masina con Federico Fellini.Nel 1942 Giulietta incontra negli studi dell'EIAR Federico Fellini. Già nel luglio 1943 la coppia si presenta ai genitori di lei. Dopo l'8 settembre 1943 la loro unione conosce un'accelerazione: Fellini, invece di rispondere alla chiamata alla leva, convola a nozze con Giulietta il 30 ottobre. Nei primi mesi vivono insieme nella casa della zia milanese della moglie. Intanto il sodalizio artistico era già avviato: dal 1942 la giovane studentessa di Lettere nonché attrice interpreta il personaggio di Pallina, prima fidanzata e poi moglie bambina di Cico. Le disavventure della giovane coppia vengono trasmesse all'interno della rivista radiofonica Terziglio per riprendere nel dopoguerra in una serie autonoma intitolata Le avventure di Cico e Pallina, interrotta dopo quattordici puntate nel febbraio del 1947.

    La Masina e Fellini ebbero un figlio, Pier Federico, nato il 22 marzo 1945 e morto appena dodici giorni dopo la nascita, il 2 aprile. Una tragedia che segnerà inconsciamente la coppia. Giulietta Masina muore il 23 marzo 1994, all'età di settantaquattro anni, per un tumore ai polmoni (cinque mesi dopo la scomparsa di Fellini avvenuta il 31 ottobre 1993). Prima di morire, ha chiesto che fosse il trombettista Mauro Maur a suonare ai suoi funerali. Entrambi sono sepolti nel cimitero di Rimini. La loro tomba è marcata dal monumento a forma di Prua (La Grande Prua, 1993-1994) opera dello scultore Arnaldo Pomodoro.

     
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    Leslie Nielsen

    Leslie William Nielsen (Regina, 11 febbraio 1926 – Fort Lauderdale, 28 novembre 2010) è stato un attore, comico e doppiatore canadese naturalizzato statunitense.
    Nato da genitori danesi e gallesi, studiò alla Lorne Greene Academy of Radio Arts di Toronto prima di trasferirsi negli Stati Uniti. Nielsen è apparso in oltre 100 film e 1.500 programmi televisivi nell'arco della sua carriera, raffiguranti oltre 220 personaggi.
    Le sue più conosciute interpretazioni recenti sono quelle del dott. Rumack nel film L'aereo più pazzo del mondo e del detective Frank Drebin nella serie di film Una pallottola spuntata.
    Figlio di Ingvard (1882-1964) e Maybelle Hersholt (1895-1982), Leslie Nielsen era fratello del politico Erik Nielsen (che fu vice primo ministro del Canada dal 1984 al 1986) e nipote dell'attore premio Oscar Jean Hersholt. Inizialmente Nielsen lavorò come attore di film drammatici, recitando a partire dagli anni cinquanta in film di fantascienza quali il classico Il pianeta proibito (1956) e L'avventura del Poseidon (1972).
    All'inizio della sua carriera cinematografica sostenne il provino per far parte del cast di Ben-Hur di William Wyler, ma non venne preso.
    Durante gli anni sessanta e nei primi anni settanta diventò una guest star televisiva, apparendo diverse volte nel ruolo di dottore, avvocato, o ufficiale di polizia, grazie all'aspetto serioso che gli conferiva la sua chioma di capelli bianchi.
    Questa immagine fu capovolta a favore dei successivi film del filone comico-demenziale degli anni ottanta sotto l'egida della ditta Zucker-Abrahams-Zucker, come appunto L'aereo più pazzo del mondo (1980) e la trilogia di Una pallottola spuntata (1988, 1991, 1994), che parodiavano i film catastrofici, polizieschi ed horror in voga nella cinematografia del periodo. In Italia è apparso in S.P.Q.R. 2000 e ½ anni fa (1994), di Carlo Vanzina.
    In anni recenti Nielsen aveva interpretato ruoli maggiormente impegnati, si era dedicato al teatro, al doppiaggio di cartoni animati, e aveva prestato la voce a spot pubblicitari e programmi per l'infanzia. Non aveva comunque rinnegato la sua verve comica, tant'è che negli ultimi anni aveva trovato il tempo di partecipare a terzo (2003) e quarto episodio (2006) della fortunata serie comico-parodistica Scary Movie, diretta dall'amico David Zucker ed al film Superhero (2008), anch'esso di genere comico-parodistico.
    Nielsen aveva inoltre partecipato a due episodi del telefilm Il tenente Colombo.
    Tra i numerosi premi, Leslie Nielsen vantava anche una Stella nella Hollywood Walk of Fame al 6541 di Hollywood Blvd., ed era stato inserito nella Canada's Walk of Fame. Nel 2002 era stato nominato Ufficiale dell'Order of Canada, sebbene sia stato naturalizzato cittadino statunitense.
    Appassionatissimo giocatore di golf, Nielsen si era sposato quattro volte: prima con Monica Boyer (1950-1956), poi con Alisande Ullman (1958-1973) e con Oliver Brooks (1981-1983). Nel 2001 si era infine sposato con Barbaree Earl, che però frequentava già dal 1983. Nielsen ebbe un figlio dal suo primo matrimonio, Jack (1952), e due figlie dal secondo, Maura (1959) e Thea (1961). È morto il 28 novembre 2010 in Florida all’età di 84 anni in seguito alle complicazioni di una polmonite, in un ospedale vicino alla sua casa di Fort Lauderdale, assistito dalla moglie e dai suoi più cari amici. L'attore aveva otto nipoti.
     
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  12. la sirenetta
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    Marlene Dietrich

    Marie Magdalene "Marlene" Dietrich (Schöneberg - Berlino, 27 dicembre 1901 – Parigi, 6 maggio 1992) è stata un'attrice e cantante tedesca.

    Fra le più belle icone del mondo cinematografico della prima metà del Novecento, la Dietrich fu un vero e proprio mito ed una diva, lasciando un'impronta immortale attraverso la sua recitazione, le sue immagini e l'interpretazione delle canzoni (arricchite da una ammaliante e sensuale voce). Un mix, raramente ripetuto dopo di lei, che è sufficiente a farla entrare nella leggenda dello show business quale modello di femme fatale per antonomasia.

    Il suo mito nacque e si sviluppò in contrapposizione a quello della divina Greta Garbo, entrambe star di punta di due compagnie di produzione rivali.

     
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    VITTORIO MEZZOGIORNO

    Cercola (Napoli) 16 dicembre 1941; Milano 7 gennaio 1994
    Ultimo di sette fratelli, è nato a Cercola, dove i genitori si erano trasferiti temporaneamente dal capoluogo campano. Tornato a Napoli, vi compie con impegno gli studi classici. Studente modello del liceo Umberto, sognava di diventare campione del ring. La boxe: una passione che lo accompagnerà per tutta la vita. Nella Napoli tra Riviera di Chiaja e viale Regina Elena, studiando di giorno e, di nascosto dai genitori, con addosso la febbre di scorribande notturne a contatto con ogni emarginazione o rischio della città. Una doppia vita che non gli precluse una laurea in legge. Ma intanto un fratello maggiore, Vincenzo, con velleità da regista lo istruiva nei panni di Caronte, in una scenografia di sedie accatastate. A diciotto anni, si iscrisse all'Università, frequentò Medicina per un anno, poi passò a Giurisprudenza. Nel periodo universitario, per pura curiosità intellettuale, fa le sue prime esperienze di palcoscenico con il Teatro S, recitando in lavori di Beckett e Jonesco. Per impostarsi, la voce e perfezionare la propria dizione, doveva approfittare delle ore di studio. Per interminabili pomeriggi e anni accademici, la famiglia lo udì declamare drammaticamente lunghi capitoli di storia del Diritto e sequele di commi del Codice Penale. Solo più tardi, dopo aver recitato per due intere stagioni (1966/67, 1967/68) nella compagnia di Eduardo De Filippo, e dopo essersi laureato, finirà per riconoscere la propria vocazione di attore. Nel 1969 incontra l'attrice Cecilia Sacchi, recitavano assieme in Le donne di Aristofane, nel Teatro Greco di Segesta in Sicilia. Con Cecilia si stabilisce un rapporto personale saldissimo coronato con il matrimonio, il 14 ottobre 1972, e la nascita di Giovanna, il 9 novembre 1974.

    Trasferitosi a Roma, per qualche tempo si dedica ancora al teatro; sarà in compagnia con i fratelli Giuffrè e Lauretta Masiero, poi con Gianni Santuccio, Gianrico Tedeschi e Mario Scaccia, in cooperativa con Flavio Bucci, Stefano Satta-Flores, Cristiano Censi e Isabella Del Bianco. Nel 1971 debutta in televisione, accanto a Michele Placido in Indagine su una rapina con la regia di Gian Pietro Calasso, e con il film Cecilia - Storia di una comune anarchica di Jean Louis Comolli, nel 1975, debutta in cinema.

    Prenderà parte ad importanti e fortunati sceneggiati televisivi, tra i quali: Il picciotto di Alberto Negrin, Il Marsigliese di Giacomo Battiato, L’Amaro caso della baronessa di Carini di Daniele D’Anza, Una spia del regime di Alberto Negrin, Martin Eden di Giacomo Battiato, Io e il Duce film-tv diretto da Alberto Negrin con un grande cast internazionale da Anthony Hopkins a Susan Sarandon, …E la vita continua di Dino Risi, nel 1990-'92 riscuote una grande popolarità nelle due serie de La Piovra 5 e 6 diretta da Luigi Perelli.

    In cinema ha interpretato vari film di azione come Milano violenta di Mario Caiano, La polizia è sconfitta di Domenico Paolella, Speed Cross di Stelvio Massi. Con Il Giocattolo diGiuliano Montaldo vince il suo primo Nastro d’Argento bissato due anni dopo con Tre fratelli di Francesco Rosi accanto a Michele Placido e Philippe Noiret. Lavora, tra gli altri, diretto da: Luigi Magni in Arrivano i bersaglieri, Nanni Loy in Café Express, Marco Tullio Giordana in La caduta degli angeli ribelli, Carlo Lizzani in La casa del tappeto giallo, Jean Jacqes Beneix in La lune dans le caniveau, Patrice Chéreau in L’Homme Blessé, Alfredo Arias in Fuegos, Robert Enrico e Richard T. Heffron in La Revolution Française, Daniel Schmid in Jenatsch e Zwischensaison, Marco Bellocchio in La condanna, Werner Herzog in Cerro Torre: scream of stone, Amos Gitai in Golem, l’esprit de l’exil.

    Dal 1984 al 1988 prende parte, nel ruolo di Arjuna, al grandioso e leggendario Mahabharata diretto da Peter Brooke adattato da Jean-Claude Carrière.Prima nella versione teatrale della durata di nove ore (edizione in lingua francese e inglese, un cast internazionale, un grande successo di critica e di pubblico, quattro anni di tournée intorno al mondo) poi nella versione televisiva di sei ore e cinematografica di tre ore, quest’ultima presentata come “evento speciale” alla Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia nel 1989.
    I suoi ultimi lavori teatrali: Woyzek di George Büchner con la regia di Mario Martone e Scena Madre di Arthur Schnitzler, regia di Alain Maratrat, accanto a sua moglie Cecilia Sacchi.
     
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  14. la sirenetta
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    Alberto Moravia

    Alberto Moravia (pseudonimo di Alberto Pincherle) (Roma, 28 novembre 1907 – Roma, 26 settembre 1990) è stato uno scrittore italiano. Considerato uno dei più importanti romanzieri del XX secolo, ha esplorato nelle sue opere i temi della sessualità moderna, dell'alienazione sociale e dell'esistenzialismo.

    Salì alla ribalta nel 1929 con il romanzo Gli indifferenti, e pubblicò nella sua lunga carriera più di trenta romanzi. I temi centrali dell'opera di Moravia sono l'aridità morale, l'ipocrisia della vita contemporanea, e la sostanziale incapacità degli uomini di raggiungere la felicità nei modi tradizionali. La sua scrittura è rinomata per lo stile semplice e austero, caratterizzato dall'uso di un vocabolario comune inserito in una sintassi elegante ed elaborata.

     
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  15. la sirenetta
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    ELSA MORANTE

    Nata a Roma, ha trascorso la sua infanzia nel quartiere popolare di Testaccio. Figlia naturale di una maestra ebrea (Irma Poggibonsi) e di un impiegato delle poste (Francesco Lo Monaco), alla nascita fu riconosciuta da Augusto Morante, sorvegliante in un istituto di correzione giovanile.

    La Morante iniziò giovanissima a scrivere filastrocche e favole per bambini, poesie e racconti brevi, che a partire dal 1933, sino all'inizio della seconda guerra mondiale, furono via via pubblicati, anche grazie ai consigli del critico letterario Francesco Bruno, che la lanciò nel 1935, su varie riviste di diversa natura (tra le quali si ricordano Il Corriere dei Piccoli, Il Meridiano di Roma, I Diritti della Scuola, Oggi).

    Il suo primo libro fu proprio una selezionata raccolta di alcune di queste sue storie giovanili, Il Gioco Segreto, pubblicato nel 1941 che fu seguito, nel 1942, da un libro per ragazzi, intitolato Le Bellissime Avventure di Caterì dalla Trecciolina (ma poi riscritto nel 1959 con il titolo Le Straordinarie Avventure di Caterina).

    Nel 1936 conobbe lo scrittore Alberto Moravia che sposò nel 1941; insieme incontrarono e frequentarono i massimi scrittori e uomini di pensiero italiani del tempo, tra cui Pier Paolo Pasolini, che fu un caro amico per entrambi.

    Verso la fine della seconda guerra mondiale, per sfuggire alle rappresaglie dei nazisti, Morante e Moravia lasciarono Roma ormai occupata e si rifugiarono a Fondi, un paesino in provincia di Latina a pochi chilometri dal mare. Tale parte dell' Italia meridionale appare di frequente nelle opere narrative successive dei due scrittori; Elsa Morante ne parla soprattutto nel romanzo La Storia.

    Durante questo periodo iniziò a tradurre il diario di Katherine Mansfield; le sue opere successive mostrano alcune influenze della Mansfield. Dopo la fine della guerra, Morante e Moravia incontrarono il traduttore americano William Weaver, che li aiutò a raggiungere il pubblico americano.

    Il primo romanzo che Elsa Morante pubblicò fu Menzogna e sortilegio, uscito in Italia nel 1948 che vinse il Premio Viareggio. Il romanzo fu poi pubblicato negli Stati Uniti con il titolo House of Liars nell'anno 1951. Il successivo, L'isola di Arturo, uscì in Italia nel 1957 riscuotendo grande successo di pubblico e di critica (Premio Strega). Ne fu tratto anche un film omonimo, diretto da Damiano Damiani.

    Durante gli anni sessanta la scrittrice rifletté a lungo sulla sua narrativa, distruggendo molto di ciò che aveva scritto nel frattempo, ad eccezione di poche cose, tra cui una poesia, L'Avventura.

    Nel 1963 pubblicò una seconda raccolta dei suoi racconti: Lo scialle andaluso. L'opera successiva, Il mondo salvato dai ragazzini che è un misto di poesia, canzoni e una commedia, apparve nel 1968.

    Morante e Moravia si separarono nel 1961. Elsa continuò a scrivere, sebbene sporadicamente, lavorando in quegli anni ad un romanzo che non vide mai la luce: Senza i conforti della religione. La Storia, una storia ambientata a Roma durante la seconda guerra mondiale, uscì nel 1974 ed ebbe fama internazionale, ma ricevette anche attacchi spietati da parte dei critici. Luigi Comencini ne trasse uno sceneggiato TV interpretato da Claudia Cardinale. Editor de "La storia", presso la casa editrice Einaudi, fu Elena De Angeli.

    L'ultimo romanzo di Elsa Morante fu Aracoeli, pubblicato nel 1982. Ammalatasi in seguito ad una frattura al femore, tentò il suicidio nel 1983. Nel 1984 ricevette il Prix Médicis per Aracoeli. Morì nel 1985 a seguito di un infarto dopo una seconda operazione chirurgica.

    (fonte wikipedia)
     
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345 replies since 22/6/2010, 13:40   41474 views
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