Il Kit della Eutanasia arriva per posta Pentobarbital Melting Point Test Guariniello indaga

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    medicine,Eutanasia
    Il kit per l’eutanasia
    arrivava per posta

    Philip Nitschke, il medico australiano della fondazione per l’eutanasia
    Il mistero della «scatola viola»
    comprata in Australia via Internet

    La scatola è foderata di viola, colore che più si addice alla circostanza: avvolge il kit del «Pentobarbital Melting Point Test». Più concretamente una siringa, un portacompresse e una soluzione chimica, si presume, in grado di testare la qualità del Pentobarbital, acquistato per altra via, si dovrebbe ancora dedurne, da chi ha ordinato il «pacchetto» a www.exitinternational.net. Indirizzo di posta elettronica dell’omonima fondazione australiana per l’«eutanasia volontaria e l’assistenza al suicidio». Una di queste confezioni è finita sulla scrivania di Guariniello.

    Il magistrato non svela come, dove, a chi sia stata sequestrata la per ora misteriosa e allarmante – parola di Guariniello – confezione viola. Una busta bianca di posta aerea fa pensare che sia arrivata dall’Australia con il mezzo più celere. Di sicuro, gli investigatori l’hanno recuperata in seguito ad una querela. Non è nemmeno chiaro perché il kit debba servire a testare il Pentobarbitol, sostanza usata negli Stati Uniti per le esecuzioni capitali e, questo, sì, dice Guariniello, dalla mafia, tutta nostra, per stordire a piccole dosi, prima, un prigioniero e farlo «parlare» e, poi, a dosi più massicce, consegnarlo al riposo eterno. Terribile.

    Come un aspirante suicida qualunque, cioè privo dei contatti e dei mezzi di Cosa Nostra, possa procurarsi una tale sostanza è altrettanto misterioso. Ma oggi Guariniello farà analizzare la «soluzione» sequestrata con il kit di Exit International e almeno i primi interrogativi troveranno risposta.

    La fondazione australiana è creatura del dottor Philip Nitschke, 61 anni, 375 mila link che ne contengono nome e cognome. Una rapida escursione online chiarisce subito la fama del medico australiano nel campo dell’assistenza alla «buona morte». Quando nel 1996 lo Stato dei Territori del Nord, del suo paese, legalizza l’eutanasia, il dottore è in prima fila. Rivela ora dal suo sito di aver accompagnato alla morte quattro pazienti terminali. Nel 1998 il governo federale abroga la legge e anche gli scritti di Nitschke non sono più pubblicabili in Australia.

    La Rete ne diffonde idee e kit, gli consente di organizzare conferenze e seminari, ma è pure implacabile con lui. Yahoo «veicola» la notizia «Philip Nitschke insegna a costruirsi una macchina per togliersi la vita: che ne pensate?».

    Seguono informazioni essenziali sul «congegno» (siamo a dicembre 2008) che «utilizza ordinari prodotti casalinghi fra cui una bombola di gas da barbecue, che viene poi riempita con altro gas liberamente ottenibile». Blitz quotidiano informa che «attraverso un ordine via mail dall’Australia si può acquistare una confezione di Nembutal in Messico» e ricorda che il «Manuale elettronico sulla pillola pacifica» del solito dottor Nitschke «offre consigli dettagliati su come procurarsi un suicidio indolore, sicuro e senza controlli. Fra questi consigli, corredati da istruzioni video, rientra il ricorso al famigerato Nembutal».

    In attesa delle analisi sul kit, Guariniello ha aperto un «fascicolo» privo per ora di indicazioni di reato e di conseguenza contro «ignoti». Il dottor Nitschke può attendere a sua volta. Chi non lo fa e detta subito una dichiarazione alle agenzie di stampa è Silvio Viale, esponente di Exit Italia (che «non ha legami con quella australiana») e ginecologo: «Il sequestro del test prova il fatto che il fenomeno del decidere quando mettere fine alla propria vita è presente, così come è vero che molte persone si rivolgono ad associazioni svizzere. Ben diverso è dire che c’è qualcosa di organizzato. Lo stesso kit, spedito in Italia alla luce del sole, ci incoraggia a sostenere la necessità di regolamentare l’eutanasia, anziché proibirla».

    Fonte: lastampa.it
     
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  2. vito mattaliano
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    se una persona decide di porre fine alla propria vita nessuno deve impedire l'azione che sta per compiere
     
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    In vendita in Inghilterra il kit della dolce morte, Eutanasia in pillole!

    Nel nostro amato continente europeo come al solito si passa da un estremo all'altro senza tenere conto delle conseguenze e senza riflettere minimamente su quello che è la vita e il valore importante che ha!
    pillole-kit-dolce-morte
    In Inghilterra da Maggio si potranno acquistare i test per valutare la concentrazione dei farmaci da utilizzare per togliersi la vita e creare il giusto cocktail.
    Promotore dell'iniziativa è Philip Nitschke, medico australiano conosciuto come 'Dottor morte', promotore del diritto all'autodeterminazione dei singoli e dell'eutanasia. Secondo questo fantomatico dottore l' Inghilterra è il posto ideale per cominciare questa sperimentazione, il dottore aveva già messo a dura prova la Gran Bretagna l'anno precedente quando cominciò una serie di workshop dando ai partecipanti istruzioni sul modo migliore per porre fine alla loro vita.

    I kit serviranno esclusivamente a trovare le giuste dosi di farmaci per riuscire a morire in un modo dolce e sereno, i farmaci si possono acquistare direttamente da un sito messicano, ma arrivano a casa senza indicazioni ne etichette, quindi continua il camice bianco australiano è necessario che le persone abbiano la giusta informazione per utilizzare al meglio questi farmaci.

    L'imminente vendita del kit ha già mosso serie preoccupazioni, perchè potrebbe incentivare anziani, malati e depressi (ma non solo) a farla finita prematuramente, sentendosi troppo spesso un peso per i loro cari. Crediamo che forse sarebbe necessaria una sensibilizzazione maggiore, rispetto a questo tema, ognuno è libero di scegliere per la sua vita ok, ma nemmeno va incentivato il suicidio, le conseguenze potrebbero essere catastrofiche, visto il già notevole aumento che ha avuto negli ultimi decenni questa pratica. Forse sarebbe più interessante fare un educazione alla vita e la sciare il kit del dottor Nitschke solo per persone che non possono veramente trovare una via d'uscita...
    Poi riflettiamo sul fatto che commercializzare questi kit significa aprire un capitolo pietoso, perchè magari si aprirà anche una campagna di marketing a favore di questa pratica e sinceramente non ci sembra una scelta etica, il fatto che privati si arricchiscano promuovendo il kit della dolce morte!
    Sinceramente è molto triste che questo avvenga ed è molto triste che in altre nazioni invece avvenga il contrario, il libero arbitrio è fondamentale per l'essere umano ma deve essere libero e non influenzato da trovate pubblicitarie come quelle del "signor morte".
     
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  4. Patecatl
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    La vendita di kit del genere per il suicidio è preoccupante, anche se fatta da un'associazione pro eutanasia, anche perché l'associazione che lo vende non può essere sicura che a farne richiesta è stata un malato terminale, potrebbe essere stato chiunque, un anziano, un depresso.
     
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  5. Giacomox89ITA
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    scusatemi . Non riesco a trovarlo su internet (google) qualcuno può mandarmi il link ? per favore non fatemi discorsi morali, so bene cosa sto facendo. Scrivete in anonimo non importa, nessuno ha colpa sono io che chiedo solamente un link
     
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  6. Antonello1975
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    Ciao a tutti
    Gentilmente chi mi può dare info maggiori?
    Please non servono discorsi morali anche per me.
    Cerco chi mi può dare info a riguardo utili. Grazie
    [email protected]
     
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  7. anton777
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    CITAZIONE (Simone Mondiali @ 30/11/2015, 00:13) 
    Fonte: La Croce quotidiano mercoledì 25 novembre 2015 ( www.lacrocequotidiano.it )
    www.facebook.com/mario.adinolfi/posts/10153646524545428

    GLI SCIACALLI E IL SACRIFICIO UMANO

    di Mario Adinolfi
    Le Iene, una notissima trasmissione di prima serata, manda in onda ventisei minuti di spot pro-eutanasia. Sono un tempo televisivo lunghissimo, praticamente infinito, ventisei minuti. Nessun servizio della trasmissione dura così tanto. La "pezzatura" più lunga, quella da quindici minuti, era stata assegnata nella puntata precedente allo stesso autore per un servizio in cui si affermava nella prima frase che "la tossicodipendenza è una malattia, l'eroina è una medicina". E giù interviste in primo piano a tossici devastati e medici con il ghigno sapiente per spiegarci che l'eroina fa bene, veniva prodotta dalla Bayer insieme all'aspirina come medicina. Pensavamo d'aver visto il culmine dello sciacallesco modo di fare intrattenimento (e milioni di euro in spot) sulla pelle dei disperati. Poi sono arrivati i ventisei minuti pro-eutanasia con una telecamera sparata in faccia a Michèle Causse, il primissimo piano sul volto della donna mentre muore dopo aver ingurgitato un veleno, il pentobarbital, il cui costo in farmacia per la dose letale è di circa 95 euro, venduto dall'associazione svizzera Dignitas a 12mila euro cioccolata inclusa per lenire l'amaro del gusto della pozione. E ho capito che gli sciacalli ormai trasformati in avvoltoi hanno toccato una nuova frontiera della loro idea di spettacolo: il sacrificio umano.
    La narrazione delle Iene da mesi è su una linea ideologica ben precisa e ferocemente insistente: "matrimonio" omosessuale, omogenitorialità, droga libera, eutanasia. Il racconto è talmente pervicace da arrivare a mescolare i piani. Credevamo d'aver visto il culmine nella puntata in cui si prendeva un malato terminale e lo si costringeva a "sposare" davanti alle telecamere il suo compagno gay a pochi giorni dalla morte. Nell'intervista il morituro spiegava chiaramente di non avere in gran conto la battaglia delle associazioni Lgbt per il "matrimonio egualitario". Ma le regole dello spettacolo sciacallesco esigono immagini e allora vai con anelli e lacrime e un "matrimonio" finto a decesso incipiente.
    Stavolta il piano intersecato prevedeva come protagonista Michèle Causse, lesbica radicale, francese e accompagnata in Svizzera da due amiche e da loro consegnata all'associazione Dignitas. Che, a differenza di quel che pensate, non opera in nessuna "clinica". Opera nelle case dei suoi dirigenti, che vanno a comprare i quindici grammi di pentobarbital in farmacia, preparano la dose letale in cucina tra le tazzine sporche del caffè, poi la somministrano al disperato dopo aver intascato i dodicimila euro e aver girato un video dove il suicida afferma di essere lì di propria volontà. Il video usato dalle Iene ha per protagonista come strumento del suicidio di Michèle una donna anziana, definita dallo sciacallo autore del servizio come "la dolcissima Erika". Proprio mentre pronuncia queste parole le si gira lo strano ciondolo triangolare che porta al collo e guardate il simbolo che per tutto il servizio era rimasto coperto: è un pentacolo rovesciato, una stella a cinque punte iscritta in un cerchio con le punte rivolte verso l'alto, notissimo simbolo satanista. E il triangolo ben visibile richiama a tutti il tradizionale simbolo massonico. Minuto 11.45 del servizio degli sciacalli, per la precisione.
    L'immagine di Michèle che muore in primissimo piano è terrificante, ma basta andare oggi su alcuni siti che pubblicizzano il pentobarbital per capire gli effetti dello spot al sacrificio umano realizzato dalle Iene. In moltissimi chiedono come ci possa procurare l'intruglio letale, la "dolcissima Erika" spiega d'altronde che ci si addormenta in uno o due minuti, per gli aspiranti suicidi da oggi il pentobarbital è il sacro graal. E guai al prossimo che mi viene a scassare la minchia per strada chiedendomi soldi per Amnesty International e la sua campagna contro la pena di morte: il pentobarbital è il veleno piazzato dentro ogni "iniezione letale" nei tanto esecrati Stati Uniti. In effetti non vedo più alle Iene servizi contro la pena di morte. Il pentobarbital o va bene sempre o non va bene mai. A quanto pare agli avvoltoi conviene che vada bene sempre.
    Dal punto di vista televisivo mandare in un programma di prima serata ventisei minuti di propaganda al suicidio con un primissimo piano insistito di una donna che muore, per innalzare gli ascolti e vendere più spot, è un atto gravissimo e intollerabile. Non so cosa di peggio si possa fare, la tv del dolore e dei casi umani è sempre stata irrisa e giustamente marginalizzata, qui siamo alla più irriverente pornografia e al sacrificio umano spettacolarizzato. Non vorremmo essere i soli, noi de La Croce, a protestare contro la china presa da un programma che ha deciso di diventare un manifesto ideologico in ogni puntata della visione antropologica di chi trasforma le persone in cose e le cose fallate in qualcosa da eliminare, spettacolarizzando i disperati con i loro percorsi suicidi e esaltando le procedure di compravendita di esseri umani proprie ad esempio dell'acquisto di gameti e bambini, dell'affitto di uteri, inevitabilmente presenti nei percorsi "omogenitoriali". Questa visione antropologica che reifica la persona umana non può essere venduta da un programma di prima serata con l'operazione sistematica in corso, senza che si alzi un vento popolare di protesta contro l'orrore. Anche i vertici Mediaset dovrebbero rendersi conto dell'operazione orrenda in atto e a Davide Parenti, dominus del programma, chiedo di fermare questo processo che so essergli chiarissimo e di cui è ispiratore.
    Ora basta. Il sacrificio umano è troppo. Chiunque se ne rende conto. Anche all'interno della redazione delle Iene spero che si avvii un dibattito serrato per mettere un argine a questa deriva disumana. E l'Italia rifletta su quel che sta accadendo: ha gli anticorpi per reagire, non si faccia fottere da avvoltoi e sciacalli. Conservi il suo tratto di umanità e di amore, che cura la disperazione con l'amore e fa sì che il suicidio non sia tra i beni commerciali posti in vendita a catalogo. La vita non si spegne con un servizio a pagamento, rivendendo a 12mila euro quel che costa 95, sperando che ci sia una tv che spacci per "dolcissima" quella che è solo una iena che porge un veleno fatale e poi prova a mascherare l'amaro con un quadratino di svizzera cioccolata.
    Non fatevi fregare, leggete il progetto in corso che vuole devastare la famiglia naturale, renderci individui soli a manipolabili, eliminabile quando non produttivi. Noi siamo l'Italia che resiste a questa omologazione culturale, l'Italia che cura e non uccide, che lenisce il dolore e non sopprime, che non sa partorire l'ideologia attecchita altrove per cui si prova a dire che uccidiamo per il bene degli uccisi. Noi sappiamo e riconosciamo gli spacciatori di bugie, gli ideologi della morte, perché siamo da sempre depositari di una cultura della vita a cui non rinunceremo perché quattro sciacalli provano a rendere spettacolare un suicidio ripreso in primo piano senza vergogna, senza un briciolo di umanità, senza pietà. E gli empi non prevarranno.


    è bene comunque che se ne parli perchè è assurdo che in italia si debba ricorrere all'estero per liberarci dalla possibilità di venir torturati in fase di agonia con l'alimentazione e l'idratazione obbligatoria,,,, come previsto dalla legge che il gruppo proprietario di quella emittente era pronto a varare in 24 ore qualche anno fa.
     
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  8. Lello Spasiano
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    anche a me grz [email protected]
     
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7 replies since 22/9/2011, 00:46   17605 views
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