Film anni 30-40-50-60-70 Hollywoodiani

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. Oceanya
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Film anni 30-40-50-60 hollywoodiani
    Video,notizie,curiosità,trame,recensioni dei film che hanno fatto la storia del cinema

    Fred-astaire.ginger.rogers





    Storia del cinema



    Il cinema, nella sua storia, ha attraversato diverse fasi e periodi, che l'hanno portato dai primi rudimentali "esperimenti" dei fratelli Lumière ai moderni film digitali, ricchi di effetti speciali realizzati con la grafica computerizzata.
    Fratelli_Lumiere


    Il cinema, inteso come proiezione di immagini in movimento, ha numerosi antenati, che risalgono fino al mondo antico. In oriente esisteva la rappresentazione delle ombre cinesi, mentre in Europa abbiamo studi ottici sulle proiezioni tramite lenti fin dal 1490, con la camera oscura leonardiana. Fu però dal XVII secolo che nacque l'antenato più prossimo allo spettacolo cinematografico, la lanterna magica, che proiettava su una parete di una stanza buia immagini dipinte su vetro e illuminate da una candela dentro una scatola chiusa, tramite un foro con una lente. Simile, ma opposto per modo di fruizione, era il Mondo nuovo, una scatola chiusa illuminata all'interno dove però si doveva guardare all'interno per vedere le immagini illuminate: tipico degli ambulanti tra XVIII e XIX secolo, rendeva possibile una fruizione anche di giorno, anche all'aperto.

    Dopo la nascita della fotografia si iniziò a studiare la riproduzione del movimento in scatti consecutivi. Sfruttando i principi dei dispositivi ottici del passato, si iniziarono a cercare modi di proiettare fotografie in successione, in modo da ricreare un'illusione di movimento estremamente realistica: tra le centinaia di esperimenti in tutto il mondo, ebbero buon fine il Kinetoscopio di Thomas Edison (ispirato al "mondo nuovo") e il Cinematografo dei Fratelli Lumière (ispirato alla lanterna magica
    L'invenzione della pellicola cinematografica risale al 1885 ad opera di George Eastman, mentre la prima ripresa cinematografica è ritenuta essere Roundhay Garden Scene, cortometraggio di 2 secondi realizzato il 14 ottobre 1888 da Louis Aimé Augustin Le Prince.

    Il cinema inteso come la proiezione in sala di una pellicola stampata, di fronte ad un pubblico pagante, è nato invece il 28 dicembre 1895, grazie ad un'invenzione dei fratelli Louis e Auguste Lumière, i quali mostrarono per la prima volta, al pubblico del Gran Cafè del Boulevard des Capucines a Parigi, un apparecchio da loro brevettato, chiamato cinématographe.

    220px-Bette_Davis_in_All_About_Eve_trailer


    Tale apparecchio era in grado di proiettare su uno schermo bianco una sequenza di immagini distinte, impresse su una pellicola stampata con un processo fotografico, in modo da creare l'effetto del movimento. Thomas Edison nel 1889 realizzò una cinepresa (detta Kinetograph) ed una macchina da visione (Kinetoscopio): la prima era destinata a scattare in rapida successione una serie di fotografie su una pellicola 35mm; la seconda consentiva ad un solo spettatore per volta di osservare, tramite un visore, l'alternanza delle immagini impresse sulla pellicola. Ai fratelli Lumière si deve comunque l'idea di proiettare la pellicola, così da consentire la visione dello spettacolo ad una moltitudine di spettatori.

    Essi non intuirono il potenziale di questo strumento come mezzo per fare spettacolo, considerandolo esclusivamente a fini documentaristici, senza per questo sminuirne l'importanza, tanto che si rifiutarono di vendere le loro macchine, limitandosi a darle in locazione. Ciò determinò la nascita di molte imitazioni. Nello stesso periodo, Edison (negli USA) iniziò un'aspra battaglia giudiziaria per impedire l'uso, sul territorio americano, degli apparecchi francesi, rivendicando il diritto esclusivo all'uso dell'invenzione.

    Dopo circa cinquecento cause in tribunale, il mercato sarà comunque liberalizzato. Nel 1900 i fratelli Lumière cedettero i diritti di sfruttamento della loro invenzione a Charles Pathé. Il cinematografo si diffuse così immediatamente in Europa e poi nel resto del mondo.

    Nel frattempo il cinema registrò alcuni clamorosi successi di pubblico: Assalto al treno (The Great Train Robbery) (1903) dell'americano Edwin Porter spopolò in tutti gli Stati Uniti, mentre il Viaggio nella luna (1902) del francese Georges Méliès, padre del cinema di finzione, ebbe un successo planetario (compresi i primi problemi con la pirateria). Vennero sperimentati i primi effetti speciali prettamente "cinematografici", cioè i trucchi di montaggio (da Méliès, che faceva apparire e sparire personaggi, oggetti e sfondi), le sovrimpressioni (dai registi della scuola di Brighton, ripreso dalla fotografia), lo scatto singolo (dallo spagnolo Segundo de Chomón, per animare i semplici oggetti), ecc. Si delinearono inoltre le prime tecniche rudimentali del linguaggio cinematografico: la soggettiva (George Albert Smith), il montaggio lineare (James Williamson), il raccordo sull'asse, i movimenti di camera
    cinema delle origini, detto "delle attrazioni mostrative", serviva per mostrare una storia che veniva necessariamente spiegata da un narratore o imbonitore presente in sala. Inoltre le storie erano spesso disorganizzate, anarchiche, più interessate a mostrare il movimento e gli effetti speciali che a narrare qualcosa. Solo il cinema inglese, legato alla tradizione del romanzo vittoriano, era più accurato nelle storie narrate, prive di salti temporali e di grosse incongruenze.

    La nascita di un cinema che raccontasse storie da solo è strettamente legata ai cambiamenti sociali dei primi anni del Novecento: verso il 1906 il cinema viveva la sua prima crisi, per il calo di interesse del pubblico. La riscossa però fu possibile grazie alla creazione di grandi sale di proiezione a prezzi molto contenuti rivolte alla classe operaia, come svago economico e divertente: nacquero i "nickelodeon", dove era impensabile usare una persona per spiegare le vicende del film, per questo i film iniziarono ad essere intelligibili automaticamente, con contenuti più semplici ed espliciti e con le prime didascalie.

    Nascita di una nazione (1915) dell'americano David W. Griffith è il primo vero film in senso moderno e rappresenta il culmine del nascente linguaggio cinematografico, codificando una nuova "grammatica" (sia in termini di stile che di contenuti e di lunghezza) che ancora oggi è usata.
    Con i primi grandi successi del cinema muto, fu presto chiaro che la produzione di film poteva essere un affare favoloso, tale da giustificare anche l'investimento di forti somme di denaro: un film che ha successo ripaga di molte volte i costi per crearlo e distribuirlo. D'altra parte sono soldi buttati se non incontra i gusti del pubblico.

    Quando fu chiaro ai produttori che la gente si affezionava agli attori che vedeva sullo schermo, da una parte favorirono questo attaccamento promuovendo pubblicamente gli artisti che avevano dimostrato di piacere agli spettatori, per renderli ancora più popolari, e dall'altra iniziarono a pagare loro una parte consistente di questi profitti pur di ingaggiarli anche per i film successivi: gli attori cinematografici di successo iniziarono a guadagnare cifre inaudite e nacquero così i primi divi, le prime star.

    Gli editori radiofonici e giornalistici, dal canto loro, furono ben felici di poter attingere ad argomenti nuovi e di sicuro interesse per i loro lettori: il processo si alimentò da solo e diede inizio all'insieme di attività di promozione detto star system, che non veicolò soltanto i singoli artisti ma anche il loro elevato tenore di vita.

    491px-Chaplin_The_Kid


    Il fatto che un attore cinematografico non dovesse avere (in apparenza) altre doti che piacere al pubblico, e che la nascente industria cinematografica cercasse costantemente nuovi attori e pagasse loro delle vere fortune (ma solo a chi sfondava), e la fama enorme di cui godevano che poteva arrivare all'idolatria (uno su tutti: Rodolfo Valentino), rese il mestiere di attore del cinema un sogno, un miraggio che catturò la fantasia delle masse: tutti volevano diventare attori.
    Mentre negli Stati Uniti si sviluppava un cinema narrativo classico, destinato a un pubblico vasto, in Europa le avanguardie artistiche svilupparono tutta una serie di film sperimentali che, sebbene limitati nel numero e nella reale diffusione, furono molto importanti per il cinema successivo. Tra gli autori più importanti ci furono l'italiano Anton Giulio Bragaglia, gli spagnoli Luis Buñuel e Salvador Dalí, i russi Dziga Vertov e lo stesso Ejzenstein, i francesi René Clair e Fernand Léger.

    Un discorso a parte merita la Germania, dove la presenza di alcuni tra i migliori registi, attori, sceneggiatori e fotografi dell'epoca permise la creazione di opere innovative ma anche apprezzate dal pubblico, oltre che capisaldi del cinema mondiale. I tre filoni principali in Germania furono l'espressionismo, il Kammerspiel e la Nuova oggettività. Tra i registi più famosi vanno segnalati almeno Friedrich Wilhelm Murnau (Nosferatu il vampiro, 1922), Georg Wilhelm Pabst e Fritz Lang (Metropolis, 1927).

    HumphreyBogart

    il cinema e hollywood

    Nella calda e assolata Los Angeles, in California, verso la fine degli anni dieci si riuniscono affaristi desiderosi di investire nel cinema e registi che alla caotica New York preferiscono il clima mite della cittadina californiana per girare pellicole. Nei primi anni venti Los Angeles continua a svilupparsi nel campo industriale e agricolo, e in breve tempo nella zona si riuniscono una serie di case di produzioni cinematografiche, dalla Universal alla MGM, e così nasce Hollywood, e l'aurea mitica che tutt'oggi la circonda.

    marilyn_monroe


    In breve tempo il cinema diventa un vero e proprio prodotto commerciale: attori e attrici ricoprono le immagini delle riviste e vengono visti dal pubblico quasi come fossero delle divinità (si pensi a Mary Pickford, Rodolfo Valentino e Douglas Fairbanks); registi come David W. Griffith e Cecil B. DeMille, alternano prodotti artistici ad altri comandati dagli Studios. E Charlie Chaplin, indipendente sia come artista che come produttore, realizza le sue comiche prendendosi gioco della società.


    La famosa insegna di Hollywood[

    Hollywood

    Negli anni trenta nasce lo studio system: gli Studios comandano a bacchetta le star, e pur esaltandone l'immagine (si pensi a Greta Garbo e Clark Gable), tendono ad intrappolarli in personaggi stereotipati. Si parlerà del "periodo d'oro del cinema". Intanto generi come la commedia e il dramma romantico impazzano, ma in seguito alla Grande depressione si faranno strada generi più realistici e socialmente critici, come il "gangster-movie" e il noir, genere quest'ultimo sviluppatosi maggiormente durante la Seconda guerra mondiale.
    Ma in questo decennio è il musical scacciapensieri a far da padrone, con Fred Astaire e Ginger Rogers fred+and+ginger
    che allietano spettatori desiderosi di evasione. Parte verso la fine del decennio inoltre la rivoluzione del technicolor, ovvero dei film a colori, come il celeberrimo Via col vento di Victor Fleming. via_col_vento

    468px-Orson_Welles_1937


    Negli anni '40 lo studio system finisce a causa delle leggi federali che privano gli Studios della proprietà delle sale cinematografiche, ma durante la Seconda guerra mondiale essi non smettono di far faville continuando a produrre star e film di grande valore. Attori come Cary Grant, James Stewart, Gary Cooper e Henry Fonda diventano in questo periodo veri divi e beniamini del pubblico. Intanto non si perde mai occasione per esaltare i valori dell'"american way of life": a questo ci pensano registi idealisti come Frank Capra, e attori sciovinisti come John Wayne, indimenticabile nei suoi western. Nel 1942 viene girato da Michael Curtiz Casablanca, uno dei film più importanti e celebri della storia del cinema, che pur essendo un film romantico, ha saputo affrontare dignitosamente il problema della guerra, della resistenza partigiana e dell'avanzata nazista e che ha lanciato nello star system Humphrey Bogart e Ingrid Bergman.

    Nel frattempo però nuovi artisti come Orson Welles stravolgono il normale modo di fare cinema, e negli anni cinquanta anche la concezione del "divismo" cambia, come nel caso dei più sanguigni Marlon Brando e James Dean, che portano sullo schermo un modo più verisimile di rappresentare la realtà. Contemporaneamente esplode, soprattutto grazie a registi quali Billy Wilder e George Cukor, la «commedia all'americana», che ha i suoi capisaldi in capolavori come A qualcuno piace caldo, Scandalo a Filadelfia e L'appartamento.



    Negli anni sessanta ormai la vecchia Hollywood non è che un ricordo, e il "New Cinema" si fa strada criticando ipocrisie e pudori della vecchia America, per opera di registi audaci come Francis Ford Coppola, Woody Allen, Stanley Kubrick e Martin Scorsese e di attori come Dustin Hoffman, Jack Nicholson, Robert De Niro e Meryl Streep. È una vera e propria rivoluzione all'interno della "vecchia" Hollywood. Film come Easy Rider e Il laureato girati con budget bassi e che fecero registrare incassi inimmaginabili, illuminarono anche le major che poco a poco iniziarono a lasciar perdere le restrizioni stilistiche del Codice Hays che imponeva un codice morale rigido al di fuori del quale i film non venivano prodotti. Semplicemente si resero conto che le nuove generazioni, contrarie alle politiche americane di perbenismo ed espansionismo ipocritamente mascherato, volevano sentir parlare esattamente di quello che era censurato dalla produzione.

    Negli anni seguenti il cinema come contestazione sarà più una prerogativa del cinema europeo e dopo gli anni '70 a Hollywood si fa strada il cinema come puro intrattenimento, fino all'esaltazione del fantasy di Incontri ravvicinati del terzo tipo di Steven Spielberg e Guerre stellari di George Lucas . Seppur con un modo diverso di intendere il cinema e le star, Hollywood continua comunque a regalare sogni ed emozioni.

    Negli anni ottanta e novanta scende in campo una nuova generazione di talentuosi registi, come Quentin Tarantino, Tim Burton e David Lynch che ha saputo creare film interessanti e innovativi, senza mai dimenticare il passato.





    Edited by Oceanya - 9/7/2015, 00:50
     
    Top
    .
  2. Oceanya
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    imm
    Via col vento




    Via col vento (Gone with the Wind) è un film drammatico diretto da Victor Fleming nel 1939; è uno dei film più famosi della storia del cinema e ha stabilito dei record che rimangono tuttora insuperati. Il film venne prodotto da David O. Selznick e distribuito dalla Metro-Goldwyn-Mayer; la sceneggiatura, in buona parte dovuta a Sidney Howard, è tratta dal romanzo omonimo di Margaret Mitchell, vincitore del premio Pulitzer nel 1937.

    La lavorazione del film fu molto complessa e travagliata per i film di quel periodo storico: complessivamente richiese circa due anni per poter essere realizzato e il suo completamento è dovuto principalmente al grande sforzo economico e lavorativo di Selznick, la cui intenzione era di farne un grande affresco storico, oltre che una semplice storia d'amore; per raggiungere il suo scopo Selznick vi dedicò quasi tutte le sue energie nel periodo della produzione. Proprio la grandiosità produttiva e il grande successo di pubblico rendono questo film una pietra miliare indiscutibile nella storia del cinema; si è trattato, infatti, del primo caso di successo planetario nella storia del cinema.

    Ufficialmente la regia è attribuita a Victor Fleming, ma durante la produzione si sono succeduti George Cukor e Sam Wood. Lo stesso Selznick (considerato da molti il vero autore del film)[2] ha avuto una forte presenza nella direzione così come su molti aspetti del film, tra cui anche la sceneggiatura, il montaggio e la scelta degli attori, a dimostrazione che questo più degli altri è il "suo" film.



    Trama:



    L 'inizio

    Sud degli Stati Uniti, 1861: due ricche famiglie di possidenti terrieri, gli O'Hara, nella loro proprietà "Tara", e i Wilkes nella vicina tenuta de "Le Dodici Querce", vivono spensieratamente e in modo mondano. Un giorno la figlia maggiore degli O'Hara, Rossella, è a colazione con i fratelli Stuart e Brent Tarleton, i quali le comunicano che Ashley Wilkes ha intenzione di sposare la propria cugina Melania Hamilton. Rossella prende molto male la notizia, essendo anche lei innamorata perdutamente di Ashley e convinta di essere ricambiata. Poco dopo Rossella va incontro al padre, Gerald, che le comunica che i Wilkes hanno intenzione di dare una festa e le conferma la notizia dell'imminente matrimonio tra Ashley e Melania; Rossella rimane sconvolta e decide di rivelare ad Ashley il suo sentimento per lui, convinta che questo lo convincerà a cancellare le nozze. Il padre, visto l'interesse della ragazza le chiede se non sia successo qualche cosa di sconveniente tra di loro ma lei lo rassicura. Camminando verso casa Gerald le ricorda che ha del sangue irlandese e che come tutti gli irlandesi è dalla terra che trarrà la forza per affrontare la vita, la terra rossa di Tara. Rossella, dopo una discussione con Mamy in merito alla colazione, va alla festa e si comporta in modo molto esuberante, attirandosi le simpatie dei ragazzi e le antipatie delle ragazze, invidiose del suo successo con gli uomini; durante il riposo dopo pranzo le donne vanno a dormire, ma Rossella si alza dal letto e decide di andare a cercare Ashley per comunicargli il suo amore. Lo trova insieme a tutti gli altri uomini, mentre questi sono intenti a discutere di politica.
    Via_col_vento5
    La minaccia del governo federale di imporre le regole della società industriale e di abolire la schiavitù, fonte di manodopera a basso costo per la coltivazione del cotone, incita gli animi idealisti dei giovani del Sud ad abbracciare l'idea di una guerra di secessione. Un noto e scaltro avventuriero di Charleston, Rhett Butler, avverte tutti i partecipanti alla discussione della superiorità di mezzi degli Stati nordisti: egli, infatti, è stato negli Stati del Nord e fa notare a tutti che il Sud è totalmente sprovvisto di fabbriche di cannoni e munizioni; inoltre, la maggior parte dei campi coltivabili vengono destinati al cotone e ad altri beni secondari, non al cibo, e quindi i nordisti con le loro forti navi da guerra potrebbero, bloccando i porti, tagliare i rifornimenti a tutto il Sud. La maggior parte degli uomini prende le parole di Butler come un'offesa alla patria, e l'orgoglio impedisce a tutti di ascoltare i saggi consigli dell'uomo, che ha fama di rinnegato. In particolare Carlo Hamilton, fratello di Melania, vorrebbe sfidarlo a duello ma Ashley riporta la calma tra di due.

    Butler esce dalla sala della riunione; Ashley lo segue per dovere d'ospitalità e, nel cercare di raggiungere Rhett, si imbatte in Rossella, che lo porta in una stanza e gli comunica il suo affetto. Lui, però, risponde che pur volendo molto bene a Rossella intende sposare ugualmente Melania; udito questo, Rossella va su tutte le furie e, dopo l'uscita di Ashley dalla stanza, lancia un vaso contro il muro, rompendolo. In quel momento si accorge che Rhett Butler era nascosto dietro il divano e che ha sentito tutta la conversazione. Pochi minuti dopo arriva la notizia che la guerra di secessione è cominciata: la migliore gioventù del Sud corre ad arruolarsi. Rossella riceve la proposta di matrimonio di Carlo Hamilton e, sebbene non innamorata di lui, accetta per fare un dispetto ad Ashley. Poco dopo il doppio matrimonio, i due mariti partono per la guerra.


    La guerra

    La guerra tanto desiderata finalmente arriva: Ashley è partito ma, dopo un iniziale successo del Sud, la tragica realtà sconvolge le speranze dei sudisti. Nel frattempo Rhett, sfruttando le sue conoscenze e la sua audacia, diventa uno tra gli uomini più ricchi del Sud, forzando il blocco nordista con le sue navi e rifornendo di provviste gli Stati confederati.

    Le truppe nemiche avanzano inesorabilmente e le perdite sono sempre più gravi; uno dei caduti è proprio il marito di Rossella, Carlo Hamilton, che muore di rosolia con complicazioni polmonari. La vedovanza non si addice ad una ragazza tanto giovane ed esuberante, la madre quindi pensa che sia meglio per Rossella andare ad Atlanta dove vivono Melania e la zia Pittipah. Rossella parte con la serva Prissy con la speranza di poter vedere presto Ashley. La situazione precipita quando l'esercito nordista si appresta ad assediare la città, proprio quando Melania sta per dare alla luce un figlio. Rossella si vede costretta controvoglia ad accudire i soldati feriti e – per una promessa fatta ad Ashley – a vegliare su Melania. Quando ormai la città è nel caos, Rhett porta in salvo le due donne attraversando la stazione in fiamme. Sulla strada per Tara, Rhett le abbandona con l'intenzione di arruolarsi nell'esercito sudista, anche se la guerra è ormai praticamente persa, e dichiara finalmente il suo amore per Rossella, ma questa, ancora innamorata di Ashley, respinge il suo bacio appassionato.

    Giunta a casa, Rossella trova il suo vecchio mondo distrutto: la povertà più assoluta, le sorelle malate di tifo, la madre morta e il padre malato di mente. Rossella assume il ruolo di capofamiglia e gestisce tutte le attività lavorative a Tara: questo le procura l'odio della sorella Susele per via dei modi con cui obbliga tutti a lavorare fino allo stremo, nonostante la stessa Rossella fatichi ininterrottamente per cercare di guadagnare quei pochi soldi necessari ad andare avanti. Finalmente un giorno Gerald O'Hara, il padre di Rossella, torna a casa dopo essere stato in città e comunica a tutti che la guerra è finita: il Sud si è arreso. Nella disperazione generale Rossella ha l'intuizione di piantare più cotone, prevedendo un immediato rialzo del prezzo.

    La ricostruzione

    Nonostante l'intuizione di Rossella, le tasse imposte dai nordisti sono altissime e il commercio di cotone, sebbene redditizio, non le consente di riprendere il suo vecchio stile di vita; le consente però di sfamarsi, tanto che permette a Melania di rifocillare tutti i reduci che ritornano affamati dal fronte. Tra questi un giorno arriva anche Ashley, che comincia a collaborare lavorando a Tara. Un giorno torna in visita il vecchio sovrintendente John Wilkerson con l'ex amante ora moglie Emma Slattery, loro vorrebbero comprare la casa e la piantagione sicuri di ottenerla ad un prezzo stracciato ma Rossella li scaccia. Il padre Gerald li insegue con il suo cavallo ma cade dopo un salto e muore. Rossella ha altro a cui pensare: per via di una nuova fortissima tassa imposta dai nordisti, infatti, rischia di perdere l'intera proprietà. Rossella si rende conto di non essere in grado di procurarsi il denaro in tempo e decide di andare a trovare Rhett Butler, agli arresti come prigioniero di guerra; inizialmente Rossella finge di non avere problemi e di essere andata da Rhett solo per fargli una visita, ma egli è più furbo di quanto Rossella immagini e intuisce in breve la verità. Tuttavia non è in grado di aiutarla, poiché il suo denaro è depositato all'estero.

    Tornando dalla prigione, Rossella e Mami, la sua schiava nutrice, si imbattono in Franco Kennedy, il fidanzato di Susele, e vengono a sapere che ha aperto un negozio e una segheria che gli hanno consentito di mettere da parte una piccola fortuna. Nella sua ambizione, Rossella sposa il fidanzato della sorella con l'intenzione di impadronirsi dei suoi soldi per pagare le tasse e sfrutta la segheria per arricchirsi, facendo affari anche con gli stessi nordisti. Si illude di essere ancora innamorata del malinconico Ashley, che però resta fedele a Melania e preferisce ricordare il mondo romantico dell'anteguerra. Ancora una volta, però, Rossella rimane vedova, perché il marito cade in uno scontro a fuoco per un regolamento di conti. Anche Ashley resta ferito, ma viene salvato dal provvidenziale intervento di Rhett, di cui Rossella continua a diffidare.

    Il terzo matrimonio

    Rhett, ricchissimo e innamorato, riesce finalmente a sposare Rossella; i due hanno una figlia, Diletta, che però non fa altro che mettere in evidenza le difficoltà psicologiche della madre (durante un sogno si lamenta di cercare qualcosa nella nebbia e non ha ancora dimenticato il suo ideale di sempre: Ashley). Questa situazione è ormai diventata un'ossessione per Rhett, il cui sincero sentimento è messo a dura prova dai pettegolezzi e dall'atteggiamento capriccioso e indifferente di Rossella. Il dramma culmina con la morte di Diletta, dovuta ad una caduta da cavallo, e con la morte di Melania, che prima di spirare ricorda a Rossella l'amore che Rhett prova per lei. Quando Ashley, alla fine, confessa che Melania era il suo unico sogno che non fosse stato distrutto dalla realtà, Rossella si rende conto di aver amato un'illusione, e che Rhett era probabilmente il suo vero, inconsapevole, amore. Ma è ormai troppo tardi: stanco dei suoi capricci, Rhett la lascia sulla porta di casa, rispondendo alla domanda di Rossella: «Se te ne vai, che sarà di me?» con la famosa frase:

    « Francamente, me ne infischio. »


    Altrettanto memorabile è la frase conclusiva, pronunciata da Rossella tra le lacrime, che riassume la complessità di un personaggio romantico quale quello di Rossella O'Hara:

    >« E troverò un modo per riconquistarlo. Dopotutto, domani è un altro giorno! »


    La lavorazione

    L'idea

    L'idea di trarre un film dal popolarissimo romanzo di Margaret Mitchell venne al produttore David O. Selznick, questi condusse una lunga trattativa e alla fine riuscì ad acquistare i diritti dall'autrice per la somma record di 50.000 dollari,[1] subito dopo propose alla Warner Brothers di aiutarlo nella produzione, ma a causa di alcuni strascichi sulle scelte degli attori questo accordo andò a monte: Selznick scelse alla fine, contro il parere dei suoi collaboratori, di produrre in proprio il film, e trovò un accordo con la Metro Goldwyn Mayer per la distribuzione in cambio di una percentuale sui profitti.

    Selznick cominciò a preparare il film insieme a George Cukor; la coppia impiegò più di un anno per preparare tutto il necessario alle riprese. Le prime scene vennero girate a partire dal 10 dicembre del 1938 ma vennero subito sospese per via del Natale; di fatto le riprese vere e proprie cominciarono il 26 gennaio 1939. Il produttore era talmente concentrato sulla realizzazione del film, da "invadere" costantemente il set durante le riprese obbligando registi, attori e sceneggiatori ad assecondare ogni suo capriccio. Non a caso durante la lavorazione molti membri dello staff furono licenziati o si dimisero e i loro ruoli furono riassegnati

    Sceneggiatura

    La sceneggiatura del film è una delle parti più travagliate; dopo aver acquistato i diritti del libro, Selznick iniziò a scriverla personalmente. Alla fine venne accreditata nei titoli di testa a Sidney Howard che di fatto ne è il principale autore; questi per completarla senza le interruzioni di Selznick fu costretto a risiedere per un breve periodo di tempo al di fuori degli Stati Uniti.[1] In realtà oltre al produttore e ad Howard vi misero le mani altri 8 sceneggiatori (tra cui gli scrittori Francis Scott Fitzgerald e Ben Hecht non accreditati)[3] tra sostituti e collaboratori che vennero cambiati prima e durante le riprese con una velocità che spaventava tutto il resto del cast, alcuni di questi dieci sceneggiatori lavorarono infatti solo pochi giorni tuttavia vennero consistentemente retribuiti.

    Howard venne pagato circa 2.000 $ a settimana[1] (per un totale di 84.834 $)[4] e non vide mai l'opera finita perché morì il 23 agosto 1939,[4] quando il film era in sala montaggio.

    Alla fine per pagare tutti i 10 sceneggiatori il produttore spese complessivamente 126.000 $,[1] se si sommano a questi i 50.000 $ pagati per i diritti all'autrice Selznick spese 176.000 $ senza avere ancora in mano neanche un metro di pellicola.

    Casting


    clarkgable
    Clark Gable

    Quando Selznick propose il film alla Warner Bros, i due principali candidati ad interpretare le parti di Rossella e Rhett erano Bette Davis ed Errol Flynn. I due, tuttavia, erano poco tempo prima venuti a lite e mal si sopportavano: Selznick avrebbe dovuto cambiare almeno uno dei due, ma poi gli accordi con la WB saltarono e Selznick fu costretto a ripiegare altrove. Una volta accordatosi con la MGM Selznick rimase indeciso se contattare Clark Gable o Gary Cooper, ma quando quest'ultimo rispose affermando:

    « Via col vento sta per diventare il più grande flop della storia del cinema, e sarà Clark Gable a perderci la faccia e non Gary Cooper »
    (Gary Cooper

    il produttore non ebbe più dubbi e assegnò la parte a Clark Gable senza indugiare e con l'approvazione di tutto il pubblico americano; la MGM fu d'accordo fin dall'inizio e Gable venne scritturato. In quel periodo Gable stava divorziando da Ria Langham e la moglie voleva 400.000 dollari per concedere il divorzio al marito; questi, tuttavia, non era in grado di pagare una somma così alta tutta insieme, ma alla fine ricevette come compenso 400.000 per il divorzio, più 120.000 dollari per sé.

    Vivien Leigh
    Vivien Leigh

    Molto più complicata e travagliata è stata la scelta per l'attrice che doveva interpretare Rossella. Furono provinate circa 1400 attrici, tra cui Paulette Goddard, Susan Hayward, Katharine Hepburn, Carole Lombard, Jean Arthur, Tallulah Bankhead, Norma Shearer, Barbara Stanwyck, Joan Crawford, Lana Turner, Joan Fontaine e Loretta Young; al momento dell'inizio delle riprese nel dicembre 1938 non si aveva ancora un nome definitivo e si dovette cominciare senza la protagonista.

    In mezzo a questo elenco di star hollywoodiane la parte venne assegnata alla sconosciuta Vivien Leigh; questa ottenne un provino quando venne presentata quasi per caso al fratello del produttore, Myron Selznick, mentre si girava la scena dell'incendio di Atlanta. Alla fine rimasero in lizza due attrici: Paulette Goddard e appunto Vivien Leigh. Una leggenda vuole che la Goddard perse il ruolo perché non riuscì a dimostrare di essere realmente sposata a Charlie Chaplin, con cui conviveva, e questo per il moralista e capo della MGM Louis B. Mayer era del tutto inaccettabile. Nemmeno Vivien Leigh era sposata e conviveva con Laurence Olivier, ma a differenza della Goddard la storia non era nota al grande pubblico e per questo ottenne la parte e 25.000 dollari. I due si sposarono comunque poco tempo dopo, il 31 agosto 1940 come promesso a Mayer.

    Altri componenti

    La selezione per scritturare Ashley (Leslie Howard) non creò grossi problemi perché Howard era già sotto contratto con la MGM e la sua convocazione fu gradita al produttore e fu subito scartata l'idea iniziale di scritturare Randolph Scott; viceversa per il ruolo di Melania Selznick contattò Olivia De Havilland, sotto contratto con la WB. La De Havilland voleva la parte e cercò in tutti i modi di convincere Jack Warner (il presidente della WB) a lasciarla libera per questa occasione, alla fine fu la moglie di Warner (amante del libro e ammiratrice della De Havilland) a convincere il marito a lasciare libera l'attrice.

    vivienleigh4


    Per il ruolo di Mami venne eseguito un casting;i giochi sembrarono fatti quando Eleanor Roosevelt (moglie del presidente Franklin Delano Roosevelt) telefonò personalmente a Selznick per proporre la sua governante Elizabeth McDuffie per quella parte;[6] Hattie McDaniel aveva partecipato al casting ma era convinta di non ottenere la parte perché era precedentemente nota per ruoli comici completamente diversi da quello di Mami e credeva che i produttori cercassero un'attrice più seria, tuttavia le cose cambiarono quando Clark Gable (con cui la McDaniel aveva già lavorato in precedenza in Sui mari della Cina[7] e Saratoga[8]) sostenne vigorosamente la sua candidatura.[9] Alla fine Selznick diede retta all'attore e scritturò la McDaniel per quel ruolo che l'ha resa celebre e le ha consentito di essere la prima attrice di colore a ricevere l'Oscar.

    Rossella%203


    gonewiththewind_imm

    Olivia_de_Havilland_as_Melanie_Hamilton_in_Gone_With_the_Wind_trailer_cropped

    Riprese

    Dopo la lunghissima pre-produzione necessaria a realizzare i 90 set necessari[3] ebbero inizio le riprese; queste durarono dal 10 dicembre 1938 al 27 giugno del 1939 e impiegarono complessivamente più di 2.400 comparse.[3] Le prime scene girate furono quelle dell'incendio di Atlanta. Vennero girate quasi due ore di pellicola, da cui furono estratti i pochi minuti visibili nel film. Questa sproporzione è spiegata dal fatto che l'occasione di ripresa fu unica, in quanto furono bruciate diverse scenografie di vecchi film tra cui la famosa porta del film King Kong del 1933, che portò addirittura ad un'irruzione sul set dei vigili del fuoco, avvertiti da alcuni residenti del luogo che si erano spaventati vedendo alte fiamme e un denso fumo levarsi dal set.[1] Il film venne diretto inizialmente da George Cukor che insieme al produttore aveva realizzato tutta la pre-produzione, dopo meno di 3 settimane di riprese il produttore cacciò Cukor a causa delle loro continue liti[1] e in sostituzione chiamò Victor Fleming, che stava lavorando al film "Il mago di Oz". Fleming iniziò a girare il film ma dopo alcuni mesi venne condotto ad un grave esaurimento nervoso dalle continue intromissioni del produttore e decise di prendersi una vacanza. Selznick allora chiamò Sam Wood per sostituirlo, ma anche Wood venne cacciato pochi giorni prima del rientro di Fleming, in attesa del quale la regia venne affidata allo scenografo William Cameron Menzies.[10] In tutto i minuti girati da Wood montati nel film sono 33,[1] quelli di Cukor 17.[3]

    Anche i direttori della fotografia non rimasero immuni alle manie di perfezionismo di Selznick, infatti all'inizio venne scritturato Lee Garmes ma dopo un mese di riprese venne sostituito da Ernest Haller perché Selznick giudicava la fotografia di Garmes troppo oscura per il film;[1] rimase invece sempre costante Ray Rennahan per il technicolor.[1] La scena alla stazione, con una distesa interminabile di feriti, impiegò quasi mille comparse e altrettanti manichini mossi dalle comparse stesse.[3] Diversi particolari di scenografie, tra cui i soffitti della villa alle Dodici Querce e parte della stazione ferroviaria erano semplicemente dipinti su un vetro sovrapposto all'inquadratura.[10] Nella scena del ballo di beneficenza i due protagonisti fecero ricorso ad una pedana girevole per accentuare il movimento rotatorio della danza.[10]

    Durante le riprese gli screzi fra i membri del cast non furono pochi; l'aneddoto più famoso è legato al fatto che Vivien Leigh detestava le scene in cui doveva baciare Gable che, benché ancor giovane, già portava la dentiera e aveva, secondo l'attrice, un alito "mefistofelico".[1] Inoltre la Leigh era infastidita dal fatto che lei lavorò ininterrottamente per 125 giorni percependo 25.000 dollari, Gable ne prese 120.000 lavorando per 71 giorni intervallati da vacanze.Una curiosità singolare riguarda il fatto che durante tutti i mesi di riprese i 4 attori principali (Leigh, Gable, Howard e De Havilland) recitarono tutti insieme solo per una scena: quella del ritorno dei mariti dalla spedizione a Shantytown, che nel film occupa circa due minuti. Un'altra curiosità singolare riguarda il fatto che dei quattro attori principali i tre che interpretano i personaggi che sopravvivono (Gable, Leigh e Howard) sono morti in giovane età, viceversa la De Havilland, nata nel 1916, è tuttora in vita mentre nel film il suo personaggio è l'unico a morire. Altre due attrici ancora in vita che hanno recitato in questo film sono Alicia Rhett (alias Lydia Wilkes) la quale è nata nel 1915 e Ann Rutherford (alias Carreen O'Hara), nata nel 1920.

    Colonna sonora

    Per la colonna sonora Selznick aveva a disposizione Herbert Stothart, sotto contratto con la MGM e disposto a collaborare. Selznick voleva a tutti costi Max Steiner che però aveva un contratto di esclusiva con la major rivale Warner Bros, questo però non fermò il produttore che accettò di pagare una pesante penale pur di avere il suo compositore preferito. Steiner era indubbiamente un compositore di talento, e aveva composto un gran numero di colonne sonore, tuttavia veniva generalmente considerato ripetitivo perché le sue composizioni erano tutte molto somiglianti tra di loro; per il film "Via col vento" scriverà il brano che lo renderà celebre e che tuttora viene ascoltato e utilizzato (in Italia è la sigla storica del programma Porta a Porta di Bruno Vespa). Il produttore chiamò anche Adolph Deutsch, Hugo Friedhofer, Heinz Roemheld, William Axt, Franz Waxman per completare il lavoro con brani addizionali di musica non originale.

    Questo è l'elenco dei brani utilizzati nel film

    1.Selznick International Theme
    2.Main Theme
    3.(I Wish I Was in) Dixie's Land
    4.Katie Belle
    5.Under the Willow She's Sleeping
    6.Lou'siana Belle
    7.Dolly Day
    8.Ring, Ring de Banjo!
    9.Sweet and Low
    10.Ye Cavaliers of Dixie
    11.Taps
    12.Massa's in de Cold Ground
    13.Maryland, My Maryland
    14.Irish Washerwoman
    15.Gary Owen
    16.When Johnny Comes Marching Home
    17.Weeping, Sad and Lonely (When This Cruel War Is Over)
    18.The Bonnie Blue Flag
    19.Hark! the Herald Angels Sing
    20.Tramp! Tramp! Tramp! (The Boys Are Marching)
    21.The Old Folks at Home (Swanee River)
    22.Go Down Moses (Let My People Go)
    23.My Old Kentucky Home
    24.Marching Through Georgia
    25.Battle Hymn of the Republic
    26.Beautiful Dreamer
    27.Jeanie with the Light Brown Hair
    28.Yankee Doodle
    29.Stars of the Summer Night
    30.Bridal Chorus (Here Comes the Bride)
    31.Deep River
    32.For He's a Jolly Good Fellow
    33.London Bridge Is Falling Down
    34.Ben Bolt (Oh Don't You Remember)

    Differenze rispetto al romanzo

    Nel romanzo Rossella ha avuto altri due figli: Wade Hampton Hamilton (avuto dal primo marito Carlo Hamilton), ed Ella Lorena Kennedy, figlia di Franco. Nel film essi non compaiono, così come sono stati eliminati alcuni personaggi (la madre dei gemelli Tarleton, Franco Picard, Cade Calvert, i fratelli Fontaine, e altri).
    Nel film manca completamente la parte biografica su Gerald O'Hara, nel libro infatti viene narrata la sua partenza dall'Irlanda, il suo arrivo negli Stati Uniti e il modo in cui è diventato un possidente terriero.
    Nel film non si parla nemmeno delle vicende che portarono la ricca quindicenne Elena Robillard ad accettare il matrimonio con Gerald (di molti anni più vecchio di lei). Per Elena è impossibile continuare a vivere a Savannah con il padre e le sorelle, colpevoli di averla separata dal cugino Filippo Robillard (la pecora nera della famiglia) e della di lui successiva morte. Nel libro Elena,in punto di morte a causa del tifo, pronuncia ad alta voce il nome "Filippo".
    Prima di sposare Rossella, Carlo Hamilton nel romanzo è fidanzato con Gioia, nel film con Lydia (India nella versione originale inglese).
    La morte di Gerald O'Hara avviene in seguito alla visita a Tara dall'ex sorvegliante Wilkerson; nel libro, la morte è provocata, sia pur indirettamente, dagli intrighi della sorella di Rossella, Susele (Suellen nella versione originale inglese).
    Molti alleggerimenti sono stati apportati nel film al personaggio di Rhett Butler: è sottovalutata la descrizione del suo ruolo nel forzare il blocco imposto dai nordisti ai porti del Sud, ed è minimizzata la sua relazione con la prostituta Bella Watling, anche lei resa molto più casta.
    Nella notte in cui le mogli attendono il rientro dei mariti da Shantytown, Melania nel film legge David Copperfield di Charles Dickens, mentre nel romanzo era I miserabili, di Victor Hugo.
    Sono stati eliminati tutti i riferimenti al Ku Klux Klan.

    Riconoscimenti

    1940 -

    Premio Oscar
    Miglior film alla Selznick International Pictures
    Migliore regia a Victor Fleming[/color]
    Miglior attrice protagonista a Vivien Leigh
    Miglior attrice non protagonista a Hattie McDaniel
    Migliore sceneggiatura non originale a Sydney Howard
    Migliore fotografia a Ernest Haller e Ray Rennahan
    Migliore scenografia a Lyle R. Wheeler
    Miglior montaggio a Hal C. Kern e James E. Newcom
    Nomination Miglior attore protagonista a Clark Gable
    Nomination Miglior attrice non protagonista a Olivia de Havilland
    Nomination Migliori effetti speciali a Jack Cosgrove, Fred Albin e Arthur Johns
    Nomination Miglior sonoro a Thomas T. Moulton
    Nomination Miglior colonna sonora a Max Steine

    Doppiaggio italiano

    Benché il 1948 sia l'anno ufficiale di prima edizione del film in Italia, in quell'occasione la pellicola fu distribuita in edizione originale con sottotitoli. Evidentemente la realizzazione dell'adattamento italiano aveva richiesto un notevole sforzo. L'anno successivo, a maggio, Franco Schirato dirige alla Fono Roma il celebre doppiaggio classico del film, che sfodera il meglio dei soci della CDC nei vari ruoli. Realizzata in 17 turni di lavoro, la versione italiana di Via col vento esce trionfalmente in tutte le sale nel marzo del 1950 e rimane in cartellone per più di un anno. Da allora il film ha avuto numerose riedizioni, precisamente nel 1957, nel 1962, nel 1968 (in 70 millimetri e suono stereofonico), nel 1973 e nel 1977. In quest'ultima occasione il film viene proposto con un ridoppiaggio i cui nuovi dialoghi vengono affidati a Roberto De Leonardis, l'adattatore di fiducia di Walt Disney. Piccoli spunti vengono ripresi dal doppiaggio d'epoca, ma il resto risulta totalmente nuovo. Le differenze principali che si registrano nelle due versioni italiane sono:

    Nel doppiaggio d'epoca del film tutti gli attori di colore sono doppiati con un italiano sgrammaticato ed i verbi all'infinito. Nell'edizione del '77 la cosa viene considerata una forma di razzismo nei confronti delle persone di colore, poiché quell'italiano scorretto stava a sottolineare l'inferiorità di cultura dei neri rispetto ai bianchi (tuttavia c'è da dire che anche in originale i personaggi di colore del film si esprimono in maniera non corretta). Nel ridoppiaggio del film, così, gli attori non bianchi vengono doppiati in italiano perfetto. Un altro film ridoppiato per lo stesso motivo tre anni prima fu I racconti dello zio Tom (1946), pellicola nella quale è presente tra l'altro la stessa Hattie McDaniel.[senza fonte]
    A differenza della versione storica, Rossella e Rhett non si danno del "voi" ma del "lei" ed Ashley e Rossella, da tempo amici e forse qualcosa in più, si danno del "tu".
    Nella riedizione, la maggior parte dei nomi rimane in originale: Rossella non torna ad essere Scarlett un po' per la notorietà raggiunta dal personaggio con questo specifico nome, un po' perché la traduzione risulta decisamente indovinata (scarlet = rosso scarlatto); al contrario, abbiamo "Charles" al posto di "Carlo" Hamilton, "Frank" al posto di "Franco" Kennedy, "India" al posto di Lydia Wilkes ecc.
    La nuova traduzione è fedelissima ai dialoghi originali, molto di più rispetto al copione italiano del 1949.
    La direzione del ridoppiaggio è di Mario Maldesi ed il cast di voci annovera: Ada Maria Serra Zanetti (Rossella), Luigi Vannucchi (Rhett), Rodolfo Traversa (Ashley), Angiola Baggi (Melania), Anita Laurenzi (Mammy), Laura Boccanera (Prissy), Corrado Gaipa (Gerald O'Hara), Benita Martini (Bella Watling). Tale ridoppiaggio, però, è stato messo definitivamente in naftalina con la prima trasmissione televisiva del film che ha privilegiato il doppiaggio originale con le indimenticabili caratterizzazioni di Lydia Simoneschi (Rossella), Emilio Cigoli (Rhett), Sandro Ruffini (Ashley), Renata Marini (Melania), Maria Saccenti (Mammy), Zoe Incrocci (Prissy), Mario Besesti (Gerald O'Hara), Giovanna Scotto (Bella Watling) e così via. Questo significa che il rifacimento si è ascoltato solo nel 1977 e in nessun'altra occasione, ed infatti le VHS, i DVD e il Blu-Ray contengono tutti l'audio italiano del '49). Unica possibilità oggi di poter apprezzare il ridoppiaggio è una rarissima pellicola super 8 rigorosamente bootleg del 1978 ottenuta controtipando il 35 mm.


    Premi speciali


    Oscar alla conquista tecnica: R.D. Musgrave
    Oscar onorario alla carriera: William Cameron Menzies
    Olivia de Havilland e Hattie McDaniel erano in corsa per lo stesso premio, poi vinto dalla seconda. Sidney Howard morì prima dell'uscita del film e per questo il premio gli venne attribuito postumo, primo caso nella storia degli Oscar.Clarke Gable si arrabbiò molto per aver perso l'Oscar quell'anno. Disse:

    « Questi maledetti europei, ci ruberanno tutto »

    vivien-leigh-e-clark-gable-in-una-scena-di-via-col-vento-11553





    Infatti Robert Donat, vincitore con "Addio, Mr. Chips!" era inglese, così come Vivien Leigh.
    per i trailer e la recensione del film cliccate qui >>>>>>>>

    https://nelmondonostro.forumfree.it/?t=57467133

    vivien-leigh-e-clark-gable-in-una-scena-di-via-col-vento-11553



    Fonti:

    Note di Nunziante Valoroso su Il mondo dei doppiatori
    Recensione di Nunziante Valoroso su asinc.it
    "Il foto-racconto di Via Col Vento" scritto da Nunziante Valoroso
    "Il cofanetto Super 8 pirata di Via Col Vento" scritto da Nunziante Valoroso

    Edited by Oceanya - 14/5/2014, 02:59
     
    Top
    .
  3. Oceanya
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    locandina

    QUARTO POTERE



    Regia: Orson Welles

    Cast: Orson Welles, Joseph Cotten, Everett Sloane, Dorothy Comingore, Ray Collins, William Alland.
    Anno: 1941

    Trama:Il film si apre e si chiude con la stessa inquadratura: un cartello appeso a una recinzione (che poi capiamo essere quella del castello di Kane) su cui c'è scritto "Vietato l'ingresso" (No trespassing).

    La pellicola inizia con la morte di un uomo, che poi si scopre essere il magnate Charles Foster Kane: la cinepresa mostra nella sua mano una palla di vetro con una casetta nella neve e poi, in un primissimo piano, una bocca maschile che pronuncia: "Rosabella" ("Rosebud", bocciolo di rosa, nella versione originale). Nella stanza allora arriva una neve metaforica, come quella della palla di vetro: la mano che la teneva la lascia cadere e la palla rotola a terra infrangendosi. È la morte del protagonista. Subito entra un'infermiera, inquadrata in maniera distorta all'inverosimile attraverso la palla di vetro che si trova a terra, in primissimo piano. La donna ricompone il braccio dell'uomo morto, con un'illuminazione espressiva che lascia in ombra i volti. La cinepresa quindi si allontana e torna a inquadrare la finestra mentre i titoli mostrano il nome del regista.

    « Io sono un'autorità su come far pensare la gente »
    (Charles Kane al maestro di canto di sua moglie)

    Il cinegiornale

    La sequenza successiva, senza alcuna introduzione, è il cinegiornale "Parata di notizie" (News on the March), che viene proiettato direttamente nel film e che racconta, tramite il necrologio, il lato pubblico della vita di Charles Foster Kane: mostra innanzitutto la leggendaria tenuta di Candalù (Xanadu nella versione originale) in Florida, la più grande e fastosa residenza privata dell'epoca, paragonata al palazzo di Kublai Khan ed alle Piramidi (da allora "il monumento più costoso che un uomo abbia innalzato a se stesso"); le sue strabilianti collezioni d'arte ("che potrebbero riempire dieci musei"); il giardino zoologico, il più completo dall'epoca di Noè. È curioso che Xanadu sia in realtà l'antica città visitata da Marco Polo e citata nel suo Il Milione. Nelle sue memorie Marco Polo cita anche l'imperatore che la fece edificare chiamandolo Coblai Kane (stesso cognome e stesse iniziali del protagonista e del titolo): "Si trova una cittade ch'è chiamata Giandu, la quale fee fare lo Grande Kane che regna, Coblai Kane. E à fatto fare in questa città uno palagio di marmo e d'altre ricche pietre; le sale e le camere sono tutte dorate e è molto bellissimo marivigliosamente.".

    Viene mostrato poi il feretro del padrone di Candalù, Kane, che esce dal castello, e poi, dopo un primo piano di una sua foto, la rassegna stampa su di lui nelle prime pagine dei giornali nazionali ed esteri. Inizia poi il ritratto di Kane, a partire dalla sede dell'Inquirer, il giornale sull'orlo del fallimento che lui rilevò facendone un punto di riferimento nel campo dell'informazione e la base di un impero mediatico che copriva tutti gli Stati Uniti ("un impero che dominava un impero"), al quale si aggiungevano catene di negozi, cartiere, case, industrie, foreste, linee di navigazione.

    L'origine della ricchezza di Kane era però una miniera d'oro, la terza nel mondo per grandezza, ottenuta tramite sua madre, Mary Kane, che a sua volta la ereditò come abbandonata e di poco valore nel 1868, da un derelitto pensionante della sua attività di affittacamere in Colorado.

    Successivamente vengono mostrate immagini di repertorio del tutore di Kane, Walter Tatcher, ormai defunto, ripreso al Congresso davanti a una commissione anti-trust che lo sta interpellando su Kane stesso. Racconta il suo incontro con Mary Kane e col giovane Charles, che lo colpì con uno slittino. Secondo lui Kane è un comunista; poi viene mostrato un comizio sindacale dove Kane viene chiamato nazista. Segue una carrellata delle campagne sostenute da Kane: 1898 Kane spinge il paese a entrare in guerra; 1919 è contro la belligeranza; Kane che aiutò almeno un presidente degli Stati Uniti a essere eletto e Kane che lottò per gli americani, venendo però anche odiato da moltissimi (si vedono manifestazioni contro di lui, fantocci impiccati col suo nome e un rogo). I suoi giornali hanno preso posizione su tutti gli eventi degli ultimi quarant'anni: viene mostrato Kane accanto a grandi nomi della politica, quali Roosevelt o Hitler. Il cinegiornale però non è solo trionfale, evidenzia anche le contraddizioni della vita pubblica di Kane: personaggi prima sostenuti e poi attaccati, eventi sottovalutati o sovrastimati.

    La sua vita privata è caratterizzata dai due matrimoni falliti, prima con Emily Norton, la nipote del presidente in carica, che lo abbandonò nel 1916 e morì in un incidente d'auto col figlio di Kane nel 1918; più tardi la cantante d'opera Susan Alexander, alla quale spianò la carriera e costruì il teatro d'opera di Chicago, costato 3 milioni di dollari. Per lei costruì anche Candalù, un sogno faraonico interrotto quando loro si separarono e tuttora incompiuto.

    Si riassume poi la breve stagione politica di Kane, scandita dal fallimento della campagna come governatore nel 1916 (è curioso come le parole siano magniloquenti mentre le immagini mostrano aspre contestazioni di Kane), per via dello scoppio di uno scandalo sulla sua relazione extraconiugale con la cantante ("che ritardò per venti anni la causa della Riforma negli Stati Uniti"). Nel 1929 la grande crisi, durata quattro anni e costata a Kane la chiusura di undici dei suoi giornali, dalla quale però poi si seppe risollevare. Viene mostrata un'intervista dopo un suo ritorno dall'Europa, dove aveva parlato coi capi di Stato; Kane si dichiara americano e appare spavaldo, sicuro che la seconda guerra mondiale non ci sarà. Di nuovo vengono mostrate immagini che contrastano con le parole trionfanti, con Kane che, alla posa di una prima pietra, si sporca maldestramente di malta.

    La sua vecchiaia è caratterizzata dalla solitudine e dall'isolamento dorato a Candalù (dove viene mostrato a passeggio sulla sedia a rotelle con un assistente), privo ormai dell'influenza del tempo.

    Il cinegiornale si chiude con la frase: "L'altra settimana, come per tutti gli uomini, la morte è sopraggiunta anche per Charles Foster Kane".

    Dopo la sigla, la musica si interrompe bruscamente e mostra i giornalisti che, in una sala di proiezione, avevano visionato il filmato e iniziano a commentarlo: il direttore della testata non è però soddisfatto del notiziario perché la personalità di Kane sfugge, dice solo quello che ha fatto, manca insomma qualcosa.

    Allora qualcuno ha l'idea di indagare cosa significhino le ultime parole dette sul letto di morte di Kane, forse le chiavi di lettura di tutta una vita, la vera essenza che rende diverso da altri uomini di successo della sua epoca, come Henry Ford, William Hearst o Al Capone. Al giornalista Thompson viene allora dato il compito di fare alcune interviste indagando su Rosabella, con tempo di sette giorni, prima di mandare in onda il cinegiornale.

    Questa sequenza fu la prima ad essere girata nel film, nella sala di proiezione della Rko, prima ancora che venisse montato il set; vi parteciparono attori tra i quali Joseph Cotten nella parte di giornalista, prima ancora di avere assegnata la parte dell'amico di Kane Leland. La sequenza è caratterizzata da un uso originale ed espressivo delle luci, che non illuminano i volti di chi parla.

    Quarto_potere
    Le memorie del banchiere Thatcher

    Il primo tentativo del giornalista è di parlare con la ex-moglie di Kane, la ex-cantante Susan Alexander proprietaria ora di un night club, ma essa lo rifiuta bruscamente: sarà per un secondo momento. Nel frattempo però il cameriere dice al giornalista che la donna non sa niente di Rosabella. Celebre e antinaturalistico è il dolly che inquadra arrivando dal tetto e passando attraverso l'insegna del nightclub e il vetro della finestra.

    Allora Thompson si reca a Filadelfia, per leggere le memorie del tutore di Kane, il banchiere di fiducia Thatcher. La biblioteca Walter Parks Thatcher è un freddo mausoleo con rigide regole, come ricordato dalla glaciale custode. Fatto accomodare nella severa sala di lettura (bella l'illuminazione naturale dall'alto), può leggere il capitolo che gli interessa delle memorie, disposte per lui su un lungo tavolo, ma solo entro determinate pagine e solo entro un tempo prestabilito: la figura del banchiere Thatcher sembra avara anche nel disporre dei suoi ricordi.

    Inizia il secondo flashback, come se fosse Thatcher direttamente a narrare. Siamo nel 1871 e Thatcher è alla pensione della madre di Kane, con il giovane ragazzo Charles che gioca fuori nella neve con lo slittino, inquadrato anche nella scena d'interno, tramite una virtuosistica profondità di campo che lo mostra attraverso la finestra.

    La madre è molto decisa nella scelta di affidare il bambino al banchiere per la sua istruzione, mentre il padre sarebbe contrario e fa storie. Ma l'eredità è solo della moglie e il marito viene zittito. La donna, dopo aver firmato le carte, è inquadrata in primo piano mentre il marito è sullo sfondo (idea di distacco); comunica con freddezza di aver preso la decisione da tempo e di aver preparato già la valigie per il figlio. Il gruppo esce quindi fuori e dà la notizia al bambino: il banchiere lo prende in consegna, ma Charles non è contento di essere abbandonato dalla sua famiglia e colpisce l'uomo con lo slittino. Il marito allora confida all'uomo come "ci voglia la frusta" con il ragazzo indisciplinato ed ecco che la madre rivela che è proprio per la brutalità del padre che ha deciso di allontanare il bambino.

    La scena successiva mostra il bambino, ormai ben educato e circondato da una schiera di severi assistenti, durante le feste di Natale, mentre scarta il regalo di un nuovo slittino. L'inquadratura successiva mostra Thatcher invecchiato, (quindi sono passati degli anni), ma la scena sembra la stessa; si scopre poi che effettivamente è passato molto tempo e il banchiere sta dettando una lettera per Kane, per informarlo di come siano prossimi i suoi 25 anni e il conseguente suo pieno possesso della sua fortuna. Ancora un salto temporale e si vede il banchiere che riceve la risposta scritta di Kane, dove scrive di rinunciare alla gestione delle miniere e dell'impero economico per dedicarsi solo al giornalismo, in particolare al piccolo giornale locale New York Daily Inquirer, appartenente all'impero Kane e sull'orlo del fallimento.

    La sequenza successiva mostra lo sgomento del banchiere nel vedere che l'Inquirer si è accanito proprio contro la società economica da lui gestita e posseduta da Kane, la Traction Trust, della quale il giornale ha rivelato un grave scandalo, schierandosi con alcuni deboli abitanti di baracche che con essa erano entrati in conflitto. La vicenda nuoce molto all'economia del gruppo, tra lo sgomento e la rabbia crescente del banchiere, ma non alla popolarità del giornale, che aumenta. Gli scandali, veri o presunti aumentano. Quando l'Inquirer arriva a titolare su dei "Galeoni spagnoli al largo della Florida", Thatcher va a trovare direttamente Kane, rimproverandolo, ma lui minimizza sornione. Il banchiere gli rinfaccia il crollo di una delle società da lui possedute per colpa dell'Inquirer, ma Kane si disinteressa a quello che possiede e confessa il suo "sdoppiamento" tra imprenditore e giornalista: potrebbe anche arrivare a fondare un comitato contro l'Inquirer quale azionista della Traction Trust, ma a lui è solo il secondo mestiere che interessa, come difensore dei deboli e degli oppressi. Così, quando Thatcher gli rivela come un anno di Inquirer gli sia costato un milione di dollari, Kane risponde che, a quel ritmo, il giornale può benissimo continuare a "sperperare" per altri sessant'anni ancora.

    Nel 1929 Thatcher è anziano e anche Kane è un uomo maturo. I due tirano le somme della situazione economica dell'impero Kane: ha sperperato molto, ma alla fine i guadagni sono stati superiori alle perdite. Kane non ha mai fatto un investimento, egli stesso ammette di aver usato i soldi solo per "comprare roba": tutto quello che voleva era fare ogni cosa che Thatcher disapprovava.

    Si torna a inquadrare il giornalista nella sala, che esce sconsolato per non aver trovato nessuna accenno a Rosabella. Sarcastico, chiede se la bibliotecaria si chiami Rosabella, e poi se ne va, ringraziando ironicamente per il "comfort" della sala.

    Il caporedattore Bernstein

    La successiva intervista è dedicata a Bernstein, il braccio destro di Kane alla guida dell'Inquirer. Anche lui è anziano. Dopo aver definito Thatcher come "il più grande cretino della storia", inizia la sua versione dei fatti sulla vita di Kane. Innanzitutto spiega che Kane non mirasse mai ai soldi, come Thatcher non riuscì mai a capire.

    Il primo ricordo è quello del giorno in cui Kane e i suoi collaboratori presero possesso dell'Inquirer. Si vede l'accoglienza del vecchio redattore-capo Carter, che scambia Kane per il suo amico Leland, il critico drammatico. Kane prende possesso dell'ufficio di Carter (per dormirci) e inizia uno conflitto tra il modello di giornale moderno che vuole Kane e la tradizione compassata di Carter, che viene sviluppato nelle scene successivo montate rapidamente senza stacchi temporali apparenti. Confrontando l'Inquirer ("un quotidiano serio", che non pubblica pettegolezzi, dice Carter) con il ben più popolare Chronicle, Kane chiede un titolo a tre colonne e insegna ai giornalisti a comportarsi anche in maniera poco ortodossa, fingendosi poliziotti, per ottenere notizie esclusive. La scena si chiude con Carter che se ne va indignato, mentre uno strillone annuncia le sensazionali notizie del Chronicle.

    Il primo giorno di uscita del giornale la redazione ha già cambiato la prima pagina quattro volte, ma Kane, Leland e Bernstein stanno ancora discutendo. All'improvviso Kane decide di mettere una dichiarazione programmatica d'intenti verso i cittadini di New York, sottoscritta da lui stesso, dove promette di offrire loro un quotidiano che pubblichi tutte le notizie importanti con onestà e che combatta a fianco di loro per i diritti. Leland chiede poi di tenere il foglio, dopo la stampa, come cimelio (ricomparirà più avanti nella storia). Una straordinaria panoramica mostra le copie dell'Inquired e la vetrina della sede del giornale, dietro la quale stanno Kane, Leland e Bernstein. Sulla vetrina sta scritta la tiratura di 26.000 copie, ma subito dopo si vedono i tre uomini riflessi davanti alla vetrina del Chronicle, che mostra la tiratura di 495 000 copie. discutendo dello stacco Bernstein fa notare la foto che mostra i dieci migliori giornalisti del paese, che lavorano tutti al Chronicle, raccolti nel corso di ben venti anni di giornalismo. L'inquadratura successiva, sei anni dopo, mostra gli stessi giornalisti, nella stessa posa e, come un quadro che si anima, li vede brindare nella redazione dell'Inquirer dopo una nuova foto di rito: Kane li ha comprati uno ad uno (introducendoli Kane sembra parlare in camera col pubblico, in realtà si rivolge a un tavolo dove stanno seduti i suoi collaboratori per festeggiare l'evento). È l'inizio della festa per l'Inquirer, che ha raggiunto le 684.000 copie! Kane annuncia anche le sue vacanze in Europa, dove andrà a comprare opere d'arte (dice: "Gli artisti fanno quadri e statue da duemila anni, ed io li compro solo da cinque!"). Prima di partire però dà il via a uno spettacolo con banda e ballerine, che si esibiscono con Kane al centro.

    Solo Leland sembra perplesso (è inquadrato con il riflesso di Kane sulla vicina finestra): è turbato dal repentino cambio di padrone dei giornalisti del Chronicle e su come le loro idee potranno conquistare Kane o viceversa.

    Nella scena successiva Bernstein porta un telegramma di Kane a Leland, che è in un magazzino sommerso dalle casse con le opere d'arte spedite da Kane dall'Europa, dove lui gli racconta di essere in cerca di un "grosso diamante", una metafora per una donna. Al ritorno di Kane infatti, quando i suoi giornalisti gli hanno offerto una coppa di bentornato, minimizza sbrigativo e dà uno stelloncino da pubblicare nella cronaca mondana, affidandolo alla redattrice di quel settore. Scappa subito dopo e mentre scende la giornalista legge come il foglio che ha ricevuto annunci le nozze tra Kane e la nipote del presidente, Emily Norton, che lo stava aspettando giù nella macchina decappottata. A quel punto Bernstein fa una previsione: " La nipote del presidente? Penso che un giorno sarà la moglie del presidente in persona!".

    La scena torna poi sul presente, con il vecchio Bernstein che racconta del matrimonio fallito di Kane, mentre sul camino giganteggia un ritratto dell'imprenditore. Indirizza poi il giornalista ad andare a parlare con il migliore amico di Kane, John Leland.

    Il giornalista Leland
    Johnson Leland (Joseph Cotten)Jonathan Leland era stato il migliore amico di Kane, fin dai tempi della scuola. Era nato in una famiglia da tutti ritenuta benestante, ma alla morte di suo padre si era ritrovato pieni di debiti. Adesso è un simpatico vecchietto che ha la fissazione per i sigari (che gli sono vietati nell'ospedale dove vive). Inizia così a parlare di "Charlie" Kane, della sua solitudine e individualismo.

    La sua storia comincia parlando di Emily Norton Kane. I due si parlavano solo a colazione, per gli impegni di lavoro di Charles all'Inquirer, e una sequenza dal grande valore e sinteticità narrativa mostra la coppia che si parla a distanza di diversi anni, sempre più invecchiati, disincantati, via via più chiusi e lontani: una vera favola al contrario. Lei gli rinfaccia di essere troppo coinvolto nel giornale e la tensione sale la mattina in cui lei gli contesta di aver attaccato suo zio, il presidente in carica. Nell'ultima scena non si parlano neanche: in un campo-controcampo a 180 gradi si scrutano in silenzio oltre le pagine dei giornali che stanno leggendo; la moglie per dispetto legge il Chronicle, giornale rivale del marito.

    La narrazione torna al presente e mostra Leland che dice come Kane non riuscisse mai a trovare l'amore, perché non aveva sentimento da dare: amava solo sé stesso. Poi racconta l'incontro con la seconda moglie Susan. All'inizio vi fu un mal di denti (di lei) e un soprabito schizzato (di lui) da una macchina che aveva attraversato una pozzanghera, che li fanno sorridere e chiacchierare. lei allora invita lui a casa sua "con la porta aperta" per dargli acqua calda per pulirsi. Lui rimane affascinato dalla freschezza della donna (definita poi "il campione americano medio"), che non lo conosce nemmeno come personaggio pubblico. Lui cerca di farle ridere per farle passare il mal di denti e le confida di stare andando a prendere i ricordi della sua infanzia, lasciati dalla madre, ora morta, in un magazzino. Lei invece gli confessa l'età (22 anni) e il desiderio nascosto di fare la cantante lirica.

    La cinepresa stacca e inizia il racconto della campagna elettorale a governatore di Kane, con un comizio prima piccolo, che poi diventa un grande palco, inquadrato con la gigantografia di Kane sullo sfondo, in una sorta di prospettiva ribaltata, tra le scene più evocative del film. Kane prende parola e fa un discorso contro il vecchio governatore, il corrotto Jim W. Gettys, venendo applaudito anche dalla moglie Emily e dal figlio, che lo crede già in carica.

    Dopo il comizio, mentre Kane se ne sta andando circondato dai sostenitori che lo danno già per vincitore, la moglie manda a casa il bambino in taxi per recarsi a un appuntamento assieme a Kane: ha infatti ricevuto un biglietto di minacce, con un indirizzo. Arrivati sul posto Kane riconosce l'abitazione dell'amante Susan. Qui trova anche il governatore Gettys che lo ha tratto in trappola: se non si ritira dalle elezioni domani denuncerà il suo scandalo extramatrimoniale. Ma Kane non rinuncia, anzi, lascia andare la moglie e rimane in casa con l'amante. Provocato da Gettys, Kane lo insegue per le scale, riprese con un obiettivo che le distorce e le allunga, come nell'espressionismo tedesco.

    Il giorno dopo escono i giornali, che stroncano la sua campagna elettorale. Nonostante ciò Kane va fino in fondo, fino al tracollo.

    Ironica, come tanta parte del film, è la scena della scelta dei titoli all'Inquirer: non potendo pubblicare la pagina preparata per il successo di Kane, che ormai è indietro sull'avversario di più di un milione di voti, viene mostrata quella col titolo alternativo, "Brogli elettorali"!

    Con lo stacco su uno spazzino raccoglie i giornali abbandonati a terra, si vede passare Kane sconsolato in strada. All'Inquirer restano soli Kane e Leland (che è ubriaco). Kane è molto deluso, e Leland gli rinfaccia di considerare la gente come una cosa di sua proprietà, ingnorando come in futuro i lavoratori si organizzeranno tra di loro e non avranno più bisogno dei doni e le concessioni di Kane. Poi Leland, disgustato dal delirio di onnipotenza di Kane, chiede di esser trasferito a Chicago; Kane inizialmente si rifiuta, poi lo lascia libero: è la rottura tra i due, che smetteranno di parlarsi per molti anni.

    Passano alcuni anni e Kane si sposa con Susan (la moglie è morta nel frattempo, come aveva detto il cinegiornale). In quell'occasione rivela ai giornalisti come abbia messo da parte la politica e adesso intenda dedicarsi alla carriera canora della moglie, facendola debuttare al Metropolitan; allora lei fa una battuta: "Se non mi volessero, Charles mi costruirà un teatro personale!" e lui dice che non servirà... ma la successiva inquadratura mostra il titolo di un giornale: "Kane costruisce l'Opera House" (di Chicago).

    Il debutto della moglie, contornata dagli assistenti, è il trionfo di Kane. Dal fastoso palcoscenico la cinepresa sale su, oltre i riflettori, dove tra le code dei sipari due assistenti guardano in basso e uno dei due si tappa il naso. La scena verrà riproposta più tardi in un altro racconto.

    Più tardi Kane arriva all'Inquirer e i redattori stanno riassumendo l'edizione del giorno dopo: già scritta è la cronaca sull'apertura dell'Opera House e il pezzo entusiasta del critico musicale, manca solo la recensione del critico drammatico, che è proprio Leland. Egli si è addormentato, ubriaco, e Bernstein e Kane vanno nel suo studio a leggere l'articolo a metà, che è una durissima critica a Susan. Kane sembra riderci su, e allora decide di finire lui stesso l'articolo, mantenendo invariato il tono dell'inizio: è lui stesso a scrivere la pesante stroncatura del debutto della moglie. Leland, che si sveglia poco dopo, viene però licenziato.

    La scena torna al presente e il vecchio Leland parla di come Kane volle, in quell'occasione, dimostrare la propria onestà intellettuale, ma rivela anche il perché della sua ossessione a fare della moglie una grande cantante: il giorno dopo il famoso scandalo i giornali avevano infatti parlato di una sua relazione con una "cantante" scritto tra virgolette e lui voleva cancellare quell'infamia facendo di lei una cantante vera. La loro conversazione finisce con l'ennesima richiesta di Leland di dargli un sigaro o di farglielo avere al più presto.

    La seconda moglie Susan Alexander

    Dorothy Comingore, l'attrice che interpreta Susan Alexander, nel trailer del filmIl giornalista è pronto allora per tornare a "El Rancho", il nightclub di Susan Alexander Kane, e la cinepresa vi entra con lo stesso dolly dal soffitto. Qui Susan è sempre allo stesso tavolo, ma questa volta è disposta a parlare di Kane.

    Lei esordisce con l'affermazione che forse sarebbe stato meglio non cantare la sera che conobbe Kane, perché da allora il canto divenne la sua ossessione. Tutta la loro relazione è legata alle sue iniziative (il matrimonio, il canto, l'acquisto del teatro dell'opera), ma alla fine è lei a prendere la decisione finale, è lei che lo pianta, e di questo pare contenta.

    La prima scena in flashback mostra una lezione di canto, con un insegnante lirico dal forte accento straniero e dalla connotazione tipicamente italiana. Egli è disperato perché Susan non trova le note, è negata. Vorrebbe arrendersi, ma Kane, che si avvicina, emergendo dallo sfondo dove assisteva immobile, insiste, ricordandogli quale sia il suo compito e il mestiere per cui è pagato. La lezione prosegue e in dissolvenza si arriva al giorno della prima, con una parte dello stesso filmato già mostrato nel racconto di Leland, ma qui le immagini hanno un significato completamente diverso: non è il trionfo di Kane ma l'incubo personale di Susan. A teatro sono presenti tutti i protagonisti del film e la cinepresa spesso inquadra l'attrice dalle spalle, davanti alla sala buia. Quando finisce l'opera Kane inizia a applaudire per ultimo, ma le sue mani si sentono da sole: è solo ed isolato dal resto della platea, un effetto accentuato anche dalle luci che lo staccano dallo sfondo nettamente.

    Nella successiva scena si vede Susan che legge la recensione dell'Inquirer. È infuriata e scarica tutta la rabbia su Leland, non sapendo che in realtà è opera del marito. Un fattorino bussa allora alla porta: porta una lettera di John Leland, che contiene il cimelio della prima dichiarazione programmatica di Kane quando si insediò all'Inquirer, quella sull'onestà dei contributi del giornale. Tra le urla di Susan che lo attacca, Kane strappa il cimelio. Allora lei gli dice che vuole ritirarsi, ma Kane, non volendo rendersi ridicolo, la obbliga a proseguire (la sua ombra la nasconde mentre lei è a terra, simboleggiando l'idea del comando). Allora si leggono le copertine dei giornali di Kane che, in tutte le principali città del paese, registrano con titoli enfatici lo "straordinario" successo della tournée di Susan Kane. Ma la sua voce, che canta in sottofondo, a un tratto si spenge, come la lampadina che viene mostrata nell'inquadratura. Essa è mostrata a letto, con in primo piano una bottiglietta di medicine e un bicchiere, facendo pensare a un suicidio; arrivano Kane e il maggiordomo sullo sfondo (la scena venne girata in sovraimpressione per ottenere il primissimo piano a fuoco della medicina). Poco dopo anche il medico arriva e, a partire dalla stessa inquadratura, dice a Kane che lei è fuori pericolo e che deve essersi "sbagliata" di flacone a causa della tensione per la preparazione della nuova opera da interpretare. Kane allora resta accanto alla moglie esanime e quando lei si sveglia riceve la confessione di lei. Essa si sente rifiutata dal pubblico e vuole smettere di cantare; lui, viste le circostanze, accetta ("peggio per lui!", dice Kane, riferendosi al pubblico).

    La scena successiva inizia da alcune inquadrature notturne di Candalù. Si vede poi Susan in un enorme salone che si dedica a un puzzle. Lei sembra molto annoiata e, mentre le loro voci rimbombano nella grandezza della stanza, si lamenta con Kane che, vivendo ormai in un palazzo enorme, non escono più in città e non vedono gente: "Ventimila metri di saloni, di corridoi e di statue. Io mi sento sola!", dice Susan. Ma Kane non ascolta le sue lamentele. Allora si vedono le mani di Susan passare da un puzzle all'altro, da un rompicapo all'altro, nello scorrere del tempo. Una sera, nel gigantesco salone col camino, Susan ha l'ennesimo diverbio con Kane: lui, che le parla da una sedia dall'altro lato del salone riuscendo a malapena a farsi sentire, ha organizzato un picnic per il giorno dopo, ma lei ricorda come i suoi inviti siano "obblighi" di partecipare e di dormire nelle tende (il castello di Candalù non era infatti completato). Al picnic, nella tenda di Kane e Susan, lui è più vecchio e obeso che mai e i due stanno di nuovo discutendo. Lei gli rinfaccia il suo modo di usare il denaro, superficiale e distratto, come le cose prive di importanza: quando Kane spende per lei o le fa un regalo non è mai un gesto di generosità, perché per lui il denaro non ha alcun valore (dice lei: "Non mi hai mai dato niente in vita tua. Hai solo cercato di comprarmi per avere in cambio qualcosa!"). Lui dice di amarla, ma lei invece minimizza: Kane ama il possesso, delle cose o delle persone, non c'è sentimento nel suo freddo delirio di onnipotenza.

    Nel palazzo pieno di statue arriva il giorno della resa dei conti tra Susan e Kane. In camera sua Susan ha già pronte tutte le valigie ed è ben lieta di piantarlo. Lui cerca di fermarla, promettendole tutto quello che desidera, pur di non fargli questo affronto. Lei allora, più dura che mai, capisce che lui è dispiaciuto solo per l'affronto alla sua persona e se ne va ridendogli in faccia: "Certe cose a te non si fanno. Io invece le faccio!".

    Così termina il suo racconto. Lei continua a parlare col giornalista di come negli ultimi dieci anni essa abbia perso tutti i suoi soldi, per quanto tanti, però adesso è relativamente felice e consiglia di chiedere al maggiordomo a proposito di Rosabella. Come era entrata, dal tetto, la cinepresa si allontana.

    Il maggiordomo Raymond e l'epilogo

    Il maggiordomo (Paul Stewart)Il maggiordomo di Kane, colui che lo ha seguito fino agli ultimi 11 anni, conosce Rosabella e chiede al giornalista mille dollari per la sua storia. Racconta allora del giorno in cui Susan lasciò Kane. Nella stanza da letto di lei, dopo essere stato abbandonato, Kane sfoga tutta la sua collera distruggendo e spaccando ogni cosa, finché non trova una palla di vetro con una casetta innevata. La prende in mano e si calma. In quel momento piange e pronuncia "Rosabella". Si incammina quindi per gli sterminati corridoi del castello, riflesso da specchi che amplificano la sua allucinante solitudine.

    La storia del maggiordomo finisce qui, ma, dice il giornalista, non vale i mille dollari. In quell'occasione Thompson, con altri giornalisti e fotografi, visita Candalù, cercando ancora di scoprire il mistero di Kane e riflettendo sul suo patrimonio e sulla sua vita. Il salone è pieno stracolmo di casse di oggetti d'arte, statue, dipinti, mobili, ma anche cianfrusaglie, ricordi dell'infanzia, cimeli (come la coppa che i suoi giornalisti gli regalarono quando tornò dall'Europa con la sua prima moglie), rompicapi di Susan, pezzi della casa materna del Colorado... Thompson prende il mano in puzzle e quando gli altri giornalisti gli domandano cosa lui abbia scoperto in quei giorni risponde: "Ho giocato con un rompicapo". Non ha infatti scoperto il significato di Rosabella, ma la personalità di Kane secondo lui va ben oltre quel mistero: "Non basta una parola sola per spiegare la vita di un uomo". Rosabella allora cos'è? Qualcosa che non è riuscito a ottenere? Una persona? Una cosa? Secondo Thompson non è che "un pezzo mancante del rompicapo".

    Mentre i giornalisti se ne vanno, la macchina da presa fa una spettacolare panoramica sul mare di casse di oggetti posseduti da Kane; arriva al punto dove, in un calderone, vengono bruciate gran parte delle cose da lui accumulate nel corso degli anni. Gli operai buttano nel fuoco anche lo slittino che Kane aveva da bambino, mostrato all'inizio del film nella scena dove viene costretto ad abbandonare la famiglia, interrompendo bruscamente la sua infanzia. Solo allora e solo grazie allo sguardo della cinepresa (nessun personaggio se ne accorge) si svela il mistero di Rosabella: il primo piano mostra come la parola sta scritta sul vecchio slittino, inquadrata per pochi secondi, prima che il fuoco la distrugga per sempre.

    Fumo nero esce dal camino di Candalù e, su una rete, viene inquadrato di nuovo il cartello di divieto d'ingresso, mentre sullo sfondo si vede Candalù e la "K" di Kane sul cancello della proprietà.

    Produzione

    Ideazione e sceneggiatura

    Orson Welles, fotografato da Carl Van Vechten, 1937Il 21 agosto 1939 Orson Welles sottoscrive con la RKO Pictures un contratto giudicato all'epoca come il più vantaggioso contratto mai offerto da uno studio[2]: questo contratto gli consente di ricoprire i ruoli di attore, sceneggiatore, regista e produttore. Il compenso previsto nel contratto è di 50.000 dollari immediati e il 20% degli incassi lordi, per la realizzazione di tre film. Il contratto concede inoltre a Welles la libertà artistica assoluta sulle sue opere, cosa del tutto innovativa per l'epoca e che destò invidia in molti.[3]

    Prima di Quarto potere Welles aveva pianificato di girare Heart of Darkness (tratto dall'omonimo romanzo di Joseph Conrad) e Smiler with a Knife ma entrambi i progetti naufragarono per diversi motivi; senza perdersi d'animo Welles si concentrò quindi su quello che doveva essere il suo terzo film, che divenne invece il suo debutto. Stavolta scelse di non adattare nessun testo esistente, preferendo scrivere di proprio pugno un soggetto originale insieme a Herman J. Mankiewicz, traendo ispirazione dalla vita del magnate della stampa William Randolph Hearst romanzandone in parte gli avvenimenti. In tutto gli autori impiegarono circa 3 mesi per scrivere la sceneggiatura, durante questo periodo Mankiewicz fu ricoverato a causa di una malattia e per questo dovette lavorare sul copione sul suo letto d'ospedale[4]. Inizialmente alla bozza diedero il nome provvisorio di Welles1, poi scelsero di cambiarlo in American poiché la trama del film si rifaceva al leggendario sogno americano, infine venne scelto Citizen Kane.[5][6]
    Casting

    Personaggi principali

    Orson Welles nel ruolo di Charles Foster Kane: il Cittadino Kane del titolo, un ricco e megalomane editore di un giornale la cui vita è il soggetto del film.
    William Alland nel ruolo di Jerry Thompson: il reporter incaricato di scoprire il significato delle ultime parole di Kane, "Rosabella". Thompson viene visto solo nell'ombra o di schiena.
    Ray Collins nel ruolo di Jim W. Gettys: rivale politico di Kane e governatore incombente di New York. Kane sembra essere il frontrunner nella campagna, ma Gettys espone la relazione di Kane con Susan Alexander, il quale lo porta alla sua sconfitta.
    Dorothy Comingore nel ruolo di Susan Alexander Kane: amante di Kane, che diverrà poi la sua seconda moglie.
    Joseph Cotten nel ruolo di Jedediah Leland: migliore amico di Kane e il suo primo reporter del suo giornale. Leland continua a lavorare per Kane mentre il suo impero cresce, anche se essi crescono a parte nel corso degli anni. Kane licenzia Leland dopo che lui ha scritto una pessima recensione sull'esordio lirico di Susan Alexander Kane.
    George Coulouris nel ruolo di Walter Parks Thatcher: un banchiere tirchio che diventa il tutore legale di Kane.
    Agnes Moorehead nel ruolo di Mary Kane: madre di Kane.
    Harry Shannon nel ruolo di Jim Kane: padre di Kane.
    Everett Sloane nel ruolo di Mr. Bernstein: amico di Kane e impiegato che rimane fedele a lui fino alla fine. Secondo la RKO Pictures, Sloane accettò di radersi i capelli a zero per 2400 dollari[7].
    Ruth Warrick nel ruolo di Emily Monroe Norton Kane: prima moglie di Kane e nipote del Presidente. Lo lasciò dopo aver scoperto il suo affare con Susan Alexander. Muore in un incidente stradale assieme al loro unico figlio.
    Paul Stewart nel ruolo di Raymond: il cinico maggiordomo di Kane che lo assiste nei suoi ultimi giorni. Stewart scoprì Welles quando era un produttore radiofonico

    Personaggi secondari


    Georgia Backus nel ruolo di Bertha Anderson.
    Fortunio Bonanova nel ruolo di Signor Matiste.
    Sonny Bupp nel ruolo di Charles Foster Kane III: figlio di Kane, muore assieme alla madre in un incidente stradale. Bupp fu l'ultimo membro del cast del film a morire; morì infatti nel 2007[9].
    Buddy Swan nel ruolo di Charles Foster Kane da giovane.
    Erskine Sanford nel ruolo di Herbert Carter.
    Gus Schilling nel ruolo di Capocameriere.
    Philip Van Zandt nel ruolo di Mr. Rawlston.
    I titoli di coda del film c'è scritto "Molti degli attori principali sono nuovi per il cinema. Il Mercury Theatre è fiero di presentarveli"[10]. Welles, assieme al compagno John Houseman, li assemblò in un gruppo conosciuto come i "Mercury Players", per eseguire la sua produzione al Mercury Theatre nel 1937. Dopo aver accettato il suo contratto di Hollywood nel 1939, Welles lavorò tra Los Angeles e New York dove il Mercury Theatre continuò la sua trasmissione radiofonica settimanale per The Campbell Playhouse[11]. Welles volle tutti i Mercury Players a debuttare nel suo film, ma l'annullamento del progetto di The Heart of Darkness nel dicembre 1939 creò una crisi finanziara per il gruppo e alcuni attori lavorarono altrove. Questo causò un attrito tra Welles e Houseman, e la loro associazione finì[11].

    I dirigenti della RKO furono talmente costernati che molti dei ruoli principali andarono a degli sconosciuti, ma il contratto di Welles li lasciò senza parola in questione. Il film comprende il debutto di William Alland, Agnes Moorehead, Everett Sloane, Ruth Warrick e Welles stesso. Alan Ladd apparve, non accreditato, nel ruolo di uno dei giornalisti.

    Riprese

    Le riprese durarono dal 29 giugno 1940 al 23 ottobre 1940.[12] Il film fu girato su pellicola in 35mm.[13]

    Una delle prima scene ad essere girate fu quella dei giornalisti che discutono sul cinegiornale: Welles era impaziente di iniziare a girare e usò la sala di proiezione della Rko, mentre la costruzione delle scenografie vere e proprie era ancora in corso. Tra i giornalisti che compaiono nel gruppo figura anche Joseph Cotten, a dimostrazione di come ancora non fosse stato deciso esattamente il cast, non avendo senso nella scena la presenza del personaggio di Leland.

    Temi

    Come ha acutamente osservato lo scrittore argentino Jorge Luis Borges in una recensione del 1941, lo stesso anno in cui uscì il film, il risultato è un "giallo metafisico"[14] che ha come oggetto un'indagine psicologica ed allegorica degli aspetti più intimi e nascosti della personalità di un uomo, attraverso le testimonianze di coloro che lo conobbero.

    Nel film il protagonista viene demolito e ricomposto attraverso i racconti di cinque personaggi, dopo la ricostruzione dell'immagine pubblica a cura del cinegiornale. Essi vedono in lui, rispettivamente, un ragazzo ribelle, un direttore straordinario, un amico megalomane, un marito arido di sentimenti, un padrone eccentrico, forse matto. Senza precedenti è quindi la struttura narrativa a incastro e il fatto che il protagonista appaia in maniera diretta solo nei pochi secondi all'inizio del film, mentre sta morendo, infrangendo la regola fondamentale dell'illusione di realtà del cinema classico.

    Nessuno però riesce a spiegare il mistero di Rosabella. Esaustive nel comprendere goccia a goccia il sottile significato della vicenda sono le frasi «Forse Rosabella fu qualcosa che lui perse...» e «In tutta la tua vita non hai mai fatto un investimento, hai adoperato il denaro solo per comprare la roba!», nell'illusione che l'accumulo di oggetti materiali potesse compensare in qualche modo il suo vuoto interiore.

    Kane mette in evidenza le ambiguità del sogno americano[15] Numerosi critici (cfr. Bertetto) hanno ipotizzato che, dietro la vicenda dell'uomo-Kane, ci sia una intenzione metaforizzante: il magnate che ha iniziato la sua fortuna grazie all'oro di una miniera per poi franare nell'impossibilità di amare a seguito della sua caduta nelle spire degli interessi economici rappresenterebbe l'America e la sua "caduta", dovuta proprio ad un surplus di risorse accumulate (vedi Crisi del '29), dalla condizione di grazia di "giovane nazione". Significativo, al riguardo, sarebbe il parallelismo tra la vecchia slitta (Rosabella) e la corrispettiva slitta nuova ricevuta da Kane dopo l'affidamento al tutore.

    Secondo altri la subitanea morte di Kane potrebbe significare anche una morte simbolica del cinema classico, con l'opera di Welles che diventa il primo episodio di cinema moderno: senza un protagonista presente, senza un lieto fine, senza un senso palese, dove lo spettatore deve cogliere l'essenza pensando e riflettendo sugli indizi che gli fornisce il regista[16]. Per la prima volta né il narratore né lo spettatore sanno niente né tanto meno apprendono qualcosa durante la storia.

    Tutto il film si regge su un errore logico in quanto nel momento in cui il morente Kane pronuncia la sua ultima misteriosa parola, tutto nelle immagini del film fa credere che egli sia solo nella sua stanza, l'infermiera che verifica la morte del magnate entra nella stanza dopo la rottura della sfera di vetro che egli aveva in mano e che lascia cadere, quindi è impossibile che qualcuno abbia sentito la sua ultima parola. Anche se probabilmente si spiega con il fatto che, stando dietro la porta in ascolto, abbia sentito sia la rottura della palla di vetro con il paesaggio nevoso (ricorda la casa dei genitori) sia l'ultima parola pronunciata Rosebud. In realtà questo dettaglio è piuttosto secondario, perché tutta l'opera di Welles si basa sul rapporto potere assoluto della finzione, ribadendo come il cinema sia nell'essenza un'attrazione "magica", piuttosto che un veicolo di storie illusoriamente reali[17].

    Stile « Appartengo a una generazione di cineasti che hanno deciso di fare film avendo visto Quarto potere. »
    (François Truffaut[18])

    Con Quarto potere, Orson Welles rivoluziona le pratiche del cosiddetto "cinema delle origini" rifondando, di fatto, le tecniche della ripresa cinematografica. Rielaborando meccanica, ottica e illuminotecnica ricostruisce, e migliora, lo stile di maestri del primo cinema come David Griffith (regista nel 1915 de La nascita di una nazione) dai quali trae ispirazione e suggerimenti. Welles fonde in modo magistrale elementi del teatro e del cinema ricostruendo il punto di vista dello spettatore con inquadrature innovative. Nessuno aveva mai osato tanto fino a quel momento.

    In particolare è evidente l'uso espressionistico delle luci e ombre - si pensi a Fritz Lang - che rivela l'influenza esercitata su Welles dal cinema tedesco e russo.

    Ma l'aspetto più innovativo del film è costituito dall'uso, per la prima volta consapevole e sistematico, della profondità di campo e del piano sequenza (un'inquadratura che dura tutta una sequenza). La profondità di campo è una tecnica che permette a tutto ciò che appare nell'inquadratura, sia in primo piano che sullo sfondo, di essere costantemente a fuoco. Questa tecnica, che compare anche nei film dei fratelli Lumière, era stata bandita da Hollywood perché distraeva lo spettatore con dettagli insignificanti e infrangeva la regola della gerarchia tra primo piano e sfondo. Welles, con l'aiuto del genio del leggendario direttore della fotografia, Gregg Toland, riprese la profondità di campo ispirandosi agli stili di Eric von Stroheim e John Ford (Welles vide quaranta volte Ombre rosse durante la lavorazione di Quarto potere) e ricorrendo a speciali lenti e ad una potentissima illuminazione del teatro di posa. Dando il massimo contrasto tra primo piano e sfondo (come nella celebre scena del comizio, dove giganteggia una fotografia di Kane dietro il palco), Welles e Toland riuscirono a dare allo spazio una straordinaria potenza visiva. Contro le regole del cinema classico, in particolare quella della leggibilità immediata, era anche l'uso di lenti e obiettivi che vennero usate nel film per distorcere le immagini ottenendo effetti espressivi e simbolici.

    Inoltre, altra trasgressione, è la mancanza di un tempo lineare, anzi la struttura temporale è composta da continui salti in avanti e salti indietro, addirittura con la ripetizione di alcuni episodi, come il debutto di Susan raccontato da due diversi narratori: per Leland il suggello del trionfo di Kane, per Susan dramma privato. La storia diventa quindi tutta un racconto soggettivo, influenzato dal pensiero dei narratori, demolendo completamente l'illusione di realtà.

    Grande anticipazione del cinema moderno si trova nell'uso della cinepresa: essa non è un dato oggettivo, né uno strumento per mostrare il punto di vista dei personaggi; essa si muove invece indipendente per il set: è lo sguardo del regista. Non è un caso quindi nemmeno che sia la cinepresa e solo lei a sciogliere il mistero di Rosabella.

    Incassi

    Nel corso della sua proiezione negli USA il film incassò 1.585.634 dollari a fronte di un budget di 686.033 dollari. Il film quindi non fu un vero e proprio flop, come vuole la leggenda di Welles come autore maledetto, ma comunque il riscontro di pubblico e critica non fu, per certi versi, all'altezza delle aspettative.Alla sua uscita americana venne attaccato da chi vi vedeva un inopportuno ritratto di William Hearst e subì un boicottaggio mediatico da parte della stampa controllata dallo stesso Hearst. Alla cerimonia degli Oscar ricevette però ben nove nomination, ma le critiche pesarono sulla giuria ed assieme allo stile troppo innovativo determinarono l'assegnazione di una sola statuetta, alla migliore sceneggiatura originale.

    In Europa il film arrivò solo dopo la guerra e venne criticato. Celebre fu la stroncatura di Jean-Paul Sartre, che non gradì il gusto ridondante e barocco. Nei decenni successivi però il film si è preso la sua rivincita, confermando la sua importanza nella storia del cinema e venendo ripetutamente eletto dai critici e dai registi come "film più bello di sempre"

    Il boicottaggio

    Il film subì sin dalla sua uscita nelle sale il boicottaggio di William Randolph Hearst, che riuscì a limitarne la circolazione, impedendo che venisse recensito o anche solo menzionato da tutti i giornali e le radio di sua proprietà. Inoltre offrì alla RKO 800.000 dollari affinché la pellicola venisse distrutta ed i negativi bruciati. La RKO non cedette ed il film ottenne numerose nomination ma il premio Oscar solo per la migliore sceneggiatura originale. Dal punto di vista commerciale il film non fu certo un successo, e questo si deve al boicottaggio della stampa di Hearst, anche se i risultati del botteghino furono meno disastrosi di quanto voci successive hanno fatto credere per lungo tempo. È però indubbio che il prestigio di Welles alla RKO ne uscì fortemente ridimensionato.

    La vita di Kane ricorda in molti punti quella di Hearst, per la precisione:

    La ricchezza dei genitori di Kane dipende da una miniera d'oro, esattamente come quelli di Hearst.
    Nonostante i grandi possedimenti ereditari, Kane si interessa quasi esclusivamente del suo piccolo giornale, e lo espande fino a farlo diventare un giornale a tiratura nazionale.
    Le due mogli, di cui la seconda un'attrice/cantante/ballerina.
    I continui fallimenti politici.
    La realizzazione di Xanadu ricorda molto il Castello Hearst.
    La mania di collezionismo; Kane infatti compra ogni genere di opera d'arte per il solo gusto di possederla, esattamente come Hearst.
    Il ritirarsi a vita privata ed evitare ogni contatto negli ultimi anni.
    Le prese di posizione tutt'altro che imparziali dei suoi giornali.
    Solo a partire dagli anni cinquanta la critica mondiale iniziò a considerare Quarto potere un capolavoro. Da allora la fama del film non cessò la sua ascesa: l'American Film Institute lo annovera al primo posto nella classifica dei migliori cento film di tutti i tempi; il National Film Registry lo ha selezionato tra i film di cui debba essere garantita la conservazione e la trasmissione ai posteri; dal 1962 al 2002 è stato in cima alla classifica dei migliori film di tutti i tempi realizzata, ricorrendo alla consultazione di critici cinematografici di tutto il mondo, dalla prestigiosa rivista inglese Sight and Sound.

    Riconoscimenti

    1942 - Premio Oscar
    Migliore sceneggiatura originale a Orson Welles e Herman J. Mankiewicz
    Nomination Miglior film alla Mercury
    Nomination Migliore regia a Orson Welles
    Nomination Miglior attore protagonista a Orson Welles
    Nomination Migliore fotografia a Gregg Toland
    Nomination Migliore scenografia a Perry Ferguson, Van Nest Polglase, Al Fields e Darrell Silvera
    Nomination Miglior montaggio a Robert Wise
    Nomination Miglior sonoro a John Aalberg
    Nomination Miglior colonna sonora a Bernard Herrmann
    1941 - National Board of Review Award
    Miglior film
    1941 - New York Film Critics Circle Award
    Miglior film
    Il 26 febbraio 1942 Quarto potere ottenne 9 nomination ai Premi Oscar 1942, vincendo una statuetta per la migliore sceneggiatura originale. Quell'anno Bernard Herrmann, nominato al premio per la colonna sonora per il film di Welles, vinse la statuetta per la colonna sonora ma non per Quarto potere bensì per L'oro del demonio. Welles fu il primo uomo ad essere nominato come regista, attore e sceneggiatore per lo stesso film.

    Nel 1998 l'American Film Institute ha collocato Quarto potere al primo posto della AFI's 100 Years... 100 Movies, ovvero la lista dei cento film americani più importanti (precedendo Casablanca, Il padrino e Via col vento), nel 2007 la stessa AFI ha redatto una nuova lista includendo i film più recenti, tuttavia il film di Welles conserva il primato.Inoltre una citazione di dialogo del film è stata inserita nella lista delle migliori battute di sempre, per la precisione si tratta della battuta "Rosabella", pronunciata dal morente Kane e collocata al 17º posto.

    Nel 1989 negli Stati Uniti è stato selezionato dal National Film Registry per la conservazione.

    Pino Farinotti assegna nel suo dizionario ben 5 stelle al film, il massimo voto possibile e Morando Morandini si associa assegnando anch'egli 5 stelle a Quarto potere nella sua guida (anche qui il massimo possibile).Anche il Dizionario dei film di Paolo Mereghetti gli assegna quattro stelle, il massimo.

    È costantemente presente nella Top 250 di IMDb.e il voto medio attribuito dagli utenti registrati di Rottentomatoes.com è 9,3/10.

    È stato inserito nella lista del sito theyshootpictures.com al 1º posto dei migliori 1.000 film di sempre, compare inoltre in cima alla lista dei migliori film di films101.come al 3º posto della classifica stilata dai lettori di Time Out.

    Collegamenti con altre opere

    Il film è stato più volte citato dalla serie tv I Simpson:

    Il settimo episodio di Halloween si ispira al titolo del film: Citizen Kang. In questo miniepisodio si vedono i due alieni Kang e Kodos sostituirsi a Bob Dole e Bill Clinton prima delle elezioni per assoggettare il genere umano.
    Il quarto episodio della quinta stagione L'orsetto del cuore è una chiara parodia del film: esso ha infatti come protagonista il signor Burns, che invece di ricordare la sua slitta, come nell'originale, ricorda un orsetto. L'inizio dell'episodio riprende in pieno le scene del film.
    Nel settimo episodio della quarta stagione dei Simpson durante la festa di pensionamento di un dipendente della centrale nucleare, Smithers si esibisce in un balletto in onore del Sig. Burns, evidente citazione di quello in onore di Kane nel film, durante la festa in cui introduce nella sua azienda i critici che avevano lavorato con la concorrenza fino a poco tempo prima.
    Nel quarto episodio della seconda serie, Burns si candida a governatore dello stato e appare in una scena a un comizio chiaramente ispirato al film: davanti a un gigantesco poster elettorale e al di sopra di una massa di sostenitori.
    Il personaggio dei fumetti Disney Paperon de' Paperoni è ispirato, almeno per quanto riguarda l'esordio al protagonista del film "Quarto Potere". Anche l'ultimo capitolo della famosa storia Saga di Paperon de' Paperoni di Don Rosa cita apertamente l'inizio di Quarto potere.

    L'episodio Citizen Max della serie animata Tiny Toon Adventures è un intero rifacimento in chiave comica del film, con Montana Max a interpretare il ruolo del protagonista e al posto di pronuniciare la famosa frase "Rosebud" dice "ACME".

    Un altro riferimento al film, si trova in un episodio della serie del Tenente Colombo, precisamente in quello intitolato "Un delitto pilotato" (titolo originale "How to Dial a Murder"), episodio 44 della settima stagione, trasmesso per la prima volta il 15 aprile 1978. Durante l' episodio viene mostrato il cancello d'ingresso del castello, e lo slittino con impressa la parola Rosebud che viene utilizzato per istigare dei cani a sbranare un personaggio.

    La storia del film venne ricostruita nel documentario RKO 281 - La vera storia di Quarto Potere

    Nel film di Tim Burton Ed Wood, Johnny Depp interpretando Edward D. Wood Jr. dice: "...Orson Welles a soli 26 anni dirigeva "Quarto Potere"..."

    Il quarto episodio della serie Il vendicatore tossico (Toxic Avenger), prende il nome di Citizen Toxie: The Toxic Avenger IV in riferimento a Citizen Kane. Nel film è presente una scena in cui si fa parodia delle feste a villa Xanadu (qua chiamata Tromadu).

    Riferimenti all'Italia

    Nel film sono presenti alcuni riferimenti all'Italia:

    In un'intervista Kane afferma di aver parlato con i leader dei paesi più potenti in Europa, Inghilterra, Francia, Germania e Italia e che la guerra non ci sarà.
    Dal suo viaggio porta numerose statue e in una inquadratura dei suoi uffici al giornale Inquire è ben visibile la scritta su una cassa proveniente da Florence, Italy. Anche durante l'ultima scena dell'inventario si sente citare una statua di Donatello, acquistata a Firenze.
    Fra i vari personaggi è presente anche un italiano, il signor Matiste (nome molto simile all'italiano Maciste) che si sforza di insegnare canto lirico alla seconda moglie di Kane, Susan Alexander, che si rivela negata. L'attore spagnolo si chiama Fortunio Bonanova che nella sua carriera ha interpretato anche Cristoforo Colombo o personaggi spagnoli.
    L'edizione italiana del film ha grossolanamente storpiato i due nomi-simbolo del film "Rosebud" e "Xanadu", diventati Rosabella e Candalù. Inoltre è più corta di quindici minuti, con tagli chirurgici di piccoli brani delle scene (ad esempio nella scena della distruzione della camera da letto di Susan, manca senza ragione apparente l'inquadratura di Kane-Welles che stacca due scaffali).
    Quarto potere è il primo lungometraggio diretto da Orson Welles, quando questi aveva 25 anni. Liberamente ispirato alla vita del magnate statunitense William Randolph Hearst, il film uscì nelle sale il 1º maggio 1941. Quarto Potere è considerato uno dei migliori film della storia del cinema. L'American Film Institute l'ha giudicato il miglior film americano di sempre.
    quarto_potere



    La Recensione

    Quarto Potere è il capolavoro di Orson Welles. Il film sembra ispirato alla vita di un noto miliardario statunitense.Uscito nell'anno 1941, Quarto Potere inizialmente non ottiene un gran successo anche per l'ostracismo di alcuni magnati della stampa che vedevano nel protagonista un personaggio negativo. Oggi il film è apprezzato dal pubblico di tutto il mondo.
    Con Quarto Potere, Orson Welles rifonda magistralmente alcune tecniche della ripresa cinematografica, quali l'ottica e l'illuminotecnica e inoltre perfeziona i codici linguistici appresi dal maestro D. W. Griffith. (1)
    Welles combina, grazie ad un talento straordinario da sceneggiatore, elementi narrativi del teatro e del cinema di allora arricchendo il punto di vista dello spettatore di nuove e molto curate inquadrature: immagini mai viste, sequenze sceniche maestose e barocche, di grande luminosità e messa a fuoco. (2)
    In forte evidenza in questo film l'uso delle luci e delle ombre, una piacevole variante nel linguaggio visivo che ricorda a tratti i film di Fritz Lang. Welles studia affascinato l'espressionismo.
    Molto riuscita in Quarto potere la fotografia, in particolare le profondità prospettiche. Un risultato ottenuto grazie ad una nuova tecnica che permette a tutto ciò che viene inquadrato, sia in primo piano che sullo sfondo, di essere costantemente a fuoco. Questo miglioramento visivo fu ottenuto da Gregg Toland che ricorse a speciali lenti e a potenti giochi di illuminazione del set. (3)

    Il film si sofferma sugli aspetti più significativi della vita di Charles Foster Kane, magnate della stampa.
    L'opera di Welles si sviluppa in una forma originale che assomiglia all'enigma ad incastro, una sorta di giallo metapsicologico. Essa analizza le cause di un odio devastante che ha origini nell'infanzia di Kane (interpretato dallo stesso Welles). Il film mette a fuoco le vicende del conflitto del piccolo Kane con il padre e le conseguenze della brutalità con cui è stato privato dell'affetto della madre.
    La pellicola poi si sofferma nella vita di Kane adulto, evidenziando le compensazioni che egli mette in atto per sopperire all'odio verso il padre e al vuoto angoscioso della perdita della madre.
    Kane è destinato a rapportarsi con le donne tradendo sempre, in prossimità di una crisi affettiva, la sua grave nevrosi. Nevrosi che sembra annunciarsi allo spettatore già dal suo comportamento sempre eccessivamente egoista.
    Egli conquista le donne solo con la sua fama e ricchezza, fingendo di amarle. Kane vuole solo possederle. Per soddisfare il suo narcisismo malato, asseconda senza successo, le ambizioni delle sue donne desiderose di affermarsi nell'arte. La seconda moglie, rimarrà una cantante mediocre, nonostante il suo interessamento di farne una diva di successo.
    Gravi saranno le conseguenze di questo suo comportamento nevrotico.
    Le donne della sua vita si troveranno a un certo punto, per mancanza d'amore, svuotate della loro identità femminile. Finiranno tutte per abbandonarlo. kane verrà messo a nudo proprio dalla seconda moglie che gli svelerà il senso più profondo della sua nevrosi.
    Abbandonato dalla moglie, Kane muore in solitudine all'interno della sua gigantesca residenza: un castello sfarzoso fatto erigere per celebrare la propria ricchezza.

    La pellicola inizia con un cine-notiziario sulla vita del magnate appena scomparso. Il notiziario pur ricco di aspetti biografici non soddisfa il direttore del giornale che chiede ai suoi giornalisti di indagare meglio nel passato di Kane e comprendere il significato dell'ultima parola da lui pronunciata prima di morire: Rosabella (Rosebud).
    Dall'indagine dei giornalisti emerge un particolare della vita di kane molto importante.
    La madre, che viveva con il marito e il figlio in una sperduta casa di campagna, nell'imminenza di ricevere una grossa eredità decide di affidare il piccolo Kane ad una educazione istituzionale. Ufficialmente la decisione sembra presa al fine di consentire a Kane, una volta maggiorenne, di gestire al meglio i beni ereditati. In realtà il motivo vero riguarda un problema presente in famiglia: la madre teme che, rimanendo nella casa di origine, il piccolo venga maltrattato dal padre. Kane ha misteriosamente un forte conflitto con il padre. La cosa rischia di aggravarsi perché l'autorità paterna è minacciata dalle ricchezze ereditate dal figlio.
    Kane non vuole andare via dalla famiglia e fa resistenza. Quando i genitori decidono di prelevarlo, il piccolo gioca sulla neve; informato della decisione presa dalla madre e invitato a prepararsi per la partenza kane viene preso da un furore incontrollato. In segno di angoscia e disapprovazione scaraventa la slitta sul tutore. Un gesto che formerà nel suo inconscio un fantasma indelebile, sempre presente nella sua storia. Qualcosa che lo condizionerà per tutta la vita. Un evento che spiegherà in seguito il senso del suo perdere sempre quello che di più bello possedeva.
    Il nome della slitta è Rosebud.

    Kane crescerà lontano dalla famiglia, e utilizzerà le ricchezze ereditate (una miniera d'oro in Colorado) per comprare tutto ciò che desiderava e per affermare la sua gloria a favore dei diritti dei lavoratori. Tanta era la ricchezza in suo possesso che poteva permettersi ogni cosa continuando a rimanere ricco.
    Kane verrà considerato, un po' paradossalmente un comunista stravagante. In effetti le sue azioni umanitarie e sociali sono tante ma avvengono sempre con spirito di soccorso parziale. Forse ciò era dovuto a un senso di colpa che lo perseguitava. Un cedimento nella battaglia edipica in corso con il padre? Forse la perdita definitiva della madre ha funzionato come una sorta di castrazione: non più legata all'immaginario edipico ma realmente avvenuta, perciò devastante.
    Secondo le ricostruzioni di chi lo conosceva il suo era un comunismo populista, voleva riconoscere diritti ai lavoratori mantenendo fermo il suo stato di potere e la sua capacità di mettere soggezione. Non capiva che i lavoratori volevano i diritti come beni insindacabili, naturali, slegati da ogni forma di gratitudine, in piena libertà di movimento. (4)

    Il segreto della sua vita verrà svelato solo allo spettatore nel bellissimo finale.
    I giornalisti falliscono nell'impresa di scoprire il significato della parola pronunciata sul punto di morte da Kane. Non riescono ad associare al nome Rosebud cose precise, intuiscono però l'importanza che ha avuto nella formazione della nevrosi di Kane il distacco dalla madre.
    Essi non possono ricostruire la catena significante completa delle vicende psichiche che il nome Rosebud ha messo in moto, perché non vengono a conoscenza di un particolare. Allo spettatore invece il film svelerà quel particolare decisivo che consentirà di capire...
    Allo spettatore è lasciato il divertente compito di ricomporre in tutta la sua struttura la personalità psichica di Charles Foster Kane.

    Edited by Oceanya - 14/5/2014, 02:49
     
    Top
    .
  4. Oceanya
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    imm

    La vita è meravigliosa



    La vita è meravigliosa è un film del 1946 diretto da Frank Capra e interpretato da James Stewart, tratto dal racconto The Greatest Gift di Philip Van Doren Stern. James Stewart ebbe la nomination all'Oscar come miglior attore protagonista nel 1947, ma il premio andò invece Fredric March, interprete de I migliori anni della nostra vita.




    Trama

    George Bailey è un giovane onesto, desideroso di avventure e di viaggi, che per una serie di eventi si troverà a dedicare il suo tempo al servizio del prossimo. Nato a Bedford Falls, una piccola cittadina di provincia, è costretto a restarvi tutta la vita rinunciando alle sue aspirazioni. Deve infatti assecondare il desiderio affettivo della moglie e gestire con lo zio paterno Billy la modesta cooperativa di risparmio (la "Bailey Costruzioni e Mutui") fondata dal padre Peter. La vigilia di Natale, suo zio Billy incaricato di prelevare in banca 8000 dollari necessari per onorare una scadenza di pagamento, li perde di vista per sbadataggine. Questa somma è di vitale importanza per evitare che l'azienda cada nelle grinfie del vecchio Henry Potter, il capitalista che - con la sua spregiudicatezza negli affari - tiene praticamente in pugno da anni la cittadina. Ben sapendo questo, Potter che è il proprietario della banca, dopo aver visto che Billy ha lasciato i soldi su un tavolo, li sottrae di nascosto per provocare il fallimento della Bailey. In una crisi di sconforto - dovuta alla perdita del denaro e all'accumularsi delle sue frustrazioni - George prima si scaglia contro i suoi famigliari, poi decide di togliersi la vita gettandosi nel fiume, ma proprio mentre sta per compiere il gesto ne viene distratto all'ultimo momento da Clarence Odbody, un angelo inviato da Dio, che si butta nel fiume spingendo George a buttarsi anche lui ma per metterlo in salvo.
    Clarence è un angelo definito "di seconda classe", che deve ancora compiere una buona azione per meritarsi le ali. Trasportandolo in una realtà parallela ed alternativa, egli mostra a George come sarebbe stato il mondo se lui non fosse mai nato: senza di lui, il fratello Harry sarebbe morto annegato da bambino, il suo vecchio datore di lavoro, Mr. Gower, avrebbe passato la vita in galera per un avvelenamento accidentale, lo zio Billy sarebbe stato internato in manicomio, l'amata moglie Mary sarebbe rimasta zitella, non sarebbero nati i suoi quattro figli, la cittadina di Bedford si sarebbe chiamata Pottersville e la vita di molti cittadini e amici di George sarebbe stata miserabile. Comprendendo infine quanto valore e significato abbia avuto la sua esistenza, George ottiene di poter tornare a vivere di nuovo e corre a casa desideroso di riabbracciare i suoi cari. Scoprirà la solidarietà degli amici e dei cittadini di Bedford, riuscendo a trovare una via di uscita per evitare la bancarotta e ricevendo il più bel regalo di Natale che possa sperare.


    Genere:Commedia
    Regia:Frank Capra
    Cast: James Stewart, Donna Reed, Henry Travers, Thomas Mitchell, Ward Bond

    Vita_%C3%A8_meravigliosa



    Il tema


    Si tratta di una parodia della società americana vista in chiave fiabesca. La figura del vecchio Henry Potter è chiaramente associabile a Ebenezer Scrooge, a zio Paperone e a tutti i simboli negativi del capitalismo. Per contro, l'idealismo dei giovani e della parte oppressa della società - che cerca disperatamente di emergere dalla massa - troverà ugualmente la gioia di vivere grazie ai sentimenti, quali l'amore e l'amicizia, e ai valori della famiglia.

    Più che una critica al sistema, il film ne fa un affresco surreale di straordinaria suggestione. Nel 1990 è stato scelto per la preservazione nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti, mentre nel 1998 l'American Film Institute l'ha inserito all'undicesimo posto della classifica dei migliori cento film statunitensi di tutti i tempi. Dieci anni dopo, nella lista aggiornata, è sceso al ventesimo posto.

    Note di produzione

    I diritti per il film erano stati acquistati dalla RKO Radio Pictures, che cercò per molto tempo di trarne la sceneggiatura per un film, dopo diversi tentativi andati a vuoto la RKO affidò il progetto a Frank Capra. La storia era stata ideata come racconto breve per una cartolina natalizia dal titolo Dono di Natale ma, come dichiara il figlio del regista Frank Capra negli extra della versione italiana del DVD, di questo racconto il padre ha mantenuto una sola scena nel film, prendendone comunque spunto per la sceneggiatura. Capra decise di girare il film in bianco e nero perché riteneva che il tipo di storia, specialmente quando George immagina la vita senza che lui fosse mai nato, non si sarebbe adattata alla pellicola a colori. Tuttavia il film, negli anni a seguire, è stato colorato ed una versione in tal senso è contenuta in alcune edizioni dvd, come ad esempio, in quella americana R1.


    la-vita-è-meravigliosa

    Riconoscimenti


    1947 - Premio Oscar
    Nomination Miglior film alla Liberty Films
    Nomination Migliore regia a Frank Capra
    Nomination Miglior attore protagonista a James Stewart
    Nomination Miglior montaggio a William Hornbeck
    Nomination Miglior sonoro a John Aalberg (RKO)
    1947 - Golden Globe
    Migliore regia a Frank Capra

    shield

    Curiosità


    Il personaggio del bieco e avaro Henry Potter, antagonista di George Bailey, ha un nome simile al maghetto Harry Potter, il personaggio uscito dalla penna della scrittrice J.K. Rowling. Curiosamente, anche il maghetto Harry Potter indossa occhiali tondi. Inoltre il logo del celebre maghetto, una saetta, è identico allo stemma che si trova rappresentato sulla carrozza di Henry Potter.
    L'autore Disney Don Rosa ha ripreso la trama del film in una storia del 1994, scritta in celebrazione del sessantesimo compleanno di Paperino, intitolata Paperino e il genio del compleanno. Paperino viene visitato nel giorno del suo compleanno da un genio che gli mostra il drammatico quadro di una Paperopoli senza di lui.
    Anche il disegnatore Disney italiano Romano Scarpa ha realizzato una parodia del film, intitolata Topolino e le Dolcezze di Natale. Topolino, avendo perso tutti i suoi averi, sconfortato vorrebbe non aver mai vissuto a Topolinia: ma la futilità di tale suo desiderio viene evidenziata da Babbo Natale, che sostituisce l'angelo Clarence, mostrandogli la situazione in cui verserebbero i suoi cari se lui non fosse esistito.
    Esiste un episodio del teen drama Popular ispirato al film. Il protagonista, Harrison John, depresso e sfiduciato a causa della sua leucemia, viene fermato nel suo proposito di suicidio da Clarence, un suo compagno d'ospedale deceduto poco prima per la stessa malattia e divenuto in Paradiso aspirante angelo.
    Il portale Web italiano Clarence - creato da Gianluca Neri e Roberto Grassilli si ispirava all'angelo di questo film.
    Nello speciale di Natale della serie Beavis & Butt-Head viene fatto un omaggio al film in un episodio in cui Butt-Head scopre cosa succede se lui non fosse mai nato: il preside McViker non sarebbe diventato isterico, Daria Morgendorffer non solo non sarebbe stata la stessa ma si sarebbe addirittura fidanzata e Beavis si sarebbe trovato un lavoro facendo volontariato nella mensa dei poveri, divenendo così il migliore amico di Stuart.
    Un episodio dei Rugrats, "Chuckie's Wonderful Life", tradotto in italiano come "La magnifica vita di Chuckie", è un'altra citazione di questo film: dopo che Angelica ruba il cd preferito del padre di Chuckie, questi crede che l'uomo se la prenderà con lui e quindi desidera non essere mai nato. Appare allora un angelo dall'aspetto uguale a quello di Chuckie che gli fa vedere come sarebbe diventato il mondo se lui non fosse mai nato: si trova così in quella che prima era la sua stanza, invasa da scatoloni della pizza. Qui vede suo padre che, impazzito dal dolore per non avere avuto figli e moglie, parla con un pupazzo ricavato da un calzino; usciti dalla casa di Chuckie, il bambino vede uno scenario infernale: palazzi distrutti, bambini teppisti e incendi ovunque. Fanno tappa a casa di Phil & Lil, divenuti teppisti anche loro, e scoprono con orrore che a casa di Tommy si è trasferita definitivamente Angelica, cacciando via il cugino e togliendogli tutto ciò che gli spettava di diritto. L'Angelica che vedono è una ragazzina obesa seduta su una specie di trono imperiale in stile romano. Allora Chuckie comprende il vero valore che ha per i suoi amici e capisce che non vale la pena di morire. Tornato al suo vero mondo, si rassicura quando vede che si è scoperto che Angelica ha rubato il cd e che, per questo, resterà in punizione senza gelato per una settimana.
    Il film Basta che funzioni di Woody Allen lo cita estesamente in un dialogo.
    Il testo della famosa canzone "Meraviglioso" di Riccardo Pazzaglia e Domenico Modugno, ricorda la trama del film.


    shield




    Il testamento spirituale di Capra, un film che mostra l'orrore e la realtà dell'America del dopoguerra e poi, con sforzo sovrumano, afferma il sogno, la solidarietà, l'utopia della piccola comunità. Perfetto Jimmy Stewart, assolutamente travolgente il finale. Un capolavoro.

    Per il film completo cliccate qui >>>>>>>>>>>>>>

    https://nelmondonostro.forumfree.it/?t=57508228


    Edited by Oceanya - 14/5/2014, 03:04
     
    Top
    .
  5. Oceanya
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    dvdmovie_17810_front_8111
    Voglio danzare con te

    Voglio danzare con te (Shall We Dance) è un film in bianco e nero del 1937,di genere commedia, musicale, romantico della durata di 116 min.

    Titolo originale:Shall We Dance

    Genere: commedia, musicale
    Regia: Mark Sandrich
    soggetto: da una storia di [[Lee Loeb]], [[Harold Buchman]] e dalla commedia di [[Allan Scott]], [[Ernest Pagano]]
    Cast: Fred Astaire,Ginger Rogers,Eric Blore,Edward Everett Horton,Jerome Cowan,Ketti Gallian,William Brisbane,Ann Shoemaker, Jerome Cowan.

    1624_imm2
    Ginger Rogers interpreta Linda Keene
    doppiatori italiani

    *[[Paolo Stoppa]]: Fred Astaire
    *[[Rina Morelli]]: Ginger Rogers
    *[[Gualtiero De Angelis]]: Jerome Cowan
    *[[Tina Lattanzi]]: Ketti Gallian

    Il musical è uno dei generi americani classici. Forse il più rappresentativo della nazione in cui si è sviluppato. Nato con l’avvento del sonoro, il musical è morto con lo sbriciolarsi del sogno americano ma è poi risorto dalle sue ceneri, ha resistito e assorbito le trasformazioni delle mode ed è tornato in auge, come dimostrano gli ultimi esempi, tra cui DREAMGIRLS e STEP UP.

    voglio_danzar_con_te_fred_astaire_mark_sandrich_004_jpg_jqjk

    Trama:La star del balletto Pete "Petrov" Peters e l'attrice di musical Linda Keene sono sulla stessa nave che sta attraversando l'Oceano Atlantico. Giunti a New York, scoprono che c'è un pettegolezzo in giro che li vorrebbe sposati. Per sfruttare la pubblicità che la situazione offre loro e mettere a tacere le malelingue decidono di sposarsi sul serio per poi divorziare. Ma l'amore è in agguato.

    1316_imm2
    Fred Astaire interpreta Peter Peters

    1176119214-musical_poletti_busby


    7° film della coppia Rogers-Astaire dove, però, i momenti cantati (grazie alle musiche di George e Ira Gershwin) valgono paradossalmente più di quelli danzati


    1727_imm2
    Eric Blore interpreta Cecil Flintridge


    1290_imm2
    Edward Everett Horton interpreta Jeffrey Baird



    Il musical è uno dei generi americani classici. Forse il più rappresentativo della nazione in cui si è sviluppato. Nato con l’avvento del sonoro, il musical è morto con lo sbriciolarsi del sogno americano ma è poi risorto dalle sue ceneri, ha resistito e assorbito le trasformazioni delle mode ed è tornato in auge, come dimostrano gli ultimi esempi, tra cui DREAMGIRLS e STEP UP.

    Il musical è uno dei generi americani classici. Forse, con il western, il più americano, cioè il più rappresentativo della nazione in cui si è sviluppato. Nato con l'avvento del sonoro, il musical è morto, come il western appunto, con lo sbriciolarsi del sogno americano e con la fine di quell'ottimismo che aveva incantato e spronato milioni di cittadini (e spettatori). Ma, come il western, anche il musical è risorto dalle sue ceneri, ha resistito e assorbito le trasformazioni delle mode ed è tornato in auge (DREAMGIRLS e STEP UP oggi sono due sguardi, rispettivamente sul passato e sulla contemporaneità, del filone musicale).
    Il musical nasce a Broadway sulla falsariga delle opere e operette di stampo europeo. Si trasferisce ad Hollywood per inaugurare il sonoro (nel 1927, con IL CANTANTE DI JAZZ) e si fa subito genere di grande richiamo anche se, le prime pellicole, sono ancora legate ad un'impostazione prettamente teatrale. Da Broadway giungono sulla costa occidentale compositori (Cole Porter, Gershwin, Rodgers e Hammerstein), performer ( Astaire, Ginger Rogers, Gene Kelly, Cyd Charisse, Judy Garland) registi (Minnelli, Donen, Lloyd Bacon)e soprattutto i coreografi: è proprio il grande Busby Berkeley che sospende la concezione del musical come “teatro filmato” per aprirsi a quella magica fusione di esperienze visive e sonore: la macchina da presa danza con i performer, si muove e crea a sua volta l'illusione di un movimento nel movimento, asseconda il ritmo e strabilia lo spettatore con virtuosismi e spettacolari colpi d'occhio.
    Su indicazione di Berkeley, la produzione hollywoodiana riscrive le regole del genere e pone le fondamenta per il ventennio a seguire. QUARANTADUESIMA STRADA (Bacon, 1932), DONNE DI LUSSO (Berkeley, 1935), CAPPELLO A CILINDRO (1935, con la coppia Astaire-Rogers), IL MAGO DI OZ (Fleming, 1939) , sono alcuni esempi del metodo hollywoodiano, dove conta il lavoro di un'equipe affidabile più che del singolo artista.
    Negli anni Quaranta invece, alcuni registi si spingono oltre e implicano, in questo genere dalle regole ormai consolidate, uno stile personale che trascende la semplice messinscena e costituisce il rinnovamento stilistico degli anni Cinquanta: Minnelli soprattutto, ma anche l'accoppiata Donen-Kelly superano la separazione parti recitate - parti cantate fondendo in un solido tutt'uno le sensazioni, i sentimenti, le gioie e i tormenti dell'eroe protagonista. La coreografia e la musica si amalgamano perfettamente alla storia narrata, l'avvolgono in un turbinio di movimenti e di suoni che lasciano esplodere sullo schermo tanto la superficialità della spettacolarità quanto la segretezza dei momenti intimi. Show, espressività e recitazione sono omogeneizzati in coreografie eccezionali che oscillano dai luoghi reali a luoghi metafisici.
    In UN GIORNO A NEW YORK (Donen, 1949) e UN AMERICANO A PARIGI (1951) il sogno e l'immaginazione si fanno arte, la pittura diventa movimento; luce, colore, suono, invadono lo schermo e avvolgono la platea incantata. Il metafilmico CANTANDO SOTTO LA PIOGGIA riflette sulla genesi del genere in questione, sulle sue peculiarità e dona al tutto un'aura leggendaria e fiabesca. E'il sogno (americano)che si è fatto realtà e che vive ancora per pochi anni. Già SPETTACOLO DI VARIETA' (1953, Minnelli) è adombrato dalla malinconia, finché E' SEMPRE BEL TEMPO (Donen, 1955), con i tre protagonisti che si dicono addio prima di prendere strade diverse, pone un sigillo triste sull'idea dell'amicizia forte, dell'ottimismo che permette di superare qualsiasi difficoltà e chiude definitivamente l'epoca d'oro del musical.
    Il sogno americano sta andando in pezzi e ai posteri (gli spaesati autori degli anni Sessanta) non rimane che cogliere i resti di questo sfarzoso spettacolo. Ne rimangono tracce nei film per bambini (MARY POPPINS, 1964, TUTTI INSIEME APPASSIONATAMENTE, 1965) e in poche riuscite commedie musicali di provenienza teatrale (MY FAIR LADY, 1964, HELLO DOLLY, 1967). Sono gli ultimi fuochi, prima della debacle (che insuccesso LA BALLATA DELLA CITTA' SENZA NOME, L'AMICA DELLE CINQUE E MEZZO, UN GIORNO DI PRIMA MATTINA!): con il 1968, gli spettatori smettono di credere ai sogni e disertano quel tipo di entertainment che aveva fatto sembrare l'America un Eden meraviglioso. La nazione smette di credere in se stessa, si abbandona alla dura realtà quotidiana e non si accontenta più dello spensierato ottimismo che ha stimolato per anni generazioni di illusi. Star come Julie Andrews e Barbra Streisand sono costrette a cercare nuovi ruoli da interpretare, pena il fiasco o l'emarginazione (si veda l'icona della commedia musicale per antonomasia Doris Day, che smette di lavorare alla fine degli anni Sessanta).
    Il musical muta talmente che è impossibile qualsiasi paragone tra titoli quali SUA ALTEZZA SI SPOSA, INCONTRIAMOCI A SAINT LOUIS, IL PIRATA e le pellicole frutto del nuovo corso hollywoodiano che prende il via con WEST SIDE STORY (Wise, 1960) che mette in scena i primi sintomi del disagio. Quello che Donen e Minnelli avevano reso grande (la fusione tra la recitazione il canto e la danza) diviene presto improponibile per l'avversione del pubblico a sogni ottimistici e virate irreali. Il pubblico chiede che il rock e il pop sostituiscano il jazz o lo swing; chiede la verità o la provocazione; e la ottiene: CABARET, JESUS CHRIST SUPERSTAR, THE ROCKY HORROR PICTURE SHOW, TOMMY, HAIR sono solo alcuni esempi. Il passato riemerge unicamente come documentaria rievocazione nostalgica (C'ERA UNA VOLTA HOLLYWOOD, 1976) o come revival innocente ( GREASE , 1978, comunque oggi un cult movie).
    Per il resto, il realismo consente al musical di approdare sul grande schermo soltanto come “reportage” di spettacoli teatrali in corso di allestimento, spesso attraverso tragici o dolenti making of del mondo dello showbusinness (si pensi a CHORUS LINE, FAME, o ALL THAT JAZZ , che seppellisce definitivamente la Golden Age del musical attraverso il funerale del produttore protagonista, alter ego del geniale autore Bob Fosse).
    Il resto non è più musical, è cinema con musica: si pensi al bellissimo NASHVILLE (1975) di Altman, che ruota attorno ad un festival folk; al demenziale THE BLUES BROTHERS di Landis (1980); alle nuove tendenze che si affacciano con LA FEBBRE DEL SABATO SERA, STAYNG ALIVE, FLASHDANCE, DIRTY DANCING, SAVE THE LAST DANCE fino all'ultima variatio, STEP UP ; alla videomusic, vetrina per star già di grande richiamo (THRILLER per Michael Jackson) e precursore dei videoclip che passano oggi su MTV; ai film biografici o presunti tali sulle star del passato (BIRD di Eastwood, su Charlie Parker, RAY su Ray Charles, QUANDO L'AMORE BRUCIA L'ANIMA, su Johnny Cash, DE-LOVELY su Cole Porter e il recentissimo DREAMGIRLS).
    Il musical fa capolino saltuariamente, con nuove variazioni sul tema, a volte geniali riscritture sull'onda del surrealismo, della revisione di iconografie passate, della rivisitazioni di grandi tematiche narrative o temi musicali di chiara fama: occorre ricordare CHICAGO, MOULIN ROUGE, RENT, PENE D'AMOR PERDUTE.
    Ogni musical classico aveva una sua morale. Ce l'ha anche questo nostro rapido excursus: il musical ha filtrato sogni e speranze di intere generazioni. Ha costruito attraverso l'ottimismo della “voglia di farcela” un antidoto forte alle disillusioni di un mondo spesso privo di fantasia, di amore, di amicizia, di lealtà. Gene Kelly ballava sotto la pioggia perché era felice. Oggi nessuno lo farebbe più. Oggi si balla per rabbia, per disperazione o per sfondare a scapito di altri perché di “AMICI” (si pensi alla trasmissione tv attraverso cui i sogni vengono soltanto più sfruttati e commercializzati) ce ne sono sempre meno. I tre eroi-amici che scorrazzavano per New York, fiduciosi nella loro città e nella loro patria, si sono definitivamente detti addio. E hanno detto addio anche a noi. Ci hanno lasciato con stralci di un passato magico da rievocare e con una realtà – fin troppo reale - da sublimare in un sogno (americano o no) che facilmente può farsi incubo.


    Locandina originale

    vogliodanzarconte




    Premi e Nomination


    Academy Awards (1938)



    Incasso

    Budget stimato per il film: $ 991.000

    1176119214-musical_poletti_fredginger



    Edited by Oceanya - 9/7/2015, 00:49
     
    Top
    .
  6. Oceanya
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Il%20grande%20dittatore
    Il grande dittatore


    « Qualsiasi somiglianza tra il dittatore Hynkel e il barbiere ebreo è puramente casuale. »
    (Dai titoli di testa)


    Il grande dittatore (The Great Dictator) è un film del 1940 diretto, prodotto e interpretato da Charlie Chaplin.

    La sua prima edizione risale al 15 ottobre del 1940, nel pieno della seconda guerra mondiale. Rappresenta una forte satira del nazismo e prende di mira direttamente Adolf Hitler e il movimento nazista tedesco.

    Il grande dittatore, per alcune sue peculiarità, è considerato un evento straordinario. Nel 1941 ottenne cinque candidature al premio Oscar, inclusi miglior film e miglior attore allo stesso Chaplin.


    Anno: 1940
    Genere: Satirico
    Titolo originale: The Great Dictator
    Regia: Charles Chaplin
    Cast: Charles Chaplin, Paulette Goddard, Jack Oakie, Reginald Gardiner, Henry Daniell, Billy Gilbert


    ilgrandedittatore4

    Trama:

    Durante una battaglia della prima guerra mondiale un barbiere ebreo che combatte nell’esercito della Tomania (e più precisamente nella XXI. divisione artiglieria) come addetto al funzionamento della grande Berta si rende protagonista di un'azione eroica a bordo di un aereo e salva la vita dell'ufficiale Schultz. L'epilogo dell'azione, con il precipitare dell’aereo sul quale i due si trovano, comporterà per il barbiere la perdita della memoria.

    Allontanatosi dall’ospedale, il barbiere fa ritorno alla sua bottega nel ghetto ebreo e si sorprende dell’atteggiamento dei militari che imbrattano i vetri del suo negozio con la scritta dispregiativa "jew". Reagisce al sopruso, in contrasto con la remissione degli altri abitanti del quartiere, suscitando le simpatie di Hanna, giovane e bella figlia del ghetto, anch'ella insofferente alle angherie e alle miserabili condizioni di vita alle quali Hynkel e i suoi scagnozzi la costringono da tempo. La rappresaglia dei militari agli sberleffi del barbiere e di Hanna prevederebbe l’impiccagione dell'uomo ad un lampione, se non intervenisse a scongiurarla il comandante Schultz, che riconosce nel barbiere il soldato che tanti anni prima gli aveva salvato la vita.

    La protezione di Schultz e la richiesta inoltrata da Hynkel ad un banchiere ebreo per finanziare la sua campagna di aggressione al mondo, e in particolare la conquista di un paese vicino, l'Ostria (parodia dell'Austria), sono causa della temporanea pace nel ghetto e favoriscono lo svilupparsi della simpatia tra il barbiere e Hanna in un sentimento più profondo. Ma la gioia della serenità riconquistata ha vita breve, la negazione del finanziamento farà riprendere le persecuzioni più violentemente che prima.

    Il rifiuto di Schultz alla realizzazione dell'invasione dell'Ostria gli costa la prigionia nel campo di concentramento, dal quale riesce però a sfuggire per rifugiarsi nel ghetto. Qui cospira con gli abitanti per eliminare il malvagio dittatore. Anche il barbiere partecipa all'intrigo, per quanto sia un po' riluttante di fronte all’eroismo invocato da Schultz. Ma la cospirazione fallisce e Schultz e il barbiere sono catturati e confinati in un campo di concentramento.

    Il progetto di invasione di Hynkel necessita della collaborazione dell'alleato dittatore di Batalia (Bacteria nell'edizione originale), Bonito Napoloni (Benzino Napaloni nell'edizione originale), marcata caricatura di Benito Mussolini, che ha schierato il suo esercito ai confini dell'Ostria. Hynkel lo invita nella sua residenza dove si assisterà ad un duello tra i due nel tentativo di entrambi di soggiogare psicologicamente l’altro. L'epilogo della visita di stato sarà l'accordo sull’Ostria.

    Il piano di Garbitsch per la conquista prevede che Hynkel si travesta da cacciatore di anatre e spari da una barca su un lago un colpo di fucile quale segnale. Il colpo parte, l'invasione dell'Ostria è compiuta e Hanna e quanti con lei vi avevano trovato riparo si ritrovano nuovamente oppressi dagli stessi aguzzini che avevano lasciato in Tomania. Il dittatore però è caduto in acqua e, risalito a riva, senza l’uniforme militare e per la straordinaria somiglianza, viene scambiato dai suoi militari per il barbiere ebreo ed arrestato. Questi infatti era evaso dal campo di concentramento con Schultz poco tempo prima ed era pertanto ricercato.

    Schultz si prodiga perché il barbiere venga ritenuto essere Hynkel affinché entrambi possano avere salva la vita ma quando, in perfetta uniforme da condottiero, dovrà tenere il suo primo discorso davanti al popolo dell'Ostria, il barbiere ebreo lancerà al mondo e alla sua Hanna, che ne riconosce la voce, un proclama di amore, libertà, uguaglianza e solidarietà tra gli uomini che le riaccenderanno la speranza in tempi migliori.

    171829b_Il-grande-dittatore-rc-visore

    La genesi del film

    « Più che in qualunque trovata comica, credo che il fascino di Chaplin stia nella sua capacità di riaffermare la verità – soffocata dal fascismo e anche, fatto piuttosto comico, dal socialismo – che vox populi è uguale a vox Dei e che i giganti sono vermiciattoli. »
    (George Orwell)


    Il grande dittatore è il primo film sonoro di Chaplin poiché ormai da un decennio la tecnica del muto era stata soppiantata dal parlato. Tuttavia il personaggio del vagabondo Charlot non necessitava di audio, essendo la pantomima il suo linguaggio universalmente compreso e riconosciuto. Ne consegue che Il grande dittatore segna la morte del vagabondo, l’ultima sua apparizione. La sua anima poetica, angelica, ingenua, benché tenace, non ha più posto in un mondo oppresso dalle macchine, dal materialismo e, nel frangente, dall’odio demoniaco.

    Il secondo straordinario aspetto è rappresentato dalla sfida coraggiosa lanciata dal film, e da uno dei pochi uomini liberi dell’epoca, al più straordinario, folle e terrificante protagonista degli avvenimenti ad esso contemporanei: Hitler, il coetaneo di Chaplin (quattro giorni dividono anagraficamente la nascita dei due) che stava trascinando il mondo verso il periodo più nero e doloroso della storia del secolo.

    La grande somiglianza fisica tra i due uomini, Chaplin e Hitler, consentì al primo di imbastire una satira grottesca del secondo (qualcuno sostenne che Hitler copiò i baffetti di Charlot per richiamarne la simpatia), o almeno questo fu il motivo iniziale, unitamente al desiderio di esprimere il proprio disappunto per la piega che stavano prendendo gli avvenimenti, presagendo un futuro doloroso per l’umanità, senza mai immaginare fino in fondo la portata dell'agghiacciante follia hitleriana che presto avrebbe sconvolto il mondo. Dopo la fine della seconda guerra mondiale Chaplin ebbe a dire che se all’epoca della lavorazione del film avesse conosciuto la realtà del nazismo e le atrocità dell’olocausto, probabilmente non se la sarebbe sentita di realizzare un film che si prendesse gioco di quei criminali.

    Gli unici riferimenti non diretti nei confronti della Germania nazista, forse per non calcar troppo la mano contro il regime, sono i nomi dei personaggi (comunque facilmente riconducibili), i simboli della "doppia X" al posto della svastica nazista, e l'uso di parole di fantasia nelle iscrizioni del ghetto ebraico (come la parola "Restauraciz" per ristorante) oppure in esperanto, seppur a volte sgrammaticato (come "Ĉambroj" o "Vestaĵoj", in esperanto rispettivamente "Camere" e "Vestiti").

    La parodia dunque ispirò fin dall’inizio il film, che è straordinariamente comico, per noi spettatori contemporanei ai quali è stata risparmiata la tragica esperienza della guerra e la sua distruzione. L'imitazione risulta perfetta, nei toni e negli atteggiamenti, nel discorso alla folla tenuto dal Führer Adenoid Hynkel, discorso completamente improvvisato e girato in un'unica scena. Come rimane fissata indelebilmente nella storia del cinema la scena deliziosa e intensa nella quale il dittatore danza con il mappamondo sulla musica del preludio del Lohengrin di Richard Wagner.

    La verità era anche che Chaplin si immedesimava completamente nei suoi personaggi, egli "era" coloro che interpretava e dunque ne subiva psicologicamente la caratterizzazione, nel caso specifico malvagia. A detta dei suoi collaboratori, quando Chaplin indossava il costume di Hynkel, anche il suo modo di rapportarsi con loro cambiava ed assumeva sfumature aggressive e prepotenti.

    La parodia, però, era destinata ad avere anche un'impronta politica. Anzi, fu proprio l’introduzione della tecnica del sonoro a consentire a Chaplin di trasmettere al mondo il suo pensiero e l’inequivocabile presa di posizione contro la follia nazista, affidando al discorso finale (Il grande dittatore) del barbiere ebreo l’utopia anarchica della liberazione dell’uomo da ogni forma di sudditanza e sfruttamento e dunque la speranza in un mondo migliore, che sarà però smentita dal precipitare degli eventi successivi.

    Questa presa di posizione parve ad un certo punto pregiudicare l’esito della lavorazione del film allorché alcune frange della società americana di tendenza filo-nazista, in un periodo in cui anche la politica americana era improntata al non interventismo e alla preservazione della non belligeranza con la Germania, gli fecero pervenire poco velati messaggi di disapprovazione e suggerimenti a soprassedere.

    La stessa scelta del luogo di presentazione della pellicola al pubblico fu oggetto di ponderata scelta. Si puntò su New York, meno influenzata dal clima fascistizzante con cui anche l’America doveva fare i conti. La realizzazione del film fu accompagnata dallo sfiorire del rapporto sentimentale tra Chaplin e Paulette Goddard, splendida protagonista nonché sua terza moglie, in procinto di chiedere il divorzio.

    Durante la lavorazione, nel dicembre del 1939, Chaplin fu anche raggiunto dalla comunicazione della morte improvvisa dell’amato Douglas Fairbanks, che soltanto un mese prima gli aveva fatto visita sul set. Egli ne fu sconvolto e la perdita del "solo vero amico che abbia mai avuto", come ebbe a dire Chaplin stesso, rimarrà una ferita mai rimarginata.

    ilgrandedittatore5

    Riconoscimenti

    Nel 1940 il National Board of Review of Motion Pictures l'ha inserito nella lista dei migliori dieci film dell'anno.

    Nel 1997 è stato scelto per la preservazione nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti.

    Nel 2000 l'American Film Institute lo ha inserito al trentasettesimo posto nella classifica delle cento migliori commedie americane di tutti i tempi.

    charles_chaplin


    Censura e versioni italiane


    Il film venne vietato in quasi tutta l'Europa dal 1940 al 1945 a causa del potere nazifascista che ne proibì la distribuzione. In Inghilterra venne censurato per timore di peggiorare i già difficili rapporti diplomatici con la Germania; tuttavia proprio lo stesso anno la situazione tra i due belligeranti precipitò irreparabilmente e così, affrancata dalla censura, la pellicola vide la sua prima proiezione a Londra già nel 1941.

    Uscì in Italia per la prima volta nel 1945,[senza fonte] con la caduta del fascismo. La versione era integrale e sottotitolata.

    Nel 1949 il film era stato già doppiato (probabilmente integralmente) in un'edizione con la voce di Augusto Marcacci per Chaplin, ma al contrario di come riportano molte fonti questa versione non fu mai distribuita nei cinema e oggi è probabilmente andata perduta.

    Il film venne censurato di alcune scene quando uscì ridoppiato nel 1972 (con la voce di Oreste Lionello per Chaplin) e la direzione del doppiaggio di Roberto Bertea, in particolare nella scena del ballo e della ridicola danza tra la sig.ra Napoloni e Hynkel. Il personaggio della moglie di Napoloni fu eliminato totalmente per non urtare la sensibilità della vedova Rachele Mussolini, ancora in vita. Il nuovo prestigioso adattamento del copione è del comandante Roberto De Leonardis, noto per le sue versioni italiane di tutti i film Disney d'epoca.

    Nel 1988, per un'edizione in videocassetta a cura della Skema video, il film fu integralmente ridoppiato con la voce di Claudio Trionfi per Chaplin. Questa versione fu eseguita sulla versione francese del film e non su quella originale; la qualità del doppiaggio è molto discutibile[senza fonte], ma se non altro si trattava della prima versione italiana integrale. I nuovi dialoghi italiani sono di Patrizia D’Agostino e la direzione del doppiaggio è di Umberto Fizz.

    Nel 2002 il film è stato ridistribuito integralmente e restaurato dalla BIM distribuzione. Le scene censurate sono state doppiate ex novo in italiano con nuove voci e, a detta di molti, il nuovo doppiaggio stride troppo con le restanti scene che conservano l'audio del 1972. Le voci delle sequenze reintegrate sono troppo diverse e i dialoghi aggiunti non tengono conto dell'adattamento di De Leonardis come se le nuove scene fossero state tradotte senza vedere l'intero film in italiano (ad esempio Napaloni nelle sequenze del 1972 si rivolge ad Hinkel chiamandolo Hikelino, mentre in quelle reintengrate con Hinkey).

    sriimg20020215_1028954_1s



    Curiosità

    Le insegne dei negozi del ghetto ebraico sono scritte in inglese, ebraico e anche in esperanto.
    Il numero portato nella divisa da Charlie Chaplin nel campo di concentramento è lo stesso portato da Roberto Benigni nel film La vita è bella (film 1997).

    480px-Charlie_Chaplin







    cap010



    Edited by Oceanya - 14/5/2014, 03:14
     
    Top
    .
  7. Oceanya
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    tempi_moderni
    Tempi Moderni


    Anno: 1936
    Genere: Satirico
    Titolo originale: Modern Times
    Regia: Charlie Chaplin
    Cast: Charles Chaplin, Paulette Goddard, Henry Bergman, Tiny Sandford, Chester Conklin


    3429_DOWN



    Fu proiettato la prima volta il 5 febbraio 1936.



    Trama: gesti ripetitivi, i ritmi disumani e spersonalizzanti della catena di montaggio minano la ragione del povero Charlot, operaio meccanico. La pausa pranzo potrebbe concedere un momento di riposo, se non che Charlot viene prescelto quale operaio tipo su cui sperimentare la macchina automatica da alimentazione, che dovrebbe consentire di mangiare senza interrompere il lavoro (aspetto che in una visione scientifica del lavoro produrrebbe vantaggio competitivo). L'esperimento però gli causa parecchi danni dato che il diabolico marchingegno non funziona molto bene.

    Ossessionato dai bulloni, che per la sua mansione è addetto a stringere con una chiave apposita, e dai bottoni, che ne richiamano la forma, ornanti la gonna della bella segretaria della fabbrica, ai quali proverà a dare una bella stretta, Charlot perde ogni controllo sulla propria mente. Con gesto liberatorio mette mano alla miriade di pulsanti, leve e interruttori della sala comando del suo reparto provocando il fermo della catena produttiva e finisce egli stesso ingoiato dagli ingranaggi delle gigantesche macchine rotative. Liberato dalla stretta meccanica e dopo aver spruzzato in faccia a tutti (compreso il padrone della fabbrica), saltellando dispettosamente, l'olio per lubrificare gli ingranaggi, Charlot sarà affidato forzatamente ad una clinica affinché venga riabilitato dall'esaurimento nervoso.

    Dimesso dall'ospedale raccoglie una bandiera di segnalazione caduta da un mezzo in transito e la agita per richiamare l'attenzione dell'autista, senza accorgersi che dietro le sue spalle si sta aggregando un corteo di disoccupati che marciano agitando anch'essi delle bandiere. La carica della polizia disperde i manifestanti e provoca l'arresto dell'ignaro Charlot ritenuto, a torto, a capo dei dimostranti.

    Egli viene allora rinchiuso nel penitenziario dove, grazie all'effetto di una sostanza dopante accidentalmente ingerita, da solo e senza accorgersene sventa il tentativo di rivolta di alcuni galeotti, guadagnandosi la grazia, la remissione del reato e la libertà con tanto di lettera di presentazione che attesta le sue qualità.

    La recessione che attanaglia il paese, la chiusura delle fabbriche e la conseguente perdita del lavoro generano uno stato diffuso di povertà e scontento e stimolano il ricorso ad espedienti non sempre legali pur di sfamare la famiglia. Le merci delle imbarcazioni attraccate al porto sono un richiamo irresistibile per una giovane monella, che vuole contribuire a sfamare i ragazzini del quartiere e le sue sorelle più piccole, alle quali il padre disoccupato non può provvedere e che sono orfane di madre. Quando lo sfortunato genitore perderà la vita colpito da un proiettile esploso durante una manifestazione di protesta dei disoccupati, la sua famiglia verrà disgregata con l'affidamento delle sorelle minori ad un istituto. Anche la monella vi sarebbe destinata, ella riesce però a sottrarsi al suo destino con la fuga.

    Nel frattempo la lettera di presentazione frutta a Charlot l'ingaggio presso un cantiere navale dove è in fase avanzata la costruzione di una maestosa imbarcazione che non sarà mai ultimata, dato che Charlot la varerà prima del tempo, sotto lo sguardo attonito dei colleghi, rimuovendo inavvertitamente il cuneo di ancoraggio che la trattiene sulla terra ferma. Il dignitoso autolicenziamento e il girovagare per la città lo portano ad imbattersi nella monella, minacciata d'arresto in quanto responsabile del furto di un filone di pane dal furgone che sta rifornendo una panetteria. Charlot tenterà di addossarsene la colpa con lo scopo di farsi arrestare e di risolvere così il problema del vitto. Riuscirà nel suo intento mangiando gratis una quantità sconsiderata di cibo ad un self-service, prendendo dei sigari e regalando dolci a dei ragazzini senza pagare nulla. Sul cellulare che lo trasporta verso la stazione di polizia sale anche la monella, riconosciuta quale vera autrice del furto, e i due fanno conoscenza. Approfittando del ribaltamento del mezzo, coinvolto in un incidente, Charlot (adesso motivato alla libertà) e la monella si danno alla fuga.

    18167_1274465793572_1587750386_653343_6001363_n

    L'infortunio alla guardia notturna di un grande magazzino offre a Charlot la possibilità di rifarsi. Mostrata la sua lettera di presentazione ottiene l'impiego in sostituzione dell'infortunato. Dopo aver preso servizio alla chiusura al pubblico Charlot fa entrare la monella per andare alla scoperta del magazzino. Prima tappa reparto pasticceria per placare la fame; seconda tappa reparto giochi per dare libero sfogo alla voglia di divertimento repressa dalla miseria; infine reparto arredamento dove lei può concedersi il sonno in un fantastico e morbido letto che probabilmente nessuno dei due ha mai provato. Tre malintenzionati armati si sono intanto introdotti nel negozio e hanno immobilizzato Charlot. Uno di loro si rivela essere un suo ex compagno di fabbrica che, come gli altri due, è costretto al furto dalla povertà. I tre festeggiano allora con una bevuta nel reparto alimentare: l'indomani mattina alcune clienti rinveniranno Charlot addormentato sotto il banco dei vestiti. Cacciato dal negozio egli dovrà scontare dieci giorni in galera.

    Al suo rilascio la monella lo aspetta e lo invita nell'abitazione che nel frattempo ha rimediato. Si tratta di una catapecchia fatiscente ma, se non altro, è un riparo per la notte e un luogo dove consumare i pasti. L'indomani Charlot, che ha dormito nel canile annesso, scorre il giornale e la lettura della notizia della riapertura delle fabbriche in prima pagina riaccende i loro sogni di normalità. Egli si precipita ai cancelli della fabbrica riuscendo a farsi assumere come aiutante manutentore. Questa volta tra gli ingranaggi finisce il suo capo, a causa sua naturalmente. Inghiottito completamente con la sola testa sporgente toccherà a Charlot alimentarlo durante la pausa pranzo. Un nuovo sciopero interrompe l'attività lavorativa e durante i successivi tumulti Charlot sarà nuovamente fermato e condotto in galera. La monella lo accoglie al rilascio anche questa volta. La monella è raggiante di felicità perché ha trovato un impiego come ballerina presso un ristorante, in cui le riesce di fare assumere come cameriere anche Charlot.

    L'impiego prevede inoltre un'esibizione come cantante e Charlot deve ricorrere all'espediente di scriversi il testo della canzone sui polsini, perché non riesce a ricordarlo. L'operazione è però inutile, poiché al primo gesto del numero i polsini gli si sfilano ed egli è costretto ad improvvisare le parole sul famoso pezzo della "Titina", primo e unico episodio di interpretazione sonora del vagabondo. Sarà grazie a questa abilità e al discreto successo ottenuto, più che alle doti di cameriere (travolto dal pubblico danzante peregrinerà per il locale nel tentativo di servire l'anatra che un cliente attende impaziente al tavolo e che non avrà il piacere di gustare), ad assicurargli l'assunzione definitiva. Tutto sembra procedere per il meglio, ma due funzionari dell'ufficio assistenza ai minori orfani bloccano la monella nel corso della sua esibizione con l'evidente intenzione di rinchiuderla in istituto. Ancora una volta, grazie all'aiuto di Charlot, ella riesce a sottrarsi alle autorità e a fuggire.

    Sconsolata, si abbandona al pianto sul margine di una strada deserta. L'abbraccio di Charlot, che la stringe con affetto, le infonde fiducia e coraggio per rialzarsi e incamminarsi insieme a lui, mano nella mano, lungo la strada che si apre tra gli sconfinati spazi californiani, simboleggianti le inesplorate opportunità che la vita riserva ancora loro e che insieme sono pronti ad affrontare.

    chaplin_tempi_moderni-b



    tempimoderni4


    Produzione

    Lo scetticismo di Chaplin riguardo al sonoro nei film veniva smentito in questi anni, tuttavia Tempi moderni rimase un film muto, pur contenendo alcune scene sonore. Queste erano filtrate da apparecchi, radio, riproduttori, ma mai un dialogo vero e proprio; celebre l'interpretazione di Je cherche après Titine da parte di Chaplin con testo improvvisato in una lingua inventata (grammelot), misto di parole in francese, spagnolo e italiano spesso storpiate e messe assieme senza un vero costrutto.

    Riconoscimenti

    Nel 1936 è stato indicato tra i migliori dieci film dell'anno dal National Board of Review of Motion Pictures.
    Nel 1989 è stato scelto per la preservazione nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti.
    È stato inserito dall'American Film Institute nell'AFI's 100 Years... 100 Movies (risultando 81° nel 1998 e 78° nel 2007) e nell'AFI's 100 Years... 100 Laughs del 2000 (33º posto

    tempimoderni3






    La recensione


    Cinque anni dopo "Luci della città" Charlie Chaplin gira nel 1936 "Tempi moderni", un film sonoro che stranamente non presenta ancora dialoghi orali; una pellicola fortemente controcorrente e dalle caratteristiche composite, comiche e satiriche, che prende di mira il mondo degli industriali tayloristi e tutta la filosofia capitalistica, rappresentando magistralmente i principali paradossi di un'epoca in forte cambiamento.
    Il film si articola con codici narrativi originali, lasciando stupefatti critica e stampa per l'efficacia comunicativa delle scene, che trattano argomenti socialmente sensibili quali lo sfruttamento degli operai nella catena di montaggio e le sventure esistenziali legate alla disoccupazione, in un'atmosfera di gioco e divertimento mai realizzata prima.

    Il film nasce in un momento critico per l'industria americana: la grande depressione degli anni '30 si fa ancora sentire e la scelta del taylorismo è traumatica; fa parte in toto della nuova filosofia industriale della competizione spinta agli eccessi, esasperata, che mette in piedi, cinicamente, un'organizzazione del lavoro senza precedenti, dagli effetti alienanti, stranianti, tali da preannunciare ai lavoratori un futuro di completa squalificazione professionale e un martirio psicofisico senza precedenti nella storia moderna del lavoro accompagnato, per giunta, dall'annullamento di numerosi diritti acquisiti in precedenza dal proletariato.
    Il metodo scientifico tayloristico, che consentiva di sfruttare al massimo gli operai riuscendo nello stesso tempo a tenere acceso in loro un forte interesse di vita, si affermerà in tutto il mondo occidentale grazie alla sua sbalorditiva efficacia produttiva. Il taylorismo riduce l'uomo a mera funzione meccanica, ripetitiva, obbligando il proletariato a ritmi produttivi impossibili, estenuanti che portano in breve tempo a dure lotte sindacali e politiche. Nel '36 il taylorismo negli Stati Uniti non gode di apprezzamenti neanche da parte dei soggetti sociali piccoli borghesi, come gli impiegati e gli artigiani, perché temono che la filosofia del pieno sfruttamento dell'energia umana, attuata come mostra il film con l'ausilio del sistema di video-controllo, possa estendersi in ogni piega del mondo del lavoro generalizzando l'alienazione. In Europa il taylorismo ha un diverso impatto, s'immerge in una società più composita dove convivono realtà di lavoro diverse e di solida tradizione che manterranno un proprio spazio, produttivo e creativo.

    Con questo film Chaplin sferra un attacco moralistico verso l'universo produttivo più legato al profitto, mettendo sotto accusa, con la semplice esposizione d'immagini verità, tutta la disumanità dei dirigenti di fabbrica e tutta una nuova filosofia sociale dello status- simbol che porterà negli anni '30 a sognare sempre più il raggiungimento di cariche professionali di alto livello per garantirsi rispetto e comodità di vita, trascurando valori secolari come l'apprezzamento dei lavori manuali.
    Chaplin con "Tempi moderni" sceglierà di soffermarsi, con un impegno di carattere artistico, soprattutto sui maggiori fenomeni di povertà e sfruttamento, in particolare su quei casi in cui è ancora possibile l'ironia e la ribellione; lo farà senza abbandonare mai l'idea di spettacolo, e riuscendo a dare ai problemi un significato nuovo, felicemente associato ad aspettative plausibili, attraversate e illuminate dall'idea dell'amore, inteso come via alla felicità, fortuna preziosa e ineguagliabile, generoso dono della natura elargito a molti, da cui può nascere anche un più deciso e lucido progetto di lotta per la sopravvivenza e l'affermazione del diritto alla gioia.

    Il film, nonostante la sua forza e la notevole capacità comunicativa dei problemi trattati, avrà un modesto successo di pubblico. Le ragioni del mezzo fiasco commerciale sono tuttora oscure; forse alle masse non piaceva l'idea di vedersi rappresentate nel film in realtà di lavoro difficili, dure, che alla fine della giornata non lasciavano neanche un po' di energia per sognare un cambiamento.
    Con l'entrata nell'era della robotizzazione, che migliorerà le condizioni dei lavoratori, e l'uscita dalla crisi economica degli anni bui, il film vedrà crescere sempre più le sue vendite, affermandosi sia nel cinema d'essai che nel mercato dei film in formato vhs e dvd.
    Il film nel dopoguerra avrà successo anche presso le più diverse classi sociali grazie al fascino storico delle sue forme stilistiche e alla sua irresistibile comicità.

    tempi_moderni_dvd


    "Tempi moderni" è una pellicola di rara bellezza narrativa, in cui l'umorismo ed il comico si alternano al patetico e al compassionevole, lungo uno sfondo di ribellismo anarchico che rende il film ben contrastato e vivo dando la sensazione allo spettatore di partecipare a pagine vere dell'epoca prebellica.
    Questo film conferma l'unicità del genio di Chaplin, artista di grande professionalità, animato da un'inesauribile verve poetica, autore infaticabile, sempre protagonista di quasi tutti gli aspetti della lavorazione del film, attraversato da numerose idee originali che contribuiranno a creare profili nuovi di linguaggio cinematografico, rilanciando il cinema americano verso vette insperate.
    Chaplin riesce a dare ai principali disagi esistenziali del suo tempo rappresentazioni sceniche ben articolate, piene di vita, latrici di emozioni inesauribili, immerse in un'incredibile atmosfera di movimento, reattiva ai tristi fatti dell'epoca, il regista inglese compie una sceneggiatura del film senza alcuna retorica, accostando, alla scrittura dei disagi più duri della realtà, messaggi - speranza, segni di positività accennata, dagli effetti coinvolgenti, ricchi d'immagini preziose e confortevoli, rassicuranti, sempre veritieri perché legati a ciò che la vita in ogni circostanza poteva ancora effettivamente elargire; sono messaggi spesso suggeriti da emozioni personali, punti di trepidazioni esistenziali provenienti da ricordi, esperienze intense vissute dal regista nella sua lunga, tormentosa e passionale esistenza.
    In "Tempi moderni" la grandezza di Chaplin sta anche nell'aver intuito con un insolito acume e con una rara sensibilità professionale i modi più idonei per comunicare realtà difficili, colte nel vivo della loro evoluzione, prese nella punta del loro momento più cruento e commovente.

    In questo suo primo film sonoro la fedeltà di Chaplin alla mimica muta è ancora molto forte, tale da costituire l'intelaiatura della pellicola; essa rimane protagonista assoluta della costruzione scenica dei punti più commoventi e comici previsti dal racconto.
    La capacità del cinema muto nel comunicare pathos, ironia, compassione, ribellione è per Chaplin ancora insostituibile. Per il regista inglese, nel 1935-36, il sonoro non sembra ancora in grado di imporsi in tutta la costruzione del film; è un sistema tecnico troppo sperimentale che desta insicurezze, incertezze, obbligando l'autore a fare film che siano sempre all'altezza emotiva suscitata dal muto, cosa quest'ultima tutt'altro che facile.
    Per competere con le intensità emotive rilasciate dal muto occorreva sviluppare nelle tecniche legate al sonoro un'appropriata coordinazione tra, la riproduzione fotografica del reale - il cui risultato di verosimiglianza era indubbiamente migliore del film muto perché veniva ripresa tutta la spontaneità del normale movimento degli attori - e la creazione di meccanismi psicologici e narrativi nuovi, idonei a suscitare, in associazione con il nuovo modo di riprendere le scene, alte commozioni.
    Solo con il film successivo, "Il grande dittatore", uscito nel 1940 negli Stati uniti, Chaplin riuscirà a valorizzare il sonoro fino in fondo.

    "Tempi moderni" è una commedia complessa, dai risvolti comici ed onirici straordinari, in cui la satira riesce a convivere con forme sparse di anarchismo, espresse in chiave lievemente ironica e teatrale; un film estremamente intelligente che comunica alle masse una polemica viva, fertile, in grado di far sorridere e pensare nello stesso tempo, in virtù di un meccanismo narrativo giocato molto sulle trasgressioni dai pudori rigidi, tipici di ogni classe e ceto sociale degli anni '30.
    Sullo sfondo del film da rilevare ancora la parziale indifferenza che regnava nei giovani lavoratori americani nei riguardi delle ideologie marxiste, la classe operaia appare eterogenea, divisa, anarcoide, lontana dall'essere il soggetto politico auspicato da Marx, quello in grado di divenire protagonista di una rivoluzione proletaria.
    Nel proletariato del film nulla se non l'amore di coppia e per la famiglia sembra attenuare il dolore e lo sconforto per le miserevoli condizioni di vita e di lavoro in corso.
    Dopo aver fatto attraversare piacevolmente lo spettatore in un clima filmico denso di riso amaro, creato ad arte con una brillante fusione tra la tristezza della realtà che imprigiona lo spirito e il gioco dell'evasione, sostenuto dal piacere che procura la follia, il film sembra invitare a prendere una posizione rispetto ai conflitti in campo.
    Chaplin pare sollecitare lo spettatore a decidere da che parte stare, procurandogli un vero e proprio imbarazzo, dal quale lo stesso Chaplin suggerisce l'uscita quando decide a un certo punto di mettere l'accento sull'amore inteso come speranza, felicità, gioioso progetto di vita, un sentimento in grado di mettere tutte le classi sociali sullo stesso piano, annullando di colpo ogni pensiero sulla distinzione di status e quindi sulla necessità di giudicarsi aspramente; qui c'è tutto il populismo romantico di Chaplin ma anche una delle più importanti fonti della sua genialità creativa.


    tempi-moderni2


    Recensione a cura di Giordano Biagio - aggiornata al 27/03/2008


    fonte filmscoop.it


    tempi_moderni_charlie_chaplin_charlie_chaplin_016_jpg_zrcm
     
    Top
    .
  8. Oceanya
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    la%20donna%20che%20visse%20due%20volte
    LA DONNA CHE VISSE DUE VOLTE



    « C'è ancora un'ultima cosa che devo fare, e poi sarò libero dal passato. »
    (John Ferguson (James Stewart), dai dialoghi del film)



    anno: 1958
    Genere: Thriller
    Regia: Alfred Hitchcock
    Cast: James Stewart, Kim Novak, Barbara Bel Geddes

    La donna che visse due volte (Vertigo) è un film del 1958 diretto da Alfred Hitchcock.

    Nel 1989 è stato inserito fra i film preservati dal National Film Registry presso la Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti.

    Nel 1998 l'American Film Institute l'ha inserito al sessantunesimo posto della classifica dei cento migliori film americani di tutti i tempi mentre dieci anni dopo, nella lista aggiornata, è salito addirittura al nono posto.


    Trama: L'avvocato e poliziotto John Ferguson, Scottie per gli amici, soffre di vertigini (acrofobia). Durante un inseguimento sui tetti dei grattacieli di San Francisco, aggrappato ad una grondaia, sospeso nel vuoto, aveva visto un collega precipitare al suolo nel tentativo di salvarlo.

    Dimessosi dalla polizia, un suo ex-compagno di college, Gavin Elster, divenuto grosso imprenditore nel campo dei cantieri navali, gli chiede di incontrarlo. Vorrebbe affidargli l'incarico di sorvegliare sua moglie Madeleine, vittima di strane ossessioni. La donna si identifica con la bisnonna materna, Carlotta Valdés. Abbandonata dall'amante e privata della figlia nata dalla loro relazione, Carlotta morì suicida a ventisei anni, la stessa età di Madeleine,

    Scottie esita ma Elster gli mostra, durante una cena in un lussuoso ristorante, la moglie. La misteriosa bellezza della donna è tale che Scottie ne è assolutamente conquistato e assume l'incarico.

    Incomincia a pedinarla. Dal fioraio Madeleine compra un bouquet, al cimitero visita la tomba di Carlotta, al museo sosta a lungo davanti al ritratto dell'ava a cui somiglia in modo impressionante, nell'antica dimora della famiglia, trasformata in albergo, si è riservata una stanza in cui trascorre qualche ora pomeridiana, infine va a passeggiare sulle sponde del Golden Gate. Inaspettatamente si getta nelle acque della baia. Scottie prontamente si tuffa e la salva. La conduce nel suo appartamento perché si asciughi e si riprenda. Perdutamente innamorato, tenta di convincerla ad accettare il suo aiuto per guarire.

    Nel parco delle sequoie anche lei dichiara di amarlo e gli racconta i propri incubi. Sperando di fugare i fantasmi che la tormentano, Scottie vuole accompagnarla nei luoghi da lei nominati, per dimostrarle che sono reali e non possono fare paura. Il paesaggio descritto in un suo sogno corrisponde alla ex missione spagnola San Juan Batista. Giunti sul luogo, Madeleine si allontana da lui e sale le scale del campanile. Scottie non la puà seguire a causa della sua fobia per l'altezza. In preda ad un attacco di vertigini assiste impotente al precipitare del corpo sul tetto sottostante.

    Accertato giuridicamente il suicidio, ma con una malcelata reprimenda del magistrato nei suoi confronti per quello che considera un vero e proprio atto di codardìa, Scottie cade in depressione, sentendosi colpevole di non aver salvato l'amata. Finisce quindi in una clinica psichiatrica, dove la sua amica Midge, innamorata di lui e non corrisposta, cerca di aiutarlo a riprendersi.

    Uscito dalla casa di cura, un anno dopo la tragedia, trova in Judy Barton, una commessa di negozio, bruna e appariscente, una certa somigllianza con Madeleine. La corteggia insistentemente, la convince a vestirsi, a truccarsi, a tingere i capelli, a pettinarsi come Madeleine.

    Judy, che è davvero la stessa donna, vorrebbe confessare la verità e sparire. Si accinge a scrivere una lettera d'addio in cui rivela di essere stata l'amante di Elster, di aver recitato la parte della moglie, di essere stata complice dei suoi piani uxoricidi. Poi però cambia idea, straccia la lettera e asseconda Scottie.

    Scottie, convinto di aver creato in Judy una nuova Madeleine e intenerito dalla sua disponibilità, può finalmente amarla e la invita a festeggiare con una cena. Indossato un abito nero da sera, lei gli chiede di aiutarla a chiudere il fermaglio della collana. Ma nel gioiello del pendente Scottie riconosce quello appartenuto a Carlotta Valdés, dipinto nel ritratto, e ha la prova dell'inganno subito.

    Si vendica senza pietà. Costringe Judy a tornare all'antica missione e a rivivere la scena del delitto. Vinta definitivamente la paura del vuoto, la spinge sulle scale della vecchia torre campanaria. Lei confessa il piano delittuoso ordito con Elster ma riafferma con forza l'amore che l'ha portata a rischiare consapevolmente di essere riconosciuta.

    Sulla cima del campanile il dramma sembra concludersi con un bacio appassionato, ma all'improvviso, il rintocco della campana e un'ombra misteriosa e lugubre spaventano Judy che precipita nel vuoto come la vera Madeleine. Una suora compare e recita un requiem: "Dio abbia pietà della sua anima".

    vertigoladonnachevisseduevoltefotopromozionale



    Soggetto

    Il titolo originale del film doveva essere From among the dead, traduzione letterale del titolo del romanzo D'entre les morts scritto nel 1954 da Pierre Boileau e Thomas Narcejac, da cui il film era tratto. In Italia il romanzo venne pubblicato dopo l'uscita del film, con il titolo La donna che visse due volte.

    Differenza fra libro e film

    Mentre l'azione del romanzo si svolgeva nella Francia degli anni '40, il film si svolge nella California del decennio successivo, ma la modifica più importante fatta da Hitchcock sulla trama fu la rivelazione anticipata (a un terzo dalla fine della storia) dell'effettiva identità tra Madeleine e Judy. Questa rivelazione consentiva al regista di spostare l'attenzione dello spettatore verso il tema del doppio, uno dei temi ricorrenti della filmografia di Hitchcock.


    novak-and-hitchcock
    Sceneggiatura

    Il libro venne sottoposto a un primo trattamento da Alec Coppel, ma la sceneggiatura venne bocciata da Hitchcock. Una seconda stesura, quella definitiva, venne elaborata da Samuel Taylor, incontrando l'approvazione del regista. Taylor si mise al lavoro senza conoscere il romanzo e senza aver letto il primo trattamento, basandosi soltanto sul racconto della trama, espostogli direttamente da Hitchcock.

    Cast

    La parte di Madeleine era stata originariamente affidata a Vera Miles, ma durante le riprese Hitchcock subì un'operazione alla cistifellea e, una volta ripresosi, toccò alla Miles la latitanza dal set per una gravidanza. Hitchcock le affiderà la parte della sorella della protagonista femminile nel successivo Psyco. Nonostante l'iniziale diffidenza verso Kim Novak, già comunque famosa per film come Picnic e L'uomo dal braccio d'oro, il regista seppe trasformarla nell'archetipo di bionda inafferrabile che caratterizzò molti suoi film.

    Nel ruolo del protagonista maschile, James Stewart, alla sua quarta collaborazione con il regista, sa esattamente cosa vuole da lui ed è capace "con la sua recitazione cupa e romantica di attingere al profondo delle sue capacità". In nessun altro film Hitchcock "ha mai avuto un alter ego così evidente"

    la-donna-che-visse-due-volte

    Le riprese furono completate appena prima del Natale 1957.

    Set

    I luoghi di ripresa furono progettati fino all'ultimo particolare: fu calibrata perfettamente l'illuminazione del California Palace della Legion d'Onore, furono prese le misure esatte della sala di prova degli abiti del grande magazzino Ranshoff, la disposizione del negozio di fiori. Lo stesso Hitchcock ha disegnato alcuni dei set, tra cui le scale che Scottie scende per salvare Madeleine.

    I resti della California Spagnola, come la Mission Dolores dove fu girata la scena del cimitero, e San Juan Batista, l'altra missione dove si svolgono le scene più drammatiche, sono luoghi dall'aspetto misterioso, quasi di sogno.[2]

    Musica

    Famosi i contributi tecnici del compositore Bernard Herrmann, con una partitura musicale ispirata al melodramma italiano e alla sinfonia I pianeti (Saturno) di Gustav Holst, e del title designer Saul Bass, autore della sequenza introduttiva. Si individuano anche riferimenti alla magica e infiammata musica di Le Valchiriee del Liebestod da Tristano e Isotta (molto appropriata alla favola moderna delle due Isotte). [1] Spesso la musica evoca atmosfere del mondo perduto della California spagnola

    Prima

    Prima: 9 maggio 1958

    Accoglienza


    Il film ebbe scarso successo di pubblico e accoglienza tiepida da parte dei critici.. Probabilmente era troppo all' avanguardia per il suo tempo e solo più' tardi, durante gli anni Sessanta, i cinefili cominciarono a rivalutarlo e a riscoprirlo.

    Critica

    Dan Aulier ha suggerito che la rivalutazione del film inizia per opera dello studioso britannico-canadese Robin Wood che nel suo libro Hitchcock Films (1968), lo definisce "capolavoro di Hitchcock e uno dei quattro o cinque film più profondi e belli della storia del cinema". Harris-Lasky, 1976-1979, definiscono il film "la più bella e la più crudele delle love story di Hitchcock".






    donnachevisseduevolte



    La recensione


    Liberamente tratto dal romanzo "D'entre les morts" (1954) degli scrittori francesi Pierre Louis Boileau e Thomas Narcejac (pseudonimo di Pierre Ayraud), "Vertigo" (1958, uscito in Italia col mediocre titolo "La Donna che Visse Due Volte") è il quinto e ultimo film della cosiddetta "Serie privata" di Alfred Hitchcock. Questa serie si compone di cinque titoli i cui diritti furono riacquistati da Hitchcock, che li lasciò come parte della propria eredità alla figlia. Le altre pellicole sono "Nodo alla gola" ("Rope",1948), "La finestra sul cortile" ("Rear Window", 1954), "La congiura degli innocenti" ("The Trouble with Harry", 1955) e "L'uomo che sapeva troppo" ("The Man who Knew Too Much", 1956), tutte interpretate da James Stewart ad eccezione de "La congiura degli innocenti". Per questa ragione le cinque pellicole in questione sono rimaste fuori mercato per quasi trent'anni, prima di essere rimesse in distribuzione da Patricia, la figlia del Maestro, dopo la morte del padre avvenuta il 29 aprile 1980.

    Con "Vertigo" Alfred Hitchcock firma forse la sua opera più tragica e pessimista e, al contempo, uno dei suoi film più sperimentali e visionari.
    Come racconta Samuel Taylor, un vecchio adagio di Hollywood afferma che per scrivere un film bisognerebbe seguire sempre questo semplice schema predefinito ed infallibile: un ragazzo incontra una ragazza, il ragazzo perde la ragazza, il ragazzo riesce a riavere la ragazza. In un certo senso si potrebbe dire che questo sia il filo conduttore della storia raccontata in "Vertigo", ma definirlo riduttivo sarebbe davvero troppo poco.
    Andiamo con ordine, dunque, per comprendere la genesi di quest'opera prima di analizzarla. Come ogni altra storia anche questa trae origine da un idea che diventa un soggetto. In questo caso il punto di partenza è il citato libro "D'entre les morts", ma questo si limita a essere un canovaccio che poi è stato rielaborato e ricamato, trasformandosi in un arazzo di rara bellezza.
    Hitchcock voleva trasportare la storia narrata nel romanzo nella San Francisco di quegli anni, sfrondandola completamente di tutti i riferimenti alla Seconda Guerra Mondiale e agli anni Quaranta in generale. Egli, inoltre, non era interessato a focalizzare la propria attenzione e quindi l'attenzione del pubblico sul mistero che permea l'intreccio narrativo e che sarà svelato poco dopo la metà del film. Il suo intento era quello di confondere il reale e l'irreale, il concreto e l'illusorio, e di sviscerare il profilo psicologico dei suoi personaggi. Egli non aveva dimostrato così tanto interesse al fattore psicologico dai tempi di "Spellbound" ("Io ti salverò", 1945). Il primo autore che si occupò di trasformare il soggetto in sceneggiatura fu Maxwell Anderson, che già si era occupato della sceneggiatura de "Il Ladro" ("The Wrong Man", 1956), ma il suo lavoro non piacque al produttore Herbert Coleman che, dopo averlo sottoposto anche a Hitchcock, lo rifiutò.
    Il lavoro passò nelle ottime mani di Alec Coppel, ma anche il suo lavoro, che fornì la struttura portante del film, non fu reputato del tutto soddisfacente. Così il testimone fu passato a Samuel Taylor che scrisse la stesura definitiva dell'opera. Taylor si incontrava tutti i giorni con Hitchcock per capire che cosa egli volesse, dopodiché scriveva secondo la propria professionalità e secondo la propria fantasia le scene di cui avevano discusso. Perché è importante tutto questo? Per il semplice fatto che Hitchcock era un artista completo, ma anche una persona che conosceva il mestiere molto più di tanti altri acclamati registi. Egli aveva la consapevolezza, infatti, che la sceneggiatura è fondamentalmente il film stesso. Nel corso della sua carriera, raramente si permise di modificare una sceneggiatura durante le riprese, poiché si trattava di una pratica senza senso. Le modifiche dovevano essere fatte a monte. Quando Hitchcock lesse la stesura definitiva di "Vertigo" disse a Samuel Taylor "Il film è finito", anche se naturalmente le riprese non erano ancora incominciate.

    Da questo punto in poi si avvisa chi ancora non avesse visto il film, che nel corso dell'analisi che segue si sveleranno tutti i suoi principali colpi di scena incluso il finale.

    "Vertigo" ha una trama che contiene un'eterogeneità sorprendente di elementi e di generi. Si passa dal poliziesco al mistery con venature di paranormale fino ad arrivare al dramma tragico, ma in realtà è più semplicemente una storia d'amore e di ossessione pervasa dal senso d'inadeguatezza e dal complesso di colpa sotto l'ombra minacciosa e costante della morte.
    Il senso di vertigine, così come l'ossessione e la perdita di equilibrio tanto fisico quanto mentale, sono già perfettamente simboleggiati dalle spirali degli affascinanti titoli di testa disegnati da Saul Bass e che rendono omaggio a Marcel Duchamp e al suo cortometraggio intitolato "Anémic cinéma" del 1926.

    John Ferguson è un personaggio costruito con scrupolosa attenzione e presenta un insieme di caratteristiche proprie dei vari personaggi dei precedenti film diretti da Hitchcock. Egli è vittima di una patologia invalidante che sta alla base dell'intero intreccio narrativo, non differentemente dal Jeffries protagonista di "La finestra sul cortile" e come questi è uno scapolo impenitente. Cova dentro di sé un profondo senso di colpa come il John Ballantyne (Gregory Peck) di "Spellbound". A causa della propria patologia diventa lo strumento inconsapevole di un disegno criminale, l'innocente che resta incolpevolmente invischiato in una storia più grande di lui. Di questo genere di personaggi la filmografia del Maestro è piena. E come sempre accade nei film di Hitchcock niente è lasciato al caso, niente è gratuito, tutto è funzionale alla storia narrata.
    In "Vertigo" la causa della patologia del protagonista è mostrata al pubblico fin dalla prima scena. In questo memorabile e virtuoso inseguimento sui tetti che incomincia con il dettaglio di una mano che afferra il piolo di una scala di antincendio, il regista ci mostra già una delle numerose innovazioni visive di questa sua opera. Si tratta dell'effetto vertigine che è stato creato, come oggi più o meno tutti sanno, su suggerimento del direttore della fotografia Robert Burks contrapponendo il movimento del carrello della macchina da presa a quello dello zoom. Ora se questo effetto è suggestivo durante l'inseguimento sui tetti, diventa magnifico durante l'inseguimento sulle scale del campanile. Per realizzare quest'ultimo, fu ricreato un modello ridotto della tromba delle scale che all'epoca costò moltissimo. Per quel che concerne invece l'effetto del poliziotto che cade dal tetto, esso fu creato attraverso una sovrapposizione di immagini. Si consideri che il tutto è stato girato in studio: la strada è finta e i palazzi sono disegnati, infatti si può notare che i soccorritori del poliziotto camminano equidistanti dagli spigoli dei palazzi.
    La scelta di aprire il film con quella scena è evidente: senza tale episodio non accadrebbe niente di quel che segue. Inoltre, a Hitchcock non interessa svolgere un'indagine psicologica sullo sviluppo e successiva rimozione dell'acrofobia di Ferguson, bensì gli interessa delineare nei dettagli il personaggio per poi indagare la sua evoluzione psicologica ed emozionale, oltre che la sua alterata percezione della realtà. Questo incipit presenta anche il vantaggio di far partire il film con un'impennata che cattura immediatamente l'attenzione dello spettatore.

    Dopo questo momento si passa alla presentazione del personaggio di Midge (Barbara Bel Geddes), innamorata di John senza essere corrisposta ella è relegata nel ruolo dell'amica. Originariamente questo personaggio non esisteva ed il film era imperniato esclusivamente sul dualismo John-Madeleine. Fu Samuel Taylor a voler introdurre questo personaggio con una duplice finalità: Midge è il testimone di ciò che Scottie vive e soprattutto costituisce il suo solo appiglio con la realtà. E questo è fondamentale poiché Scottie, durante l'evolversi della vicenda, è avviluppato in un vortice emozionale che gli causa un progressivo distacco dalla realtà fino all'emblematica caduta nella catatonia. In un modo o nell'altro, visivamente e narrativamente si assiste a molteplici tipi e gradi di precipitazioni, siano esse fisiche, emotive o psicologiche. La vertigine del titolo è sempre in agguato ed è un vortice travolgente in cui è facile perdersi.
    Midge porta gli occhiali, un trucco leggero, è semplice, senza fascino, scarsamente avvenente e senza nessun alone di mistero. Nonostante abbia la passione per il disegno e per la pittura, lavora in un grande magazzino. È una donna concreta, pratica, completamente reale. In altre parole è l'antitesi di Madeleine di cui è giunto il momento di parlare.

    Il personaggio di Madeleine è presentato in modo sontuoso. Hitchcock ha sempre dedicato la massima attenzione all'entrata in scena delle sue protagoniste. La più famosa, fino a quel momento era stata quella di Grace Kelly ne "La finestra sul cortile", ma l'entrata in scena di Kim Novak non ha niente da invidiarle e, anzi, l'ha superata.
    Ferguson si trova al bancone del bar del ristorante Ernie's, dove Gavin Elster gli aveva detto che avrebbe portato a cena la moglie allo scopo di fargliela vedere. Si noti bene: non allo scopo di fargliela conoscere, ma semplicemente vedere, come quando si mostra una mercanzia. E già qui allo spettatore più attento non sarà sfuggita l'evidente anomalia, malgrado la maschera narrativa della necessità di non presentare i due personaggi al fine di facilitare il lavoro di pedinamento ad opera di Ferguson. Ferguson nota la coppia seduta a un tavolo, ma la macchina da presa (mdp) si guarda bene dal mostrare al pubblico il volto di Madeleine. Essa si muove in piano sequenza partendo dal bancone dove è seduto Scottie, attraversa la sala da pranzo dove si trova la coppia, e si avvicina al loro tavolo mostrando chiaramente il volto di Gavin, ma esclusivamente la sensualissima schiena della sua compagna. L'inquadratura non si restringe mai oltre i limiti del campo medio anche quando è modificata la soggettiva e si vede la coppia che si alza dal tavolo. In antitesi a questa scelta ci sono i controcampi di James Stewart inquadrato a mezzo busto e poi in primo piano, a suggerire che gli altri movimenti della mdp siano il suo sguardo che si muove all'interno del ristorante cercando la coppia. Quando finalmente Kim Novak si volta è lei ad avanzare verso la mdp fino a regalare a Scottie e allo spettatore un bellissimo primo piano giocato però in sottrazione attraverso il gioco dell'inquadratura del profilo, finalizzata ad evidenziare il fatto che ella non posa mai lo sguardo su Ferguson
    Questa è la principale distinzione fra la citata entrata in scena di Grace Kelly che, baciando James Stewart, sembra baciare il pubblico e quella di Kim Novak che, invece, è immediatamente avvolta da un alone di eterea intangibilità e di una bellezza sfuggente e misteriosa. In questa scena è fondamentale l'uso dei colori, voluti da Hitchcock e realizzati dallo scenografo Henry Bumstead.
    Ci si trova in un ristorante con le pareti ricoperte di una seta rossa su cui spicca in magnifico contrasto l'abito verde e nero indossato da Madeleine. Quando il suo volto è in primo piano la luce cambia: il fondo rosso si rischiara amalgamandosi col biondo dei capelli e risaltando con il verde del vestito appena visibile intorno al collo. Quasi che un'areola luminosa coronasse la testa di Madeleine. I colori sono quelli tipici della pittura rinascimentale (si pensi alle opere di Leonardo da Vinci e di Tiziano) in cui la Madonna era rappresentata sempre con una veste rossa sopra un abito verde. Ma se in quelle opere la simbologia di riferimento era quella della sacralità del rosso e della fertilità del verde, qui ci troviamo di fronte ad una simbologia differente. Il significato adottato da Hitchcock è da ricercarsi più nella psicologia che nella cabala, anche se poi queste due simbologie non siano così distanti. Il rosso è prima di tutto il colore delle pulsioni di vita. È la passione e il desiderio, ma anche il peccato, l'ossessione, la colpa. Il verde è invece un qualcosa di più freddo, etereo, più che resistente è persistente e immutabile, è la verità e l'amarezza. Questi due colori dominano il film nella sua interezza. Il terzo colore, che gioca ovviamente in sottrazione, è il nero che rappresenta la morte.

    L'attrazione che investe Ferguson passa attraverso gli occhi, più che all'amore essa è legata all'erotismo. Ferguson frequenta Madeleine per poco tempo e durante quegli incontri parlano di Carlotta Valdès, della paura di morire, di un'ossessione per un passato tragico che in realtà non appartiene a nessuno dei due, ma che sembra riflettersi nel presente.
    Sono il mistero e la sensualità di Madeleine ad accendere il desiderio di Ferguson, che è vittima inconsapevole di una menzogna organizzata da Gavin e ben giostrata da Judy. Tuttavia il rapporto umano che nasce fra i due personaggi è assai forte. Non si deve dimenticare che Scottie crede di aver salvato Madeleine da un tentativo di suicidio. Si è preso cura di lei, l'ha spogliata, asciugata e messa a letto. In lui è scattato un meccanismo di protezione nei suoi confronti e il desiderio di salvarla da Carlotta Valdès e da un tragico destino che sembra essere già stato scritto. Tutto questo naturalmente sarà frustrato dall'incapacità di Scottie di proteggere la donna amata a causa della propria patologia. Ed è così che il trauma iniziale causato dalla morte del collega che ha cercato di aiutare Scottie, esplode con la perdita di Madeleine scatenando così il suo senso di colpa in tutta la sua pienezza.
    Questo senso di colpa e la frustrazione derivante dalla sua manifesta impotenza precipitano il protagonista in una spirale da incubo che incomincia con l'insonnia e termina con la perdita di contatto con la realtà.

    Ferguson in realtà è innamorato di una donna che non esiste e che non è mai esistita. Si è innamorato del personaggio interpretato da Judy a suo uso e consumo per mettere in scena la tragedia architettata da Gavin. Tutti quegli attributi che affascinano e seducono Scottie, sono un artificio e non hanno niente di reale. In tal senso è fondamentale la scena in cui Scottie si reca a casa di Midge e vede la copia da lei dipinta del ritratto di Carlotta Valdès, col volto di Midge. In quel momento Scottie affronta il proprio senso di realtà, rappresentato da Midge, e ne resta sconfitto. La scena direttamente concatenata a questa è quella nella clinica psichiatrica durante la quale Ferguson, resta seduto ed impassibile (come abbiamo detto è in stato catatonico) durante l'intera visita di Midge. Il messaggio è chiaro: John rifiuta la realtà e resta intrappolato nella propria fantasia. Si noti anche che la sublime sequenza dell'incubo che segna il passaggio di Scottie alla follia, descrive sempre un precipitare vertiginoso, cadendo nella tomba di Carlotta o percorrendo un tunnel infinito o ancora precipitando già dal campanile da cui si sarebbe uccisa Madeleine. Quest'ultima scena del sogno indica una sorta di identificazione fra Ferguson e Madeleine e suggerisce il fatto che egli, avendo perduto lei, perde se stesso. In tutta questa sequenza l'impatto visivo è magnifico, specie tenuto conto dei mezzi dell'epoca, e gli effetti cromatici sono potentissimi. Si passa da un alternanza di blu e viola che illuminano il volto di James Stewart, al verde del bouquet di fiori che si dissolve su uno sfondo nero, fino al rosso. Anche qui, comunque, i colori dominanti restano il rosso e il verde che straziano la mente di Scottie.

    La scena della clinica è l'ultima in cui compare Midge, per il semplice fatto che con essa il personaggio ha esaurito il proprio ruolo. Scottie esce dalla clinica e il suo contatto con la realtà è stato ristabilito. Ma questa non è una salvezza né una cura. Da quel momento in poi Scottie scivola in una nuova spirale, quella dell'ossessione. Egli incomincia a tornare in tutti quei posti dove è stato con Madeleine e in più occasioni crede di vederla, restando poi frustrato dalla triste realtà dell'inganno delle apparenze. In questo senso sono molto efficaci sia la scena della donna che ha comprato la macchina appartenuta a Madeleine, sia quella all'interno del ristorante Ernie's, che è stata girata quasi nello stesso modo dell'entrata in scena di Kim Novak, ma senza Kim Novak. Durante il suo malinconico peregrinare, Scottie si imbatte in Judy, che assomiglia moltissimo a Madeleine, nonostante sia palese la differenza di estrazione sociale. Judy è una donna reale e concreta, ma al tempo stesso fa rivivere in Scottie l'immagine di Madeleine. Ed è a questo punto che Hitchcock decide già di rivelare al pubblico quello che è veramente accaduto, in modo che l'attenzione dello spettatore si concentri non sull'enigma da svelare, ma sulle ripercussioni psicologiche e morali che i fatti narrati in precedenza hanno sui due protagonisti.
    E qui si deve fare un'ulteriore precisazione. Hitchcock, poco prima della distribuzione del film, ebbe un ripensamento sulla scena del flashback in cui è rivelato quello che è davvero avvenuto in cima al campanile della missione di San Giovanni Battista, così chiese che quella scena fosse eliminata nella pellicola per la proiezione in anteprima alla stampa. Il risultato fu disastroso. La critica arrivò a definirlo il peggior film del Maestro. Questo convinse Hitchcock, mentre Coleman ne era già convinto e infatti aveva protestato quando il regista pretese l'eliminazione della scena, a reintrodurre il flashback, riscattando notevolmente le sorti del film, che comunque all'epoca non riscosse il consenso che invece avrebbe meritato.

    Da questo momento in poi il film cambia sotto gli occhi dello spettatore e diventa un vero e proprio capolavoro. La dialettica sadomasochista che si instaura fra Scottie e Judy è struggente, poetica e tragica. Ci troviamo di fronte a due persone che si sono amate e che a loro modo si amano, ma sono incapaci di liberarsi dal peso del loro passato, così come nel gioco ideato da Gavin Madeleine era incapace di liberarsi dal fantasma di Carlotta.
    Scottie non ha mai amato né Madeleine né Judy, ma soltanto la proiezione dei propri sentimenti che ha investito quella porzione fisica di carne e sangue, costituita dal corpo di Judy che ha interpretato a turno ruoli differenti. Judy, invece, si è innamorata di Scottie. Un amore logorato anche dal senso di colpa per il crimine commesso e dalla consapevolezza della manipolazione di cui l'uomo è stato vittima. Judy, come Midge, subisce la frustrazione dell'amore non corrisposto. Potremmo dire che il personaggio di Midge è assorbito da quello di Judy che è al contempo la realtà e il sogno, il concreto e l'intangibile, il passato ed il presente. Judy è anche maggiormente frustrata perché sa di essere l'oggetto del desiderio di Scottie, ma sa di non essere amata per chi è veramente. Sa che lui la desidera per come lei appare e non per la donna che realmente è. Il suo desiderio di essere amata la conduce all'annichilimento del proprio io, lasciandosi trasformare da Scottie secondo le sue fantasie. È così che Judy si trasforma nel fantasma di Madeleine, così come prima Madeleine si trasformava nel fantasma di Carlotta.
    È di una bellezza incommensurabile la scena in cui Judy esce dal bagno vestita e acconciata come Madeleine. La stanza è illuminata dalla luce verde dell’insegna dell’Hotel che filtra dalla finestra. Judy è avvolta da quella luce verde, che la trasforma in un’immagine ultraterrena, fredda e spettrale.

    La sessualità e l'erotismo sono sempre presenti durante tutto il film. A volte sono rappresentati ironicamente, come attraverso il reggiseno senza spallucce che si trova in casa di Midge, altre volte per sottrazione come durante la scena che segue il recupero di Madeleine dalle acque della Baia. Ma il vero erotismo si manifesta proprio durante l'intera trasformazione che Scottie impone a Judy. Il desiderio ossessivo dell'uomo verso la donna è palpabile e culmina nella sopraccitata scena nella camera di Judy con la luce verde. Quando la trasformazione è compiuta, Scottie finalmente si crede capace di amare la donna che ha fra le braccia e così la bacia appassionatamente e, mentre la mdp ruota intorno ai due protagonisti, quella stanza si trasforma nella stalla della Missione di San Giovanni Battista, il luogo del l'ultimo bacio fra Scottie e Madeleine, prima che lei morisse, ma anche il simbolo di un amore non consumato, che invece trova il proprio coronamento in quella camera. Infatti, dalla scena immediatamente seguente, Judy è radiosa, chiama Scottie "amore", e i due finalmente hanno quella intimità propria degli amanti. Se poteva apparire triste tutto il calvario subito da Judy durante la sua trasformazione, la sua gioia di quell'istante è ancora più tragica, poiché ella si accontenta di essere amata al posto di una donna che non esiste.
    A questo si aggiunge che il passato è sempre in agguato e si manifesta attraverso un ciondolo. Quel ciondolo che era appartenuto a Carlotta Valdès e che ha ossessionato Scottie durante tutto il suo decorso clinico.

    "C'è ancora un'ultima cosa che devo fare e poi sarò libero dal passato".

    Queste sono le parole di Ferguson mentre guida la macchina, conducendo Judy all'incontro con i propri peccati.
    Scottie è appunto vittima del passato e così riporta Judy, chiamandola Madeleine, sul luogo del loro ultimo incontro: la pensione di San Giovanni Battista, dove la obbligherà a rivivere quel tragico giorno in cui Madeleine è morta.
    Questa volta Scottie riesce a vincere il senso di vertigine e non solo raggiunge la cima del campanile, ma trascina Judy con sé. Si pensi alla potenza visiva del dettaglio dei piedi della ragazza trascinati sopra i gradini della scala del campanile.
    Anche la scena finale ha una potenza simbolica magniloquente. I colori domanti sono il blu e il nero. Judy è messa faccia a faccia con la propria coscienza e con il crimine di cui si è resa complice. Ed è così che quando un'immagine lugubre e tetra come il senso di colpa emerge dalla botola che porta in cima al campanile, ella indietreggia spaventata e precipita sul tetto sottostante. Solo allora Scottie può sporgersi dal cornicione del campanile e guardare in basso senza essere colto dalla vertigine. L'ossessione è terminata, il passato ha inglobato il presente, la spirale si è chiusa in un cerchio e Scottie resta vittima del fato e di se stesso, in bilico sull'orlo di un precipizio che ormai non lo spaventa più, perché egli ormai è già precipitato. A coronare questa immagine tragica e struggente ci sono il fondo nero dell'apertura del campanile e il suono funereo della campana.

    "Un ragazzo incontra una ragazza, la perde, la ritrova e la perde nuovamente".

    "Vertigo" è un film di dualismi dominato dalla tematica del doppio. Madeleine è il doppio di Carlotta. Judy è il doppio di Madeleine. Hitchcock esalta tutto ciò con la propria regia, che come sempre parla attraverso le immagini, rinunciando in più occasioni all’abbandonarsi ai dialoghi dei personaggi.
    Madeleine fin dalla sua entrata in scena è inquadrata insieme alla propria immagine riflessa nello specchio (mentre esce con Gavin dal ristorante di Ernie's) e gli specchi si susseguono e aumentano durante l'evoluzione narrativa della vicenda, fino alla tragica scena della presa di coscienza di Scottie alla vista del medaglione al collo di Judy.
    Tutto il film affronta la tematica del caso e dell'eterno ritorno. Tutti i luoghi ritornano una seconda volta, ma sotto una luce differente. Lo stesso vale per le persone e per il ripetersi dei fatti e degli eventi. La caducità umana è un destino già scritto che si contrappone alla longevità delle sequoie del parco in cui Scottie e Madeleine si innamorano restando travolti dalle loro passioni così come una zattera dalle onde del mare (infatti non è un caso il mare in burrasca sullo sfondo del loro bacio).
    In questo vortice si mescolano anche la paura di perdere quel che si ama, l'impossibilità di sfuggire alle proprie colpe e di redimersi dal passato.
    La memoria, il ricordo del passato, è un fantasma che s'impossessa del presente e lo perseguita fino ad ottenere il suo annientamento.

    Come abbiamo già avuto modo di chiarire nel corso di questa analisi, la regia di Hitchcock non è solo impeccabile, ma è anche virtuosa e visionaria. A quanto già detto si deve aggiungere che durante le sequenze in cui Ferguson segue Madeleine, specie in quella durante la quale lei si getta nella Baia, sono sempre stati utilizzati i cosiddetti "filtri nebbia" per dare all'immagine e per trasmettere al pubblico il senso d'irrealtà.
    Per quanto riguarda gli interni, questi sono stati tutti ricostruiti nei teatri di posa e le scene animate che si notano al di là delle finestre, come per esempio nell'ufficio di Gavin, sono proiettate. Hitchcock amava girare nei teatri di posa facendo ricostruire gli ambienti. Il lavoro era anche piuttosto dispendioso, poiché egli fu uno dei primi registi che desiderava riprendere anche i soffitti delle stanze in cui si svolgeva l'azione. Si pensi tanto all'appartamento di Midge, quando Ferguson sale sullo scaleo, quanto al già citato ufficio di Gavin Elster.
    Una scena memorabile, veloce ed eloquente, è quella che segue il suicidio/omicidio di Madeleine. Il tetto della Missione è ripreso dall'alto in campo lungo e, mentre da un lato si notano i soccorritori con una scala a pioli che vanno a ricuperare il corpo della vittima, dall'altra si vede Scottie che scappa dall'uscita in basso. In mezzo si erge il campanile (che non è mai esistito nella realtà ed è stato disegnato per ovvia necessità scenica e narrativa).
    Un altro contributo fondamentale all'efficacia di questa pellicola è dato dalle sapienti musiche di Bernard Herrmann, che accompagnano le immagini rendendo il ritmo narrativo incalzante e compatto.

    Le interpretazioni degli attori sono tutte di ottimo livello, ma in questa sede preme citare l'eccellente comparsa di Henry Jones che interpreta l'odiosissimo magistrato che presiede l'udienza di accertamento del suicidio di Madeleine. La sua interpretazione è perfetta e in pochi minuti crea un personaggio difficile da dimenticare.

    Prima di concludere è doveroso fare due precisazioni. La prima e più importante riguarda l'edizione italiana in cui nella traduzione dei dialoghi è stato commesso un errore madornale. Judy afferma che Gavin aveva già ucciso Madeleine, strangolandola, e che quindi ne ha lasciato precipitare il cadavere. Nella versione in lingua originale non si parla di strangolamento, che avrebbe effettivamente dovuto suscitare dei dubbi sul suicidio della donna, bensì Judy afferma che Gavin aveva spezzato il collo della moglie. Questo è ovviamente un trauma perfettamente compatibile con la precipitazione.
    La seconda precisazione riguarda il finale. Originariamente era stato girato un finale più lungo, ma didascalico e brutto, tanto che Hitchcock non lo fece mai montare. Questo si svolgeva nell'appartamento di Midge, dove lei e Scottie apprendevano alla radio della condanna di Gavin per l'omicidio della moglie.
    Inutile dire che è stato un bene che questo finale non sia mai stato aggiunto allo splendido finale di "Vertigo", che lo rende uno dei più grandi capolavori della storia del cinema.
    Vogliamo anche aggiungere che oggi questa pellicola è stata completamente rivalutata e, finalmente, collocata fra i capolavori come le spettava. Infatti, nell'ultima edizione della lista dei cento migliori film americani di tutti i tempi redatta dall'American Film Institute "Vertigo" occupa la nona posizione.
    Per tutti coloro che a tutt'oggi si rifiutano di riconoscere l'immenso valore artistico e cinematografico di questo capolavoro, possiamo soltanto dedicare le parole della suora che suona la campana alla fine del film:

    "God, have mercy!"



    fonte filmscoop.it

    Edited by Oceanya - 14/5/2014, 03:17
     
    Top
    .
  9. Oceanya
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    mqdefault
     
    Top
    .
  10. Oceanya
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Un film di Billy Wilder. Con Marilyn Monroe, Tom Ewell, Evelyn Keyes, Sonny Tufts, Robert Strauss.
    Quando la moglie è in vacanza (The Seven Year Itch) è un film diretto dal regista Billy Wilder.

    « Io la trovo un'estasi! »
    (La ragazza interpretata da Marilyn Monroe)


    The Seven Year Itch nasce originariamente come una commedia teatrale in tre atti, opera di George Axelrod, e debutta al Fulton Theatre di New York il 20 novembre 1952. Nel cast dello spettacolo figura come protagonista maschile Tom Ewell, che verrà successivamente scritturato dalla 20th Century Fox per interpretare lo stesso ruolo nella versione cinematografica, mentre il ruolo della ragazza del piano di sopra era affidato a Vanessa Brown.

    L'adattamento cinematografico esce nelle sale nel 1955 con il ruolo della ragazza affidato a Marilyn Monroe e diventa un successo di pubblico negli Stati Uniti. Una delle scene diventerà famosa, verrà citata e parodiata innumerevoli volte fino a diventare un'icona del cinema del XX secolo: la scena in cui, all'uscita da una sala cinematografica, su una griglia di aerazione, la bianca gonna di Marilyn Monroe viene sollevata dallo spostamento d'aria provocato dal passaggio di un treno della metropolitana.

    Quando%20la%20moglie%20ein%20vacanza




    1276708351297_marilyn-monroe--billy-wild


    È il desiderio del settimo anno. Rimasto solo in casa (la famiglia è in villeggiatura), funzionario editoriale è messo a dura prova dalla procace e svampita vicina di casa. Resisterà la sua virtù? Commedia satirica sulle ossessioni erotiche dell'americano medio con cui Wilder traccia una feroce critica del consumismo e dei miti del mezzo secolo sulla scorta di una commedia (1952) di George Axelrod di cui mantiene l'impianto teatrale, pur facendone il film più metacinematografico della sua carriera con frequenti citazioni e rimandi parodistici ad altri film. Una delle migliori interpretazioni di M. Monroe.AUTORE LETTERARIO: George Axelrod

    quando-la-moglie-%C3%A8-in-vacanza_650x447



    Trama

    Dopo aver mandato moglie e figlio in vacanza nel Maine per farli sfuggire all'afa estiva cittadina, Richard Sherman conosce la giovane annunciatrice televisiva che ha preso in affitto l'appartamento sopra il suo.

    La commedia gioca sul contrasto che vive il protagonista, tra la volontà di essere fedele alla moglie nonostante la temporanea solitudine e la tentazione di approfittare dell'occasione fortuita per sedurre l'affascinante vicina - caso vuole che egli abbia appena letto che la maggior parte delle infedeltà coniugali si consumi entro i primi sette anni dal matrimonio, da cui il titolo originale, che si può tradurre con "il prurito del settimo anno". Alcune scene rappresentano i voli di fantasia del protagonista, che immagina di riuscire a conquistare la ragazza, ma anche di venire tradito dalla moglie, dopo aver scoperto che un loro vicino di casa si trova in villeggiatura nella stessa località.

    008415-12--630x365



    Curiosità
    Nel doppiaggio in italiano del film la pianta che cade sulla chaiselongue di Sherman viene definita una pianta di patate, ma si può notare che è in realtà una pianta di pomodori. L'errore forse fu dovuto al fatto che in inglese la parola "tomato" (pomodoro) in gergo è uno dei tanti modi per dire "bella ragazza", infatti in inglese la pianta viene nominata "the tomato plant" (la pianta di pomodori). In italiano la battuta aveva senso solamente se sostituita con la pianta di patate:

    Salve! Sono io, si ricorda? La patata del piano di sopra.
    Nel film si citano attori di quell'epoca, ad esempio Richard Sherman (Tom Ewell) parlando con la ragazza (Marilyn Monroe) cita Gregory Peck o quando parla con Tom MacKenzie della ragazza in cucina dice Forse è Marilyn Monroe e infatti l'attrice che interpreta la ragazza è proprio lei. Quando la ragazza parla del suo lavoro cita Sarah Bernhardt

    marilyn-02-00017200h



    Riconoscimenti

    Il film ha vinto nel 1956 il Golden Globe per il miglior attore in un film commedia o musicale per l'interpretazione di Tom Ewell.

    Nel 2000 l'American Film Institute l'ha inserito al 51º posto della classifica delle cento migliori commedie americane di tutti i tempi.


     
    Top
    .
  11. Oceanya
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Ginger Rogers e Fred Astaire:
    a passo di danza verso la gloria

    catwalk_yourself_ginger_rogers_fred_astaire


    Non si può tracciare una storia del musical senza che il pensiero voli diretto a quella che è considerata la coppia
    più famosa del cinema americano: Ginger Rogers e Fred Astaire, i due ballerini
    che alimentarono la leggenda del cinema degli anni Trenta dando vita a film di
    grande successo internazionale, acclamati dal pubblico di tutti i tempi.
    Provenienti entrambi dal vaudeville, furono ballerini, attori, cantanti e, talvolta,
    anche coreografi e, insieme, nei dieci film che li videro protagonisti, riuscirono a ridefinire il genere, rinnovandolo. Esecutori di una danza leggera, molto sofisticata, ironica e romantica nello stesso tempo, basata sull’abilità e sulla destrezza personali, ballarono spesso come solisti, facendo a meno del supporto del corpo di danza, cosa che, comunque, per l’epoca risultava abbastanza singolare. Le storie che li vedevano protagonisti insieme, divennero ben presto solo un pretesto per mostrare la loro bravura, sottomettendo la trama, semplice e piuttosto puerile, incentrata su un amore contrastato che alla fine trovava coronamento (torna anche qui il tema dell’happy end tipico di tutta la produzione di genere), al bisogno di mostrare la grazia con la quale riuscivano a riempire il palcoscenico, trasportando lo spettatore in una dimensione di fiaba ottenuta solo attraverso l’esecuzione perfetta del numero rappresentato. Pochi, quindi, gli artifici tecnici, le coreografie fantasmagoriche alla Berkeley, l’apparato scenico: tutto ruotava intorno ai due e alla loro teatralità. Ginger Rogers aveva debuttato nel 1933 in Gold Diggers of 1933, con la regia di Marvin Le Roy e le coreografie di Barkeley entrando, quindi, nella storia del musical dal portone principale; Fred Astaire, invece, dopo una lunga e brillante carriera in teatro insieme alla sorella Adele (I favolosi Astaire), era approdato al cinema in un film di scarso successo, La danza di Venere, e nel ’33 era stato scelto per affiancare la Rogers in un film di ambientazione esotica, Carioca, con la regia di Thornton Freeland.


    Fu questo l’inizio, del tutto casuale, della leggenda: i due, infatti, rivestivano entrambi ruoli secondari e lo spettacolo non fu, poi, il successo che la casa di produzione, la RKO (a cui sia la Rogers che Fred Astaire rimasero legati per anni) aveva sperato. Eppure, il mito nacque così, da una sequenza di ballo, eseguita fronte contro fronte, che doveva essere solo una parte di un numero più vasto teso a mostrare la “nuova danza carioca” e in cui era previsto che i due ballassero solo per pochi secondi: il destino passò attraverso quei passi, eseguiti in modo assolutamente naturale e con un affiatamento pressoché inspiegabile tra due che neppure si conoscevano; e il destino volle che insieme, Fred e Ginger, entrassero nella leggenda della storia di Hollywood a passo di danza, con la medesima grazia e leggerezza con la quale erano entrati nella storia del musical.
     
    Top
    .
  12. Oceanya
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    63678dd302a5d137ea1b7334f6d809c0

    Joan Crawford and Clark Gable

    b6a05c2a424ae7f293f684916da9c1e8
    Marlon Brando, Gary Cooper, Tony Curtis, Kirk Douglas, Clark Gable, Cary Grant, William Holden, Burt Lancaster, Gregory Peck, Frank Sinatra, James Stewart, John Wayne

    65fcbf29ffadc241195c295ea7fb5d96
    Dean Martin con Bing Crosby e Frank Sinatra, circa 1965.

    bea065124182ae0621bcecbf64fab7d3
    Paul Newman, Sammy Davis Jr, Dean Martin, Robert Mitchum e James Garner

    49231eebc2203f7e43d96c2d0f5bf49a
    Dean Martin e Jerry Lewis

    a260a7c40b8cb93bbf128705dc298ed2
    Dean Martin, Jerry Lewis & Marilyn Monroe

    9f57e15876bfa45557ecacc84df3eae9
    Rare still of Jane Russell and Marilyn Monroe from "Gentlemen Prefer Blondes", 1953 This is for you Heath

    POST DA COMPLETARE

     
    Top
    .
11 replies since 27/8/2011, 22:55   37315 views
  Share  
.
Top
Top