Film anni 30-40-50-60-70 Italiano ed Europeo

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  1. Oceanya
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    Amarcord è un film del 1973 diretto da Federico Fellini.

    La notorietà di questo film è tale che lo stesso titolo Amarcord, una contrazione della frase romagnola a m'arcord - "io mi ricordo" - è diventato un neologismo della lingua italiana, con il significato di rievocazione in chiave nostalgica[1][2].

    Il film, che uscì nelle sale italiane il 13 dicembre 1973, fu poi presentato fuori concorso al Festival di Cannes 1974.[3] Il film, la cui locandina e i titoli di testa sono opera del grafico statunitense John Alcorn, è stato selezionato tra i 100 film italiani da salvare

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    Trama



    La vicenda, ambientata dall'inizio della primavera del 1932 all'inizio della primavera del 1933 (riferimento certo visto la corsa della VII edizione della Mille Miglia), in una Rimini onirica ricostruita a Cinecittà, come la ricordava Fellini in sogno, narra la vita nell'antico borgo (o e' borg, come a Rimini conoscono il quartiere di San Giuliano) e dei suoi più o meno particolari abitanti: le feste paesane, le adunate del "sabato fascista", la scuola, i signori di città, i negozianti, il suonatore cieco, la donna procace ma un po' attempata alla ricerca di un marito, il venditore ambulante, il matto, l'avvocato, quella che va con tutti, la tabaccaia dalle forme giunoniche, i professori di liceo, i fascisti, gli antifascisti e il magico conte di Lovignano, ma soprattutto i giovani del paese, adolescenti presi da una prepotente "esplosione sessuale".

    Tra questi è messo in particolare risalto il personaggio di Titta Biondi (pseudonimo per Luigi "Titta" Benzi, amico d'infanzia di Fellini) e tutta la sua famiglia: il padre, la madre, il nonno, il fratello e gli zii, di cui uno matto, chiuso in un manicomio. Attraverso le vicende della sua adolescenza, il giovane Titta inizierà un percorso che lo porterà, piano piano, alla maturità.


    Amarcord e l'elemento autobiografico[modifica | modifica wikitesto]

    Amarcord è senza dubbio il più autobiografico dei film del regista riminese: il titolo stesso è un'affermazione e una conferma di ciò - a m'arcord "mi ricordo" - ed è proprio questo che Fellini ricorda attraverso gli occhi del suo alter ego (che per una volta non è Mastroianni, ma Bruno Zanin), il suo paese, la sua giovinezza, i suoi amici e tutte le figure che gli giravano attorno.

    L'elemento autobiografico nell'arte di Fellini, comunque, è senza dubbio quello preponderante, basti pensare a Intervista, Roma ed a I Vitelloni: quest'ultimo caso, può essere considerato il "seguito" di Amarcord: i ragazzi sono cresciuti, i problemi sono altri, ma possiamo sempre riconoscere in Moraldo, il giovane che alla fine del film abbandona il paese natale per andare a vivere in una grande città, il giovane Fellini, che abbandona Rimini verso Roma. Un'ulteriore vena di "passato" la troviamo nelle musiche del maestro Nino Rota: musiche dolci, leggere come i ricordi che accompagnano e mostrano agli occhi degli spettatori.

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    Una scena del film con (da sinistra) Pupella Maggio, Armando Brancia, Giuseppe Ianigro e Ciccio Ingrassia

    Il ritorno di Fellini in Romagna si celebra dunque attraverso i piccoli accadimenti di una Rimini in pieno trionfalismo fascista tutt'altro che esaltato. Il ventaglio di una vita si apre nella coralità di un'opera degna del miglior Fellini, non a caso premiato con l'Oscar. Grazie alla collaborazione dello scrittore Tonino Guerra, davanti agli occhi dello spettatore sfila una ricchezza tale di volti e luoghi, divertimenti e finezze, malinconie e suggestioni, da far apprezzare il film a tutto il mondo. Attraverso i toni della commedia venata di malinconia, Amarcord distilla generosamente umori e sensazioni. Tutto ciò è riconoscibile nel film ma, come sottolinea Mario Del Vecchio, è la sostanza poetica che salta agli occhi. I protagonisti di Amarcord, e soprattutto le figure di contorno, non solo sono caricature di altrettante persone colte in un particolare momento storico; piuttosto, sono tipi universali, che vanno oltre la dimensione temporale per diventare immortali come, appunto, la poesia.

    Altri interpreti e personaggi
    Dina Adorni: Signorina De Leonardis, la professoressa di matematica
    Francesco Di Giacomo: Uomo della sicurezza al seguito dell'Emiro
    Carmela Eusepi: La figlia del conte
    Franco Magno: Il preside Zeus
    Citto Maselli: Bongioanni, il professore di scienze
    Carla Mora: Gina, la cameriera
    Lino Patruno: Bobo
    Fides Stagni: La professoressa di belle arti
    Fredo Pistoni: Colonia
    Fausto Signoretti: Il vetturino Madonna

    Nel film recita in un breve cameo, anche il cantante del gruppo Banco del Mutuo Soccorso, Francesco Di Giacomo. In una particolare scena si nota un carabiniere interpretato da Ciccio Ingrassia (che nel film recita il ruolo di Teo). Il Principe Umberto fu interpretato dall'efebico caratterista Marcello Di Falco divenuto poi Marcella Di Folco.

    Amarcord_Gradisca


    Magali Noël interpreta la "Gradisca"
    Il ruolo della "Gradisca" era stato inizialmente affidato a Edwige Fenech, ma poco prima di firmare il contratto Fellini cambiò idea, perché secondo lui Edwige, nonostante la ben nota procacità, era "troppo magra". L'attrice non riusciva a prendere chili, e quindi Fellini scelse Magali Noël, che aveva una fisicità più prorompente, ed era di 16 anni più grande.

    Nella scena del lancio di palle di neve, compare tra i bambini il futuro cantante Eros Ramazzotti[senza fonte]. Oliva, il fratello di Titta, e altri amici sono interpretati infatti da comparse prese tra i ragazzi del quartiere Cinecittà.

    Aristide Caporale (sempre nel ruolo di Giudizio), Dante Cleri, Marcello di Falco, Francesco Di Giacomo, Donatella Gambini, Franco Magno, Fides Stagni e Alvaro Vitali erano già presenti in Roma, film di Fellini precedente a questo.

    Riconoscimenti

    1975 - Premio Oscar Miglior film straniero (Italia)

    1976 - Premio Oscar Nomination Miglior regista a Federico Fellini
    Nomination Miglior sceneggiatura originale a Federico Fellini e Tonino Guerra

    1975 - Golden Globe Nomination Miglior film straniero (Italia)


    1974 - David di Donatello Miglior film a Federico Fellini e Franco Cristaldi
    Miglior regia a Federico Fellini

    1974 - Nastro d'argento Regista del miglior film a Federico Fellini
    Miglior soggetto originale a Federico Fellini
    Miglior sceneggiatura a Federico Fellini e Tonino Guerra
    Miglior attore esordiente a Gianfilippo Carcano
    Nomination Migliore attrice non protagonista a Pupella Maggio
    Nomination Migliore attore non protagonista a Ciccio Ingrassia
    Nomination Migliore colonna sonora a Nino Rota
    Nomination Migliore fotografia a Giuseppe Rotunno
    Nomination Migliori costumi a Danilo Donati

    1975 - Globo d'oro Miglior film a Federico Fellini e Franco Cristaldi

    1974 - National Board of Review Awards Miglior film straniero (Italia)

    1975 - Kansas City Film Critics Circle Awards Miglior film straniero (Italia)

    1975 - Premio Bodil Miglior film europeo (Italia)

    1974 - New York Film Critics Circle Miglior film
    Miglior regia a Federico Fellini

    1975 - Syndicat Français de la Critique du Cinéma Miglior film straniero

    1975 - Premio Kinema Junpo Miglior regia del miglior film straniero a Federico Fellini

    1976 - Círculo de Escritores Cinematográficos Miglior film straniero (Italia)

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