Bassano profuma

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. Oceanya
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Bassano profuma di grappa e Medioevo

    bassano--330x185


    La cittadina sul Brenta famosa
    per il ponte degli alpini ha scorci ricchi di fascino e un cibo prediletto: l’asparago


    Sul ponte di Bassano noi ci darem la mano ed un bacin d’amor. Così inizia la canzone scritta nel 1916 da un bello spirito rimasto sconosciuto. Ma la storia del ponte sul Brenta, nel cuore del mondo della grappa e del Monte Grappa, inizia ben prima di quelle note fortunate. Citato per la prima volta nel 1209, in seguito lo si ritrova spesso nelle delibere municipali: «Fin dal tempo più antico, doveva essere in legno; si sa che fu restaurato radicalmente nel 1450 e nel 1499; che fu bruciato da monsieur De la Palisse nel 1511 al tempo della guerra della lega di Cambrai. Si sa che fu rifatto nel 1522 in legno, ma che bisognò ricostruirlo tre anni dopo: si tentò di usare la pietra, poi si cambiò idea e Io si rifece in legno. Una piena nel 1567 se lo portò via. Fu riedificato tre anni dopo su progetto di Andrea Palladio. Mantenne però l’aspetto originario e resistette bene fino al 1726, quando, usurato fino alle fondamenta, fu necessario rinnovarlo del tutto. Ma una nuova piena se lo riportò via. Ricostruito sul vecchio progetto nel 1750-51, fu bruciato nel 1821. Nel corso della Prima guerra mondiale fu una delle principali vie di passo delle nostre truppe. Diventando perciò uno dei principali bersagli delle incursioni aeree nemiche che lo colpirono e lo danneggiarono gravemente. Nella seconda guerra, bombardato a ripetizione, insanguinato da esecuzioni sommarie, fu alla fine fatto saltare in aria. È però rinato ancora una volta, esattamente come l’antico, con quel suo bel colore di lacca rossa». Al suo ingresso oggi ti accoglie il dipinto su cui sono riportati i versi e le note del canto che l’hanno reso immortale.



    Ma l’ultima battaglia per riportarlo ai vetusti splendori non è stata facile. Il merito va tutto al colonnello degli alpini Bruno Solagna, tipo duro e cocciuto, che avendo ben chiaro lo scopo incominciò a «perseguitare» la burocrazia romana tenendo sottobraccio un robusto plico di fotografie e di progetti particolarmente dettagliati. I dirigenti del ministero lo stavano ad ascoltare infastiditi, buttavano giù qualche scarno appunto, poi - come in un disco rotto - gli rispondevano inevitabilmente: «Ne parleremo con sua Eccellenza». Al che Solagna rispondeva corrucciato: «No! A sua Eccellenza parlerò io!». Dai e dai, ministri e sottosegretari si ritrovarono in breve sotto un tiro di sbarramento fittissimo a cui opponevano sommesse riflessioni: «Non è il momento, non c’è denaro, la guerra si è mangiato tutto». Ma Solagna non arretrò di un passo. Forse li prese per sfinimento, ma alla fine la spuntò e il ponte fu rifatto. E venne il giorno dell’inaugurazione, nell’ottobre del 1948. C’erano tutti: il presidente del Consiglio De Gasperi, il ministro Bonomi, migliaia di alpini, i bassanesi festanti, in spasmodica attesa che la madrina spezzasse l’augurale bottiglia di grappa contro il pavimento di legno per battezzarlo a nuova vita. Il caso però volle che la bottiglia, con uno strano rimbalzo, finisse tra le mani di un ufficiale della Folgore che la riscagliò con violenza a terra. E finalmente il pungente odor di quella grappa distillata a meno di un chilometro di distanza si sparse per l’aria e tutti incominciarono a ballare.



    Naturalmente Bassano non è solo il Ponte degli Alpini: è infatti uno dei borghi vicentini più affascinanti, disteso com’è sulle due sponde del Brenta, con quella sua aria rivierasca dolce e profumata di medioevo. Con quel suo passato denso e talvolta misterioso che parte da età preromanica (I manufatti ritrovati nella necropoli di San Giorgio di Angarano datano tra il XI e il IX secolo a.C.). E che continua, dopo un rapido dominio franco-longobardo, con gli Ezzelini e i Visconti fino a diventare (ai primi del 1400) parte della Repubblica di Venezia. Quindi fu la volta di Napoleone che, proprio qui sconfisse gli austriaci, dando così inizio a un periodo tormentato per tutto il territorio. Il Trattato di Campoformio ne sancì poi il definitivo passaggio agli austriaci. L’intera architettura rimanda naturalmente alla sua storia. Con il Castello degli Ezzelini. Con Villa Angarano del Palladio. Villa Rezzonico Borella con pitture e tele del Canova. Con la quattrocentesca Villa Ca’ Erizzo Luca situata sulla sponda sinistra del Brenta in cui soggiornarono Dos Passos ed Hemingway.



    A Bassano il re della cucina è indubbiamente l’asparago bianco. La leggenda narra che Sant’Antonio da Padova lo apprezzasse molto e che ne avesse diffuso la conoscenza proprio da queste parti dove si era recato per ridurre a più miti consigli il sanguinario Ezzelino da Romano. L’asparago è lega-to a Sant’Antonio anche perché si fa normalmente terminare la stagione del raccolto il 13 giugno, nella ricorrenza del santo che infatti morì il 13 giugno del 1231 a soli 36 anni. Ne consegue che uno dei piatti più tipici del luogo - a parte lo scopeton (polenta e aringa) e la frittata con la sopréssa - sia proprio quello con gli asparagi (guarda un po’) ai calamaretti.
     
    Top
    .
0 replies since 9/3/2013, 03:06   32 views
  Share  
.
Top
Top