Pescara [Citta d'Italia] storia, notizie e foto

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    Pescara: la porta del regno degli Abruzzi

    pescara
    Pëscàrë in abruzzese è un comune italiano di 123.088 abitanti, capoluogo dell'omonima provincia nell'Abruzzo. Pescara è in posizione centrale in una conurbazione comprendente diversi altri comuni che raggiunge circa 350.000 abitanti. È la città più popolosa dell'Abruzzo ed è sede, con L'Aquila, degli uffici del Consiglio, della Giunta e degli Assessorati regionali. Inoltre Pescara è sede, insieme a Chieti, dell'Università Gabriele D'Annunzio di cui ospita quattro facoltà. Pescara ha inoltre un importante porto turistico, il porto di Pescara, che conta 1250 posti barca, con servizi e strutture cantieristiche all'avanguardia, ed è uno dei più grandi del Mar Mediterraneo. È inoltre sede dell'Aeroporto Internazionale d'Abruzzo, il più grande e importante della regione.

    Pescara ospita ogni anno importanti manifestazioni musicali (Pescara Jazz) e cinematografiche (Premio Flaiano) che dagli anni '70 animano l'attività culturale della città durante il periodo estivo.

    Fino al 1927 l'attuale territorio comunale era diviso tra due comuni: Pescara, a sud del fiume omonimo, in provincia di Chieti, e Castellammare Adriatico, a nord del fiume, in provincia di Teramo. In seguito all'unificazione dei due centri, nel 1927, fu istituita anche la Provincia, grazie all'interessamento di Gabriele d'Annunzio e Giacomo Acerbo.


    La costa è bassa e sabbiosa: la spiaggia si estende senza soluzione di continuità a nord e a sud del fiume. Il tessuto urbano si sviluppa su un'area pianeggiante a forma di T, che occupa la valle intorno al fiume e la zona litoranea; a nord ovest e a sud ovest la città si estende anche sulle colline circostanti.

    La città è interessata dalla presenza di falde freatiche, che con le escursioni stagionali, rimontano anche di un metro, specialmente in primavera, a seguito dello scioglimento delle nevi sui monti. La costa dove si estende la città era un tempo quasi interamente occupata da una vasta pineta mediterranea, dove predominava la specie del Pino d'Aleppo. Questo bosco fu in gran parte abbattuto alla fine dell'Ottocento e poi ancora negli anni cinquanta del secolo scorso per fare posto alle nuove costruzioni. Gli esemplari superstiti sono diffusi nella pineta D'Avalos (oggi riserva naturale), nella zona di Porta Nuova, e in una fascia costiera della lunghezza di circa due chilometri suddivisa fra i comuni di Pescara e di Montesilvano (Riserva naturale Pineta di Santa Filomena).

    pescara

    La città ha una storia talmente antica che le sue origini sono quasi totalmente sconosciute; probabilmente i primi insediamenti avvennero presso il Colle del Telegrafo dove di recente sono stati portati alla luce dei reperti risalenti anche a 6000 anni fa. Il primo villaggio, invece, venne fondato sulle rive del fiume ed in epoca romana fu chiamato Vicus Aterni e a cui successivamente fu attribuito il nome Aternum, dal fiume che lambiva l'abitato. Pescara veniva indicata anche con il nome di Ostia Aterni, cioè la foce dell'Aterno, e costituiva il porto commerciale della città di Theate, l'attuale Chieti. Il movimento commerciale (pesca, prodotti agricoli, manufatti, ecc.) fra Aternum, Theate e Roma, era particolarmente intenso e si sviluppava attraverso la via Consolare Tiburtina che univa (e unisce tuttora) le due città, terminali fondamentali della strada d'attraversamento dell'Appennino. Con la caduta dell'Impero romano e le invasioni barbariche, di Aternum si persero quasi completamente le tracce, ma si ritiene che il commercio ed il traffico di materiali e di uomini, data la posizione del villaggio, non si sia mai interrotto ma sia continuato sotto il controllo della città di Theate. Negli ultimi decenni del V secolo Pescara passò in potere prima degli Ostrogoti, poi, una cinquantina d'anni più tardi, dei Bizantini, e infine dei Longobardi (attorno al 570). Per quasi cinque secoli fece parte del ducato di Spoleto (fondato dai Longobardi ma entrato nell'orbita franca in epoca carolingia).

    Intorno all'anno 1000, Aternum cambiò il suo nome e divenne Piscaria con riferimento, sembra, alla pescosità della zona, mentre il fiume che la bagnava venne ribattezzato Piscarius. L'abitato di Piscaria fu anche compreso, per un lungo periodo, tra le pertinenze dell'abbazia di Montecassino. Nel 1566, la fortezza fu oggetto di un terribile assalto portato dalle 105 galee dell'ammiraglio ottomano Pialy Pascià. Ma la fortezza non fu presa, anche per il decisivo contributo del valoroso condottiero, Giovan Girolamo II Acquaviva d'Aragona, duca di Atri. Nel XII secolo Pescara fu conquistata, con tutta la sua regione di appartenenza, dai Normanni, per poi entrare a far parte, nei primi decenni del Duecento, dei domini di Federico II di Svevia. Fra il XIII e il XIX secolo appartenne, con il resto dell'Abruzzo, al Regno di Napoli (che, dopo l'unione al Regno di Sicilia, passò a denominarsi Regno delle Due Sicilie). In età aragonese (seconda metà del XV secolo) fu data in feudo all'illustre famiglia di origine spagnola dei D'Avalos, che, dopo essersi legati da rapporti di parentela con i D'Aquino, si convertirono in marchesi di Pescara. Durante il regno di Carlo V, si trasformò in un'importante piazzaforte costiera del Regno. Con la stabilizzazione del potere politico nel Regno di Napoli, ebbe inizio un nuovo e fiorente periodo della storia della città, per la sua posizione strategica e militare, che durò per tutta l'epoca asburgica e per gran parte dell'età Borbonica, fin quasi alla fine del Settecento. In questo secolo Pescara contava circa tremila abitanti. Nei primi anni dell'Ottocento la città venne occupata dai francesi, continuando a costituire un importante bastione militare del regno di Giuseppe Bonaparte. In età napoleonica Castellammare Adriatico, sulla sponda nord del fiume (che allora contava circa 1500 abitanti), divenne Comune autonomo aggregato al circondario di Città Sant'Angelo (1807). Nel 1814 Pescara fu tra le città protagoniste dei moti carbonari contro Gioacchino Murat, re di Napoli. A tale insurrezione seguì la durissima repressione borbonica, simboleggiata dal bagno penale nel quale, fino alla caduta del Regno (1860), furono imprigionati molti patrioti.

    Dopo l'incorporazione al nascente Regno d'Italia e fino agli inizi del Novecento, Castellammare e Pescara conobbero un primo, sostanziale sviluppo economico e un considerevole aumento della popolazione (particolarmente significativo nel ventennio 1881-1901). Nelle due città limitrofe e nel Pescarese iniziò anche a formarsi una borghesia industriale fortemente imprenditrice che contava fra le sue file membri delle famiglie Bucco, D'Annunzio, Farina, Ricci, Mezzopreti, Muzii, De Riseis, Pomilio, Pascale. Fin da allora si pensò alla possibilità di unificare le due cittadine elevandole a provincia. Il 2 gennaio 1927, grazie soprattutto all'eccezionale incremento demografico e allo sviluppo industriale di Castellammare Adriatico e Pescara iniziati, come si è già accennato, nella seconda metà dell'Ottocento ma rafforzatisi agli inizi del secolo successivo, venne finalmente firmato il decreto di unificazione delle due città sotto il nome di Pescara e la costituzione della provincia omonima. Un contributo notevole per il raggiungimento di tale traguardo fu dato anche dalla forte spinta popolare, dall'autorità politica del ministro abruzzese Giacomo Acerbo e dal prestigio morale di Gabriele D'Annunzio. Durante la seconda guerra mondiale Pescara subì notevoli perdite umane e danni materiali, sia per i violentissimi bombardamenti della tarda estate del 1943, che causarono la morte di almeno 3000 persone, sia per le razzie e le distruzioni da parte dell'esercito tedesco in ritirata. Per questi motivi l'8 febbraio 2001, il presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi ha conferito alla città la medaglia d'oro al merito civile. Nel secondo dopoguerra Pescara ha conosciuto uno sviluppo molto sostenuto che l'ha portata ad essere il fulcro di una vasta area, legata ad essa da stretti rapporti economici e sociali e in cui risiedono complessivamente circa 330.000 abitanti (2010). Da tempo la città garantisce al territorio abruzzese una vasta serie di servizi e disponibilità che hanno permesso all'intera regione di accrescere la propria competitività sia a livello nazionale che internazionale.

    pescara

    L'evoluzione demografica del comune di Pescara dopo l'unificazione e la concomitante elevazione a capoluogo di provincia (1927) è contraddistinta da quattro fasi:

    considerevole incremento della popolazione urbana fino all'entrata in guerra dell'Italia nel secondo conflitto mondiale (1940);
    breve stasi demografica causata dalla seconda guerra mondiale (1940-1945);
    ricostruzione postbellica e successivo boom caratterizzati da uno sviluppo demografico molto sostenuto, dovuto sia a un notevole tasso di natalità che all'immigrazione (1945-1980);
    leggera flessione a partire dal censimento del 1981.

    Le ultime due fasi hanno una spiegazione: il comune di Pescara è tra i più densamente popolati d'Italia (oltre 120.000 abitanti in soli 33 km²), risultando il 48° più densamente popolato nel paese. Nella fase vissuta dalla città fino a tutti gli anni settanta, il ristretto territorio comunale ha subìto un graduale processo di saturazione che ha visto occupare tutti gli spazi edificabili. A partire dal decennio successivo e fino ai giorni nostri, il comune di Pescara si è andato strutturando centralmente ad una sorta di conurbazione che si estende su tre province. Seguendo le dinamiche proprie dei centri sviluppati, la parte centrale (il comune di Pescara) ha iniziato da tempo a perdere residenti a scapito delle attività commerciali e terziarie, mentre i comuni più esterni hanno incrementato la propria popolazione a ritmi vertiginosi, sviluppando il carattere residenziale e commerciale degli insediamenti. A riprova di ciò possono essere verificate le dinamiche demografiche dei comuni limitrofi (Montesilvano, Francavilla al Mare, San Giovanni Teatino, Spoltore), che presentano la maggiore crescita demografica tra i centri urbani della regione Abruzzo

    Nel secondo dopoguerra, Pescara ha avuto un notevole sviluppo economico e demografico. L'attuale popolazione è in gran parte formata da abruzzesi provenienti dai centri limitrofi, ma anche da persone provenienti da altre regioni d'Italia, il che ha inevitabilmente modificato il dialetto autoctono delle origini.

    Nella città di Pescara si parla uno dei sei dialetti abruzzesi, quello della macro-area adriatica, diffuso nella maggior parte delle province di Teramo, Pescara e Chieti. Presenta una certa omogeneità fino alla dorsale appenninica, salvo alcune differenze rilevanti nel campo della pronuncia vocalica. Differenze di carattere fonetico si riscontrano anche fra il dialetto pescarese e quello della vicina Chieti, mentre la struttura grammaticale si mantiene pressoché inalterata.


    Museo casa natale Gabriele D'Annunzio

    Gabriele_DAnnunzio

    È la casa natale del poeta, un edificio settecentesco, proprietà della famiglia D'Annunzio a partire dall'Ottocento, che fu dichiarato monumento nazionale nel 1927. Fu ristrutturato per l'apertura da Giancarlo Maroni, architetto fidato al Vate. Il museo, allestito al primo piano della casa, è composto da nove sale e conserva arredi, mobili d'epoca e oggetti della scrittore e della sua famiglia.

    Edited by Tauré - 13/10/2014, 14:32
     
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    Abruzzo & Molise Natura » Fiumi , Torrenti , Laghi , Zone Umide » Fiume Aterno-Pescara

    Il bacino dell'Aterno-Pescara si estende su un'area di 3190 Kmq ed
    il suo territorio è compreso per il 75% nella provincia de L'Aquila, il
    23,5% nella provincia di Pescara e l'1,5% nella provincia di Chieti.
    L'altitudine media è di 925 m sul livello del mare. La precipitazione
    atmosferica varia da massimi di circa 1500 mm/a, in corrispondenza
    dei maggiori rilievi, a minimi di 600 mm/a, nelle depressioni e nella
    fascia costiera: la precipitazione media è di circa 900 mm/a.
    Il 30% del territorio è costituito da successioni sedimentarie calcareo-
    silico-marnose riferibili ad un ambiente di transizione piattaforma-
    bacino; il 25% è costituito da depositi calcareo dolomitici di piattaforma
    carbonatica; il 20% è costituito da flysh argilloso-arenacei; il
    25% è costituito da depositi fluvio-lacustri e da detriti di falda.
    Il reticolo idrografico è piuttosto articolato nel settore montano, dove
    si identificano i corsi dell'Aterno, del Sagittario e del Gizio; dalla
    confluenza di questi rami e dal contributo delle omonime sorgenti presso Capo Pescara,
    e dal fiume Giardino,nella piana di Sulmona-Popoli ha origine il Pescara che riceve, in riva
    sinistra, il corso del Tirino. Da questa confluenza il fiume scorre in direzione
    NE e sbocca nell'Adriatico attraversando la città di Pescara. Riceve in destra idrografica
    il fiume Orta e il Lavino, e in sinistra idrografica il torrente Cigno e il fiume Nora. Si aggiunge
    poi il contributo di molti corpi idrici minori.
    La lunghezza complessiva del fiume Aterno-Pescara è di 145 Km,
    la portata di massima magra di 31 mc/sec e nelle massime piene quasi
    2500 mc/sec
    La sua portata media di circa 57 m³/s, e ciò ne fa il secondo fiume per portata che sfocia nell’Adriatico dopo il fiume Po.
    Lungo il suo corso sono numerosi le dighe e le captazioni di acqua.

    FIUME ATERNO


    Il fiume Aterno drena direttamente, o indirettamente tramite sorgenti, un bacino comprendente l’alta, la media e la bassa valle aquilana, una parte del massiccio del Gran Sasso, del Velino e del Sirente. Classificato come un fiume di III ordine ha una lunghezza complessiva
    di 85 Km. e un bacino idrografico di 967 Kmq.
    L’Aterno nasce a Nord dell’abitato di Aringo (AQ), alimentato dalle omonime sorgenti situate sulle pendici di M. Capo-Cancelli (1398 m s.l.m.) e prende il nome di Torrente Mandragone fino alla località Piè di Colle. è alimentato dai deflussi del massiccio che culmina nel Monte Civitella (1616 m s.l.m.), sul quale si localizza lo spartiacque che divide il bacino apparente dell’Aterno da quello del Vomano.
    Il fiume attraversa e drena la Piana di Montereale-Capitignano, per una stretta gola, perviene al centro dell’Aquila dopo aver attraversato numerosi piccoli centri abitati.
    Nella piana a Nord della Città di L’Aquila, il fiume Aterno riceve importanti contributi dal fiume Vetoio, e dal torrente Raio; a sud dell’abitato di Bazzano, situato a circa 10 km ad est di L’Aquila, il fiume riceve, in sinistra idrografica, l’apporto del fiume Raiale.
    Il fiume Aterno ed i suoi affluenti, dalle sorgenti fino a monte della città di L’Aquila, non hanno significative utilizzazioni se si esclude la irrigazione di limitata importanza. La pratica irrigua si fa più intensa a valle dove i corsi d’acqua Aterno e Raiale vengono, pur se per limitati periodi estivi, utilizzati intensamente.
    All’altezza della piana di Molina, il fiume Aterno è rifornito dall’omonimo gruppo di sorgenti. In questo tratto non vi sono altre utilizzazioni tali da produrre riduzioni di portata, ad eccezione di prelievi, per usi potabili, da sorgenti con portata limitata.
    A valle di Molina il fiume Aterno scorre ripido ed incassato nelle splendide ed aspre Gole di San Venanzio ( riserva naturale ) fino a raggiungere la piana di Molina e quella di Raiano; nelle gole è situata una traversa per la produzione di energia elettrica ed una presa per la irrigazione della sottostante vallata.
    Il fiume Aterno a monte dell’abitato di Popoli, nei pressi del confine tra le Province di L’Aquila e Pescara, riceve, in destra, il fiume Sagittario, suo principale affluente, che a sua volta riceve le acque dal fiume Gizio e dal fiume Vella.
    In questo tratto è compreso all'interno di un SIC ,
    Il fiume Aterno riceve mentre scorre nell’abitato di Popoli le acque del fiume Pescara e di li ne prende anche il nome. Questo nasce dall’omonima sorgente (tutelata da una Riserva Naturale) poco a monte di Popoli. Presso Popoli l'Aterno è arginato, e in alcuni tratti il suo alveo è pensile, e ciò per evitare il pericolo di inondazioni. Tutta la vegetazione arborea è stata eliminata dagli argini e il fiume è periodicamente dragato...

    Alcuni cenni di Geologia della Valle dell'Aterno.


    Sino all’abitato di Marana scorre da NE a SO in una valle angusta con fianchi costituiti da marne ed argille sabbiose.
    Da quell’abitato piega a sinistra, con direzione da NO a SE. La valle, che si allarga gradualmente, ha fianco destro costituito ancora da argille sabbiose e marne, con varia agglomerazione, e fianco sinistro da calcari, sempre marnosi, ai quali si appoggiano numerosi conoidi di deiezione le cui basi costituiscono, in prevalenza, la sponda del corso d’acqua.
    Dopo l’abitato dell’Aquila, pur con immutata direzione, la valle, che diventa più amena, presenta sui due fianchi prevalenza di calcari organogeni e di depositi vari, sempre d’origine calcarea.
    A monte dell’abitato di Raiano la valle calcarea si restringe offrendo, per l’impervia sua configurazione, scorci paesaggistici di notevole interesse. Uscito dalla gola il corso d’acqua cambia ancora direzione, verso NE, e, dopo un tratto di alcuni chilometri, percorsi tra depositi alluvionali calcarei, confluisce, a monte dell’abitato di Popoli, col Fiume Sagittario.


    IDROGRAFIA - PRINCIPALI AFFLUENTI


    RAIO - (affluente di dx) Il torrente Raio nasce dai monti di Tornimparte
    (AQ), si dirige verso nord, e volge poi il suo corso, dopo un largo
    gomito, verso est, poco prima di Sassa (AQ).
    Confluisce, dopo un corso di 23 Km, nella riva destra dell'Aterno, nel
    punto detto Rio. Ha un bacino di 252 Kmq

    SAGITTARIO - Il corso d’acqua ha origine dal gruppo montuoso che culmina nel monte Godi (2011 m s.l.m.) e procede con direzione da SE a NO verso il Lago di sbarramento di Scanno, col nome di Fiume Tasso. Il lago di Scanno si è formato in seguito al distacco di una grande frana dal Monte Genzana, che ha sbarrato la valle.
    Il fiume Sagittario, nasce sotto Villalago (AQ), da sorgenti
    che sono alimentate per infiltrazione dal lago di Scanno, e subito viene sbarrato da una diga ENEL per la produzione di energia elettrica,
    formando il lago di San Domenico, dominato dall'omonimo eremo,dalle acque limpide e verdi, meta preferita dei pescatori di trote.
    In seguito si incanala per le gole che da esso prendono il nome, le Gole Del Sagittario, importante riserva naturale, e si dirige verso la Conca Peligna; dopo esser passato sotto Bugnara, raggiunge Sulmona
    (AQ) riceve da destra il fiume Gizio, ingrossato dal torrente Vella
    e, circa 3 Km dopo la stazione di Corfinio, sbocca nell'Aterno-Pescara.
    Il suo corso misura 12 Km e il suo bacino imbrifero 627 Kmq.
    Le splendide gole scavate dal fiume con una millenaria azione erosiva attraverso imponenti strati di rocce calcaree e che portano il suo nome si aprono nella Valle Peligna.
    Conosciuto nell’antichità con il nome di Flaturnum e di Frigidum e citato da D’Annunzio nella “Fiaccola sotto il moggio” deve il nome attuale all’impetuosità delle sue acque, solo di recente imbrigliate e disciplinate.
    Dagli anni ‘20, infatti, nel tratto più suggestivo, quello appunto che attraversa le Gole, il Sagittario è ormai del tutto asciutto perché viene captato dall’ENEL per alimentare una centrale elettrica. In questo tratto la vegetazione idrofila un tempo rigogliosa, ormai scomparsa, ha lasciato il posto, ad un fitto bosco di aceri ed ornelli (Fraxinus ornus).
    Il fiume riprende vita solo nei pressi del paese di Anversa degli Abruzzi.
    Qui all’interno della riserva naturale delle Gole del Sagittario le copiose “sorgenti del Cavuto” fanno riapparire la preziosa vegetazione acquatica e specie come il muschio Fontinalis antipiretica, buon indicatore biologico, testimoniano la purezza delle acque.
    Qui nuota la trota macrostigma (Salmo trutta macrostigma), specie sempre più rara nell’Italia peninsulare, che si ritrova più abbondante soltanto nei fiumi alpini e nelle acque della Sardegna. Sulle rive del fiume, insieme alla ballerina gialla (Motacilla cinerea), i più fortunati potranno vedere il bizzarro merlo acquaiolo (Cinclus cinclus) mentre si tuffa nelle gelide acque in cerca di larve e pupe di insetti di cui si nutre o l’airone cenerino (Ardea cinerea) appostato immobile in attesa di catturare un pesce.
    La vegetazione ripariale, nei tratti meno incassati, è composta da salici bianchi (Salix alba) e purpurei (Salix purpurea), pioppi e dalla sempre più sporadica rovere (Quercus petrea).

    All'inizio del 2007 un evento eccezionale ha fatto tornare l'acqua del fiume a scorrere nella valle : la rottura di una turbina della diga dell'ENEL ! Ormai da febbraio l'acqua ha ripreso a scorrere nel suo antico letto, causando impaludamenti e facendo alzare il livello delle sorgenti di Cavuto di mezzo metro! Pare che il WWF si stia accordando per far rimanere il fiume nella valle, in quanto le rare trote macrostigma lo hanno sicuramente risalito estendendo il loro areale. Si presume che in questi anni assisteremo ad un evolversi della vegetazione del fondo della gola, che passerà da comunità mesofile ai boschi ripariali idrofili e alle comunità igrofile. Anche l'impatto sulla fauna sarà tutto da osservare!

    RAIALE - (affluente di sx) Il Torrente Raiale prende origine dal monte
    San Franco (2135 m) e si sviluppa per una lunghezza pari 21 Km. Presso
    Paganica e Pietralata le sue acque si dividono e si disperdono in vari rii e
    fossi della piana, per immettersi poi tutti a sinistra nel fiume Aterno. Il suo bacino
    idrografico è di 150 Kmq.



    GIZIO - Il fiume Gizio nasce nel limite nord orientale del monte Genzana sotto l’abitato di Pettorano sul Gizio (AQ), dove sono localizzate le omonime sorgenti.
    Nei primo tratto del suo percorso il fiume scorre in una stretta valle da lui stesso incisa ed incassata tra ripide pareti calcaree. Un versante è delimitato dal Monte Genzana, dal Monte Mattone e del rilievo delle Toppe del Vurgo e l’altro dal Colle Mitra e dalla Cresta di Pietra Maggiore.
    Dopo circa un chilometro il fiume, uscito dalla stretta valle, si immette nella piana peligna e riceve le acque del torrente Riaccio.
    Il suo percorso lungo circa 10 chilometri finisce a valle dell’abitato di Sulmona dove confluisce nel fiume Sagittario.
    La vegetazione ripariale è costituita da boscaglie golenali residuali. A piante di salice bianco (Salix alba), salice rosso (Salix purpurea), ontano (Alnus glutinosa), pioppo bianco (Popolus alba) e pioppo nero (Popolus nigra) si affiancano lianose come il luppolo (Humulus lupulus), la vitalba (Clematis vitalba) e la dulcamara (Solanum dulcamara).
    Numerose le specie di arbusti: nocciolo (Corylus avellana), biancospino (Crataegus monogyna), sanguinella (Corpus sanguinea) e soprattutto sambuco nero (Sambucus nigra).
    A ridosso del fiume spiccano le vistose foglie del farfaraccio (Petasites hybridus), i fiori gialli del Ranuncolo favagello (Ranunculus ficaria) e felci come la lingua cervina (Phyllitris scolopendrium).
    Scrutando in mezzo a questa vegetazione è possibile osservare molti uccelli. Tra i più facili da osservare sicuramente la ballerina gialla (Motacilla cinerea) e la ballerina bianca (Motacilla alba). Meno frequente, ma non impossibile è l’incontro con l’airone cenerino (Ardea cinerea). Questo magnifico uccello facilmente riconoscibile anche dai meno esperti per il colore e la figura caratteristiche si apposta immobilizzato lungo il fiume in attesa di localizzare i pesci di cui si nutre e che cattura arpionandoli con il becco.
    I pesci che nuotano nelle acque del Gizio sono le pregiate trote fario (Salmo trutta fario).
    Questi pesci si cibano degli invertebrati acquatici che vivono in mezzo ai ciotoli del letto del fiume. Si tratta di piccoli larve di insetti che appartengono soprattutto alle famiglie dei Tricotteri, degli Efemerotteri e dei Plecotteri. Questi piccoli animali sono tutti indicatori biologici di acque pure e vengono per questo utilizzati per controllare la qualità delle acque.
    Le acque sorgive di questo corso d’acqua rischiano spesso, nonostante la loro cospicua portata, di restare asciutte nel periodo estivo. Infatti subito dopo le sorgenti sono quasi immediatamente captate per usi potabili, per alimentare una centrale idroelettrica dell’Enel e per alimentare una serie di canali per l’irrigazione agricola.

    VELLA - Nasce presso il Passo San Leonardo (1280m.) e si incanala in una vallata calcarea tra la Majella e il Morrone, che assume nella parte bassa i connotati di canyon. Costeggia il territorio del paese di Pacentro e si immette nella piana di Sulmona, dove è affluente di destra del fiume Gizio.
    La prima parte del suo corso è a elevata naturalità e biodiversità , con boschi mesofili ,di roverella e di faggio. La qualità ambientale è testimoniata dalla presenza della lontra, e di altre specie rare e minacciate.
    Presso Sulmona il fiume tuttavia subisce numerosi scarichi inquinanti.

    LE LIMPIDE E PURE SORGENTI DEL PESCARA

    Il Pescara è composto da una rete idrica superficiale molto articolata, alimentata in parte da sorgenti perenni ed in parte dallo scioglimento dei nevai in quota, attraverso una ricca rete di torrenti stagionali. Ha un bacino , considerandolo a valle di Popoli, di 566 Kmq.

    Il fiume Pescara vero e proprio nasce presso le omonime sorgenti di Capo Pescara,presso Popoli. L'intera area è riserva naturale ed è compresa in un SIC. Le acque provengono direttamente dall'altopiano di Campo Imperatore, sul Gran Sasso, e dopo un percorso di circa 30 giorni confluiscono nelle sorgenti, più di 70, che danno vita ad uno specchio d'acqua dalle acque limpide , fredde e cristalline. La portata media è di circa 7000 litri al secondo.
    Capo Pescara è una zona umida sorgivo-fluviale-palustre che comprende una vasta zona paludosa con estensioni di canneto, piante galleggianti o acquatiche sommerse, pioppeti e saliceti lungo le sponde. L'area del lago è sovrastata in alto da un settore collinare con pietraie ed ambiente arido, che contrasta nettamente con la zona sottostante, aumentando notevolmente la biodiversità. Numerose e rare le specie di flora e fauna.
    Nelle acque che scorrono più velocemente si trova una piccola comunità di piante acquatiche formate dal muschio d’acqua (Fontinalis antipiretica), dalla Brasca di laguna (Potamogeton natans), dal Ceratofillo sommerso (Cerathophyllum submersum), dal ranuncolo d’acqua (Ranunculus aquatilis) e dalla Peste d’acqua (Elodea Canadensis). Negli ambienti più palustri, dove l’acqua tende a stagnare, vivono la Lenticchia d’acqua (Lemma minor) e l’Erba vescica (Utricularia australis).
    La pianta più diffusa è, comunque, la Cannuccia di palude (Phragmites australis).
    Sulle sponde si osservano la Tifa maggiore (Typha latifolia), la Carice di sponda (Carex riparia) mentre in primavera è possibile osservare le splendide fioriture gialle del Giaggiolo d’acqua (Iris pseudacorus).
    Il bacino è contornato da una fascia di vegetazione arborea composta da Salici bianchi (Salix alba) e Pioppi neri (Popolus nigra).
    Tra gli arbusti sono diffusi il Sambuco nero (Sambucus nigra) e la Rosa selvatica (Rosa canina).
    Il canneto della riserva è un riparo per molte specie d’uccelli sia stanziali sia di passo. Vi nidificano il Porciglione (Rallus aquaticus), la Gallinella d’acqua (Gallinula chloropus) e la Folaga (Fulica atra), simbolo della riserva. Nel periodo delle migrazioni è possibile avvistare la Marzaiola (Anas querquedula), il Fischione (Anas penelope) ed il Codone (Anas acuta). Presenti anche l’Airone cenerino (Ardea cinerea) e il raro Airone rosso (Ardea purpurea). Alle specie piu’ comuni di uccelli si aggiunge la presenza del Falco pescatore (Pandion haliaetus), della Cicogna bianca (Ciconia ciconia) e del Gufo di palude (Asio flammeus). Tra gli anfibi si trovano la Salamandra appenninica (Salamandra salamandra) e il Tritone italiano (Triturus italicus); tra i rettili il Biacco (Coluber viridiflavus) e l’Orbettino (Anguis fragilis). La fauna ittica e’ dominata dalla Trota fario (Salmo trutta fario) alla quale si aggiungono la Lampreda di ruscello (Lampetra planeri) ed il Gambero di fiume (Austropotamobius pallipes).

    Dopo le sorgenti, il neonato fiume Pescara percorre 2 km. e riceve le acque dell'Aterno , che da qui prende il nome di Pescara. A breve distanza pervengono ad aumentarne la portata i due piccoli fiumi Giardino e San Callisto, e tutti insieme si avviano verso le Gole di Popoli, enorme spaccatura tettonica che separa la catena del Gran Sasso dal Morrone.

    IL FIUME PESCARA NELLE GOLE DI POPOLI ,RIDOTTO AD UN RIGAGNOLO IN MAGRA PERENNE
    A CAUSA DELLE PESANTI CAPTAZIONI POCHE POCHE CENTINAIA DI METRI PIù A MONTE

    Nel mezzo delle gole, riceve le acque del Fiume Tirino proveniente dalla conca di Capestrano. Subito è imbrigliato da una centrale e subisce una pesante captazione, sicchè uscito dalle gole risulta derubato di gran parte della sua originale portata. In questo tratto, e fino all'oasi diga di Alanno presso Piano D'Orta e Torre De Passeri, il fiume risulta in magra perenne. Dall'uscita dalle gole fino alla diga di Alanno il Pescara scorre prevalentemente inforrato attraversando la fascia subappeninica, con brevi aperture della valle presso le colline argillose.
    Presso Piano d'Orta, riceve in destra idrografica le acque dell'Orta che drena la parte nord-occidentale della Majella, ricevendo presso Caramanico le acque dell'Orfento, proveniente direttamente dalle cime del massiccio.

    IL FIUME PESCARA NELL'OASI DIGA DI ALANNO, POCHI METRI DOPO LA CONFLUENZA CON L'ORTA

    Quindi il fiume si impaluda presso l'ex laghetto , ora interrato, che costituisce l'oasi WWF della Diga di Alanno. Qui è presente il più vasto canneto d'Abruzzo, con lembi di querceto termofilo,saliceti, pioppeti e ontanete , e di fronte alla diga il fiume riceve la restituzione delle sue acque captate a monte per le industrie di Tocco Casauria. Dopo questa parentesi naturale, a valle le fasce ripariali del fiume saranno in gran parte azzerate,riducendosi ad una sottile cortina sulle sponde del corso d'acqua.
    Dopo la diga attraversa un breve tratto di valle stretta tra le colline argillose e presso Scafa riceve le acque sulfuree del Fiume Lavino, in destra idrografica, anch'esse provenienti dalla Majella.
    Da qui la valle è costituita da depositi alluvionali sabbiosi e ghiaiosi su base argillosa, e quindi facilmente erodibili. L'ampiezza si allarga progressivamente e il fiume assume morfologia meandriforme, che manterrà fino alla foce.
    Sotto la rupe di Turrivalignani è bloccato da un altra diga, a valle della quale riceve in sinistra idrografica le acque del torrente Cigno, assai povero d'acqua. Interessanti presso la collina dove sorge Rosciano due incisioni a semicerchio, probabilmente causate dalle paleo-anse del Pescara che affiancandosi alla collina in tempi remoti l'ha parzialmente erosa trasportando via il materiale che franava .

    IL FIUME PESCARA PRESSO VILLAREIA

    Presso Villareia di Cepagatti, il Pescara riceve l'ultimo cospicuo contributo dal fiume Nora, in sinistra idrografica, e prosegue verso il mare, ricevendo gli ultimi apporti da fossi minori e soprattutto dagli scarichi dei depuratori della grande conurbazione Pescara - Chieti - Sambuceto.
    Nella sua parte terminale, dall'attraversamento della città di Pescara fino alla foce, il fiume Pescara è stato arginato e canalizzato dopo la piena del 1934, che ha provocato ingenti danni alla città. a foce, sistemata a porto canale, è situata nel centro abitato della città di Pescara.


    FOCE DEL PESCARA, VEDUTA AEREA

    Il fiume Pescara , dalle Gole di Popoli fino alla foce, subisce pesanti impatti antropici. Primo fra tutti, la più grande discarica abusiva d'Italia e d'Europa di rifiuti tossici, provenienti da decenni di attività del polo chimico di Bussi sul Tirino, scoperta solo quest'anno ma di cui sicuramente molti erano a conoscenza ( omertà...). La discarica è grande 6 ettari, proprio a ridosso dell'alveo fluviale!! Qui le sue acque subiscono pesanti contaminazioni, che si ripercuotono su tutta la falda e sugli acquedotti della Val Pescara. Gli ormai tristemente famosi pozzi Sant'Angelo hanno immesso per anni veleni nell'acqua potabile , nonostante gli enti sapessero da tempo che tali pozzi di prelievo erano inquinati! Morale della favola : dopo anni in cui in Abruzzo ci si vantava di avere acqua purissima, si scopre che per 50 anni abbiamo utilizzato per bere e per le produzioni agricole della Val Pescara acqua avvelenata.

    L'ennesimo duro colpo ad una regione che ormai farebbe meglio a scucirsi il titolo di "regione verde d'Europa"...

    Tornando al fiume Pescara, oltre alla discarica subisce pesanti captazioni ad uso agricolo ed industriale durante tutto il percorso, nonchè l'attività estrattiva di decine di cave e gli scarichi di tutti i centri abitati della Val Pescara che vanno a sommarsi a quelli dell'intero bacino idrografico. La capacità depurativa e la qualità ambientale delle sponde sono pessime, in quanto solo un esile cortina di salici, pioppi e ontani lo separa dai campi agricoli e dalle decine di speculazioni edilizie , colate di cemento e capannoni industriali che si susseguono lungo l'alveo. Per tutto il percorso da Rosciano a Pescara il fiume è pesantemente arginato. Entrato nella città di Pescara , il fiume stanco e inquinato è rettificato nel porto canale della città che ospita barche e pescherecci, ed infine, tra sponde di cemento, le sue acque sono bloccate nello sfociare dalla diga foranea, che anzichè farle disperdere in mare aperto le devia verso la spiaggia pescarese, causando inquinamento e divieti di balneazione.
    Inoltre le varie briglie e dighe presenti lungo il percorso, bloccando i sedimenti alluvionali, causano l'erosione di tutta la spiaggia pescarese e di Francavilla al mare.

    In sostanza il basso corso del Pescara è devastato e in agonia, e in questo contesto non servono altre centrali idroelettriche, industrie e centri commerciali e autodromi a ridosso delle sue sponde. Sarebbe auspicabile una rinaturalizzazione di parte del suo corso, creando zone umide e facendolo impaludare in modo che possa parzialmente depurarsi. A questo scopo sarebbero utili le decine di cave abbandonate ed inutilizzate, che tuttora ospitano laghetti e sono in fase di rinaturalizzazione naturale. Queste zone andrebbero valorizzate sia per la flora che per la fauna che potenzialmente possono ospitare.

    UN LAGHETTO OCCUPA IL FONDO DI UNA CAVA ESAURITA PRESSO ROSCIANO

    E soprattutto , sul piano personale, io non sono daccordo sul parco fluviale progettato dalla provincia di Pescara, che prevederebbe piste ciclabili lungo le sponde fino a Popoli e la navigabilità del fiume con traghetti. Un magna magna generale , le ennesime colate di cemento e lo sfruttamento della risorsa fluviale fino all'ultimo pezzo spacciati come valorizzazione e riqualificazione ambientale. Un intervento che il fiume e il suo depauperato ecosistema non possono sostenere : Ciò che serve al Pescara non è questo, ma reali opere di tutela e rinaturalizzazione, restituendo al fiume ciò che gli spetta (terreni, paludi,boschi planiziali ) e lasciandolo in pace.
     
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