Si, viaggiare.... tra sogno e realtà

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  1. la sirenetta
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    SI VIAGGIARE




    A volte si desidera lasciare la vita quotidiana con la sua routine e andare,
    anche solo per poco, in un luogo dove rilassarsi,ritovare energia ,
    ''ricaricare le pile''come si suol dire...

    Qui ci sarà l'opportunità di trovare notizie ,curiosità,immagini su luoghi
    vicini o lontani da poter un giorno visitare.

    Ci saranno consigliati di volta in volta posti dove poter dormire ,prezzi ecc.
    oppure ristoranti dove fermarsi a mangiare cose locali o di cucina internazionale.

    C'è gente che desidera vedere la nostra bella Italia ed è in cerca di consigli su angoli magari poco conosciuti ,oppure qualcuno cerca mete straniere a prezzi abbordabili ,ebbene amici qui ci saranno molte cose interessanti per chi ama viaggiare,anche solo con la fantasia. Allora che aspettate???

    Preparate le valigie ....io sono pronta!

    Buon viaggio amici!








    A Teano,dove il Re incontrò Garibaldi.

    teano


    Nella cittadina campana il 26 ottobre sarà rievocata la storica stretta di mano
    che apri la strada all'Unità d'Italia.Un'occasione per visitare anche la vicina Reggia di Caserta e i suoi verdi dintorni.

    Come si arriva a Teano

    In treno
    - Stazioni ferroviarie:

    •Fs. Teano linea Roma-Napoli via Cassino (servizio navetta da Teano Scalo a Teano centro svolto dalla ditta "Sardella Autoservizi S.r.l." - Viale Italia, 12 - 81057 Teano (CE) -
    •Fs. Vairano (10 km da Teano) linea Roma-Napoli.

    In automobile:
    - Autostrada A1 Milano - Napoli

    •Uscita Caianello: proseguire per S. P. 329 direzione Teano (km 9).
    •Uscita Capua: proseguire per S. R. Casilina, seguire indicazioni per Teano (km 20 circa).
    - Strade Statali: S.R. Casilina (6 km) - S.R. Appia (8 km).

    - Superstrada Telesina (Benevento - Caianello): uscita Teano.

    In aereo:
    - Aereoporto di Napoli - Capodichino (70 km da Teano).


    Cenni storici e eventi

    Era il 26 ottobre 1860 quando Giuseppe Garibaldi incontrò Vittorio Emanuele
    al ponte di Caianello ,vicino Teano.Un incontro decisivo per l'Unità d'Italia.Centocinquanta anni dopo Teano festeggia e ricorda.Da venerdi 22 ottobre a martedi 26 ottobre la cittadina campana sarà al centro di incontri culturali ,convegni ,manifestazioni .L'ultimo giorno culminerà con la visita del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
    Un altro evento clou sarà l'incontro tra Garibaldi e il Re interpretati da Gigi Proietti e Enzo Scandurra.

    Da non perdere

    Il quartiere medioevale

    L'intera zona declive del centro storico conserva quasi inalterato l'impianto urbanistico assunto quando fu abbandonata la parte pianeggiante della città e all'antica cinta murale preromana fu affiancata, lungo il versante orientale, una seconda cinta di mura.
    Partendo dall'ingresso del Museo Archeologico, si percorre il tratto in discesa di Via Nicola Gigli. Sulla destra, in più tratti, affiorano avanzi delle imponenti mura preromane. Sulla sinistra si imbocca Calata S. Pietro che conduce all'omonima chiesa, di sicuro impianto paleocristiano. Il campanile è raro esempio di architettura bizantineggiante; il portone è opera d'intaglio del XVII secolo conservatosi integro.
    Oltre il supportico che affianca il campanile, una seconda piazzetta presenta, sui fabbricati in parte distrutti dalla guerra, portali e finestre rinascimentali e di epoche successive che testimoniano la presenza diedifici dalla notevole architettura. Svoltando a sinistra, si imbocca La Stretta, un singolare vicoletto coperto che consente appena il passaggio di una persona.
    Stretti vicoli portano a S. Maria La Nova, antica cappella degli Ortolani, poi riedificata come chiesa di patronato civico. All'interno si conserva integro un imponente arco trionfale gotico in tufo locale e l'altare maggiore della cattedrale, traslato in questa chiesa dopo la ricostruzione postbellica, con tarsie policrome e madreperla. Nella cappellina laterale una Crocifissione quattrocentesca dipinta a fresco.


    Il Castello di Teano

    in epoca longobarda e normanno-sveva

    Alla fine del VI secolo, i Longobardi giunsero nel territorio campano, impoverito e spopolato da un susseguirsi di carestie e pestilenze (547, 560, 576, 590) che causarono l’involuzione demografica e, di conseguenza, quella delle forze sociali e produttive. Nuove invasioni, contrasti politico-religiosi, fra il papato e i nuovi dominatori di fede ariana, provocarono da parte di Gregorio Magno la soppressione di sedi vescovili come Teano, retta da Domnino (555). Tra il 593/594 la città di Teano fu espugnata da Arechi I che vi costituì un insediamento a carattere militare antibizantino, a difesa dei confini occidentali del territorio da lui conquistato. Si venne a costituire una sorta di “Wardò”, zona di guardia che ebbe uno schema topografico fedele alla tradizione germanica, rimasta in vigore fino all’VIII secolo. Tale schema mostra un insediamento a carattere autonomo ed analogo a recetti militari simili a “motte” o castrum con esclusione di dispiegamento della città costruita con mura, torri, piazze, campanile, chiese, monasteri e palazzi loggiati.
    La generale povertà dei mezzi e la scarsità delle conoscenze tecnologiche impedivano di realizzare edifici di questa portata. Impiantare un castello, allora significava innanzitutto scavare un fossato, impegare la terra di scavo per erigere un terrapieno e fortificarlo, con una palizzata.


    Documenti e scavi archeologici dimostrano comunque che la parte essenziale dell’apparato difensivo era apprestata con terra e legname sicché l’aspetto complessivo del manufatto doveva ricordare più un accampamento fortificato che non l’edificio poderoso, merlato e turrito, da noi chiamato castello.
    Il quartiere militare fu accentrato sul punto più alto dell’abitato e per ragioni difensive e nel rispetto della tradizione germanica suddetta che favoriva e fissava la dimora o castrum sulle alture, rendendola poco accessibile. Di conseguenza la scelta cadde sull’area N-E dell’Arx preromana dove fu ubicato, da parte dei longobardi il “castrum”, dando avvio al processo di arroccamento.
    Con l’avvento di Arechi II (787) e la sue conquista del Mezzogiorno, i dominatori longobardi, si posero il problema di dare un assetto politico-amministrativo ai propri domini. Tra la fine dell’VIII ed il IX secolo Teano continuava ad essere una città che ancora occupava una posizione strategica sia come nodo stradale sia come limes o postodi frontiera. Arechi II vi “acquartierò” grossi contingenti di milizie longobarde e tale situazione favorì un ulteriore sviluppo dell’abitato ed anche un cambiamento strutturale del castrum. Infatti lo stesso Arechi II volle che il semplice fortilizio si trasformasse in fortezza. Si sa che là dove queste erano costituite per ordine diretto del principe, potevano comparire anche elementi fortificati più complessi come torri in muratura. Questi denotavano un centro giuridico e territoriale dotato di fisionomia propria, circoscritta in una determinata area con cinta fortificata ed una torre con annessi edifici d’abitazioni in legno per le forze armate, ricoveri per il bestiame e per i rustici. Così la rocca voluta da Arechi II fu ad una singola torre in muratura, sede del signore, posta nell’area orientale montana, circondata da strutture murarie preromane e a guardia di uno sporadico nucleo abitativo.

    Sorse il primo nucleo del “Castello” che può essere individuato nella torre imponente, a pianta quadrangolare, prospiciente piazza della Vittoria. Per caratteristiche tecniche-strutturali ed architettoniche la torre può essere posta in analogia con la torre a base quadrangolare della cinta muraria della città di Benevento voluta da Arechi II. Questa, come la nostra, nel basamento è eretta con tecnica semplice, ma efficace. E’ solida e nell’edificazione è stato seguito un criterio: disporre grossi blocchi di spoglio su filari più bassi per un’evidente precauzione statica, e poi disporre pesanti elementi lapidei su livelli medi ed alti e blocchi tufacei per completamento. Rappresenta un’esperienza struttiva essenzialmente alto medioevale. Ma confronti possono essere fatti con le torri della cinta fortificata di Avella in provincia di Avellino o con il torrione di Pandolfo Capodiferro che presenta la base costituita da grossi massi calcarei sulla quale si sviluppa la verticalità della poderosa struttura con contrafforti realizzati con materiali omogenei, in corrispondenza di ciascuno spigolo in coppie ortogonali. Ma se l’impianto originario del castello risale alla fine dell’VIII secolo, esso si amplierà nel IX secolo quando Teano diventerà uno dei più importanti gastaldati, distretto amministrativo, dipendente da Capua, concretizzatosi dopo la morte di Landolfo Matico (843) e sotto Landenolfo.
    Importante evidenziare che “il primo passo di un gastaldato verso l’autonomia e la creazione di una signoria locale era costituito, evidentemente, dalla fortificazione della località in cui il signore risiedeva”.
    Su questi dati si può dire che il “Castellum di Tiano” si sia costruito sotto il gastaldato di Landenolfo, come realtà consequenziale al processo di occupazione fortificata a detenzione del territorio in posizione antibizantina iniziata col padrecon la fondazione di Sicopoli.
    Il processo di trasformazione da castrum a rocca ed infine a castellum era ormai compiuto. I nuovi gastaldi di Teano, tra l’849 e l’856 furono Ajenardo, nipote di Landenolfo col quale, in coreggenza governava la città e Adelgisi e Maginolfo della schiatta dei Sdutto sotto i quali l’area del castello fu maggiormente ampliata.
    Ma tale sviluppo dovette subire una brusca interruzione a causa delle incursioni arabe che colpirono il territorio nella seconda metà del IX secolo (882 – 906). Infatti nel prologo delle leggi longobarde dell’866 è affermato che “il paese era allora devastato da popoli pagani che non cessavano di tormentare e perseguitare gli abitanti, bruciando e distruggendo villaggi e città”.
    Il turbinio degli eventi storici che coinvolse la nostra città trasformò l’assetto architettonico del castello che si munì di valide fortificazioni capaci di difendere dalla prese – attacco. Il di trasformazione avvenne tra la fine del IX secolo ed il X secolo quando Pandenolfo, col titolo di conte, dopo la morte di Landolfo, ebbe Capua, Teano e Caserta. Il castello fu fortificato ed ampliato tanto da far declamare ad Ughetto di Montecassino tali versi “Bello era il giorno ma non per Teano… Dalla torre che stava a mezzogiorno Pandenolfo, fiero gli infedeli aspettava”. Questi versi ci danno una chiara connotazione di un castello turrito, evidentemente, potenziato con strutture difensive.
    Per cui non più “in bello” cioè in campo aperto “sed munitiones… cum bertiscis, merulorum, propugnaculis aggeribus atque fossatis omnique argomento ad paganorum insidias repellendas”.
    Quando nel 981 Landolfo e Gisulfo, figli di Pandolfo divennero conti di Teano, si concretizzò un processo di ampliamento urbanistico che culminò con una nuova casa comitale (loggione) che fu testimonianza di separazione tra l’amministrazione comitale (castello) e quella pubblica (casa comitale nuova).
    Quindi il dominio era esercitato in un contesto in cui il castello sorgeva al centro di un organismo che possedeva un territorio sul quale agiva la giustizia attraverso carbonarea o meglio sede dei placiti giudiziari. Quindi il castello perse la sua importanza difensiva alla fine del X secolo e di certo, quello che noi oggi vediamo, è di chiaro impianto normanno-svevo. Infatti, le torri attuano una difesa di fiancheggiamento, in aggiunta a quella frontale e non sono più, come le antiche, piene nella parte inferiore, ma vuote. Sono non troppo sporgenti dal vivo delle cortine, hanno pareti esterne verticali; la pianta quadrata prima ed in seguito circolare come la torre che sovrasta palazzo Fondi e Zarone è un esempio di architettura realizzata anonimamente da collettività operativa e precedente alla conquista angioina. Infatti l’osservazione della fabbrica rivela la mancanza sia della base a scarpata che del coronamento archeggiato con le caditoie per la difesa piombante. Il castello subì rifacimenti nel 1062 quando Riccardo il Normanno incendiò la città, ed il castello cadde in mano normanna decretando così la fine dell’epoca longobarda.

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    Da vedere nei dintorni



    - Caserta (35 km): la Reggia borbonica, il Real Sito di San Leucio, il borgo medievale di Caserta Vecchia e l'oasi wwf del Bosco di San Silvestro.

    - Capua (23 km): il Museo Campano, l'urbanistica medievale con le vestigia normanno - longobarde.

    - S. Maria Capua Vetere (27 km): il teatro romano, il mitreo, il criptoportico.

    - Sessa Aurunca (19 km): il criptoportico, il teatro romano, la Cattedrale romanica, il museo archeologico nel castello ducale, il borgo medievale, i riti della Settimana Santa.

    - Mignano Monte Lungo (23 km): il Sacrario Militare Italiano.

    - Cassino (43 km): l'Abbazia di Montecassino.

    - Roccamonfina (14 km): il Santuario di Maria SS. dei Lattani, le neviere, le mura megalitiche dell'Orto della Regina.

    - Tora e Piccilli (21 km): il sito archeologico delle "Ciampate del Diavolo".

    - Carinola (13 km): il Foro Claudio, la Cattedrale, il palazzo Novelli.

    - Galluccio (28 km): la Collegiata di S. Stefano, il borgo medioevale di Sipicciano.

    Buon viaggio amici reale o immaginario e alla prossima gita .......

    Edited by Tauré - 13/10/2014, 14:43
     
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  2. la sirenetta
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    A SAPRI ,NELLO SPLENDIDO TERRITORIO DEL CILENTO

    « Parva gemma maris inferi » venne definito cosi dagli antichi popoli che lo abitarono ,cioè « Piccola gemma dei mari del sud »

    La città di Sapri ha origini molto antiche e viene considerata il cuore del Golfo di Policastro, un tempo chiamato ”Sinus Laus”. In età romana la baia ed il suo entroterra furono tenute in grande considerazione; visitata da Cicerone che la definì “parva gemma maris inferi" (piccola gemma del mare del Sud), ammirata ed elogiata da numerosi viaggiatori del settecento e dell'Ottocento che ne apprezzarono lo stato di benessere.


    Sapri è nota soprattutto per la tragica Spedizione di Carlo Pisacane del 28 giugno del 1857, ricordata in versi dalla famosa poesia la ”Spigolatrice di Sapri“ di Luigi Mercantini. Anche se l’intento della Spedizione di Pisacane fallì, allontanò almeno per sempre il pericolo dell’instaurazione di un Regno murattiano nell’Italia meridionale ed aprì la strada alla Spedizione dei Mille. La tragica impresa è commemorata da un obelisco eretto nel primo centenario situato a Largo dei Trecento, da una statua di Pisacane risalente alla prima metà del secolo scorso nella villa comunale e da una raffigurazione in bronzo che rappresenta la "Spigolatrice" (figura femminile che raccoglie le spighe rimaste sul terreno dopo la mietitura) suggestivamente adagiata sullo scoglio dello Scialandro, idealmente protesa verso la baia di Sapri dove i trecento sbarcarono. Ogni estate, la spedizione viene ricordata da una rievocazione in costume dello sbarco.
    Uno dei luoghi caratteristici è rappresentato dal famoso scoglio dello scialandro ,dove si trova la statua della spigolatrice.

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    Sapri è sede di un importante Stazione ferroviaria F.S. della linea Salerno-Reggio Calabria; fermano quasi tutti i principali treni a lunga percorrenza (Eurostar, Intercity ecc.) oltre agli interregionali e ai regionali


    LUOGHI DA VISITARE

    Villa comunale con varietà di essenze arboree con il monumento a Carlo Pisacane

    Lungomare Italia, unico, per ampiezza, tra Salerno e Reggio Calabria


    Zona archeologica di Santa Croce, con i resti di una villa romana marittima, al cui fondazione va collocata verso la fine del periodo repubblicano (I sec. a. C.) con una frequentazione che giunge sino al V sec. d.C.

    Torre dell’Osservatorio Meteorologico, di gusto neo-medioevale e decorata, al di sotto delle merlature, con le effigie in ceramica dei grandi uomini di scienza

    Marinella, antico borgo
    Largo Pisacane, che si affaccia proprio sulla spiaggia dove sbarcarono i trecento guidati da Carlo Pisacane ed un cippo, con i versi della Spigolatrice di Sapri di Luigi Mercantini, ne ricorda ai posteri l’impresa

    Sorgente Ruotolo. Questo è il nome del masso, staccatosi dal Monte Palladino, che rotolò verso il mare nel 1920 e si arenò sugli scogli in seguito all’intercessione di San Biagio, invocato da alcuni pescatori che temevano di esserne schiacciati

    Monte Palladino, che rappresenta il confine sud, sul mare, della Campania con la Basilicata

    Grotte di Cartolano e di Mezzanotte


    ALCUNE IMMAGINI DI SAPRI

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    Buon viaggio amici!
     
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  3. R5GT22
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    Interessante questo post si si :D

    Io propongo Canazei, in Trentino Alto Adige, un paese nella Val di Fassa circondato da uno scenario a dir poco spettacolare, dominata dalle pareti del Vernel (3210 m), del Sella (3152 m) e dalla zona dove la Val di Fassa si chiude nel grandioso rosa della Marmolada (3343 m), la regina delle Dolomiti. Canazei non è solo adatta per gli amanti delo sci, ma anche nel periodo estivo propone molte attività per una vacanza rilassante in alta montagna con diverse offerte speciali.

    Anche la vita notturna e' movimentata da bar, ristoranti, pub e luoghi d'incontro dove ci si diverte estate e inverno.La estesissima rete di impianti permette di godersi le Dolomiti nella pieno della loro bellezza. Sul fondovalle si susseguono da monte a valle i pittoreschi villaggi di Gries, Campitello di Fassa, Fontanazzo, Campestrin, Mazzin, Pera, Pozza di Fassa, Vigo di Fassa, Soraga, Moena. La lingua parlata dai circa 10000 abitanti della Val di Fassa e' quella ladina.





     
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  4. la sirenetta
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    SULMONA ,I LUOGHI DI OVIDIO ...E I CONFETTI.

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    La storia di Sulmona

    Gli antichi scrittori, tra i quali Ovidio e Silio Italico, concordano sulla remota orgine di Sulmona, ricollegabile alla distruzione di Troia. Il nome della nostra città, infatti, deriverebbe da Solimo, uno dei compagni di Enea.
    Le prime notizie storiche, però, ci giungono da Tito Livio che cita l'oppidum italico e narra come la città, nonstante le battaglie perse del Trasimeno e di Canne, rimase fedele a Roma chiudendo le proprie porte ad Annibale.

    Sulle alture del Monte Mitra si hanno testimonianze archeologiche dell'oppidum, uno degli insediamenti fortificati più grandi dell'Italia Centrale. Si tratta di una zona, posta più in alto della sede attuale della città, che assunse la sua posizione tra i due fiumi Gizio e Vella solo nel periodo romano. La valle Peligna, sede della vera e propria urbs deriva il suo nome dal greco "peline"= fangoso, limaccioso. Infatti, in età preistorica, la conca di Sulmona era occupata da un vastissimo lago; in seguito a disastrosi terremoti la barriera di roccia che ostruiva il passaggio verso il mare dell'acqua crollò: in compenso il terreno rimase fangoso e fertile.

    Durante l'epoca romana, Sulmona fu la sede di uno dei tre municipi peligni assieme a Corfinium e Superaequum. Nell' 81 a.C. si ha il secondo avvenimento narrato dagli storici, ossia la distruzione della città da parte di Silla, a seguito della ribellione per ottenere l'integrale applicazione della "Lex Cornelia de Suffragiis". Dopo 32 anni, però si ebbe la rinascita, con la costituzione di una guarnigione pompeiana, che dovette arrendersi, per l'ennesima rivolta dei sulmonesi, a Marcantonio, inviato da Cesare.
    Ma la data storica per Sulmona è il 43 a.C., anno di nascita dell'illustre poeta latino Publio Ovidio Nasone, il cantore dell'amore e delle Metamorfosi, poi esiliato a Tomi, in Romania dall'imperatore Augusto. Dalle iniziali del celebre emistichio "Sulmo Mihi Patria Est" la città ha preso le iniziali del suo stemma "S.M.P.E.".

    Le tracce della Sulmona romana sono riemerse dagli scavi nel Tempio di Ercole Curino, posto ai piedi del monte Morrone in cui, secondo un'antica leggenda, vi sarebbero i resti della villa di Ovidio. Le ricerche hanno portato alla luce una copia in bronzo rappresentante l' "Ercole in riposo", oggi custodito nel Museo Archeologico di Chieti. Si tratta di un bronzetto, dono di un mercante, databile intorno al III secolo a.C., rappresentante l'eroe appoggiato col braccio sinistro sulla clava da cui pende una pelle di leone: viene considerato uno dei capolavori della piccola plastica antica. Oltre all'Ercole, sono stati ritrovati materiali architettonici e immagini votive. Infine su una colonna sono stati individuati due eleganti versi firmati "OVIDIUS" che si suppone siano stati vergati sul marmo dal nostro poeta.


    Dagli Amores di Ovidio, libro III
    Madre degli amor teneri, cerca un nuovo poeta,
    sfioran queste elegie ormai l'ultima meta,
    l'elegie che composi, io dei Peligni nato
    (nè mi sconvenne, penso, il verso innamorato),
    io per antico rango, se ciò può mai valere,
    non per recente turbine di guerre cavaliere.
    Ebbe in Virgilio Mantova, ebbe in Catullo il Cigno
    Verona; io sarò detto gloria del popolo peligno,
    che il libertario orgoglio spinse ad armi onorate,
    quandò paventò Roma le schiere federate.
    E l'ospite, guardando le mura dell'acquosa Sulmona,
    che i campi chiudono ben poca cosa,
    dirà un giorno: vi chiamo grandi pur se modeste,
    voi che un tale cantore dare al mondo poteste.

    La storia recente
    Il '600 fu un periodo di spenta vita sociale, in cui l'unico esempio di vitalità fu la partecipazione della città alla ventata rivoluzionaria di Masaniello: ma dopo breve tempo i nobili ripresero il controllo e i capi della rivolta vennero giustiziati.

    Nel 1656 fu anche dismessa la Giostra Cavalleresca che si teneva due volte l'anno per "mancanza e disapplicazione dei cavalieri", oltre che per la terribile peste: fortunatamente la manifestazione è rinata nel 1995 sebbene aggiornata per i nostri tempi.
    Ma il '600 fu anche il secolo in cui le chiese sulmonesi vennero dotate degli organi di tipo italiano opera di organari locali, tra i quali Marino e Vincenzo da Sulmona, che realizzarono in San Pietro a Roma l'organo della Cappella Gregoriana.

    Nel 1706, poi, ci fu un disastroso terremoto che distrusse l'intera città e che risvegliò la cittadinanza. L'ottocento, così, segnò un nuovo periodo di rinascita, in cui il nodo ferrovario sulmonese, grazie alla sua strategica posizione, ebbe notevole sviluppo e con esso si ebbe una eguale crescita economica e demografica.
    Tra il 1860 e il 1870 Sulmona e l'intero Abruzzo vissero un periodo di paura legato all'espansione del brigantaggio, a cui ho dedicato un capitolo a parte.
    Al 1870 risale invece la costituzione della Banda Municipale di Sulmona, che arriverà, nel 1932, ai massimi livelli nell'ambito nazionale.

    Nel 1889 nacque un'altra grande personalità della città, Giuseppe Capograssi, insigne studioso di Filosofia del Diritto. Insegnò e divenne rettore di molte università, tra cui quella di Roma, e poco prima della morte venne nominato membro della Corte Costituzionale. Ricordiamo, oltre alle opere di diritto, una raccolta di piccoli pensieri e considerazioni, i "Pensieri a Giulia", da cui ho preso alcuni passi trascritti in fondo alla pagina.

    Il '900 è stato caratterizato da periodi di alterna fortuna, tra i quali vale la pena ricordare la costruzione nel '50 del Teatro Comunale, la ricostruzione dello storico Cinema Pacifico e la rinascita della già citata Giostra, nonché il passaggio del Giro d'Italia nel 1911, evento che si è ripetuto, fino ad oggi, ben sei volte.

    Durante la seconda guerra mondiale Sulmona subì gravissimi danni e, vista la sua posizione al ridosso della linea Gustav, vide lo spopolamento di tutta la zona sud (dalla Majella occidentale alla zona dell'alto Sangro). Inoltre la città venne bombardata con particolare violenza in quanto nodo viario e ferrioviario strategico per l'intero Abruzzo. Nonostante tutte le avversità si colgono i primi segni di rinascita a partire dalla visita del primo Presidente della Repubblica Enrico De Nicola nel novembre del 1946. Inoltre venne ricostruita una zona della città completamente distrutta e ricostituito l'Archivio di Stato, sottratto dal regime fascista per vendicarsi della rivolta contadina del 1929, grazie alla quale vennero tolti i pesanti dazi applicati su ogni genere di mercanzia trasportata all'interno delle mura.

    Un episodio di ribellione nei confronti delle istituzioni si ripeterà dopo pochi anni con lo Jamm' mo' del 1957: il malcontento questa volta nacque dalla sottrazione di importanti uffici amministrativi e del Distretto Militare
    nei confronti di una città che da anni cercava (e cerca ancor oggi) di diventare capoluogo di provincia.

    Come arrivare a Sulmona
    Sulmona è raggiungibile attraverso l'autostrada A25 (uscita "Sulmona-Pratola Peligna") che la collega a Roma (2 ore) e a Pescara (50 minuti). Un'altra strada a scorrimento veloce è la S.S.17 che collega Sulmona a Napoli e L'Aquila e la Tiburtina (da Roma a Pescara).
    Per chi arriva dal sud non ci sono problemi: l'A14 Adriatica per chi arriva da Termoli, Foggia, Bari e Lecce; per chi arriva dal Tirreno conviene arrivare a Napoli e poi proseguire lungo la S.S.17. Da Torino e Milano conviene seguire l'A1 fino a Bologna e poi l'A14 Adriatica fino a Pescara. Rispettando i limiti di velocità e con traffico regolare si impiegano circa 7 ore e mezza da Torino, 6 da Milano, 4 da Bologna e 2 e mezza da Ancona.
    I parcheggi più importanti della città sono i seguenti: Santa Chiara (coperto, pagamento), Piazza Garibaldi (scoperto, pagamento), via Japasseri (per pullman e camper, libero), via Circonvallazione Occidentale (di fronte ai Vigili del Fuoco, libero), Piazzale Majella (pagamento), Villa Comunale e dintorni (pagamento e libero), Ponte Capograssi (pagamento).
    L'area di sosta per i camper si trova in via Japasseri (località Parco Fluviale), è attrezzata per la sosta a pagamento di 60 mezzi, su asfalto e su ghiaia, con acqua, pozzetto, illuminazione, elettricità, servizi igienici e ascensore per raggiungere velocemente il centro storico. Per informazioni telefonare alla Saget (tel. e fax: 0864.33619/210331; cell: 340.5848285).

    TRENO
    La stazione sulmonese rappresenta un importante nodo di comunicazione del centro Abruzzo. Vi fanno capo la linea per Pescara (1 ora) e Roma (3 ore), quella per L'Aquila (1 ora) - Rieti - Terni e infine la Carpinone - Caserta - Napoli, il tracciato ferroviario che raggiunge la quota d'altitudine più elevata in Italia.

    ■da Milano e Bologna Eurostar o IC per Pescara (rispettivamente 5 e 3 ore) e poi treni regionali Pescara-Sulmona (1 ora).
    ■da Firenze Eurostar o IC per Roma e poi treni IC o interregionali Roma-Sulmona-Pescara (3 ore).
    ■da Torino consiglio sempre la tratta per Bologna-Pescara, piuttosto che il passaggio per Roma: in questo caso conviene fare in autobus (2 ore) la tratta Roma-Sulmona.
    ■da Lecce Eurostar o IC per Pescara (3-4 ore) e poi treni regionali per Sulmona (1 ora).
    ■da Napoli e Caserta regionale per la Carpinone-Sulmona (3 ore, conosciuto anche come il treno dei Parchi).
    AEREO
    L'Aeroporto d'Annunzio di Pescara (50 minuti in auto da Sulmona) è il più importante d'Abruzzo.
    Vanta numerosi collegamenti aerei con Milano, Olbia, Londra, Charleroi, Francoforte, Berlino, Tunisi, Palma de Mallorca, Toronto, Sharm El Sheik.

    LUOGHI DA VISITARE

    Porta Pacentrana - Piazza Garibaldi

    L'ingresso orientale della città è costituito da una delle porte più interessanti tra quelle che si trovano lungo le mura di cinta. Porta Pacentrana, anche detta 'orientalis', risale al XV secolo e si trova alla sommità di una breve salita. L'originale affresco decorativo con disegno geometrico è diventato il simbolo dell'omonimo Borgo che partecipa alla Giostra Cavalleresca.
    Superata la porta e una breve discesa, si apre Piazza Garibaldi, già chiamata "Maggiore", tra le più grandi d'Italia. Al centro spicca il Fontanone di calcare della Majella, opera di scalpellini pescolani, aggiunta nel 1823.

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    I Confetti di Sulmona

    Il loro nome deriva da 'confectum', participio passato di conficere, ossia preparato, confezionato. Nel Medioevo ci si riferiva però alle confetture, frutta secca ricoperta da miele. Quale sia invece l'origine del confetto così come lo conosciamo oggi è ancora argomento di ricerche.
    Ecco una definizione, presa da un'enciclopedia, che spiega meglio l'origine e la tipologia del confetto:

    'Piccolo dolce, esternamente ricoperto di zucchero cotto, che contiene al suo interno una mandorla, una nocciola o un pistacchio. I confetti possono essere di due generi diversi: morbidi o duri. Quelli duri, per tradizione, contengono una mandorla pelata e tostata; quelli morbidi hanno un ripieno a base di pasta di mandorle, di canditi o di cioccolato aromatizzato. Esistono anche dei piccoli confettini, conteneti semi di anice o di finocchio, che vengono utilizzati per guarnire torte o piccoli dolcetti di tradizione regionale. In italia i confetti vengono offerti tradizionalmente in occasione di battesimi, prime comunioni e matrimoni.'


    A quest'ultima annotazione va aggiunto che da sempre sono stati considerati di buon augurio. Essi hanno come antenati le noci, i pinoli o le nocciole rivestiti di miele che i romani solevano lanciare in occasione di nascite o matrimoni. Ma la prima traccia scritta risale alla fine del '400. Nello Stato pontificio erano usati come omaggio agli attori teatrali (ad esempio la Duse li considerava portafortuna). Nel 1806 Napoleone entrò a Verdun sotto tre archi di trionfo costruiti con confetti bianchi. Si tratta dunque di un dolce che affonda le radici nella storia e che è tradizionale del nostro paese. Infatti in Italia siamo i primi produttori (soprattutto in Abruzzo e Campania) ma i maggiori consumatori sono il Portogallo e la Spagna.

    Una menzione speciale deve essere riservata ai famosi Confetti di Sulmona, conosciuti in Italia e nel mondo per la loro squisitezza e per la raffinata produzione, di antica tradizione. Le mandorle utilizzate sono quelle di Avola (le più pregiate). Ne esistono di varie forme, colori e dimensioni. Famosi per la loro bontà sono i Cannellini di Sulmona, confetti lunghi e sottili con all'interno un cuore di cannella. La loro notorietà è legata a Giacomo Leopardi che ne mangiava abitualmente in grandi quantità, tanta era la passione del poeta per questi dolci.

    La tradizione vuole che il confetto da matrimonio sia bianco, ad indicare la purezza della sposa. Il rito del lancio dei confetti all'uscita del corteo dalla chiesa veniva chiamato sciarra ossia rissa, baccano, riferito ai ragazzi che correvano poi a raccogliere i dolci crendo confusione. Il numero di confetti nelle bomboniere deve essere dispari, un augurio per la nascita del futuro figlio.

    Nel battesimo invece i confetti saranno rosa per le bambine, colore associato al sangue e quindi alla fertilità, azzurri per i maschietti, a simboleggiare il cielo e quindi la futura elevatezza morale. Alle nozze d'oro o d'argento saranno offerti confetti dorati o argentati, nelle feste di laurea la bomboniera è un piccolo cappello goliardico con il colore appropriato alla facoltà seguita (di solito il rosso).

    A questo punto non vi rimane che passare in questa città per assaggiare qualche confetto!

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    Buon viaggio amici!




     
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    Che luoghi stupendi. Grazie Sirenetta! :wub:
     
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  6. la sirenetta
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    VILLETTA BARREA

    Villetta Barrea è un comune italiano di 647 abitanti della provincia de L'Aquila in Abruzzo, nel Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise. Fa parte della Comunità Montana Alto Sangro e Altopiano delle Cinque Miglia.

    Allineato lungo il fiume Sangro e la strada e dominato dal Monte Mattone il paese, come gli altri della zona, ha una storia antica, legata soprattuto ai Sanniti. A questo antico popolo italico sono infatti attribuite le mura megaliti che ancora sono visibili nei pressi della località di Fonte Regina. L'odierno centro abitato nasce intorno ad un piccolo castello eretto alla fine del 1300, nella parte alta del paese; del castello è ancora visibile il basamento di una torre difensiva a pianta circolare, facente parte dell'originaria fortificazione. Interessanti le molte case signorili risalenti al 500 e 600. Villetta Barrea è nota anche per la bellissima pineta di Pino nero in varietà locale, a nord ovest del paese sulla strada che porta a Passo Godi.

    Località limitrofe: Barrea - Civitalla Alfedena - Opi - Pescasseroli - Scontrone

    Da visitare il bellissimo lago
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    Buon viaggio amici!
     
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  7. la sirenetta
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    IN CORSICA ,A BASTIA.

    È una delle più belle città della Corsica. Ma richiede certamente più attenzione e più immaginazione rispetto agli altri luoghi dell'isola sufficienti ad essi stessi. Città italiana per le sue origini, ne conserva il cuore e la Citadelle.

    Tra il vecchio quartiere di Terra Vecchia, fondato nel 1380, e quello di Terra Nova, cominciato un secolo più tardi, si insedia la dominazione genovese. Malgrado ciò, Bastia mantiene qualche accento napoletano con le sue case piene di crepe, i suoi balconi in ferro battuto e le sue facciate dove galleggiano allegramente delle ghirlande dalle linee multicolore.

    Si può visitare Bastia da turista : la piazza Saint-Nicolas sulla quale si bighellonerà prima di sedersi nella terrazza di un caffè, il Giardino Romieu dal quale si accede alla Citadelle, il Museo etnografico ed il museo del Mare, le chiese e le cappelle dai generosi decori. Bastia conta molte curiosità religiose, tra cui un'Assunzione in argento cesellato opera d'un artista sienese del XVII secolo, ed il le Cristo Nero della chiesa Sainte-Croix, trovato a galla sulla acque tra quattro luci meravigliose.
    Viene festeggiato il 3 marzo, festa dell'Intervento della Santa Croce, e la statua è portata in testa d'una processione attraverso le vie della città.

    Ma la beltà di Bastia, città misteriosa per coloro che non ci vivono, non è nei marmi o negli ori delle chiese. Essa si trova nelle case dalle persiane chiuse e dalle gelosie introverse. Bisogna darsi la pena di camminare e di soffermarsi nelle viuzze per scoprirla.

    Una musica aleggia tra le case, dolce come una sera d'estate quando la musica tarda a sentirsi all'orizzonte. Allora Bastia scuote il suo modernismo e ritrova la sua grandezza d'un tempo, quando le famiglie patrizie vivevano nell'onorabile ricchezza procurata dal commercio cosmopolita.

    La musica si estende nelle viuzze incassate ed invade la città.
    Bastia : città di cultura, centro di nazioni, dal destino legato a quello di un'Italia sfavillante di ricchezza.

    Dalla piazza Saint-Nicolas che guarda il mare, salendo le viuzze dai colori e dai profumi mediterranei.
    Ai piedi della montagna di Cardu, della quale si percepisce la cima, esiste un passo dove si sbaraglia il Libecciu. Questo vento piomba sulla città come un rapace e si impossessa di tutto ciò che trova. Il soffio va a morire in alto nel celo e Bastia ritrova la sua calma apparente.

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    LUOGHI DA VISITARE...

    La Piazza Saint-Nicolas
    Il Vecchio Porto ed il Porto da Diporto
    La Città Vecchia
    La Citadelle

    La Chiesa di saint Jean-Baptiste
    La Cappella dell'Immaculée Conception
    La Chiesa Sainte-Marie
    La Cappella Sainte-Croix

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    Come mi piace Villetta Barrea e il lago. Molto romantico. E Bastia è bellissima. La chiesa che si vede nel panorama, sembra la nostra! Grazie Sirenetta! Non sono mai stata in questi luoghi. :2003013.gif:
     
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  9. la sirenetta
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    Grazie Rosanna. :)

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    A LICOSA,NEL CILENTO ...I LUOGHI DELLA SIRENA LEUCOSIA.

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    Ammaliati dal canto delle sirene, non proseguiremo oltre il nostro navigare, non ci legheremo all’albero della nave per resistere alla suadente voce di Leucosia ma ci lasceremo condurre nel piccolo paradiso di Punta Licosa per fermarci il più possibile. Il racconto omerico dell’Odissea ci presenta un Ulisse che sfugge alle lusinghe delle sirene proprio di fronte alle coste campane. Tradizione vuole che le tre sirene Leucosia, Ligea e Partenope non sopportando di non essere riuscite a conquistare l’eroe, si siano lasciate morire in mare. Leucosia avrebbe dato così il nome all’attuale Punta Licosa.

    L’elenco dei riconoscimenti che può vantare Punta Licosa è lungo: inserita nel 2005 da Legambiente tra le 11 spiagge più belle d’Italia; per alcuni addirittura tra le più belle del mondo; Bandiera Blu per la qualità delle acque; oggi parte della Riserva Marina che va da Punta dell’Ogliastro alla Baia del Sambuco, dal 1972 è sotto tutela biologica marina, rappresentando uno dei primi esempi di parco marino in Italia.

    Il promontorio ospita un’ampia pineta mentre la fauna marina, tra le distese di posidonia, risulta particolarmente ricca e pertanto molto interessante per gli escursionisti subacquei. A dimostrazione del carattere ancora selvaggio e incontaminato della zona, l’eccezionale deposizione di uova di Tartaruga “Caretta Caretta” nella vicina spiaggia di Ogliastro Marina avvenuta nel 2006. Splendidi scorci panoramici si aprono ai nostri occhi percorrendo i sentieri e le mulattiere che attraversano tutta l’area a partire da Castellabate. Giunti alla pendici del Monte Licosa sorge il piccolo abitato mentre all’estremità della punta si erge un’antica rocca. Dinanzi al promontorio, a poca distanza, si trova l’isolotto di Licosa su cui sorge un grande faro. Vi sono anche diverse testimonianze archeologiche tra cui spiccano i resti semisommersi di un molo e le strutture probabilmente di una villa, entrambi di età romana. L’isola accoglie anche una particolare specie endemica di lucertola.

    Di particolare suggestione i cosiddetti “Concerti sull’Acqua”, ispirati al mito della sirena Leucosia, che nei mesi di luglio e agosto si tengono su delle barche posizionate nel piccolo canale tra il promontorio e l’isolotto. .

    Come raggiungere Punta Licosa
    In aereo:
    L'aeroporto internazionale più vicino è quello di Capodichino - Napoli (150 Km). L'aeroporto di Pontecagnano (70 Km) è attrezzato per voli leggeri.

    In treno:
    La stazione ferroviaria sulla linea Napoli-Reggio Calabria è quella di Agropoli-Castellabate.

    In autostrada:
    Seguendo l'autostrada A3 Salerno - Reggio Calabria, uscire a Battipaglia o Eboli e seguire la SS18 in direzione Sapri fino a giungere ad Agropoli. Poi seguire le indicazioni per Puntalicosa.


    Luoghi da visitare

    Parco nazionale del Cilento

    Nel corso della IX Conferenza europea dei Geoparchi che si è svolta nell’Isola di Lesvos, in Grecia dal 1 al 5 ottobre, il Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano è stato riconosciuto come Geoparco, entrando di diritto nella rete europea e mondiale dei Geoparchi.

    Il riconoscimento ufficiale è avvenuto anche a seguito del parere positivo espresso nello scorso mese di giugno dagli ispettori della Rete Europea e Mondiale dei Geoparchi, il Prof. Mohd Shafeea Leman dell’Università di Kebangsaan della Malaysia ed il Dott. Elmar P. J. Heizmann dello Steinheim Meteorkrater Museum e Geopark Schwäbische Alb, che hanno avuto modo di visitare con il Direttore dell’Ente, Angelo De Vita, ed i Geologi Andrea Toni ed Aniello Aloia, alcuni dei luoghi più significativi del territorio come le grotte di Pertosa, le grotte di Morigerati con la Ferriera ed il Museo Etnografico e l’area marina protetta di Costa Infreschi e della Masseta.

    Un riconoscimento mondiale, che insieme al parchi regionali di Adamello Brenta, Beigua e Madonie, apre le porte ad un turismo sempre più rispettoso dell’ambiente.


    Cenni storici

    Storia del Cilento
    Il Cilento ha origini molto antiche. A Camerota sono stati scoperti i resti dell'Homeo camae rotensis . A Palinuro, a San Giovani e a San Marco di Castellabate sono affiorati reperti dell'epoca paleolitica.

    Tra il VII ed il VI secolo a.C. si ebbe nell'Italia Meridionale un rigoroso sviluppo delle colonie greche a cui viene dato il nome di Magna Graecia. I due maggiori centri furono Posidonia ed Elea (che furono poi ribattezzate dai Romani, rispettivamente con il nome di Paestum e Velia).

    Dagli scavi di Paestum è ancora possibile ammirare i magnifici tempi di Nettuno, di Cerere e di Era. Velia fu fondata dai Focei ed in essa nacque la più importante scuola filosofica del mondo classico, iniziata da Senafone di Colofone, della quale fece anche parte il grande Parmenide. Dal IV secolo fino al 275 a.C.il Cilento fu dominato dai Lucani. Dopo la battaglia di Maleventum del 276 a.C., i romani inviarono una colonia a Posidonia, che ribattezzarono con il nome latino Paestum.
    Intorno al 750 i Longobardi istituirono il Principato di Salerno. Dopo la morte di Guaimaro IV, i Normanni conquistarono il principato di Salerno e donarono il Cilento ai Sanserverino.

    Tra il XVI ed il XVII secolo il CIlento precipitò nell'epoca del brigantaggio e delle repressioni. Carlo Pisacane, nel 1857, qui sbarcò con oltre trecento compagni con l'intento di provocare la sollevazione dei contadini contro i Borboni. Si impadronì con pochi compagni di un piroscafo di linea, con il quale attraccò a Ponza per liberare oltre trecento prigionieri, con i quali sbarcò a Sapri, sulle coste della Campania meridionale. La colonna dei ribelli capeggiati da Pisacane non riuscì tuttavia a innescare la rivolta tra i contadini, così che fu facile per le truppe borboniche annientarla: Pisacane, ferito, si uccise per non cadere prigioniero. Per i pochi superstiti vi fu un processo che si concluse per Giovanni Nicotera nella condanna a morte, anche se questa fortunatamente non potè venire eseguita per il precipitare degli eventi.

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    Buon viaggio amici!
     
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    Un luogo incantato. Grazie Sirenetta! :wub:
     
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  11. la sirenetta
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    Amici si và a SOAVE.....

    SOAVE,TERRA DI VINO E DI SCORCI DAL SAPORE ANTICO.

    Soave è un comune italiano di 6.900 abitanti della provincia di Verona, Bandiera Arancione del Touring Club Italiano. È noto per il castello Scaligero e il tipico vino che porta il suo nome.



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    IL CASTELLO .....

    Il Castello è un tipico manufatto militare del Medioevo e rappresenta uno dei migliori esempi di struttura castellana del Veneto.

    La storia del maniero procede fra contese feudatarie, lotte, fazioni, invasioni barbariche, supremazie e disfatte.

    Luogo di grande e rara suggestione, questo Castello rivela, con tangibile e verace testimonianza, il respiro del passato con la capacità di incantare ed affascinare chi, nel silenzio, voglia ascoltarne la voce.

    Il Castello Scaligero di Soave è disponibile ad ospitare feste nuziali, ricevimenti, anniversari, debutti, meetings aziendali o altri eventi adeguati alla sua straordinaria suggestione.
    Il prestigio di un luogo esclusivo dove il tempo si è fermato.

    COME RAGGIUNGERLO

    Soave dista circa 20 chilometri da Verona. Rispetto al capoluogo è in posizione est. E' facilmente raggiungibile prendendo l'autostrada A4 (uscita Soave - San Bonifacio) mentre la stazione ferroviaria più vicina è quella di San Bonifacio.

    Al Castello si accede per mezzo di due strade: una pedonale (via Castello Scaligero) che sale dalla centrale P.zza Antenna e l'altra rotabile, che risale dolcemente le pendici del colle su cui sorge il Castello fino a raggiungerlo in brevissimo tempo.

    In orario di apertura del Castello è disponibile un ampio parcheggio.


    DERIVAZIONE DI UN NOME...

    La derivazione del nome del paese è oscura: c'è chi dice venga dai Suaves (citati da Paolo Diacono nella celebre Historia Langobardorum) ovvero gli Svevi (nell'italiano medievale sono scritti come Soavi), popolazione che, con le invasioni barbariche, si stanziò nell'Italia settentrionale e che venne sottomessa dai Longobardi. Una bolla di Papa Eugenio III (1145) chiama il paese Suavium ovvero terra dei Soavi (a sua volta leggibile come terra degli Svevi).

    DA VEDERE

    Castelletto

    Sorge a circa 3,5 km dal capoluogo comunale. Probabilmente prende il nome da un piccolo castello dell'alto Medioevo. In epoca romana Castelletto fu forse un “pagus”; è stata ritrovata una vasta necropoli in cui sono stati rinvenuti molti oggetti funerari. Questa necropoli occupava l'area del cosiddetto “Cumuletto”, area su cui sorgono la vecchia chiesa parrocchiale di San Gerolamo e quella nuova (XX secolo) dedicata a Maria Ausiliatrice.


    Castelcerino

    Raggiungibile sia da Costeggiola che da Soave (grazie alla strada provinciale per Montecchia di Crosara), Castelcerino domina sia la vallata del Tramigna che quella dell'Alpone. In un documento del 1263 si trova il nome del paese come Castrum Ecerini (ma di questo Icerino non si conosce nulla) mentre dalla lapide sul Palazzo di Giustizia a Soave si viene a sapere che per qualche tempo il paese si chiamò Castalberto. Nel 1219 è documentata la presenza di due conventi nel paese ma Castelcerino non fu solo luogo di preghiera ma teatro di guerra sia in epoca veneziana che in quella francese. L'odierna chiesa parrocchiale risale al XIX secolo mentre la parrocchia esisteva fin dal '500.

    STORIA DI SOAVE

    Per l'epoca romana abbiamo, come testimonianza, i sepolcreti della frazione Castelletto, quello di contrada Cernìga, quello nei pressi della chiesetta della Bassanella ed altri. Inoltre alcune lapidi vennero studiate dal Mommsen. Probabilmente, vista la vicinanza, Soave era un pagus importante nei pressi della Via Postumia. Nel 932, un diacono, tale Dagilberto, fa testamento e dispone in eredità beni posti in Soave. Documento più importante è quello che attesta per la prima volta l'esistenza del castello (934), in un secolo dove gli Ungari penetrano nell'Europa Occidentale. In realtà è probabile che il castello sorga su un antico fortilizio romano.

    Nel 1029 abbiamo la Pieve di San Lorenzo segnalata tra le 48 Vicarie Foranee della Diocesi veronese. È probabile che la chiesa fosse ubicata nel Borgo San Lorenzo, sulla strada per Monteforte d'Alpone. Da una successiva attestazione (un diploma di Federico Barbarossa) sappiamo che il castello era in mano ai Conti di Sambonifacio di Verona mentre l'ascesa di Ezzelino da Romano come Podestà del Comune veronese (1226) portò al possesso del maniero da parte dei Conti Greppi, i quali, nel 1270, lo cedettero al Comune di Verona che vi installò un suo Capitano. La contemporanea ascesa degli Scaligeri portò ad una nuova fase della vita del paese (che divenne sede di Capitaniato con 22 paesi sottoposti a tale giurisdizione) e del suo simbolo più importante. Il castello venne restaurato e rinnovato mentre, nel 1379, Cansignorio dotò il paese della cinta di mura ancor oggi visibile.

    La fine della dinastia scaligera portò nuovi padroni al castello: prima i Visconti milanesi e poi i Carraresi padovani. Quest'ultimi lo perderanno (1405) a causa dell'arrivo delle truppe della Repubblica di Venezia, appoggiate dagli abitanti soavesi. Nel 1439, le truppe viscontee del condottiero Niccolò Piccinino s'impadronirono di Soave ma la vittoria di Giovanni Pompei sul Monte Bastia (odierno confine tra Cazzano di Tramigna e Montecchia di Crosara) permise all'esercito veneziano di tornare a possedere la zona. Pericolo maggiore ci fu quando Venezia si trovò contro la Lega di Cambrai (1508): il castello e il paese di Soave vennero incendiati (con 366 soavesi passati a fil di spada); anche in questa occasione la Repubblica della città lagunare però riuscì ad avere la meglio (1516). A causa dell'eroismo del capitano Rangone e dei soavesi che, nel 1511, liberarono il castello, Venezia donò l'Antenna (un grande pennone) e lo Stendardo di San Marco. Iniziò un periodo di pace però il castello era ormai superato per le tecniche di guerra (armi da fuoco) che si stavano affermando; la Repubblica veneziana, che aveva bisogno di denaro per sostenere la guerra contro i Turchi, cedette il castello prima in affitto e poi in proprietà alla famiglia nobile dei Gritti (che a sua volta lo subaffittarono a privati che trasformarono il castello in fattoria).

    Con il trattato di Campoformio (1797) cadeva la Serenissima e iniziava la dominazione austriaca che, nel 1805, ritornò francese; Soave divenne centro del Distretto della Tramigna comprendente anche Caldiero, Colognola ai Colli e Illasi. Nel 1809 ci furono scontri tra austriaci e francesi in un'area tra Cazzano di Tramigna e Soave (ma anche in altri posti nelle vicinanze). Con il Congresso di Vienna (1815), il Veneto passò nel Regno Lombardo - Veneto fino a quando, nel 1866, anche Soave entrò a far parte del Regno d'Italia.

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    Che bel Castello, Sirenetta. Grazie!!! :wub:
     
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  13. la sirenetta
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    Scanno_592-02-00-08-3910

    SCANNO


    Scanno è un comune italiano di 1.982 abitanti della provincia dell'Aquila in Abruzzo. Il suo territorio fa parte della Comunità montana Peligna; e in parte è compreso entro i confini del Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise. È un'importante stazione di soggiorno invernale ed estivo, fa parte del club Club dei Borghi più belli d'Italia. Nei dintorni vi sono il lago omonimo, gli impianti sciistici di Passo Godi e del Monte Rotondo, gli altipiani del Monte Greco e il Lago Pantaniello, nonché la riserva naturale delle Gole del Sagittario.

    CENNI STORICI

    L'origine del nome comunemente si fa risalire al latino scamnum (sgabello), perché il colle su cui è stato costruito il centro storico somiglierebbe ad una piccola panca.
    In realtà il termine è più vicino ai fitotoponimo abruzzesi scandalo e scannèlla che indicherebbero il nome di una varietà rustica di orzo o le località in cui si coltivava.
    Come risulta da una lapide romana conservata nel Museo della lana Scanno risulta già abitata in epoca romana, all'estremità nord del territorio dei Sanniti. Un antico insediamento presente nella valle del Sagittario è il pagus Bletifulus, che è stato identificato con un centro minore dei Peligni la cui fortificazione doveva situarsi sulle pedici meridionali del colle di Sant'Egidio. Di questo centro si ha testimonianza viva nelle locali leggende popolari, infatti un mitico re di Battifolo in lotta contro l'Imperatore di Roma o contro il mago Pietro Baialardo compare in una storia sulla nascita del Lago di Scanno.
    Durante le invasioni barbariche Scanno rimane illesa per la struttura difensiva dei monti intorno il paese, ma durante le invasioni saracene prima ed ottomana poi invece non subì le stesse sorti.
    In questo periodo Scanno ha delle influenze orientali per il vestito femminile del paese.
    Infatti il copricapo femminile sembra un turbante, mentre i drappeggi del vestito sono colorati alla maniera orientale.

    Il terremoto della Marsica del 1915 distrusse completamente Frattura vecchia. Centro che si spostò nel sito originario col nome di Frattura nuova o semplicemente di Frattura. Durante la II guerra mondiale, Carlo Azeglio Ciampi (cittadino onorario) si rifugiò a Scanno, ospitato da una signora del posto.

    Nel 1956 è stato girato a Scanno e dintorni il film Uomini e lupi con Silvana Mangano ed Yves Montand.

    LUOGHI DA VISITARE

    250px-Scanno_vicoli

    Il Palazzo di Rienzo, originariamente sede dell'Università (Municipio) di Scanno, era abitato dai feudatari a titolo di principi,
    Il Palazzo De Angelis, sito in Strada Ciorla 3, di pregevole fattura sono le decorazioni con lo stemma dei De Angelis intorno al portale,
    Il Palazzo Mosca, caratteristiche, di questo, palazzo sono le decorazioni sotto il cornicione, con puttini e serafini danzanti, mentre la facciata principale è barocca,
    Il Palazzo Serafini, sito nel quartiere della "Codacchiola", unico pregio di questo palazzo è lo stemma sopra il portone con tre angioletti serafini,
    Le Case Roncone, con trifora caratteristica ed arco a sottopasso,
    Il Palazzo Serafini-Ciancarelli, sito nella piazza San Giovanni, ha subito diverse trasformazioni nel corso dei secoli, ha 2 piani, mentre il corpo principale è a 4 piani, rilevanti sono i balconi.
    Il Castellaro, è uno dei palazzi più grandi di Scanno, ed è sito nel quartiere scannese omonimo, è in stile barocco-romanico, ed è a forma caratteristica di T.

    A Scanno vi sono la Fontana Sarracco, la suddetta Fontana del Pisciarello, a Via Roma, dietro la Chiesa di Santa Maria della Valle, vi è la Statua della donna scannese inaugurata nel 2006[9], inoltre a Piazza San Rocco, tra l'associazione culturale locale e la chiesa della Madonna di Costantinopoli vi sono il Monumento ai caduti delle due guerre mondiali con l'elenco dei caduti di Scanno ed il Monumento ai caduti di Nassiriya inaugurato ad agosto 2010

    EVENTI E MANIFESTAZIONI

    Dal 2005 Scanno ospita l'estate organistica - turismo organistico italiano a cura dell'Associazione Culturale Pandora (i concerti si tengono nella Chiesa di Sant'Antonio da Padova).

    Presso l'Auditorium "Guido Calogero" si svolgono mostre, concerti di musica classica e proiezioni di film

    In concomitanza della Befana nel paese ospita la festa delle Chezette
    Il 17 gennaio viene celebrata la festa religiosa di Sant'Antonio abate nella quale, anticamente, si offrivano le sagne ai poveri

    Alla fine dell'anno vengono esseguiti un presepe vivente in abiti tradizionali del luogo e a San Silvestro la scuola di sci organizza una fiaccolata notturna.

    IL BELLISSIMO LAGO..

    bordo-lago-scanno

    Nel lago di Scanno vengono praticati:

    equiturismo (anche in agriturismi sulla strada per Passo Godi)
    canottaggio
    pesca controllata
    nuoto
    turismo subacqueo


    IL COSTUME TIPICO FEMMINILE

    scanno_home

    Numerosi studi e ricerche hanno indagato sulle origini e l'evoluzione del costume femminile di Scanno ed evidenziano l'interesse che questo originale abbigliamento ha sempre destato negli antropologi e negli studiosi. L'abito femminile di Scanno è simile, almeno nelle sue componenti essenziali a quello dei paesi della Conca Peligna, dell’Alto Sangro e della Marsica, zone che confinano con questo straordinario paese adagiato su uno sperone di roccia lontano da ogni importante via di comunicazione e perciò poco soggetto a influenze e pressioni esterne. Proprio a causa di questo isolamento il modo di vestire delle donne di Scanno, non potendosi confrontare con quello di altri paesi, prese a evolversi in maniera autonoma, senza modelli a cui ispirarsi. Se a ciò si aggiunge la innegabile agiatezza di quasi tutte le famiglie del paese, si comprende come le donne, soprattutto le più giovani, cercassero, con accorgimenti vari e costosi ma comunque di cultura autoctona, di arricchire le diverse componenti del loro abbigliamento, per superare in eleganza le amiche e le... concorrentI.

    L'AMBIENTE MONTANO

    L’ambiente montano si caratterizza per le condizioni morfologiche e climatiche in primo luogo; la diversità morfologica è sinonimo di ambienti diversi, paesaggi spesso irripetibili che cambiano e si ripetono nel corso delle stagioni. Sono ambienti non sempre facili, per le condizioni climatiche in modo particolare, condizioni con cui le genti di montagna hanno imparato a convivere acquisendo usi ed abitudini che, nel dire comune, sono sintetizzati con la dizione di montanaro. Sono ambienti che un tempo apparivano come una barriera da superare, ma che oggi sono visti come una risorsa con cui convivere con rispetto, ambienti da cui il cittadino può acquisire o riscoprire valori e conoscenze non trascurabili nella quotidianità.

    scanno_inverno_cs47


    scanno_corteo

    scanno

    Questo paese è molto interessante ,un posto bello e ricco di storia ,di scorci paesaggistici ,di gente dal carattere rude ,ma gentile.
    Come molte comunità montane gli abitanti a primo impatto possono sembrare ''distanti''e riservati ,ma poi conoscendoli bene,hanno un gran senso dell'ospitalità e un grande cuore,come tutti gli Abbruzzesi ....del resto. :wub:


    Buon viaggio amici!

    Edited by Tauré - 13/10/2014, 14:45
     
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  14. la sirenetta
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    SANTA MARIA DI CASTELLABATE

    Castellabate è nella parte meridionale della provincia di Salerno ed il suo territorio è interamente ricompreso nel Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano.

    Come raggiungere

    In aereo:
    - Aereoporto di Napoli Capodichino, immettersi sull'autostrada A3 Napoli - Salerno, uscita Battipaglia o Eboli, proseguire su Statale 18 Paestum, Agropoli sud, direzione S. Maria di Castellabate. Possibilita' transfert organizzato, o noleggio auto.
    In treno:
    - stazione di Agropoli possibilità fitto macchina o transfer organizzato, si giunge a Castellabate in 20 minuti di percorrenza.
    In auto:
    - dal nord Roma - Caserta - Salerno poi A3 Salerno - Reggio Calabria, uscita Battipaglia o Eboli proseguire per la statale 18 in direzione Paestum, Agropoli sud, all'uscita direzione S. Maria di Castellabate.

    Distanze:
    - da Roma km 320
    - da Napoli km 120
    - da Battipaglia km 45
    - da Eboli km 45
    - da Agropoli km 15

    Collocato tra Paestum e Velia, il Comune di Castellabate è uno dei piu importanti centri balneari della Costiera Cilentana, nonché di notevole interesse storico culturale del Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano.

    Castellabate è facilmente raggiungibile, essendo collegata da un comodo sistema viario (AutoSole SA/RC uscita Battipaglia, direzione Costiera Cilentana) e ferroviario (Stazione Agropoli - Castellabate).

    Geograficamente vasta, con una superficie di circa 37 Kmq, conta di cinque frazioni: Castellabate capoluogo, Santa Maria, San Marco, Ogliastro Marina e Lago.

    Ai piedi del borgo medioevale di Castellabate (Patrimonio Mondiale UNESCO), in un golfo incantato tra Punta Licosa e Punta Tresino, (Parco marino - area protetta) lunghe spiagge dorate alternate a punti di scogliera fanno di Santa Maria, San Marco e Lago, punti di flussi turistici nazionali ed intemazionali, attraverso una ricettività attrezzata e competente. La Baia di Ogliastro Marina e l'isola di Licosa, avvolte in una fascinosa macchia mediterranea ed un mare incantato (Bandiera Blu d'Europa) completano il suggestivo quadro del territorio comunale.

    La storia, il clima mite, i colori della natura tra mare e distese verdeggianti, la laboriosità della gente, la cortesia degli operatori, i sapori ed i gusti della cucina cilentana costituiscono gli ingredienti essenziali per scegliere Castellabate quale ideale luogo di villeggiatura e relax.

    Il paese, sulla costa tirrenica, si estende lungo la SS 267, a circa 12 km a sud di Agropoli. Il territorio va dalla zona Lago (chiamata localmente "'u Lao", che lambisce la zona montuosa del Tresino) alla spiaggia del Pozzillo (condivisa con San Marco), comprendendo in collina la località di Valle Sant'Andrea. Dal comune capoluogo (in collina) dista circa 3 km ed è abbastanza contigua con l'altra frazione, S.Marco. Da Acciaroli dista 20 km, 13 da Agnone Cilento, 9 da Case del Conte e circa 60 da Salerno.

    Il paese era noto col nome del suo nucleo originario, Isca delle Chitarre, attualmente suo centro storico. Il centro storico si estende fra due piazze: Piazza Matarazzo, nei pressi dell'omonima villa e capolinea degli autobus, e Piazza Lucia, sede degli uffici municipali. Le abiitazioni più caratteristiche si trovano in una zona di porticati, di fronte al piccolo molo, chiamata "Porte le Gatte" (trasmutazione del nome "porticati", anche se, secondo alcuni l'origine del nome è dovuta ai pescatori, in quanto i porticati illuminati dalle candele, visti dal mare durante la notte, sembrano appunto occhi di gatto).
    A causa dell'incremento turistico negli ultimi 30 anni del XX secolo, il paese si è molto sviluppato urbanisticamente dalla pianta originaria, inglobando gli abitati periferici di Lago e Valle S.Andrea ed estendendosi lungo la costa. Ciò ha fatto inoltre registrare un cospicuo incremento demografico, che la vede attualmente una delle più popolose frazioni dell'intera provincia.

    Santa Maria è una località turistica balneare, molto ricettiva d'estate. Ciò è dovuto alla posizione nel parco nazionale, alla buona qualità delle acque (che da alcuni anni le frutta la "Bandiera Blu"

    Un'importante manifestazione è quella che si tiene a ferragosto, con i festeggiamenti della patrona, Santa Maria a Mare.
    Tra le manifestazioni più rilevanti che si tengono a Santa Maria di Castellabate e nell'intero comprensorio cilentano va annoverato il premio Leucosia, giunto alla sua XVI edizione: esso è ospitato, nella prima decade di settembre, nel parco di villa Matarazzo. Questa manifestazione, oltre a premiare quanti nel tempo (cilentani e non) hanno fatto conoscere con la loro opera il Cilento oltre i suoi confini naturali, ha assunto da qualche anno un respiro più internazionale. Innestandosi sul progetto Sulle orme di Ulisse, anno dopo anno gemella (anche tramite il lavoro sul sito) tutte quelle zone che Ulisse avrebbe nel suo viaggio di ritorno da Troia ad Itaca.

    Sempre nella prima decade di settembre si svolgono, presso la spiaggia di marina piccola, gli annuali giochi della contea: questi consistono, tra gli altri, in competizioni di tiro alla fune, rottura di pignatte, corsa nei sacchi, spaghettate, ecc., con cui si mettono in gioco le squadre delle diverse contrade.

    LUOGHI DA VISITARE

    Castellabate
    Licosa
    Ogliastro Marina
    San Marco

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    Buon viaggio amici! ;)







     
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  15. la sirenetta
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    PARGHELIA

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    Origini di Parghelia:
    Alcune notizie storiche fanno risalire le sue origini ad un'epoca remota ad opera di una colonia albanese che si stabilì nel territorio di Tropea.
    Per ben due volte Parghelia fu quasi rasa al suolo dal terremoto del 1783 e del 1905.
    La sua immagine attuale fu completata nel 1926 ma tracce del suo vecchio abitato si riscontrano ancora in alcuni palazzi signorili.
    Particolare è la sua scogliera caratterizzata dal maestoso scoglio denominato "Pizzuta"

    Caratteristiche di Parghelia:
    Sono particolari le colline Florio Felosi sopra il tratto costiero della punta di Zambrone, il suo famoso faraglione della "Pizzuta" così come singolare è la gara di pesca "u surici".

    "È lo scoglio denominato la Pizzuta, a ridosso del quale si ergono pinnacoli granitici, a caratterizzare lo splendido litorale di Parghelia. Spuntano dalle azzurre acque del mare quasi fossero simpatici mostri litici posti a ideale difesa dell'abitato. Quest'ultimo presenta una struttura prettamente moderna visto che il vecchio centro urbano fu quasi completamente raso al suolo dal terribile terremoto del 1908. Dell'antico sito rimangono pochi resti che conservano ancora suggestioni e atmosfere di tempi ormai passati. Intorno, a fare da corona, una vasta coltura di agrumi, viti, ulivi e cipolle rosse tra cui è possibile fare delle passeggiate rilassanti e profumate."

    Da visitare a Parghelia:
    La chiesa di Santa Maria di Porto Salvo, sopravvissuta al terremoto del 1700.
    Il mulino di "Cannamele", il paesaggio.
    Le spiagge ed il mare così come tutto il tratto costiero.

    Itinerari consigliati:
    La chiesa del millesettecento di S.Maria di Portosalvo, ove si conservano tele di scuola napoletana ed altre della scuola Salimene di ottima fattura, un pregevole altare ed una splendida balestra.

    La festività in onore della Madonna viene celebrata la seconda domenica di agosto.
    Superata la chiesa di Portosalvo, a destra si prosegue per Fitili attraverso alcuni tornanti in salita per circa un chilometro, dai quali si possono ammirare bei panorami.

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    Buon viaggio amici! :)



     
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289 replies since 19/10/2010, 13:31   21802 views
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