INDIANI D'AMERICA (NATIVI AMERICANI)

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  1. Oceanya
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    Indiani d'America




    Il fascino di uomini senza tempo, un viaggio nel mondo degli indiani d'america...sfortunate tribù annientate attraverso uno spietato genocidio...un piccolo omaggio a un grande popolo!

    indianiamerica-apache


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    indiani-beringia


    In marrone chiaro vedete le terre che ora sono il fondo dell'Oceano Atlantico, tra la Siberia e l'Aalaska. Ventimila anni fa, le popolazioni mongole le attraversarono, a piedi, per raggiungere il continente
    Non lasciamo che i nostri ideali ci rendano soddisfatti di noi stessi.
    Ognuno di noi, in scala più o meno grande contribuisce allo sfruttamento e alla distruzione della terra, allo spreco e all'inquinamento.
    Abbiamo semplicemente la possibilità di camminare più vicino alla Buona Strada.
    Non di colpo, ma tappa per tappa in questa direzione, finchè non riusciamo a tornare su questo sentiero.
    Per coloro che sanno ascoltare, le voci parlano ancora.
    SAUPAQUANT, WAMPANOAG


    ""Devi parlare sinceramente. Così le tue parole raggiungeranno i nostri cuori come la luce del sole"
    Cochise, Apache"



    indiano



    INDIANI D'AMERICA

    Il genocidio degli Indiani d'America

    "...Nel 1492 Cristoforo Colombo, alla ricerca di una nuova rotta per le Indie, approdò sulle coste di isole misteriose. Con sua grande meraviglia non vi trovò "nessun mostro come ci si poteva aspettare", ma "uomini alti e ben fatti".

    Equivocando, l'ammiraglio ancora non sapeva di essere approdato in un altro continente; e solo per sbaglio chiamò indiani gli uomini che aveva appena incontrato..."

    Dopo lo storico sbarco del 1492 per anni l'Europa, lacerata da sanguinose guerre di religione, non si mostrò molto interessata al nuovo continente.

    Successivamente la bramosia di possesso, il mito dell'oro, l'interesse verso nuove terre, la passione per le pregiate pellicce, l'imperativo missionario di "mettere il nuovo continente sotto la protezione di Dio" e il fascino dell'avventura, rappresentarono un micidiale cocktail distruttivo. Ben presto l'insieme di questi elementi si tradusse in atrocità e oscenità di ogni tipo, una miscela esplosiva che rese via via sempre più manifeste le peggiori disposizioni dell'uomo.

    Quel misto di avventura ed ingordigia funse da propulsore e spinse verso occidente i grandi velieri.

    Il destino dei nativi americani e delle loro antiche culture (e probabilmente del mondo intero) era segnato, la presunta civiltà europea, boriosa e dispotica, ne aveva decretato l'epilogo.

    Ma com'è potuto accadere? E cos'è successo realmente? Cosa ha scaturito tanta ferocia? Di chi sono le maggiori responsabilità? Si poteva evitare lo sterminio? Ridurre i patimenti? I copiosi films Western descrivono la realtà dei fatti oppure la mistificano? Si può pensare a una verità storica? Se sì, qual è?

    Tuffiamoci in questa impresa, tentiamo insieme un'analisi...

    ? È solo agli inizi del 1600 che si colgono i primi segnali di una vera e propria aggressione.

    Il mercato delle pellicce che giungevano dal continente appena "scoperto" alimentò ben presto, e a dismisura, le vanità degli europei, aumentò così vertiginosamente la richiesta di queste pregiate mercanzie.

    I furbi avventurieri sbarcati nel nuovo mondo, cominciarono così a barattare con gli "indigeni del posto" ad esempio oggetti di scarsissimo valore con pregiate pelli di lontra, e i propri vestiti rabberciati destinati alla pattumiera con le stupende pelli di castoro faticosamente procurate dagli 'indiani'.

    L'America diventò il grande magazzino di pellicce per l'Europa... Agli indiani il compito di riempirlo.

    Gli europei inoltre fecero conoscere ben presto ai 'selvaggi' l'inebriante acquavite - che usavano per stordirli prima delle 'trattative' - nonché altre *magiche cose* con le quali cercavano di ingannare gli ingenui abitanti del luogo. I furbi mercanti del vecchio continente fecero di questi espedienti preziosi alleati.

    Che amarezza!

    La trappola illusoria del vantaggioso baratto disorientò ben presto alcuni fra gli 'indiani' più scriteriati. Diverse comunità, che mai avrebbero pensato di dover affrontare una situazione simile, si trovarono impreparate nel dover affrontare questo mistificatorio nemico. Questo nuovo nemico 'rapiva la mente' degli stolti e giungeva a volte sino ad essere più forte del sacro rispetto per la veneratissima Madre di tutte le cose: Madre Natura. Un sacro rispetto, punto focale della cultura indiana, che ogni indiano aveva ben radicato dentro di sé, almeno sino a quell'infausto incontro con l'uomo bianco.

    Madre Natura, prodiga di frutti benedetti, Madre natura, amorosa dispensatrice di ogni bene, Madre Natura, madre di tutti gli animali, anche di quelli da cacciare ed uccidere, per reale bisogno, in 'confronti' leali e senza inutili sprechi.

    La ingannevole rete tessuta dai bianchi arrivò a disorientare, anche se solo temporaneamente, l'ignaro pellerossa che giunse ad affermare:

    "Il castoro fa le cose per bene: sa fare le pentole, le accette, le lesine, i coltelli...".

    Questo nuovo ed ingenuo slogan coniato dagli indiani rende oggi bene l'idea dei 'vantaggi' che inizialmente derivavano dal commercio delle pellicce; vantaggi fatali però, che decretarono la condanna a morte di tutte le culture locali.

    Gli indiani non potevano immaginare che, adottando il pensiero degli europei, avrebbero messo in moto l'ingranaggio destinato in breve tempo a stritolarli senza alcuna pietà.

    Gli uroni, gli irochesi e gli indiani delle coste nord-occidentali cercarono di affrontare il disorientamento legato a questa nuova 'mania della negoziazione' e dettarono delle regole; ammisero il commercio con i bianchi (purché sobrio e misurato) e l'arricchimento di alcuni componenti della collettività. Il profitto derivante dagli interscambi però non doveva assolutamente generare disuguaglianze, né marcare differenze di sorta con gli altri membri della comunità; rimaneva perciò decisamente in vigore il principio della redistribuzione, che anzi doveva essere ulteriormente rafforzato e sviluppato con nuovi criteri.

    Ma l'europeo, che primeggiava in astuzia, impose senza indugio l'introduzione di nuovi sistemi commerciali.

    Le virtuose consuetudini "socio-economiche", ancestrali per le comunità indiane, finirono così per essere gradualmente distrutte. L'introduzione successiva di nuove e mirate mercanzie snaturò totalmente il modo di vivere indiano e ne segnò definitivamente la caduta. La caccia, il commercio e la distorsione culturale, mutarono radicalmente il sistema di vita e l'alimentazione delle tribù che giunsero così a dipendere completamente dagli scaltri europei.

    Allo stesso modo dell'arricchimento di uno ai danni dell'altro e delle disuguaglianze fra uomini, anche la proprietà fu un principio che sfuggì completamente all'indiano, che non riuscì mai a comprendere come si potesse pretendere di acquistare alberi, fiumi, prati, spiagge o laghi...

    ma il problema non infastidiva per nulla il bianco, poiché quasi mai si parlava di 'comprare', per lui le nuove terre erano abbandonate e non sfruttate, e la Bibbia stessa affermava che Dio li aveva guidati in quei luoghi: il nuovo paese apparteneva a loro.

    L'illusione del nuovo vantaggioso rapporto con il bianco però cedette presto il passo ai reali obiettivi dell'invasore, i marinai palesarono le loro vere intenzioni e iniziarono così i maltrattamenti, i 'selvaggi' furono trattati come schiavi, si abusò delle loro donne, le trattative non furono più rispettate. Così i poveri malcapitati, terrorizzati ed increduli, per sottrarsi alla presenza dei bianchi, si ritirarono nelle foreste interne.

    Alla iniziale generosità indiana dunque, i bianchi, popolo eletto di Dio, a cui era stata affidata "la divina missione", risposero con avidità e maltrattamenti d'ogni tipo, e non si fecero alcuno scrupolo poichè gli indigeni erano considerati

    "crudeli, selvaggi, barbari e figli di Satana".

    Non esitarono a coercizioni di ogni tipo e pretesero obbedienza nel combattere contro altri stranieri, fedeltà alla loro causa e prosternazione nella casa del loro Dio.

    Più tardi i bianchi si discolperanno dicendo, sicuri del proprio diritto, che non sarebbe stato giusto arretrare davanti a nulla e che era un sacro dovere ridurre al loro volere quei selvaggi, che senza il loro provvidenziale aiuto sarebbero morti di fame e di freddo.

    Alla fine così gli indiani (fino a qualche anno prima popolo pacifico), dopo aver troppo subito, esasperati, reagirono con la violenza, fornendo così il pretesto tanto anelato dall'assetato conquistatore.

    Da allora in poi la lotta contro "i rivoltosi" venne condotta senza esclusione di colpi, non si rispettarono più i rappresentanti, durante le trattative vennero offerti liquori avvelenati, si sterminarono donne e bambini, si bruciarono interi villaggi.

    Come da antica ricetta venne adottata furbescamente e strategicamente una politica, tanto nota ancor'oggi: la corruzione degli uomini chiave.

    La "politica dei regali" (ricompensa degli individui "buoni", disposti a combattere a favore) ebbe inevitabili, pesanti ripercussioni all'interno delle comunità indiane, si disgregarono così le gerarchie interne e alla fine il bianco ebbe addirittura la pretesa di nominare lui stesso i capi-tribù.

    Eccitante ed entusiasmante fu allora per i bianchi riuscire a uccidere il guerriero indiano che: "avanza come una volpe, si batte come un lupo e sparisce come un uccello".

    Tragico ad esempio era invece per l'irochese cadere in battaglia, il peggior destino che potesse capitargli, poichè il suo spirito, non potendo essere ammesso al "villaggio dei morti", sarebbe stato condannato a vagare, la sola speranza che rimaneva era quella di essere vendicato, la fraterna vendetta, solo ed unico mezzo per unirsi nei cieli al proprio popolo e poter ritrovare così i propri antenati.




    Per Nativi americani (chiamati anche in modo più o meno consono Indiani d'America, Pellerossa, Amerindi, Amerindiani, Prime Nazioni, Aborigeni americani, Indios) si intendono tutti i popoli indigeni che vivevano in America del Nord, America centrale e America del Sud prima della colonizzazione degli europei. Il loro sterminio rappresenta uno dei più gravi genocidi della storia dell'umanità, tanto che oggi sono una minoranza nel continente americano..

    indiano



    L'uso del termine Indiani, risale alle prime fasi dell'esplorazione del sub-continente nordamericano. Il termine Indios, spagnolo ma anche portoghese, è utilizzato per riferirsi alle popolazioni indigene dell'America latina. L'espressione pellerossa, utilizzata, spesso in senso semanticamente negativo, per riferirsi alle popolazioni indigene nordamericane, è oggi considerata non politicamente corretta, in quanto fa riferimento al colore della pelle dei nativi di quell'area del continente. A Est vivevano popolazioni di lingua algonchina, tra cui i Cree e gli Ojibway o Chippewa; a Ovest, gruppi di lingua athabaska (Carrier, Ingalik, Dogrib, Han, Hare, Koyukon, Kutchin, Mountain, Slave, Tanaina, Yellowknife e altri). Queste popolazioni venivano generalmente guidate dai capifamiglia ed i conflitti tra le varie tribù erano molto rari. Per quanto riguarda la religione erano molto diffuse le credenze negli spiriti guardiani e nella stregoneria. Molti di questi popoli ora sono sedentari e tuttora vivono di caccia e pesca.

    ORIGINI INCERTE.

    L'origine della popolazione americana non è nota e al riguardo vi sono diverse teorie: quella che sostiene la formazione autoctona, oggi praticamente rifiutata; quella che accetta l'ipotesi di una migrazione via mare dalla Polinesia verso le coste pacifiche dell'America del sud; e quella che postula il passaggio di popolazioni siberiane alle terre americane attraverso lo stretto di Bering, a nord. La tesi maggiormente accettata è che attraverso lo stretto di Bering passarono successive migrazioni a partire da 40.000 anni fa, mentre altri gruppi giunsero in tempi più recenti (9/10.000 anni fa) dalla Polinesia. Tuttavia se verranno confermati i ritrovamenti recenti di presenze umane in Piauí (Brasile) risalenti a 47.000 anni fa, bisognerà anticipare la datazione del passaggio da Bering. Il vasto continente americano, con i suoi 42 milioni di km circa, posto fra i due poli e due oceani, presenta un'immensa varietà orografica, climatica e biologica. Il popolamento umano sarebbe avvenuto per successive ondate che lentamente si mossero lungo questa massa terrestre occupando anche le isole prossime negli oceani. Sarebbe questa la ragione della grande diversità di tipi fisici e di livello di conoscenze tecnologiche e culturali. Si calcola che, quando giunse Colombo, (1492) si parlavano 2.000 idiomi (1.450 in America del sud, 350 in Mesoamerica e 200 in America del nord). Le distanze e i rilievi tendevano a separare i nuclei umani, imponendo un adattamento differenziato per sopravvivere, mentre la mancanza di animali da trazione potenti come il cavallo e la non conoscenza della ruota resero più difficile il superamento degli ostacoli spaziali. Difficoltà e dubbi permeano anche i tentativi di classificare il livello di strutturazione sociale raggiunto al momento dell'arrivo europeo. A titolo indicativo si possono enucleare alcuni grandi gruppi: cacciatori-raccoglitori organizzati in un'economia di appropriazione, con attrezzature molto rozze, erano confinati nelle zone più inospitali ed estreme del continente, come il sud della Patagonia; cacciatori superiori delle praterie e delle steppe, specializzati nella caccia di animali di maggiori dimensioni con mezzi tecnici avanzati (arco, freccia ecc.) si trovavano nelle pampas del sud o nelle praterie nordamericane; cacciatori-piantatori, che praticavano un'agricoltura rudimentale, vivevano principalmente nell'altopiano brasiliano; nelle regioni tropicali e subtropicali (Amazzonia, zona meridionale degli attuali Usa) vi erano popolazioni di piantatori con un discreto grado di conoscenze tecniche (orti, coltelli di pietra, archi e frecce, ceramica, tessitura). Infine popolazioni con un elevato livello culturale, avanzata struttura statuale, conoscenza dell'architettura, metallurgia ecc., occupavano una vasta regione che dal nord dell'attuale Argentina e Cile si estendeva fino a tutto il Messico centrale. Poco si conosce della vita religiosa delle comunità che precedettero le grandi organizzazioni statali. Nelle società più tarde si manifestava una tendenza all'enoteismo, venerazione di un dio superiore in un pantheon di divinità animiste. Grande importanza aveva il culto dei morti: lo sciamano era intermediario fra uomo e aldilà. Non vi erano templi, né immagini degli dei. Oggetti sacri erano raffigurazioni in legno (totem), maschere, strumenti musicali. Fra 2000 e 1000 a.C. sorsero i grandi centri cerimoniali (Tiahuanaco nell'attuale Bolivia, Chavin di Huantar in Perù, Teotihuacan in Messico), nodi di irradiazione religiosa. I conquistatori europei usarono ogni mezzo per estirpare le religioni indie, ma in anni recenti in varie località ripresero gli antichi culti e lo sciamanismo. Altra questione molto discussa è quella relativa alla consistenza demografica degli indios al momento della conquista. I primi cronisti presentarono dati consistenti simili a quelli europei dell'epoca. In seguito questi numeri vennero ridimensionati per essere nuovamente accresciuti dagli storici degli anni ottanta del XX secolo. A titolo indicativo citiamo alcuni studiosi contemporanei: il demografo A. Rosenblat nel 1954 proponeva una cifra di 16 milioni di abitanti per l'intero continente nel XV secolo. I demografi di Berkley (Usa) W. Borah e F.S. Cook parlano di 90/100 milioni, cifra condivisa anche dallo storico francese P. Chaunu. Tutti concordano nel ritenere che le zone più popolose erano le Ande centrali e la valle del Messico. Si calcola che al tempo dell'invasione europea fossero presenti, nella sola America settentrionale, un milione di individui appartenenti a 240 diversi gruppi etnici, all'interno dei quali esistevano 60 famiglie linguistiche per un totale di più di 500 lingue diverse, poi raggruppate dal linguista statunitense Edward Sapir in sei gruppi.

    NOVE AREE D'INSEDIAMENTO.

    Le aree d'insediamento nel subcontinente settentrionale sono le nove seguenti: subartica (dall'Alaska al Labrador), che ospitava tribù di ceppo algonchino a est e atabasco a ovest, essenzialmente composte di pescatori e cacciatori, a struttura sociale molto semplificata, incentrata sul villaggio; costa nordoccidentale, costituita essenzialmente da villaggi di pescatori che avevano raggiunto un certo grado di sviluppo nella lavorazione del legno e delle fibre naturali e a struttura sociale piuttosto complessa, sebbene ancora incentrata sul villaggio; California, caratterizzata da un complicato intreccio di lingue e gruppi tribali, con un'economia basata prettamente sulla pesca e, solo lungo il Colorado, sull'agricoltura; Plateau, ovvero pianura del nord, caratterizzata da vaste praterie, foreste e ampi fiumi, che fornivano con la pesca la base essenziale dell'economia dei villaggi, la cui struttura politico-sociale era assai sofisticata, con istituzioni quali un governo rappresentativo, capi villaggio, confederazioni; Grande bacino, corrispondente agli attuali Nevada e Utah, con insediamenti nomadi di shoshoni; Sudovest, corrispondente agli attuali Arizona e New Mexico, e parte dello Utah, Colorado, Texas e Messico, dove si trovavano popolazioni dedite all'agricoltura e alla lavorazione di metalli e dell'adobe (tra queste tribù si annoverano gli hopi, i pueblo e gli zuni e, successivamente, i navajo e gli apache); Pianure, ovvero Grande pianura, in cui l'insediamento iniziò solo dopo il 1600, quando gli spagnoli introdussero l'uso del cavallo, modificando profondamente le abitudini di molte tribù (cheyenne, arapaho, dakota), tra le quali si diffusero la caccia al bisonte e la vita nomade negli accampamenti di teepee (l'immagine stereotipata degli indiani d'America diffusa nella cultura popolare dalla cinematografia western è basata sulle caratteristiche di quest'ultimo gruppo); Foreste orientali, caratterizzate da insediamenti di villaggi di popolazioni semidesertiche (soprattutto algonchini e irochesi) dedite alla coltivazione del mais, all'allevamento e alla lavorazione del legno; sudest, abitato soprattutto da indiani muskogi, creek e choctaw, riuniti in "città" autonome, che costituivano il nucleo politico e religioso, e "villaggi" decentrati, con una sofisticata organizzazione politica cui si contrapponeva un'economia agricola poco sviluppata.

    IL GENOCIDIO. Dalle invasioni europee (XVI secolo), la storia degli indiani d'America divenne la storia della loro progressiva distruzione culturale e fisica. La violenza delle armi, la devastazione del sistema produttivo, l'introduzione della servitù e della schiavitù, la diffusione di nuove malattie, tutto concorse a che nella seconda metà del XVI secolo gli aborigeni dei Caraibi fossero praticamente scomparsi e che nelle zone più popolose del continente vi fosse una riduzione della popolazione da 20 a 1. Questa immensa perdita di vite fu accompagnata dalla distruzione culturale: si proibirono le religioni native, si distrussero monumenti e città, si annientò la storia passata. A partire dal 1650 nelle regioni andine e mesoamericane si profilò un lento recupero demografico. L'impegno iniziale, da parte dei colonizzatori britannici al nord, di proteggere le terre indiane (risale al 1763 la dichiarazione di re Giorgio III di Gran Bretagna, secondo cui tutte le terre a ovest delle fonti dei fiumi che, da ovest e nordovest, si gettano in mare erano riservate agli indiani) venne meno non appena le massicce immigrazioni dall'Europa resero necessari territori sempre più vasti per gli insediamenti dei bianchi. Tra i contraddittori tentativi fatti dal governo statunitense per tutelare parzialmente gli indiani, rientrò la creazione del Bureau of Indian Affairs, del 1789. A partire dal 1830, con l'Indian Removal Act iniziò la campagna di sistematica riduzione di spazio destinato alle culture native, accelerata dalla scoperta dell'oro in California. Tutto questo, negli anni che vanno dal 1850 al 1880, scatenò alcune tra le più sanguinose guerre indiane, conclusesi nel 1890 con il massacro di Wounded Knee, che segnò la capitolazione definitiva degli indiani. L'atteggiamento governativo nei confronti degli indigeni, cambiato più volte nel corso della storia statunitense, andò dalla politica di garantismo, mai concretamente realizzata, a una politica di intervento pesante degli apparati federali nella gestione dei territori indiani. Con il General Allottment Act (1871) venne privatizzato lo spazio riservato alle tribù, compiendo così una doppia operazione di sradicamento culturale e sottrazione territoriale (gli indiani persero il 62 per cento delle terre). Nel 1934, l'Indian Reorganization Act si proponeva di fare parzialmente ammenda alle precedenti ingiustizie, ma il periodo più significativo in questo senso fu quello degli anni 1950-1970, durante il quale il dipartimento federale degli Interni promosse una politica di decentramento e autogoverno nelle riserve (1954), attuata con il sostegno di enti governativi autonomi quali l'Indian Service. Nel 1950 la popolazione indigena totale degli Stati Uniti era calcolata in 455.500 unità, rimasta poi sostanzialmente stabile. Negli anni ottanta si calcolava che in territorio americano, senza contare la vasta umanità meticcia, vi fossero 40 milioni di indios con i poli più consistenti in Bolivia, Perù, Ecuador, Guatemala e Messico. Fenomeno recente e in crescita è l'organizzazione indigena, che rivendica il diritto a lingua, religione, costumi e territorio propri.

    Le loro abitazioni

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    Gli indiani d'America vivevano in tende fatte di pelli, nei climi più miti e in quelli più rigidi facevano ricorso a vari tipi di riparo, tra cui capanne costruite con blocchi di ghiaccio o di terra e rifugi interrati. Dove abbondava il legname venivano costruite case di legno, altrove si utilizzava la paglia per coprire semplici capanne. Abitazioni caratteristiche sono il tepee degli indiani delle praterie, il chikee dei seminole della Florida, gli hogan dei navajo. Apparentemente semplici, queste strutture erano il frutto di sapienti tecnologie. Negli stati sud occidentali, sono tuttora visibili gli insediamenti rocciosi dei cliffdwellers, antenati degli odierni pueblo.


    La religione

    Gli indiani d'America coltivavano una grande varietà di credenze religiose. La maggior parte delle popolazioni venerava un'entità spirituale, origine di tutte le cose, come luce e forza vitale come fertilità, come conoscenza e potere, di cui erano depositari principalmente alcuni animali, quali il giaguaro, l'orso e il serpente. Per provocare visioni venivano spesso somministrati allucinogeni, tra cui il peyote, all'interno di cerimonie caratterizzate da canti e digiuni. Importante era il culto dei morti, di cui erano ministri gli sciamani. Risalgono al 1000 a.C. le prime tombe coperte da tumuli sepolcrali, diventate in seguito centri di culto, tipiche della prima civiltà hopi. Presso alcune popolazioni potevano rivestire occasionalmente funzioni sacerdotali diverse persone, a seconda delle contingenze; non esistevano inoltre luoghi di culto fissi. Le popolazioni meridionali e della costa nord occidentale del Pacifico avevano invece santuari o templi e sacerdoti permanenti.

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    Le arti e le tecniche

    Tra le prime arti sviluppate presso i nativi americani vi fu il taglio della selce, che si affermò quasi ovunque tra il X e il VI millennio a.C. Nella zona centro occidentale il rame venne usato fin dal periodo arcaico per forgiare strumenti e oggetti ornamentali, ma la lavorazione dei metalli a partire dal minerale fu importata dal Perù solo dopo il 900 a.C. e il bronzo venne introdotto quasi 2000 anni più tardi, intorno all'XI secolo d.C. Le prime ceramiche risalgono al 3500 a.C. e ancora più antica è l'arte di lavorare il giunco, che raggiunse i livelli più alti nelle regioni occidentali. La tessitura era praticata con varie tecniche, spesso insieme al ricamo (con piume, perle e conchiglie); le popolazioni di cacciatori utilizzavano pelli di daino per realizzare abiti, tende e contenitori. Molto praticato era l'intaglio del legno: nella costa pacifica settentrionale venne elaborato uno stile particolare, di cui i totem costituiscono l'esempio più noto.

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    Indiani d'America oggi



    I nativi americani attualmente sopravvissuti sono circa un milione e mezzo (censimento del 1980). Nel 1984 vi erano 283 tribù riconosciute negli Stati Uniti e 200 villaggi nell'Alaska. Attualmente la maggior parte degli indiani sopravvissuti sono confinati in riserve, circa 300 quelle federali e 21 quelle statali, quasi tutte ad ovest del Mississippi. Le riserve possono essere destinate ad una sola tribù o essere assegnate a più tribù. Alcune parti delle riserve possono appartenere a gruppi non indiani. La riserva più grande (14 milioni di acri) è proprietà della tribù Navaho, mentre le più piccole si riducono a pochi acri di terreno. E' comunque stimato che circa un terzo (c'è chi dice addirittura la metà) della popolazione indiana degli Stati Uniti abiti ormai nelle città. Per esempio, in Canada vivono circa 300.000 eschimesi, in rapido aumento. Sono organizzati in ben 573 gruppi (detti bands) con, in media, 525 membri ciascuno. Ogni band ha un capo eletto e un consiglio tribale rappresentativo. Le varie bands possiedono 2.242 parcelle di terreno separate fra loro, su un area totale di 25.954 km². Sia negli Stati Uniti che nel Canada le condizioni di vita degli indiani sono generalmente precarie e la loro vita media è inferiore a quella del resto della popolazione.



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    .:: Indiani d'America ::.

    Il contatto con la culture degli Indiani d'America non può lasciare indifferenti, perché esse racchiudono un patrimonio per la mente e per l'anima. Occorre sfatare preconcetti e pregiudizi, che possono accompagnarci, anche nostro malgrado, considerata l'impostazione della nostra storiografia.

    Il primo pregiudizio è che gli Indiani siano "popoli senza storia", sull'assunto, stabilito da noi del "cervello sinistro", che la trasmissione scritta, per di più cronologica, sia l'unico modo di registrare la storia.
    Per i pre-colombiani, con l'unica eccezione dei Maya, la trasmissione è orale, e non è meno fedele delle parole scritte su pietra, papiro, argilla o carta.
    La parola, per gli Indiani, è energia che incontra altra energia e non può essere rinchiusa nella rigidità di regole o strumenti.
    Come per tutti i popoli vicini alle origini, la parola è sacra e in modo sacro deve essere tramandata. E il modo più vicino allo Spirito è, come dicono i Sioux, "l'Uccello Sacro della memoria".
    La storia di ogni popolo è la "parola degli Antenati" e quindi deve essere tramandata con fedeltà e rispetto assoluti.
    Gli Anziani e più di tutti gli Sciamani ne sono i custodi e i responsabili, vere enciclopedie viventi, che tramandano i ricordi ancestrali attraverso la parola e li lasciano in eredità a chi "inizia i passi dove finiscono i loro".

    Il secondo pregiudizio da sfatare è che nelle culture Indiane non ci sia progresso. Per gli Indiani la crescita avviene nell'interno della propria coscienza, in armonia con le leggi della Terra e del Cosmo, nel cerchio del tempo che va e ritorna come onde del mare, senza alcuna progressione lineare.
    Ogni punto dell'arco del tempo è uguale per ogni generazione.
    Il problema è che spesso noi confondiamo il concetto di progresso con quello di evoluzione tecnologica.
    L'Antropologia ci ha insegnato infatti che non esistono culture o civiltà superiori o inferiori, il nostro pianeta rappresenta una pluralità di civiltà, ciascuna unità coerente da considerare dall'interno dei suoi aspetti, che sono ciò che si intende come cultura.

    Il terzo pregiudizio, forse il più grande e grossolano è l'accusa di essere senza religione. Gli Indiani di tutte le Americhe sentono lo Spirito in ogni azione, in ogni manifestazione ed in ogni momento e ne ricercano incessantemente la presenza attraverso i simboli.
    Per loro il dono della visione mistica è il traguardo supremo di ogni vita. ed ecco cosa risponde un Capo del XIX secolo in una registrazione ufficiale: "Eravamo un popolo senza leggi, ma eravamo in ottimi rapporti con il Grande Spirito, Creatore e Signore del Tutto. Ci giudicavate dei selvaggi. Non capivate le nostre preghiere, né cercavate di capirle. Quando cantiamo le nostre lodi al sole, alla luna e al vento, ci trattate da idolatri... Senza capire, ci avete condannati come anime perse, solo perché la nostra religione è diversa dalla vostra". (fonte Elda Fossi)

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    Edited by Oceanya - 3/7/2015, 01:22
     
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    Spirito



    Leggende Indiane


    La regina delle api


    C'era una volta una coppia che desiderava ardentemente un figlio ma non riusciva ad averne.
    Un giorno il marito andò in un campo a tagliare del bambù. All'improvviso udì una vocina che lo implorava di non fargli del male. Dove sei?, chiese l'uomo. In questa canna!, rispose la vocina. L'uomo aprì la canna di bambù e trovò un bambino piccolissimo, con il volto da ranocchio.
    Lo portò a casa e con la moglie si affezionarono subito al bambino, anche se non era molto bello. Lo chiamarono Bambù.
    Passarono gli anni e Bambù crebbe. Diventò un bravissimo ragazzo che aiutava il padre nel lavoro. Un giorno, il giorno del suo diciottesimo compleanno, i genitori gli diedero un abito e una spada e lo mandarono al mercato a vendere il riso e a comprare delle stoffe.
    Bambù attraversò la foresta ed ad un tratto si accorse di essere seguito. Gli si parò di fronte un leone affamato. Bambù gli disse:
    Non ho niente da darti, oggi. Ripassa domani. Ma il leone gli rispose: Ma io so già cosa mangiare: tu! Allora Bambù gli disse: Vattene via, altrimenti ti infilzerò con la mia spada! Il leone, intimorito, scappò via.
    Bambù era quasi uscito dalla foresta, quando incontrò un'ape che gli chiese di salvare la sua regina. La regina era una bellissima ragazza, piccolissima, con due ali argentate, che era rimasta impigliata in una ragnatela. Bambù la salvò, ed allora la regina gli regalò tre semi di melone. Questi semi ti aiuteranno a realizzare quello che vuoi. Basterà che tu lo desideri!
    Bambù andò al mercato e concluse i suoi affari. Poi tornò verso casa ed attraversando la foresta rincontrò il leone, ancora più feroce ed affamato. Bambù desiderò di ucciderlo con la spada di suo padre, ed ecco che di colpo riuscì a farlo. Un seme di melone era svanito nel frattempo dalla sua tasca.
    Bambù scoprì che i semi erano prodigiosi. Ascoltò il suo cuore e desiderò di essere un bel giovane e di rivedere la regina delle api. I due semi sparirono e Bambù diventò un bellissimo ragazzo: di fronte a lui giunse la regina delle api, che ingrandì fino a diventare una vera ragazza. I due tornarono a casa, si sposarono e vissero felici e contenti.

    indiani-america




    welt_der_indianer



    La leggenda della Luna Piena

    In una calda notte di luglio di tanto tempo fa un lupo, seduto sulla cima di un monte, ululava a più non posso.

    In cielo splendeva una sottile falce di luna che ogni tanto giocava a nascondersi dietro soffici trine di nuvole, o danzava tra esse, armoniosa e lieve.

    Gli ululati del lupo erano lunghi, ripetuti, disperati. In breve arrivarono fino all’argentea regina della notte che, alquanto infastidita da tutto quel baccano, gli chiese:

    - Cos’hai da urlare tanto? Perché non la smetti almeno per un po’?-

    - Ho perso uno dei miei figli, il lupacchiotto più piccolo della mia cucciolata. Sono disperato… aiutami! - rispose il lupo.

    La luna, allora, cominciò lentamente a gonfiarsi. E si gonfio, si gonfiò, si gonfiò, fino a diventare una grossa, luminosissima palla.

    - Guarda se riesci ora a ritrovare il tuo lupacchiotto - disse, dolcemente partecipe, al lupo in pena.

    Il piccolo fu trovato, tremante di freddo e di paura, sull’orlo di un precipizio. Con un gran balzo il padre afferrò il figlio, lo strinse forte forte a sé e, felice ed emozionato, ma non senza aver mille e mille volte ringraziato la luna. Poi sparì tra il folto della vegetazione.

    Per premiare la bontà della luna, le fate dei boschi le fecero un bellissimo regalo: ogni trenta giorni può ridiventare tonda, grossa, luminosa, e i cuccioli del mondo intero, alzando nella notte gli occhi al cielo, possono ammirarla in tutto il suo splendore.

    I lupi lo sanno… E ululano festosi alla luna piena.


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    Edited by Oceanya - 11/6/2015, 01:39
     
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  3. Oceanya
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    indiani_d'america_viky



    Il Manifesto del diritto della Terra

    Gli indiani d’America vivevano riuniti in tribù in ambienti diversi: praterie, montagne, lungo i fiumi e i laghi: erano spesso nomadi e dediti alla caccia e alla pesca. Ebbero i primi contatti con gli Europei dopo che iniziarono le migrazioni di inglesi nel continente americano. A poco a poco il numero dei bianchi aumentò sempre più costringendoli a ritirarsi in zone sempre più ristrette, per i massacri che subivano ad opera degli invasori, fino ad essere confinati nelle riserve. Ma questo non impedì all'uomo bianco di continuare a sterminarli fino alla quasi estinzione. Difatti attualmente i nativi d' America sono circa 500 mila.

    Questa lettera fu scritta dal capo dei Pellirossa Capriolo Zoppo nel 1854 al Presidente degli Stati Uniti Franklin Pirce.
    Il documento qui integralmente riprodotto è senz’altro una delle più elevate espressioni di sintonia dell’uomo col creato ed esprime la ricchezza universale dei “popoli nativi”, dei veri “indigeni” di ogni luogo della terra ed è la risposta che il Capo Tribù di Duwamish inviò al Presidente degli Stati Uniti che chiedeva di acquistare la terra dei Pellerossa.

    "Il grande Capo che sta a Washington ci manda a dire che vuole comprare la nostra terra. Il grande Capo ci manda anche espressioni di amicizia e di buona volontà. Ciò è gentile da parte sua, poiché sappiamo che egli ha bisogno della nostra amicizia in contraccambio. Ma noi consideriamo questa offerta, perché sappiamo che se non venderemo, l’uomo bianco potrebbe venire con i fucili a prendere la nostra terra. Quello che dice il Capo Seattle, il grande Capo di Washington può considerarlo sicuro, come i nostri fratelli bianchi possono considerare sicuro il ritorno delle stagioni.

    Le mie parole sono come le stelle e non tramontano. Ma come potete comprare o vendere il cielo, il colore della terra? Questa idea è strana per noi. Noi non siamo proprietari della freschezza dell’aria o dello scintillio dell’acqua: come potete comprarli da noi?

    Ogni parte di questa terra è sacra al mio popolo. Ogni ago scintillante di pino, ogni spiaggia sabbiosa, ogni goccia di rugiada nei boschi oscuri, ogni insetto ronzante è sacro nella memoria e nella esperienza del mio popolo. La linfa che circola negli alberi porta le memorie dell’uomo rosso. I morti dell’uomo bianco dimenticano il paese della loro nascita quando vanno a camminare tra le stelle. Noi siamo parte della terra ed essa è parte di noi. I fiori profumati sono nostri fratelli. Il cervo, il cavallo e l’aquila sono nostri fratelli. Le creste rocciose, le essenze dei prati, il calore del corpo dei cavalli e l’uomo, tutti appartengono alla stessa famiglia. Perciò. Quando il grande Capo che sta a Washington ci manda a dire che vuole comprare la nostra terra, ci chiede molto. Egli ci manda a dire che ci riserverà un posto dove potremo vivere comodamente per conto nostro. Egli sarà nostro padre e noi saremo i suoi figli. Quindi noi considereremo la Vostra offerta di acquisto. Ma non sarà facile perché questa terra per noi è sacra. L’acqua scintillante che scorre nei torrenti e nei fiumi non è soltanto acqua ma è il sangue dei nostri antenati. Se noi vi vendiamo la terra, voi dovete ricordare che essa è sacra e dovete insegnare ai vostri figli che essa è sacra e che ogni tremolante riflesso nell’acqua limpida del lago parla di eventi e di ricordi, nella vita del mio popolo.

    Il mormorio dell’acqua è la voce del padre, di mio padre. I fiumi sono i nostri fratelli ed essi saziano la nostra sete. I fiumi portano le nostre canoe e nutrono i nostri figli. Se vi vendiamo la terra, voi dovete ricordare e insegnare ai vostri figli che i fiumi sono i nostri fratelli ed anche i vostri e dovete perciò usare con i fiumi la gentilezza che userete con un fratello.

    L’uomo rosso si è sempre ritirato davanti all’avanzata dell’uomo bianco, come la rugiada sulle montagne si ritira davanti al sole del mattino. Ma le ceneri dei nostri padri sono sacre. Le loro tombe sono terreno sacro e così queste colline e questi alberi. Questa porzione di terra è consacrata, per noi. Noi sappiamo che l’uomo bianco non capisce i nostri pensieri. Una porzione della terra è la stessa per lui come un’altra, perché egli è uno straniero che viene nella notte e prende dalla terra qualunque cosa gli serve. La terra non è suo fratello, ma suo nemico e quando la ha conquistata, egli si sposta, lascia le tombe dei suoi padri dietro di lui e non se ne cura. Le tombe dei suoi padri e i diritti dei suoi figli vengono dimenticati. Egli tratta sua madre, la terra e suo fratello, il cielo, come cose che possono essere comprate, sfruttate e vendute, come fossero pecore o perline colorate.

    IL suo appetito divorerà la terra e lascerà dietro solo un deserto.

    Non so, i nostri pensieri sono differenti dai vostri pensieri. La vista delle vostre città ferisce gli occhi dell’uomo rosso. Ma forse ciò avviene perché l’uomo rosso è un selvaggio e non capisce.

    Non c’è alcun posto quieto nelle città dell’uomo bianco. Alcun posto in cui sentire lo stormire di foglie in primavera o il ronzio delle ali degli insetti. Ma forse io sono un selvaggio e non capisco. Il rumore della città ci sembra soltanto che ferisca gli orecchi. E che cosa è mai la vita, se un uomo non può ascoltare il grido solitario del succiacapre o discorsi delle rane attorno ad uno stagno di notte?

    Ma io sono un uomo rosso e non capisco. L’indiano preferisce il dolce rumore del vento che soffia sulla superficie del lago o l’odore del vento stesso, pulito dalla pioggia o profumato dagli aghi di pino.

    L’aria è preziosa per l’uomo rosso poiché tutte le cose partecipano dello stesso respiro.

    L’uomo bianco sembra non accorgersi dell’aria che respira e come un uomo da molti giorni in agonia, egli è insensibile alla puzza.

    Ma se noi vi vendiamo la nostra terra, voi dovete ricordare che l’aria è preziosa per noi e che l’aria ha lo stesso spirito della vita che essa sostiene. Il vento, che ha dato ai nostri padri il primo respiro, riceve anche il loro ultimo respiro. E il vento deve dare anche ai vostri figli lo spirito della vita. E se vi vendiamo la nostra terra, voi dovete tenerla da parte e come sacra, come un posto dove anche l’uomo bianco possa andare a gustare il vento addolcito dai fiori dei prati.

    Perciò noi consideriamo l’offerta di comprare la nostra terra, ma se decideremo di accettarla, io porrò una condizione. L’uomo bianco deve trattare gli animali di questa terra come fratelli. Io sono un selvaggio e non capisco altri pensieri. Ho visto migliaia di bisonti che marcivano sulla prateria, lasciati lì dall’uomo bianco che gli aveva sparato dal treno che passava. Io sono un selvaggio e non posso capire come un cavallo di ferro sbuffante possa essere più importante del bisonte, che noi uccidiamo solo per sopravvivere.

    Che cosa è l’uomo senza gli animali? Se non ce ne fossero più gli indiani morirebbero di solitudine. Perché qualunque cosa capiti agli animali presto capiterà all’uomo. Tutte le cose sono collegate.

    Voi dovete insegnare ai vostri figli che il terreno sotto i loro piedi è la cenere dei nostri antenati. Affinché rispettino la terra, dite ai vostri figli che la terra è ricca delle vite del nostro popolo. Insegnate ai vostri figli quello che noi abbiamo insegnato ai nostri, che la terra è nostra madre. Qualunque cosa capita alla terra, capita anche ai figli della terra. Se gli uomini sputano sulla terra, sputano su se stessi.

    Questo noi sappiamo: la terra non appartiene all’uomo, è l’uomo che appartiene alla terra. Questo noi sappiamo. Tutte le cose sono collegate, come il sangue che unisce una famiglia. Qualunque cosa capita alla terra, capita anche ai figli della terra. Non è stato l’uomo a tessere la tela della vita, egli ne è soltanto un filo. Qualunque cosa egli faccia alla tela, lo fa a se stesso. Ma noi consideriamo la vostra offerta di andare nella riserva che avete stabilita per il mio popolo. Noi vivremo per conto nostro e in pace. Importa dove spenderemo il resto dei nostri giorni.

    I nostri figli hanno visto i loro padri umiliati nella sconfitta. I nostri guerrieri hanno provato la vergogna. E dopo la sconfitta, essi passano i giorni nell’ozio e contaminano i loro corpi con cibi dolci e bevande forti. Poco importa dove noi passeremo il resto dei nostri giorni: essi non saranno molti. Ancora poche ore, ancora pochi inverni, e nessuno dei figli delle grandi tribù, che una volta vivevano sulla terra e che percorrevano in piccole bande i boschi, rimarrà per piangere le tombe di un popolo, una volta potente e pieno di speranze come il vostro. Ma perché dovrei piangere la scomparsa del mio popolo? Le tribù sono fatte di uomini, niente di più. Gli uomini vanno e vengono come le onde del mare. Anche l’uomo bianco, il cui Dio cammina e parla con lui da amico a amico, non può sfuggire al destino comune.

    Può darsi che siamo fratelli, dopo tutto. Vedremo.

    Noi sappiamo una cosa che l’uomo bianco forse un giorno scoprirà: il nostro Dio è lo stesso Dio. Può darsi che voi ora pensiate di possederlo, come desiderate possedere la nostra terra. Ma voi non potete possederlo. Egli è il Dio dell’uomo e la sua compassione è uguale per l’uomo rosso come per l’uomo bianco. Questa terra è preziosa anche per lui. E far male alla terra è disprezzare il suo creatore. Anche gli uomini bianchi passeranno, forse prima di altre tribù. Continuate a contaminare il vostro letto e una notte soffocherete nei vostri stessi rifiuti.

    Ma nel vostro sparire brillerete vividamente, bruciati dalla forza del Dio che vi portò su questa terra e per qualche scopo speciale vi diede il dominio su questa terra dell’uomo rosso. Questo destino è un mistero per noi, poiché non capiamo perché i bisonti saranno massacrati, i cavalli selvatici tutti domati, gli angoli segreti della foresta pieni dell’odore di molti uomini, la vista delle colline rovinate dai fili del telegrafo. Dov’è la boscaglia? Sparita. Dov’è l’aquila? Sparita. E che cos’è dire addio al cavallo e alla caccia? La fine della vita e l’inizio della sopravvivenza.

    Noi potremmo capire se conoscessimo che cos’è che l’uomo bianco sogna, quali speranze egli descriva ai suoi figli nelle lunghe notti invernali, quali visioni egli accenda nelle loro menti, affinché essi desiderino il futuro. Ma noi siamo dei selvaggi. I sogni dell’uomo bianco ci sono nascosti. E poiché ci sono nascosti noi seguiremo i nostri pensieri.

    Perciò noi considereremo l’offerta di acquistare la nostra terra. Se accetteremo sarà per assicurarci la riserva che avete promesso. Lì forse potremo vivere gli ultimi nostri giorni come desideriamo. Quando l’ultimo uomo rosso sarà scomparso dalla terra ed il suo ricordo sarà l’ombra di una nuvola che si muove sulla prateria, queste spiagge e queste foreste conserveranno ancora gli spiriti del mio popolo.

    Poiché essi amano questa terra come il neonato ama il battito del cuore di sua madre. Così, se noi vi vendiamo la nostra terra, amatela come l’abbiamo amata noi. Conservate in voi la memoria della terra com’essa era quando l’avete presa e con tutta la vostra forza, con tutta la vostra capacità e con tutto il vostro cuore conservatela per i vostri figli ed amatela come Dio ci ama tutti.

    Noi sappiamo una cosa, che il nostro Dio è lo stesso Dio. Questa terra è preziosa per Lui. Anche l’uomo bianco non fuggirà al destino comune. Può darsi che siamo fratelli, dopo tutto. Vedremo!"

    Capriolo Zoppo, 1854

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    Edited by Oceanya - 11/6/2015, 01:45
     
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    Leggenda

    indiani

    Perchè i corvi sono neri


    Nei giorni lontani, quando la terra e la gente su di essa erano state create da poco, tutti i corvi erano bianchi come la neve.
    In quei tempi antichi la gente non aveva ne cavalli, ne armi da fuoco, ne armi di ferro.
    Tuttavia si procurava cibo , a sufficienza per sopravvivere cacciando il bufalo.
    Ma cacciare i grossi bufali a piedi con armi che avevano punte in pietra era duro, aleatorio e pericoloso.
    I corvi rendevano le cose ancora più difficili per i cacciatori per che erano amici dei bufali.
    Librati alti nell'aria, vedevano tutto quello che succedeva nella prateria. Ogni volta che notavano dei cacciatori avvicinarsi ad una mandria di bufali, volavano dai loro amici e, appollaiati tra le loro corna, davano l'allarme:
    " Caw, caw, caw, cugini, stanno venendo dei cacciatori. Stanno avanzando furtivamente attraverso quella gola laggiù. Stanno salendo dietro quella collina. State attenti! Caw, caw, caw! ".
    Allora, i bufali fuggivano in disordine, e la gente soffriva la fame.
    La gente tenne un consiglio per decidere che cosa fare.
    E bene, tra i corvi ce n'era uno veramente enorme, due volte più grosso di tutti gli altri. Quel corvo era la loro guida. Un vecchio e saggio capo si alzò e diede questo suggerimento " Dobbiamo catturare il grosso corvo bianco ", disse, " e dargli una lezione. O farlo o continuare a soffrire la fame ".

    Portò fuori una grande pelle di bufalo, con la testa e le corna ancora attaccate. La mise sulla schiena di un giovane coraggioso, e disse:
    « Nipote, insinuati tra i bufali. Penseranno che tu sia uno di loro, e potrai catturare il grosso corvo bianco Camuffato da bufalo, il giovane strisciò tra la mandria come se stesse pascolando.
    Le grosse bestie pelose non gli prestarono nessuna attenzione. Allora i cacciatori uscirono dall'accampamento dietro di lui, con gli archi pronti. Come avvicinarono alla mandria, i corvi arrivarono volando, come al solito, dando l’allarme ai bufali:
    "Caw, caw, caw, cugini, i cacciatori arrivano per uccidervi. Fate attenzione alle loro frecce. Caw, caw, caw!"
    e come al solito tutti I bufali fuggirono via in disordine : tutti, cioè , eccetto il giovane cacciatore camuffato sotto la sua pelle pelosa, il quale faceva finta di continuare a pascolare come prima.
    Allora il grosso corvo bianco venne giù planando, si appollaiò sulle spalle del cacciatore e sbattendo le ali disse :
    " Caw , caw , caw , sei sordo, fratello? I cacciatori sono vicini , appena sopra la collina . Mettiti in salvo !" .
    Ma il giovane coraggioso si allungò da sotto la pelle di bufalo ed afferrò il corvo per le zampe .Con una corda di pelle grezza legò le zampe del grosso uccello ed allacciò l’altro capo ad una pietra. Per quanto si dibattesse , il corvo non potè fuggire.
    La gente sedette nuovamente in consiglio : " Cosa ne dovremo fare di questo grosso uccello cattivo , che ci ha fatto soffrire cento volte la fame?".
    " Lo brucerò all’istante!" rispose un cacciatore arrabbiato, prima che qualcuno potesse fermarlo, tirò via con uno strattone il corvo dalle mani di quello che l’aveva catturato e lo ficcò nel fuoco del consiglio, corda , pietra e tutto quanto .
    "Questo ti servirà di lezione" , disse.
    Naturalmente la corda che teneva la pietra bruciò quasi subito, ed il grosso corvo riuscì a volare via dal fuoco.
    Ma era malamente bruciacchiato , ed alcune sue penne erano carbonizzate . Benché fosse ancora grosso , non era più bianco .
    " Caw , caw , caw , " gridò , volando via più velocemente che potè :" Non lo farò mai più , non darò più l’allarme ai bufali , e così farà tutta la nazione dei corvi . Lo prometto! Caw , caw , caw "
    Così il corvo fuggì. Ma da allora tutti i corvi furono neri.
    f6ruijen
     
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  5. Oceanya
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    La scimmia e la tartaruga

    (una leggenda indiana)


    Compare Tartaruga si annoiava da morire: i giorni passavano sempre uguali. Il mare si estendeva all'infinito, le onde succedevano alle onde. Nessuno veniva mai a rallegrare la sua vita monotona, tranne qualche volta una balena o un gruppo di delfini, che passavano in lontananza, al largo dell'isola.
    Un giorno, scorse una scimmia che si rimpinzava di banane.
    "Perché cercare un amico nel mare?" pensò la tartaruga. "Compare Scimmia sembra un compagno ideale, certamente più simpatico di un granchio!".
    "Buongiorno Compare Scimmia! Vorresti essere mio amico?"
    "Buongiorno Compare Tartaruga! Certamente!".
    Da quel giorno trascorsero insieme tutto il loro tempo; la tartaruga non si era mai divertita tanto.

    Un giorno la scimmia la invitò ad assaggiare le banane. Un altro, le disse:
    "Vieni, ti insegnerò ad arrampicarti sugli alberi!".
    La sera, Compare Scimmia raccontò alla moglie: "Ah! Come mi sono divertito! Avresti dovuto vederlo mentre si arrampicava su un albero! Compare Tartaruga è il mio migliore amico!".
    Anche Compare Tartaruga disse alla moglie: "Che amico meraviglioso! Come mi annoiavo prima di conoscerlo!".
    Ma Comare Tartaruga non condivideva la sua gioia e pensava: "Mio marito sta sempre con il suo nuovo amico. Devo sbarazzarmi di questa maledetta scimmia!"
    Una sera, Compare Tartaruga trovò la moglie a letto. "Sei malata?".
    "Sì, molto malata; il dottore ha detto che sto per morire e che l'unico modo per salvarmi è mangiare il cuore di una scimmia!".
    "Il cuore di una scimmia! Ma dove potrò trovarlo? L'unica scimmia che conosco è il mio amico!".
    "Allora, non mi resta che morire!" disse Comare Tartaruga con voce fioca.
    Compare Tartaruga era disperato. Rifletté a lungo e infine decise che avrebbe sacrificato il suo amico.
    Lentamente, si diresse verso la casa di Compare Scimmia.
    "Buongiorno, Compare Tartaruga! Che piacere rivederti! Qual buon vento ti porta?".
    "Mia moglie vorrebbe invitarti a cena questa sera, verrai?".
    "Certo, volentieri!". La scimmia seguì allegramente il suo amico fino in riva al mare, ma non poteva continuare non sapendo nuotare.
    "Sali sul mio guscio! - gli disse la tartaruga - Ti porterò io!".
    La scimmia si aggrappò al guscio lasciandosi trasportare tra le onde. Avrebbe voluto chiacchierare ma l'altro non rispondeva:
    "Mi sembri molto triste e silenzioso! Cosa ti è successo? Racconta: farei qualsiasi cosa per te!".
    "Ah, amico mio - finì per confessare Compare Tartaruga - c'è solo un sistema per salvare mia moglie, e cioè che tu mi dia il tuo cuore!".
    "Ahi! - pensò la scimmia - "ho detto qualsiasi cosa, ma c'è un limite a tutto! Come faccio a risolvere la situazione? Compare Tartaruga può farmi annegare da un omento all'altro!"

    D'improvviso, si colpì la fronte.
    "E' terribile! Ti darei volentieri il mio cuore, ma dobbiamo tornare indietro a prenderlo!".
    "Il tuo cuore non si trova nel tuo petto?".
    "Come? - esclamò la scimmia - Non sai che le scimmie lasciano il cuore in una brocca, accanto alla loro casa, prima di intraprendere un viaggio?".
    La tartaruga si fermò e disse: "Ma come facciamo?".
    "È molto semplice! Riportami sull'isola e andrò a prendere il mio cuore!".
    La tartaruga tornò indietro, la scimmia saltò sulla riva e si arrampicò rapida su un albero.
    "Uff! Sono salvo! Mi hai spaventato!".
    "Ma - gridò la tartaruga - e il cuore che mi hai promesso?".
    "Il cuore? Non sei abbastanza furbo, Compare Tartaruga. Batte nel mio petto, naturalmente, e ci tengo molto! Addio!".
    Compare Tartaruga ritornò triste a casa: aveva perso un amico, ma ebbe almeno la consolazione di veder guarita la moglie.

    indiani

    Edited by Oceanya - 11/6/2015, 01:49
     
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  6. Oceanya
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    Saggezza Indiana

    La sola cosa neccessaria per la tranquillità del mondo, è che ogni bambino possa crescere felice"

    Capo Indiano Dan George.

    fuoco2


    Un uomo Sacro ama il silenzio, ci si avvolge come in una coperta: un silenzio che parla, con una voce forte come il tuono, che gli insegna tante cose. Uno sciamano desidera essere in un luogo dove si senta solo il ronzio degli insetti. Se ne sta seduto, con il viso rivolto a ovest, e chiede aiuto. Parla con le piante, ed esse rispondono. Ascolta con attenzione le voci degli animali. Diventa uno di loro. Da ogni creatura affluisce qualcosa dentro di lui. Anche lui emana qualcosa: come e che cosa io non lo so, ma è così. Io l'ho vissuto. Uno sciamano deve appartenere alla terra: deve leggere la natura come un uomo bianco sa leggere un libro.
    Cervo Zoppo
    Sioux


    fuoco2

    Ci sono quattro strade che possono portarti dove vuoi andare.
    La prima ti conduce dove ti manda il tuo primo pensiero.
    Non è la strada giusta. Rifletti un poco.
    Affronti allora la seconda.
    Rifletti nuovamente ma non scegli ancora.
    Finalmente, alla quarta riflessione tu sarai sulla strada giusta.
    Così non rischierai più nulla.
    Qualche volta, lascia passare una giornata prima di risolvere il tuo problema.

    fuoco2

    Gli anziani meritano il massimo rispetto, perché ci hanno tramandato le tradizioni, la cultura e la Lingua. Essi ancora oggi, con la loro saggezza, ci aiutano a rendere migliore la nostra vita.
    (Sinta Glesha)

    fuoco2

    "Quando siete giunti in questo continente avete trovato un popolo di pelle rossa. Era in armonia con tutti gli esseri viventi. Ma voi non avete visto la sua bellezza sul cammino della vostra civiltà', guardate ora la disperazione che gli ha dato l'avervi conosciuto. E in quella disperazione ammirate quella che ogni giorno date a voi stessi."

    Nuvola Azzurra, Sioux Lakota.

    fuoco2

    Attendetevi che i fiumi scorrano all' incontraio
    allo stesso modo che ogni uomo nato libero
    sia contento d' essere rinchiuso entro limiti precisi
    senza la libertà di andare dove vuole.

    fuoco2

    Il corpo muore. Il corpo è semplicemente ciò che l'anima materialmente possiede.
    E' il suo involucro. L'anima prosegue la sua vita.

    (Susie Billie, 102 anni, Seminole)


    fuoco2

    Lungo il cammino delle vostra vita fate in modo di non privare gli altri della felicità. Evitate di dare dispiaceri ai vostri simili ma, al contrario, vedete di procurare loro gioia ogni volta che potete!
    ( Sioux )

    fuoco2

    Quando al mattino ti svegli, ringrazia il tuo Dio per la luce dell'aurora, per la vita che ti ha dato e per la forza che ritrovi nel tuo corpo. Ringrazia il tuo Dio anche per il cibo che ti dà e per la gioia della vita. Se non trovi un motivo per elevare una preghiera di ringraziamento, allora vuol dire che sei in errore.

    Tecumseh (Shawnee)

    fuoco2

    Non perseguitare mai un tuo simile, a causa
    della sua religione. Rispetta invece ciò in cui gli
    altri credono, se vuoi che loro, in cambio, rispettino te.

    (Tecumseh)

    fuoco2

    Dare la dignità all'uomo è all'origine di tutte le cose (Proverbio nativo)

    fuoco2

    Ogni alba è un simbolo sacro. Sì, perché sacra è ogni giornata,
    quando nostro Padre Wakan-Tanka ci manda la luce.
    (Alce Nero)

    fuoco2

    La rana non s’ingozza mai di tutta l’acqua dello stagno in cui vive.
    (Proverbio Sioux Teton)

    fuoco2


    Pace non è solo il contrario di guerra, non è solo lo spazio temporale tra due guerre....
    Pace è di più. E' la legge della vita. E' quando noi agiamo in modo giusto e quando
    tra ogni singolo essere regna la giustizia.

    (Detto irochese)

    fuoco2

    Nessuno ha diritto di vendere, anche ad un'altra tribù e men che meno...

    agli stranieri! Vendere un Paese! Perchè non vendere l'aria, le nuvole, e il grande oceano con

    tutte le sue terre! Non è forse vero che il Grande Spirito li ha creati per i suoi figli?

    (Tecumseh, Shawnee)

    fuoco2

    La donna é sacra. Noi rispettiamo le madri, le sorelle, le mogli, le figlie, le nipoti. Sono le donne che ci danno la vita, che ci nutrono e che ci insegnano a camminare e a parlare. Gli uomini sono i loro occhi, le loro orecchie, la loro bocca.
    Birgil Kills Straight

    fuoco2
    Per noi i guerrieri non sono quello che voi intendete. Il guerriero non é chi combatte, perché nessuno ha il diritto di prendersi la vita di un altro. Il guerriero per noi é chi sacrifica se stesso per il bene degli altri. E' suo compito occuparsi degli anziani, degli indifesi, di chi non può provvedere a se stesso e soprattutto dei bambini, il futuro dell'umanità.
    Toro Seduto


    fuoco2


    Tutti gli uomini sono stati creati dallo stesso Grande Spirito. Essi sono tutti fratelli.
    Capo Giuseppe


    fuoco2

    Grande Spirito, preservami dal giudicare un uomo non prima di aver percorso un miglio nei suoi mocassini.
    Guerriero Apache anonimo


    fuoco2

    Sono venuto al mondo con la pelle color bronzo. Molti miei amici sono nati con la pelle gialla, nera o bianca. Ci sono fiori dai colori diversi ed ognuno di essi é bello. Io spero che i miei figli vivano in un mondo in cui tutti gli uomini, di ogni colore, vadano d'accordo e lavorino insieme, senza che la maggioranza cerchi di uniformare gli altri al proprio volere.
    Tatanga Mani


    fuoco2


    Chi vuol essere un uomo giusto deve rispettare tutte le forme di vita su questa terra, il cielo, la luna, il sole, le stelle e quello che la natura ci dà. Se a casa sua arriva qualcuno ed é povero, gli deve dare alloggio, da mangiare e da vestire. Così si dovrebbe comportare un uomo giusto.
    dal compito scritto di un bambino di 12 anni: Kim Katsitsiosta



    fuoco2


    Tratta tutti gli uomini come se fossero tuoi parenti.
    Proverbio Navajo


    fuoco2


    Dovremmo capire tutti quanto sia ormai urgente mettere da parte le differenze ed unirci. Questo e' un sito d'amore e di rispetto e tutti dobbiamo comprenderne l'importanza. Non solo comprendere ma anche fare i cambiamenti di cui abbiamo bisogno perche' domani sia l'inizio di un futuro radioso per tutti noi.

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    Edited by paperyna - 13/6/2015, 03:09
     
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  7. Oceanya
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    IL VECCHIO - Sandoval, Hastin Tlo'tsi hee, Navajo

    da: "Il Grande Spirito parla al nostro cuore" Ed. Red

    Voi mi guardate e voi non vedete in me che un brutto vecchio, ma interiormente, io sono colmo di una grande bellezza.
    Sono seduto in cima a una montagna e guardo al futuro.
    Vedo il mio popolo e il vostro popolo che vivono insieme.
    In avvenire il mio popolo dimenticherà il modo di vivere dei suoi antenati, a meno che non l'apprenda dai libri dell'uomo bianco.
    Quindi voi dovete scrivere ciò che vi dico e farne un libro affinché le generazioni a venire possano conoscere questa verità.

    clip2

    L'indiano e le altre creature
    che erano nate qui e che qui vivevano,
    avevano una madre comune: la terra.
    Egli era imparentato con tutto ciò che vive
    e riconosceva a tutte le creature
    gli stessi diritti come a se stesso.
    Quanto era legato alla terra,
    egli l'amava e l'ammirava.

    Orso in Piedi

    fuoco2


    La mia mano non è del colore della tua,
    ma se mi pungo uscirà sangue e sentirò dolore.
    Il sangue è dello stesso colore del tuo,
    Dio mi ha fatto e sono un uomo.

    Orso in Piedi


    fuoco2

    SONO ANDATO...

    Sono andato
    alla fine della terra
    sono andato
    alla fine delle acque,
    sono andato
    alla fine del cielo
    sono andato
    alla fine delle montagne:
    Non ho trovato nessuno
    che non fosse mio amico

    (Navajo)

    fuoco2

    Edited by Oceanya - 27/7/2015, 00:46
     
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  8. Oceanya
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    Iktome e la leggenda del "dream catcher"
    nella tradizione Sioux Lakota

    dreamcatcher2


    Tanto tempo fa, quando il mondo era giovane, un vecchio sciamano Lakota si trovava sulla cima di un alto monte ed ebbe una visione. Iktome, il grande briccone e maestro di saggezza, gli apparve sotto forma di ragno e gli parlò in una sacra lingua. Mentre parlava, Iktome il ragno prese il cerchio di salice che l'anziano portava con sè, al quale erano attaccate piume, crine di cavallo, perline e offerte sacrificali e iniziò a tessere una rete all'interno del cerchio. Parlò all'anziano dei cicli della vita, di come iniziamo a vivere da bambini, passando poi dall'infanzia all'età adulta. Alla fine diventiamo vecchi e qualcuno si prende cura di noi come se fossimo di nuovo piccoli, completando così il ciclo. "Ma", disse Iktome mentre continuava a tessere la rete "in ogni periodo della vita vi sono molte forze, alcune buone e altre cattive. Se ascolti le forze buone queste ti guideranno nella giusta direzione, ma se ascolti le forze cattive andrai nella direzione sbagliata e questo potrebbe danneggiarti. Dunque queste forze possono aiutarti, oppure interferire con l'armonia della Natura. Mentre il ragno parlava, continuava a tessere la sua tela. Quando Iktome finì di parlare consegnò all'anziano la rete e disse "La ragnatela è un cerchio perfetto con un buco nel centro, utilizzala per aiutare la tua gente a raggiungere i suoi obiettivi, facendo buon uso delle idee, dei sogni e delle visioni. Se credete nel Grande Spirito, la rete tratterrà le vostre visioni buone mentre quelle cattive se ne andranno attraverso il buco". L'anziano sciamano raccontò la visione alla sua gente ed ora molti Pellerossa appendono un "acchiappasogni" sopra il letto per filtrare sogni e visioni. Quelli buoni sono catturati nella rete, quelli maligni scivolano nel buco centrale e scompaiono per sempre.

    Dreamcatcher1.jpg


    Nuvola Fresca e la leggenda del "dream catcher" nella tradizione Cheyenne

    Tanto tempo fa, in un villaggio Cheyenne, viveva un bimba chiamata Nuvola Fresca. Un giorno la piccola disse a sua madre, Ultimo Sospiro Della Sera, "Quando scende la notte, spesso arriva un uccello nero a nutrirsi, becca pezzi del mio corpo e mi mangia finché non arrivi tu, leggera come il vento, per cacciarlo via. Io ti sento, ma non capisco che cosa sia tutto questo!". Con grande amore materno Ultimo Sospiro Della Sera rassicurò la piccola impaurita "Le cose che vedi di notte si chiamano Sogni e il volatile nero che arriva è soltanto un' ombra che viene a salvarti!". "Ma io ho tanta paura, vorrei vedere solo le ombre bianche, che sono buone …" Allora la saggia madre, che in cuor suo sapeva che sarebbe stato ingiusto chiudere la porta all'orecchio interiore, inventò una rete tonda per pescare i sogni nel lago della notte. Poi diede all'oggetto un potere magico: riconoscere i sogni buoni, cioè quelli utili per la crescita spirituale della sua bimba, da quelli cattivi, cioè insignificanti e ingannevoli. Ultimo Sospiro Della Sera costruì tanti "dream catchers" e li appese sulle culle di tutti i piccoli del villaggio Cheyenne. Man mano che i bimbi crescevano, arricchivano le loro reti con oggetti a loro cari e il potere magico dell'oggetto cresceva, cresceva, cresceva insieme a loro… Ogni Cheyenne conserva il suo acchiappa sogni per tutta la vita, come amuleto portatore di forza e saggezza.

    bufalo-bianco


    LA LEGGENDA DEL BUFALO BIANCO

    A due guide Lakota mandate in cerca di selvaggina apparve una donna bellissima vestita di pelle di daino bianca che disse loro:"Vengo dalla Gente Bella e sono stata mandata sulla Terra per parlare con il vostro popolo.
    Andate dal vostro capo e ditegli di preparare il grande tipi'
    del consiglio.Esso dovra' essere piantato al centro del villaggio con l'entrata rivolta ad oriente.Ho cose di grande
    importanza da dire al vostro popolo.Saro' al villaggio all'alba".Riferito l'accaduto al capo tribu',fu approntato tutto cosi' come richiesto.Paura ed eccitazione si impadronirono di ogni abitante del villaggio per l'imminente visita della donna misteriosa.Quando il giorno
    spunto'ella apparve,vestita come la guida aveva raccontando:recava nella mano destra il cannello di una pipa e nella sinistra il suo fornello.Entrata nella tenda, si sedette al posto d'onore e disse che il Grande Spirito era contento della fedelta',della reverenza e dell'onesta' della Nazione Sioux.I sioux vivevano nel bene contro il male,
    nell'armonia contro la discordia e percio' erano degni di ricevere la pipa che ella custodiva per l'umanita'.Essa era
    il simbolo della pace tra gli uomini.Fumare la pipa significava comunicare con il Grande Spirito.Quindi si rivolse alle donne dicendo loro che il Grande Padre aveva
    stabilito che esse mettessero al mondo i figli,che li nutrissero e li vestissero,rimanendo spose fedeli.Esse,inoltre
    avrebbero sopportato in vita grandi sofferenze,ma per la loro natura gentile sarebbero state di conforto agli altri nel
    nel tempo del dolore.Poi parlo' ai bambini dicendo loro di rispettare i genitori che li amano e fanno molti sacrifici,per cui ad essi deve venire soltanto il bene.Agli uomini disse che tutte le cose dalle quali essi dipendono vengono dalla Terra,dal Cielo e dai Quattro Venti e che per questa ragione era necessario ringraziare il Grande Spirito per il dono della vita fumando la pipa quotidianamente.
    Raccomando' ancora loro di essere sempre gentili e amorevoli con le donne e con i bambini,per rispetto al loro
    essere creature deboli.Infine,insegno' al capo la maniera di custodire la pipa,dal momento che era suo dovere rispettarla e proteggerla,in quanto da essa dipendeva la vita della Nazione Sioux.Come sacro strumento della conservazione doveva essere usata in tempo di guerra,di carestia,di malattia o in caso di grandi necessita'.
    A questo punto si dice che la donna promise ai Sioux che sette sacre cerimonie sarebbero state in seguito rivelate loro affinche' le praticassero.Esse erano : la Custodia dell'Anima,la Purificazione,la Ricerca della Visione.la Danza del Sole,Come diventare Fratelli(il rito della purificazione),come diventare Donna Bisonte(la preparazione della fanciulla ai doveri di donna),il Lancio della Palla.La donna rimase con i Sioux ancora per quattro giorni poi,al quinto,dopo aver acceso la pipa che offri' prima al Cielo,quindi alla Terra,infine ai Quattro Venti,annuncio' che la sua missione era finita e parti'.
    Fece il giro della tenda secondo il cammino del sole,poi lentamente si allontano' dall'accampamento.A breve distanza si volto'e,si trasformo' in un bianco vitello di Bisonte.


    Edited by Oceanya - 27/7/2015, 00:48
     
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  9. Oceanya
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